Sì lo so, sono veramente in ritardo, potete prendervela in successione con Fastweb, la mia università, il sito che gestisco e ovviamente anche con me, non posso esimermi! Comunque spero che il capitolo vi piaccia e ci rileggiamo giù, se non morire a metà strada! (LOL)
"Derek?! Perchè non hai ancora risposto?!"
"Emh..." un'ombra
di panico attraverso i suoi occhi chiari "...dove diavolo sono i tasti in questo
arnese?!" sbottò poi, con un espressione tra l'irritato e il confuso.
"Fai
sul serio? Cosa sei, un cavernicolo?! Ha ragione tuo zio a dire che sei rimasto
al paleolitico. Devi scorrere sullo schermo, con il dito, sull'icona verde.
Touch- screen, Derek. Touch-Screen, entiendes? - articolò - Avanti, non perdere
altro tempo!"
Derek, gettò una rapida occhiata allo schermo, mentre la mano
tremava per il nervosismo "Scorrere... sul... verde..." ripetè ad alta voce. Ci
provò la prima volta, con una mossa teatrale spinse l'indice da parte a parte,
senza alcun risultato quasi falciando Stiles, che stava piegato a guardare "Ehi,
calma Zorro!" lo rimproverò " Volevi forse cavarmi un occhio? Un tuo occhio, ci
tengo a precisare."
Derek sbuffò, riprovandoci, facendo quasi cadere il
telefono. "Con calma e un movimento lento, delicato ma deciso." spiegò, come se
fosse la cosa più naturale del mondo, e no, non lo era
affatto. Quindi, ci riprovò ancora senza alcun risultato, così alla fine,
in preda all'esasperazione, Stiles glielo sfilò dalle mani e attivata la
chiamata, gli spiaccicò il cellulare all'orecchio facendolo quasi cadere a
terra. Lo trattenne su, per la maglietta e gli intimò di parlare, in un modo
così da Derek, che neanche lo stesso ex-alpha avrebbe potuto fare meglio.
"P-pronto?" fece quindi titubante il maggiore, preoccupandosi della sua
voce.
"STILEEEEES!" Per una volta, Derek fu felice di non essere nel suo
corpo o l'urlo furibondo dello sceriffo gli avrebbe perforato ambo i timpani.
Stiles davanti a lui scattò instintivamente sull'attenti, l'avrebbe sentito
anche senza i sensi che adesso possedeva, ma ovviamente per lui era tutto
amplificato. - Dove sei finito?! Hai visto che ore sono? Non sei rientrato a
casa per cena! No, non sei proprio rientrato a casa. Ti sembra possibile? Senza
lasciare un messaggio, senza una telefonata! E cosa stavi facendo di così
importante da impiegare quasi cinque minuti buoni a rispondere a quel dannato
cellulare?!"
"Adesso mi è chiaro da chi hai preso..." bisbigliò Derek
coprendo l'altoparlante.
Stiles si dimenò facendogli segno di parlare " Ero
con Scott. " gli suggerì
Derek fece una smorfia del tipo e credi sul
serio che se la beva? Poi rassegnato, si accinse a ripete le esatte parole
che gli venivano dette "Scusami. Avrei dovuto chiamare. Non mi sono neanche
accorto che fosse così tardi..."
"Non accetto nessuna scusa, torna subito a
casa, se non vuoi finire un punizione per i prossimi vent'anni della tua
vita."
Derek si accigliò, guardando Stiles che si dimenava furiosamente
facendolo sembrare un idiota "test a sorpresa!!!" gli suggerì
"Festa a
sorpresa!" disse meccanicamente Derek annuendo.
"No, DANNATO SOURWOLF!
TEST!"
"Festa? FESTA? Non c'è nessuna festa per te. STILES STILINSKI porta il
tuo culo a casa, subito."
"No, ma quale festa..." provò Derek, che avrebbe
avuto voglia di sbattere Stiles contro il tronco dell'albero più vicino se non
ci stesse già pensando da solo. "Test a sorpresa. Io e Scott stiamo studiando,
per il test a sorpresa di ..."
