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Autore: two_dollar_bill    17/04/2014    7 recensioni
[Sterek] Le liti violente tra licantropi erano all'ordine del giorno a Beacon Hills e non si limitavano a scontri verbali, ma vere e proprie azzuffate che si concludevano con tutti i beta malmenati, sconfitti e sottomessi. E fin qui, penserete, è tutto regolare, se non fosse che nel branco, i diverbi tra lupi apparivano amichevoli rimpatriate quando lo scontro acceso era tra l'alpha e qualcuno da cui non ci si sarebbe mai aspettato così tanto ardire: un semplice umano
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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icandoitbetter

Sì lo so, sono veramente in ritardo, potete prendervela in successione con Fastweb, la mia università, il sito che gestisco e ovviamente anche con me, non posso esimermi! Comunque spero che il capitolo vi piaccia e ci rileggiamo giù, se non morire a metà strada! (LOL)

 

"Derek?! Perchè non hai ancora risposto?!"
"Emh..." un'ombra di panico attraverso i suoi occhi chiari "...dove diavolo sono i tasti in questo arnese?!" sbottò poi, con un espressione tra l'irritato e il confuso.
"Fai sul serio? Cosa sei, un cavernicolo?! Ha ragione tuo zio a dire che sei rimasto al paleolitico. Devi scorrere sullo schermo, con il dito, sull'icona verde. Touch- screen, Derek. Touch-Screen, entiendes? - articolò - Avanti, non perdere altro tempo!"
Derek, gettò una rapida occhiata allo schermo, mentre la mano tremava per il nervosismo "Scorrere... sul... verde..." ripetè ad alta voce. Ci provò la prima volta, con una mossa teatrale spinse l'indice da parte a parte, senza alcun risultato quasi falciando Stiles, che stava piegato a guardare "Ehi, calma Zorro!" lo rimproverò " Volevi forse cavarmi un occhio? Un tuo occhio, ci tengo a precisare."
Derek sbuffò, riprovandoci, facendo quasi cadere il telefono. "Con calma e un movimento lento, delicato ma deciso." spiegò, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e no, non lo era affatto. Quindi, ci riprovò ancora senza alcun risultato, così alla fine, in preda all'esasperazione, Stiles glielo sfilò dalle mani e attivata la chiamata, gli spiaccicò il cellulare all'orecchio facendolo quasi cadere a terra. Lo trattenne su, per la maglietta e gli intimò di parlare, in un modo così da Derek, che neanche lo stesso ex-alpha avrebbe potuto fare meglio.
"P-pronto?" fece quindi titubante il maggiore, preoccupandosi della sua voce.
"STILEEEEES!" Per una volta, Derek fu felice di non essere nel suo corpo o l'urlo furibondo dello sceriffo gli avrebbe perforato ambo i timpani. Stiles davanti a lui scattò instintivamente sull'attenti, l'avrebbe sentito anche senza i sensi che adesso possedeva, ma ovviamente per lui era tutto amplificato. - Dove sei finito?! Hai visto che ore sono? Non sei rientrato a casa per cena! No, non sei proprio rientrato a casa. Ti sembra possibile? Senza lasciare un messaggio, senza una telefonata! E cosa stavi facendo di così importante da impiegare quasi cinque minuti buoni a rispondere a quel dannato cellulare?!"
"Adesso mi è chiaro da chi hai preso..." bisbigliò Derek coprendo l'altoparlante.
Stiles si dimenò facendogli segno di parlare " Ero con Scott. " gli suggerì
Derek fece una smorfia del tipo e credi sul serio che se la beva? Poi rassegnato, si accinse a ripete le esatte parole che gli venivano dette "Scusami. Avrei dovuto chiamare. Non mi sono neanche accorto che fosse così tardi..."
"Non accetto nessuna scusa, torna subito a casa, se non vuoi finire un punizione per i prossimi vent'anni della tua vita."
Derek si accigliò, guardando Stiles che si dimenava furiosamente facendolo sembrare un idiota "test a sorpresa!!!" gli suggerì
"Festa a sorpresa!" disse meccanicamente Derek annuendo.
"No, DANNATO SOURWOLF! TEST!"
"Festa? FESTA? Non c'è nessuna festa per te. STILES STILINSKI porta il tuo culo a casa, subito."
"No, ma quale festa..." provò Derek, che avrebbe avuto voglia di sbattere Stiles contro il tronco dell'albero più vicino se non ci stesse già pensando da solo. "Test a sorpresa. Io e Scott stiamo studiando, per il test a sorpresa di ..."
"DOMANI!"
"Domani." aggiunse
"Chi c'è lì con te? Quella non è la voce di Scott. Stiles, mi stai forse mentendo?"
Stiles si mise le mani ai capelli incredulo "No. Ovviamente no, padre."
"PADRE?" Sentì articolare contemporaneamente sia da Stiles che dallo Sceriffo "Papà..." disse titubante " Scusa, ho... studiato troppo. Sono un pò confuso."
"Confuso?...Mh, Stiles?"
"Si?" "Porta subito il tuo culo qui!" rimarcò ancora il concetto lo sceriffo, prima d'interrompere la telefonata. Derek guardò ancora il telefono e gli ringhiò contro, o per meglio dire guaì con la vocina del più piccolo, lanciando poi l'aggeggio al suo proprietario mentre quello ripeteva come un mantra " Oh mio Dio, Oh mio Dio, Oh mio Dio...la mia vita è finita"

Il piano che l'adolescente aveva ideato era semplice, anche se poco fattibile agli occhi di Derek. "Devo andare a casa, adesso."
"Ti sei visto?"
"Appunto. Fai due più due, ti prego."
"Oh no, non se ne parla. Non andrò al posto tuo!"
"Devi - sottolineo con enfasi - andare."
"Non se ne parla, non posso fingere di essere te."
"Ma io posso fingere di essere te." gli rispose piccato, mentre Derek alzava un sopracciglio incredulo. "Sforzati, okay? Solo per calmare mio padre. Adesso torniamo dagli altri, tu corri a casa mia. O per meglio dire, guidi la mia bambina - lo trapassò con lo sguardo - con amore e devozione, entri e lasci che ti dia una bella strigliata, poi vai in camera mia e ti chiudi dentro. Io arriverò subito dopo." un mezzo sorriso gli incrinò il volto, sotto lo sguardo ancora scettico del maggiore "E adesso perchè sorridi, idiota?"
"Perchè...le parti sono invertite e beh che c'è, lo trovo un pò buffo."
"Non è la parola adatta, ti assicuro. E tu cosa farai? Non possiamo andare a casa insieme."
Stiles si soffermò per un attimo "sull'andare a casa insieme" ma si trattenne dal fare l'ennesimo ghigno.
"Io mi fermerò qui, mi sbarazzerò degli altri e ti raggiungerò" Derek annuì, non avevano molte altre possibilità.
"Quinto scalino dal basso." sospirò, infastidito dal segreto di cui lo stava rendendo partecipe "...c'è un doppio fondo. Aprilo quando sei solo e prendi tutti i libri che ci sono dentro. Portali con te quando torni a casa..." Stiles si limitò ad annuire, mentre sincronizzati tornavano sui loro passi verso la vecchia villa. "Posso guidare la tua macchina??" gli chiese esaltato
L'altro alzò gli occhi al cielo "No. Sei un lupo, adesso." aggiunse con un ghigno
"Cosa vuoi dire con questo? Che dovrei...correre in giro?"
"E' esattamente quello che intendevo."
"Ma..."
"Stiles...!"
Il ragazzo si lasciò sfuggire un basso ringhio di fastidio, senza neanche averci pensato. "Maledetto Sourwolf..."
"Quando ti chiederanno qualcosa..." provò a suggerire Derek, ma venne fermato subito da un'alzata di mano del ragazzino.
"Sourwolf, ti prego. So benissimo come interpretare la mia parte. Sei tu il problema." Un misto di preoccupazione e panico gli sfuggì dalle labbra insieme alle ultime quattro parole, ma l'ex lupo non ebbe tempo di ribattere che una voce richiamò l'attenzione di entrambi.