"DOMANI!"
"Domani." aggiunse
"Chi c'è
lì con te? Quella non è la voce di Scott. Stiles, mi stai forse
mentendo?"
Stiles si mise le mani ai capelli incredulo "No. Ovviamente no,
padre."
"PADRE?" Sentì articolare contemporaneamente sia da Stiles che dallo
Sceriffo "Papà..." disse titubante " Scusa, ho... studiato troppo. Sono un pò
confuso."
"Confuso?...Mh, Stiles?"
"Si?"
"Porta
subito il tuo culo qui!" rimarcò ancora il concetto lo sceriffo, prima
d'interrompere la telefonata. Derek guardò ancora il telefono e gli ringhiò
contro, o per meglio dire guaì con la vocina del più piccolo, lanciando poi
l'aggeggio al suo proprietario mentre quello ripeteva come un mantra " Oh mio
Dio, Oh mio Dio, Oh mio Dio...la mia vita è finita"
Il piano che
l'adolescente aveva ideato era semplice, anche se poco fattibile agli occhi di
Derek. "Devo andare a casa, adesso."
"Ti sei visto?"
"Appunto. Fai due più
due, ti prego."
"Oh no, non se ne parla. Non andrò al posto tuo!"
"Devi -
sottolineo con enfasi - andare."
"Non se ne parla, non posso fingere di
essere te."
"Ma io posso fingere di essere te." gli rispose piccato, mentre
Derek alzava un sopracciglio incredulo. "Sforzati, okay? Solo per calmare mio
padre. Adesso torniamo dagli altri, tu corri a casa mia. O per meglio dire,
guidi la mia bambina - lo trapassò con lo sguardo - con amore e devozione, entri
e lasci che ti dia una bella strigliata, poi vai in camera mia e ti chiudi
dentro. Io arriverò subito dopo." un mezzo sorriso gli incrinò il volto, sotto
lo sguardo ancora scettico del maggiore "E adesso perchè sorridi,
idiota?"
"Perchè...le parti sono invertite e beh che c'è, lo trovo un pò
buffo."
"Non è la parola adatta, ti assicuro. E tu cosa farai? Non possiamo
andare a casa insieme."
Stiles si soffermò per un attimo "sull'andare a
casa insieme" ma si trattenne dal fare l'ennesimo ghigno.
"Io mi fermerò
qui, mi sbarazzerò degli altri e ti raggiungerò" Derek annuì, non avevano molte
altre possibilità.
"Quinto scalino dal basso." sospirò, infastidito dal
segreto di cui lo stava rendendo partecipe "...c'è un doppio fondo. Aprilo
quando sei solo e prendi tutti i libri che ci sono dentro. Portali con te quando
torni a casa..." Stiles si limitò ad annuire, mentre sincronizzati tornavano sui
loro passi verso la vecchia villa. "Posso guidare la tua macchina??" gli chiese
esaltato
L'altro alzò gli occhi al cielo "No. Sei un lupo, adesso." aggiunse
con un ghigno
"Cosa vuoi dire con questo? Che dovrei...correre in
giro?"
"E' esattamente quello che
intendevo."
"Ma..."
"Stiles...!"
Il ragazzo si lasciò sfuggire un basso
ringhio di fastidio, senza neanche averci pensato. "Maledetto
Sourwolf..."
"Quando ti chiederanno qualcosa..." provò a suggerire Derek, ma
venne fermato subito da un'alzata di mano del ragazzino.
"Sourwolf, ti
prego. So benissimo come interpretare la mia parte. Sei tu il
problema." Un misto di preoccupazione e panico gli sfuggì dalle labbra
insieme alle ultime quattro parole, ma l'ex lupo non ebbe tempo di ribattere che
una voce richiamò l'attenzione di entrambi.
Scott si stava avvicinando a
passo militare, guardò Derek in cagnesco, inconsapevole che fosse in realtà il
suo migliore amico e si avvicinò a Stiles "Ehi come stai? Se ti ha anche solo
torto un capello..."