Scott si stava avvicinando a passo militare, guardò Derek in cagnesco, inconsapevole che fosse in realtà il suo migliore amico e si avvicinò a Stiles "Ehi come stai? Se ti ha anche solo torto un capello..."
"Non gli ho fatto niente McHall" s'intromise Stiles, in una perfetta imitazione di Derek "... anche se avrei tanto voluto staccargli la testa a morsi. Ma che lo dico a fare, sono ripetitivo!" e s'incamminò verso la villa sotto lo sguardo attonito di Scott e dello stesso Derek che non credeva potesse impersonarlo così bene, anche se lui non si sarebbe mai dato del ripetito. E aveva usato troppe parole, doveva farglielo presente.
"Allora, raccontami tutto. Cos'è successo?" lo incalzò l'amico, riscuotendolo dai suoi pensieri. Spostò lo sguardo su di lui, abbandonando l'immagine di se stesso che procedeva impettito verso la casa diroccata, deglutì sentendosi un attimo smarrito, se ci riusciva Stiles, poteva farcela anche lui - o forse no.
"Niente. Non è successo niente" affermò risoluto. Scott piegò la testa di lato, sorpreso "Stai bene?" gli chiese. Okay Derek, quello non è il modo giusto di rispondere, tossicchiò "Sì" disse, sforzandosi in una risatina nervosa, che poi tanto finta non era "...bene. Tutto bene. Scusa, devo scappare. Sai... mio padre."
"Ma non mi hai detto niente!"
"Non c'è niente da dire, davvero...amico" sì, bravo Derek, Stiles usava sempre quella parola. "L'ho provocato, ho sicuramente esagerato. Fortunatamente non ha deciso di uccidermi, anche per questa volta me la sono cavata, eh? Però adesso devo andare, mio padre è nero, se non torno entro cinque minuti sarai lui a finire il lavoro." 
"Okay, ci vediamo domani?"
"Sì...sì domani" Stupito anche lui di essere riuscito a mettere più di quattro parole in una stessa frase, fornendo una quantomeno accettabile spiegazione, Derek si allontanò di corsa dal lupo, procedendo verso la jeep infernale di Stiles. Trovò le chiavi nella tasta, gettò un'occhiata a Peter e Cora che adessano stavano proprio davanti all'entrata, accanto a lui,  e dopo aver visto Stiles fargli un rapido cenno col capo, senza salutare nessuno, ingranò la marcia e scomparve in pochi secondi.
"Che gli prende?" chiese Cora, alzando un sopracciglio. Dio, questi Hale, più simili di quanto si potesse immaginare - pensò Stiles, che davanti ai familiari di Derek aveva perso tutta la sua baldanza. Doveva essere cauto e attento. "Pff..." si limitò a sbuffare, alzando le spalle. "E' fortunato che non l'abbia ucciso, neanche oggi."
"Quel ragazzino è una palla al piede. Non capisco come ancora lo sopporti..." liquidò la questione lei, mentre dentro di sè, Stiles si sentiva ferito. Non che si aspettasse grande affetto, sapeva cosa potessero eventualmente pensare di lui ma sentirselo dire era più difficile di quanto si aspettasse. "E' in gamba." intervenne Peter "Ultimamente supera un pò i limiti, ma... ha coraggio da vendere." c'era un che di ammirato nella sua voce che consolò, anche se parzialmente l'adolescente, troppo impegnato a mantenere una perfetta parvenza di distacco tipica dell'alpha, in cui era imprigionato. "Avrei dovuto morderei lui, quella notte..." esalò lo zio, mentre spostava lo sguardo ad osservare Scott che gesticolava nella sua direzione "Guarda che ti ho sentito!" gridò offesso.
"Possiamo andare a casa adesso?" Cora sbuffò esasperata "Ne ho abbastanza per oggi."
Peter annuì, ignorando platealmente tutte le colorite parole che il suo cucciolo gli stava riservando. "Prendete la mia macchina" le disse Stiles, porgendole le chiavi della camaro. Lo sguardo interrogativo che gli rivolse lo stava spingendo a darle una spiegazione ma poi si ricordò di chi era, o doveva fingere di essere. "Andate!" si limitò ad aggiungere, trattenendosi dal parlare oltre. Il fatto che nessuno provò a ribattere lo rincuorò, ma non cambiava la situazione: lui e Derek era agli antipodi, per quanto fosse in grado di ingannare le apparenze, non sarebbe durata a lungo, sopratutto non con tutto il branco. Forse avrebbero potuto tenerli a distanza per qualche tempo, fintanto che trovavano una soluzione - no, anche questa era un'ipotesi inverosimile, avrebbero solo attirato ancora più l'attenzione. - Magari avrebbero potuto inscenare una fuga, lui e Derek, che scappavano insieme. Sì, ma dove? E sopratutto, perchè? Quasi rise dell'assurdità dei suoi stessi pensieri. Piuttosto che credere ad un'evenutale partenza, gli altri sarebbero stati più che certi che l'alpha l'avesse sbranato sbarazzandosi poi del suo corpo. Però se fosse scomparso solo Derek che non era poi così una novita... - Doveva trovare una soluzione, rapidamente.