"Non gli ho fatto niente McHall" s'intromise Stiles, in
una perfetta imitazione di Derek "... anche se avrei tanto voluto staccargli la
testa a morsi. Ma che lo dico a fare, sono ripetitivo!" e s'incamminò verso la
villa sotto lo sguardo attonito di Scott e dello stesso Derek che non credeva
potesse impersonarlo così bene, anche se lui non si sarebbe mai dato del
ripetito. E aveva usato troppe parole, doveva farglielo presente.
"Allora,
raccontami tutto. Cos'è successo?" lo incalzò l'amico, riscuotendolo dai suoi
pensieri. Spostò lo sguardo su di lui, abbandonando l'immagine di se stesso che
procedeva impettito verso la casa diroccata, deglutì sentendosi un attimo
smarrito, se ci riusciva Stiles, poteva farcela anche lui - o forse
no.
"Niente. Non è successo niente" affermò risoluto. Scott piegò la testa di
lato, sorpreso "Stai bene?" gli chiese. Okay Derek, quello non è il
modo giusto di rispondere, tossicchiò "Sì" disse, sforzandosi in una
risatina nervosa, che poi tanto finta non era "...bene. Tutto bene. Scusa, devo
scappare. Sai... mio padre."
"Ma non mi hai detto niente!"
"Non c'è
niente da dire, davvero...amico" sì, bravo Derek, Stiles usava
sempre quella parola. "L'ho provocato, ho sicuramente esagerato.
Fortunatamente non ha deciso di uccidermi, anche per questa volta me la sono
cavata, eh? Però adesso devo andare, mio padre è nero, se non torno entro cinque
minuti sarai lui a finire il lavoro."
"Okay, ci vediamo
domani?"
"Sì...sì domani" Stupito anche lui di essere riuscito a mettere
più di quattro parole in una stessa frase, fornendo una quantomeno accettabile
spiegazione, Derek si allontanò di corsa dal lupo, procedendo verso la jeep
infernale di Stiles. Trovò le chiavi nella tasta, gettò un'occhiata a Peter
e Cora che adessano stavano proprio davanti all'entrata, accanto a
lui,
e dopo aver visto
Stiles fargli un rapido cenno col capo, senza salutare nessuno, ingranò la marcia e scomparve in pochi
secondi.
"Che gli prende?" chiese Cora, alzando un
sopracciglio. Dio, questi Hale, più simili di quanto si potesse immaginare -
pensò Stiles, che davanti ai familiari di Derek aveva perso tutta la sua
baldanza. Doveva essere cauto e attento. "Pff..." si limitò a sbuffare, alzando
le spalle. "E' fortunato che non l'abbia ucciso, neanche oggi."
"Quel
ragazzino è una palla al piede. Non capisco come ancora lo sopporti..." liquidò
la questione lei, mentre dentro di sè, Stiles si sentiva ferito. Non che si
aspettasse grande affetto, sapeva cosa potessero eventualmente pensare di lui ma
sentirselo dire era più difficile di quanto si aspettasse. "E' in gamba."
intervenne Peter "Ultimamente supera un pò i limiti, ma... ha coraggio da
vendere." c'era un che di ammirato nella sua voce che consolò, anche se
parzialmente l'adolescente, troppo impegnato a mantenere una perfetta parvenza
di distacco tipica dell'alpha, in cui era imprigionato. "Avrei dovuto morderei
lui, quella notte..." esalò lo zio, mentre spostava lo sguardo ad osservare
Scott che gesticolava nella sua direzione "Guarda che ti ho sentito!" gridò
offesso.
"Possiamo andare a casa adesso?" Cora sbuffò esasperata "Ne ho
abbastanza per oggi."
Peter annuì, ignorando platealmente tutte le colorite
parole che il suo cucciolo gli stava riservando. "Prendete la mia macchina" le
disse Stiles, porgendole le chiavi della camaro. Lo sguardo interrogativo che
gli rivolse lo stava spingendo a darle una spiegazione ma poi si ricordò di chi
era, o doveva fingere di essere. "Andate!" si limitò ad aggiungere,
trattenendosi dal parlare oltre. Il fatto che nessuno provò a ribattere lo
rincuorò, ma non cambiava la situazione: lui e Derek era agli
antipodi, per quanto fosse in grado di ingannare le apparenze, non sarebbe
durata a lungo, sopratutto non con tutto il branco. Forse avrebbero
potuto tenerli a distanza per qualche tempo, fintanto che trovavano una
soluzione - no, anche questa era un'ipotesi inverosimile, avrebbero solo
attirato ancora più l'attenzione. - Magari avrebbero potuto inscenare una
fuga, lui e Derek, che scappavano insieme. Sì, ma dove? E sopratutto,
perchè? Quasi rise dell'assurdità dei suoi stessi pensieri. Piuttosto che
credere ad un'evenutale partenza, gli altri sarebbero stati più che certi che
l'alpha l'avesse sbranato sbarazzandosi poi del suo corpo. Però se fosse
scomparso solo Derek che non era poi così una novita... - Doveva trovare una
soluzione, rapidamente.
*
A casa Stilinski tutto si svolse
come Stiles aveva predetto: dopo una strigliata che sembrava non finire mai, suo
padre aveva imposto una punizione di cui Derek non ricordava neanche i termini e
l'aveva bellamente spedito in camera sua, concentrandosi su una partita di una
squadra che lui non aveva mai sentito nominare. Una volta in camera
dell'adolescenze, l'ex lupo si guardò in giro spaesato, c'era stato plurime
volte ma adesso non sapeva davvero cosa fare e come comportarsi. Optò per
sedersi su una sedia paziente, aspettando che l'altro lo raggiungesse, sempre
che fosse riuscito a trovarla, la suddetta sedia, in tutto quel disordine. Di
sicuro Stiles non era una persona ordinata e metodica come era lui, da
sempre. Dopo qualche minuto, in cui una strana stanchezza si stava impossensando
del suo corpo e l'unica cosa invitante che vedeva lì intorno era un letto
-che sembrava estremamente comodo e lo chiamava a gran voce - il moro si
convinse che era necessario tenersi impegnato per non venire sopraffatto dalla
voglia di abbandonarsi al cuscino e dimenticarsi del resto. Un concetto
veramente estraneo alla sua persona, tra l'altro, abituato com'era ad
essere sempre attivo e vigile. Un'altro lato negativo dell'essere umano, dovette
ammettere a se stesso. Così in un moto d'intraprendenza - o coraggio che
dir si voglia - si apprestò a dare a quella stanza una parvenza di ordine,
sopratutto considerando che data la situazione, avrebbe potuto/dovuto
trascorrere molto tempo lì dentro. Questo pensiero lo turbò ancora di
più.
Aveva appena iniziato ad impilare un paio di vestiti quando un
leggero bussare e la porta che si apriva lo fece voltare sorpreso. Non l'aveva
sentito arrivare, ma era ovvio, non era più un lupo e la frustrazione era il
sentimento che più lo attanagliava da quel momento in cui qualcosa
aveva stravolto la sua vita. " Ehi Stiles... - la voce dello sceriffo era
morbida e affettuosa - mi dispiace per essermi infuriato così tanto,
prima..."
Gli stava chiedendo scusa? Derek era sorpreso per quel cambio di
rotta. Un pensiero volò a sua madre, lei non chiedeva scusa, mai. E così aveva
imparato a fare anche lui. Quando prendeva una decisione era inappellabile,
quando diceva qualcosa, era raro che tornasse sui suoi passi. Quando lo
sgridava, per quel poco che ricordava, non aveva mai cambiato idea sulle parole
sferzati che poteva avergli rivolto.