*

A casa Stilinski tutto si svolse come Stiles aveva predetto: dopo una strigliata che sembrava non finire mai, suo padre aveva imposto una punizione di cui Derek non ricordava neanche i termini e l'aveva bellamente spedito in camera sua, concentrandosi su una partita di una squadra che lui non aveva mai sentito nominare. Una volta in camera dell'adolescenze, l'ex lupo si guardò in giro spaesato, c'era stato plurime volte ma adesso non sapeva davvero cosa fare e come comportarsi. Optò per sedersi su una sedia paziente, aspettando che l'altro lo raggiungesse, sempre che fosse riuscito a trovarla, la suddetta sedia, in tutto quel disordine. Di sicuro Stiles non era una persona ordinata e metodica come era lui, da sempre. Dopo qualche minuto, in cui una strana stanchezza si stava impossensando del suo corpo e l'unica cosa invitante che vedeva lì intorno era un letto -che sembrava estremamente comodo e lo chiamava a gran voce - il moro si convinse che era necessario tenersi impegnato per non venire sopraffatto dalla voglia di abbandonarsi al cuscino e dimenticarsi del resto. Un concetto veramente estraneo alla sua persona, tra l'altro, abituato com'era ad essere sempre attivo e vigile. Un'altro lato negativo dell'essere umano, dovette ammettere a se stesso. Così in un moto d'intraprendenza - o coraggio che dir si voglia - si apprestò a dare a quella stanza una parvenza di ordine, sopratutto considerando che data la situazione, avrebbe potuto/dovuto trascorrere molto tempo lì dentro. Questo pensiero lo turbò ancora di più.