Il ragazzo scossè la testa in segno di
diniego, doveva essere condiscendente per evitare problemi al ragazzino, pur non
sapendo come effettivamente si rapportasse al padre "Avevi ragione."
disse soltanto. Lo sceriffo gli sorrise avvicinandosi "Sei un bravo ragazzo. Mi
preoccupo, per te, lo sai." Derek annuì "Succede di tutto in questa città, in
qualità di sceriffo vedo cose che... - ma sì fermò, riflettendo sulle sue parole
- voglio solo dire quello che più mi interessa è che tu stia bene e sia al
sicuro. - Un lieve tepore s'insinuò nel corpo di Derek mentre paralizzato
guardava quell'uomo convinto di parlare con suo figlio, una sensazione troppo
vecchia, che non ricordava quasi più. Restò fermo, incapace di reagire,
fissandolo con quegli occhi grandi color caramello liquido. "Sei troppo
silenzioso..." lo punzecchiò il padre di Stiles, con un'espressione stupita ed
un pò buffa sul volto "...chissà cosa dirai dopo che ti darò questo." gli passò
un pacchetto. "Hai mangiato stasera?"
"No." ammise piano il ragazzo.
"Beh,
non t'è consentito lamentarti e sopratutto rimproverarmi per averne mangiato uno
anche io." Derek afferrò la confezione di carta, l'aprì e un profumo di
hamburger e patatine lo investì in pieno, strappandogli un sorriso. "Dopotutto è
colpa tua - continutò lo sceriffo - non mi hai preparato quelle solite cene
tristi ma salutari che ti piacciono tanto." Quindi Stiles preparava la cena? Si
prendeva cura di suo padre. Quante cose non sapeva di quel ragazzino? E
quante dava per scontate?
"Mi dispiace. Non capiterà di nuovo. Grazie!"
disse di slancio, guadagnandosi un altro sorriso. "Guarda che mi fido!" esclamò
l'altro puntandogli un indice contro "Non farmene pentire." Poi lo guardò ancora
intensamente "Eppure..."
"Mh?"
"Ah, lascia stare. - mosse
leggermente la testa - chi sono io per capire gli adolescenti! Buona
notte."
"Buona notte."
*
Stiles aveva,
con estrema facilità, trovato quello che Derek gli aveva chiesto e poi, come gli
aveva consigliato, aveva raggiunto casa sua, correndo.
Straordinariamente non si sentiva stanco, neanche un pò, anzi si era quasi
divertito, trovandosi con dispiaciare a destinazione in qualche
minuto. La sensazione di libertà che l'aveva avvolto, la brezza della sera nei
capelli, la forza e l'elettricità che scorrevano in ogni fibra di quel corpo,
non suo: era straordinario. Avrebbe potuto continuare per ore e adesso capiva
perchè spesso Derek spariva, declinando i loro inviti, preferendo l'abbandonarsi
al suo lupo nella riserva.
Guardò un'attimo la casa e la macchina del padre
parcheggiata nel vialetto accanto alla sua jeep, circumnavigò lo
stabile, consapevole che non sarebbe mai potuto entrare dalla porta e si
fermò sotto la finestra di camera sua. "Ehi, ehi Derek!" chiamò, cercando di non
farsi sentire dallo sceriffo. "Derek?!" senza ricevere alcuna risposta e
sentendosi tremendamente stupido per quello che stava per fare, si schiarì la
voce e articolò "Stiles! Stileeees!!!" Come diavolo faceva a non sentirlo?! Alla
fine optò per il vecchio metodo del sassolino. Ne cercò uno piccolo e lo tirò
verso la finestra, peccato che l'avvertimento di Derek di modulare la forza
l'aveva allegramente accantonato, trasformando quel sasso in un vero e proprio
proiettile che fece il vetro in mille pezzi.
Derek quasì urlò per lo
spavento, correndo verso la finestra distrutta, si affacciò vedendo il ragazzo
che lo guardava dal basso cone le mani nei capelli "Sei impazzito!!?" gli urlò
contro. L'altro aprì le braccia impotente "Scusa..." disse, guardandosi intorno
preoccupato.
"Stiles?" la voce dello sceriffo al di là della porta lo
fece sobbalzare ancora di più
"Sì?"
"Ho sentito un rumore, è tutto
okay?"
"Sì...sì tutto bene. Mi è caduto un... ho rotto una cosa, mi
dispiace."
"Sei il solito sbadato! Pulisci tutto." si limitò ad aggiungere il
padre senza prendersi la briga di aprire per controllare.