Aveva appena iniziato ad impilare un paio di vestiti quando un leggero bussare e la porta che si apriva lo fece voltare sorpreso. Non l'aveva sentito arrivare, ma era ovvio, non era più un lupo e la frustrazione era il sentimento che più lo attanagliava da quel momento in cui qualcosa aveva stravolto la sua vita. " Ehi Stiles... - la voce dello sceriffo era morbida e affettuosa -  mi dispiace per essermi infuriato così tanto, prima..."
Gli stava chiedendo scusa? Derek era sorpreso per quel cambio di rotta. Un pensiero volò a sua madre, lei non chiedeva scusa, mai. E così aveva imparato a fare anche lui. Quando prendeva una decisione era inappellabile, quando diceva qualcosa, era raro che tornasse sui suoi passi. Quando lo sgridava, per quel poco che ricordava, non aveva mai cambiato idea sulle parole sferzati che poteva avergli rivolto.
Il ragazzo scossè la testa in segno di diniego, doveva essere condiscendente per evitare problemi al ragazzino, pur non sapendo come effettivamente si rapportasse al padre "Avevi ragione." disse soltanto. Lo sceriffo gli sorrise avvicinandosi "Sei un bravo ragazzo. Mi preoccupo, per te, lo sai." Derek annuì "Succede di tutto in questa città, in qualità di sceriffo vedo cose che... - ma sì fermò, riflettendo sulle sue parole - voglio solo dire quello che più mi interessa è che tu stia bene e sia al sicuro. - Un lieve tepore s'insinuò nel corpo di Derek mentre paralizzato guardava quell'uomo convinto di parlare con suo figlio, una sensazione troppo vecchia, che non ricordava quasi più. Restò fermo, incapace di reagire, fissandolo con quegli occhi grandi color caramello liquido. "Sei troppo silenzioso..." lo punzecchiò il padre di Stiles, con un'espressione stupita ed un pò buffa sul volto "...chissà cosa dirai dopo che ti darò questo." gli passò un pacchetto. "Hai mangiato stasera?"
"No." ammise piano il ragazzo.
"Beh, non t'è consentito lamentarti e sopratutto rimproverarmi per averne mangiato uno anche io." Derek afferrò la confezione di carta, l'aprì e un profumo di hamburger e patatine lo investì in pieno, strappandogli un sorriso. "Dopotutto è colpa tua - continutò lo sceriffo - non mi hai preparato quelle solite cene tristi ma salutari che ti piacciono tanto." Quindi Stiles preparava la cena? Si prendeva cura di suo padre. Quante cose non sapeva di quel ragazzino? E quante dava per scontate?
"Mi dispiace. Non capiterà di nuovo. Grazie!" disse di slancio, guadagnandosi un altro sorriso. "Guarda che mi fido!" esclamò l'altro puntandogli un indice contro "Non farmene pentire." Poi lo guardò ancora intensamente "Eppure..."
"Mh?"
"Ah, lascia stare. - mosse leggermente la testa - chi sono io per capire gli adolescenti! Buona notte."
"Buona notte."

*

Stiles aveva, con estrema facilità, trovato quello che Derek gli aveva chiesto e poi, come gli aveva consigliato, aveva raggiunto casa sua, correndo. Straordinariamente non si sentiva stanco, neanche un pò, anzi si era quasi divertito, trovandosi con dispiaciare a destinazione in qualche minuto. La sensazione di libertà che l'aveva avvolto, la brezza della sera nei capelli, la forza e l'elettricità che scorrevano in ogni fibra di quel corpo, non suo: era straordinario. Avrebbe potuto continuare per ore e adesso capiva perchè spesso Derek spariva, declinando i loro inviti, preferendo l'abbandonarsi al suo lupo nella riserva.
Guardò un'attimo la casa e la macchina del padre parcheggiata nel vialetto accanto alla sua jeep, circumnavigò lo stabile, consapevole che non sarebbe mai potuto entrare dalla porta e si fermò sotto la finestra di camera sua. "Ehi, ehi Derek!" chiamò, cercando di non farsi sentire dallo sceriffo. "Derek?!" senza ricevere alcuna risposta e sentendosi tremendamente stupido per quello che stava per fare, si schiarì la voce e articolò "Stiles! Stileeees!!!" Come diavolo faceva a non sentirlo?! Alla fine optò per il vecchio metodo del sassolino. Ne cercò uno piccolo e lo tirò verso la finestra, peccato che l'avvertimento di Derek di modulare la forza l'aveva allegramente accantonato, trasformando quel sasso in un vero e proprio proiettile che fece il vetro in mille pezzi.
Derek quasì urlò per lo spavento, correndo verso la finestra distrutta, si affacciò vedendo il ragazzo che lo guardava dal basso cone le mani nei capelli "Sei impazzito!!?" gli urlò contro. L'altro aprì le braccia impotente "Scusa..." disse, guardandosi intorno preoccupato.

"Stiles?" la voce dello sceriffo al di là della porta lo fece sobbalzare ancora di più
"Sì?"
"Ho sentito un rumore, è tutto okay?"
"Sì...sì tutto bene. Mi è caduto un... ho rotto una cosa, mi dispiace."
"Sei il solito sbadato! Pulisci tutto." si limitò ad aggiungere il padre senza prendersi la briga di aprire per controllare.
A quel punto Derek tornò a guardare giù dove Stiles lo stava ancora aspettando, aveva ascoltato la conversazione e doveva ammetterlo, se l'era cavata. "Che cosa stai aspettando?" gli chiese Derek, infastidito.
"Come faccio a salire fin là?!" borbottò Stiles
"SALTA!" gli intimò
"Saltare? Dove vuoi salti? Come faccio a saltare? Cosa sono una molla?!"
L'ex lupo si passò una mano sul volto esasperato. "Arrampicati. Devi solo visualizzarlo e...farlo."
Lo sguardo scettico di Stiles lo raggiunse fin lì, aveva alzato un sopracciglio in quella che sembrava una delle più comuni espressioni di Derek Hale. "Fai sul serio?!"
"Avanti, idiota. Sbrigati!" spostò lo sguardo osservando l'albero che si stagliava a pochi metri dalla finestra, anche lui l'aveva usato più volte per entrare nella camera dell'adolescente. Glielo indicò con un gesto fin troppo plateale e gli spiegò come sarebbe stato molto più semplice poi saltare direttamente nella stanza se si fosse prima arrampicato lì.

Dopo essere scivolato un paio di volte per mancanza di coordinazione - e di quella che poi Derek chiamò: incapacità nell'utilizzare gli artigli -  il piccolo Stilinski riuscì a portare tutto quell'ammasso di muscoli sul ramo più vicino alla sua finestra, era stato più faticoso che correre fin lì, ma straordinariamente, concentrandosi, notò che aveva un senso dell'equilibrio invidiabile. Nel suo corpo non riusciva a camminare in linea retta senza rischiare di inciampare nei suoi stessi piedi, per più di due minuti, adesso invece stava appollaiato su un ramo a quasi dieci metri di altezza.
"Adesso salta." si sentì dire, con ovvietà.
"Okay, salto." sospirò "Non guardare giù." consiglio Derek
"Troppo tardi amico, spostati!" l'altro fece come gli era stato detto mentre Stiles si rimetteva in piedi e si preparava a saltare "Beh, nel caso in cui cadessi - fece deglutendo - potrei sempre guarire!" E con questo pensiero in testa, mentre ripercorreva mentalmente la scelta del salto in Matrix, fece il grande passo. Atterrò con un tonfo sordo nella stanza. Guardandosi in giro sbalordito, riaprì gli occhi che aveva instintivamente chiuso e esultò con le braccia al cielo. Derek lo stava guardando, era forse un sorrisetto compiaciuto quello che aveva sul volto? Stiles non fu in grado di dirlo perchè scomparve un secondo dopo. "Stiles, idiota. Non potevi usare il telefono?!" borbottò, indicandogli la finestra ed il mare di vetri sparso sul pavimento.

 

 

 

 

Nda.
Allora prima di tutto i ringraziamenti. Sono sconvolta! Sia per le belle recensioni che per tutti quelli che hanno inserito la storia tra i preferiti. Davvero un grazie infinite ad ognuno di voi! Spero, come sempre, che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Forse mi dilungo un pò troppo nelle situazioni, magari son prolissa - è un mio difetto mi rimproverano spesso - in ogni caso mi auguro almeno di non avervi annoiato, devo mettere in ordine un pò le cose dopo il colpo iniziale. Quindi penso, penso e poi vorrei mettere sempre più particolari, c'è così tanto che vorrei dire che ho paura di perdermi. Ecco, sto divagando, infatti.
Beh che dire del capitolo...
Primo impatto con la realtà l'uno dell'altro, anche se il vero confronto di Stiles con la vita dell'alpha si vedrà in seguito - mi viene più semplice scrivere dalla parte di Derek ( ha senso questa frase? ). Prima occhiata alle difficoltà e a cosa davvero significa trovarsi nei panni dell'altro e sopratutto chi conosce più l'altro? Si conoscono davvero?
Fatemi sapere che ne pensate e grazie ancora.
Alla prossima.
A.

 

 

 

 

 

 

 

 

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