A quel punto Derek
tornò a guardare giù dove Stiles lo stava ancora aspettando, aveva ascoltato la
conversazione e doveva ammetterlo, se l'era cavata. "Che cosa stai
aspettando?" gli chiese Derek, infastidito.
"Come faccio a salire fin
là?!" borbottò Stiles
"SALTA!" gli intimò
"Saltare? Dove vuoi salti? Come
faccio a saltare? Cosa sono una molla?!"
L'ex lupo si passò una mano sul
volto esasperato. "Arrampicati. Devi solo visualizzarlo e...farlo."
Lo
sguardo scettico di Stiles lo raggiunse fin lì, aveva alzato un sopracciglio in
quella che sembrava una delle più comuni espressioni di Derek Hale. "Fai sul
serio?!"
"Avanti, idiota. Sbrigati!" spostò lo sguardo osservando l'albero
che si stagliava a pochi metri dalla finestra, anche lui l'aveva usato più volte
per entrare nella camera dell'adolescente. Glielo indicò con un gesto fin troppo
plateale e gli spiegò come sarebbe stato molto più semplice poi saltare
direttamente nella stanza se si fosse prima arrampicato lì.
Dopo essere
scivolato un paio di volte per mancanza di coordinazione - e di quella che
poi Derek chiamò: incapacità nell'utilizzare gli artigli - il piccolo
Stilinski riuscì a portare tutto quell'ammasso di muscoli sul ramo più vicino
alla sua finestra, era stato più faticoso che correre fin lì, ma
straordinariamente, concentrandosi, notò che aveva un senso dell'equilibrio
invidiabile. Nel suo corpo non riusciva a camminare in linea retta senza
rischiare di inciampare nei suoi stessi piedi, per più di due minuti, adesso
invece stava appollaiato su un ramo a quasi dieci metri di altezza.
"Adesso
salta." si sentì dire, con ovvietà.
"Okay, salto." sospirò "Non guardare
giù." consiglio Derek
"Troppo tardi amico, spostati!" l'altro fece come gli
era stato detto mentre Stiles si rimetteva in piedi e si preparava a saltare
"Beh, nel caso in cui cadessi - fece deglutendo - potrei sempre guarire!" E con
questo pensiero in testa, mentre ripercorreva mentalmente la scelta del salto in
Matrix, fece il grande passo. Atterrò con un tonfo sordo nella stanza.
Guardandosi in giro sbalordito, riaprì gli occhi che aveva instintivamente
chiuso e esultò con le braccia al cielo. Derek lo stava guardando, era forse un
sorrisetto compiaciuto quello che aveva sul volto? Stiles non fu in grado di
dirlo perchè scomparve un secondo dopo. "Stiles, idiota. Non potevi usare il
telefono?!" borbottò, indicandogli la finestra ed il mare di vetri sparso sul
pavimento.
Nda.
Allora prima di tutto i
ringraziamenti. Sono sconvolta! Sia per le belle recensioni che
per tutti quelli che hanno inserito la storia tra i preferiti. Davvero un
grazie infinite ad ognuno di voi! Spero, come sempre, che
anche questo capitolo vi sia piaciuto. Forse mi dilungo un pò troppo nelle
situazioni, magari son prolissa - è un mio difetto mi rimproverano spesso -
in ogni caso mi auguro almeno di non avervi annoiato, devo mettere in
ordine un pò le cose dopo il colpo iniziale. Quindi penso, penso e poi vorrei
mettere sempre più particolari, c'è così tanto che vorrei dire che ho paura di
perdermi. Ecco, sto divagando, infatti.
Beh che dire del
capitolo...
Primo impatto con la realtà l'uno dell'altro, anche se il vero
confronto di Stiles con la vita dell'alpha si vedrà in seguito - mi viene più
semplice scrivere dalla parte di Derek ( ha senso questa frase? ). Prima
occhiata alle difficoltà e a cosa davvero significa trovarsi nei panni
dell'altro e sopratutto chi conosce più l'altro? Si conoscono davvero?
Fatemi
sapere che ne pensate e grazie ancora.
Alla prossima.
A.
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