Leggero flusso di coscienza.

Ginny ha quindici anni, la chioma rosso fuoco sembra irradiare una luce propria, lo sguardo nocciola di chi ha preso possesso della propria vita, che le si concede vezzosa e promettente.
Ginny ora cammina a testa alta per i corridoi, si volta lentamente lasciandosi ammirare, cadenza il passo del suo nuovo corpo. Sente ogni fibra del suo corpo vibrare e un dolce piacere nell'accorgersi degli sguardi dei ragazzi. È così che Ginny ha conquistato Dean. Passeggiano per il parco, lui le cerca la mano e si baciano sotto i bei platani che si affacciano come narcisi sul lago nero.
Ora ha tutto un altro colore per Ginny, le sembra di sentire il tepore del sole persino sotto i sotterranei quando è con lui. Le piace soprattutto il modo in cui Dean le arriccia le punte dei capelli, come le scosta la sedia quando sono insieme, o quando si incanta a guardarla o ancora meglio quando lo fa di sottecchi. Le ore scorrono veloci e non c'è proprio niente in cui non la pensino allo stesso modo, e anche se Ginny pensa che spesso e volentieri Dean faccia finta di condividere le sue idee, a lei sta bene, perché questo significa che tra loro esiste qualcosa di speciale. Qualcosa di delicato e sano che la spinge a raccogliere margherite, a scrivere pagine di diario piene di sorrisi, che le fa vivere un'eterna primavera.
Ginny non sa se è innamorata di lui, ma crede di non poterne più farne a meno. O almeno, lo pensa per la maggior parte del tempo.
Ma poi capita che nei corridoi, voltandosi, incontri lo sguardo di Harry Potter osservarla, o nel tavolo dei Grifondoro lanciarle qualche occhiata distratto. Durante gli allenamenti le risulta difficile credere a quella voce nella sua testa che ripete “È il tuo allenatore, solo il tuo allenatore”. Com'è ridicola quella gioia selvaggia che la irradia quando Harry Potter si complimenta con lei per qualche passaggio! E come reprimere l'orgoglio di vederlo ridere alle sue battute? In quei momenti Dean sembra appartenere ad un'altra vita, lei sembra essere un'altra Ginny. E intanto, Harry Potter la guarda sempre con quell'aria neutra, terribilmente piatta, gli occhi smeraldo schermati e al sicuro dietro quelle grandi lenti.
Ginny, a fine giornata, raggomitolata sotto le coperte, si chiede se a Harry la sua treccia sia piaciuta, se si sia accorto del nuovo maglione, cosa ne pensasse del libro che lei esponeva volontariamente durante la cena. A volte non le rivolge parola. Altre non la guarda neppure. E Ginny si dispera stringendo i denti chiedendosi quando mai finirà quest'attrazione ridicola per Harry Potter. Spesso cerca di convincersi che quello che prova è solo il recesso di un'ammirazione infantile, l'idea di conoscere una persona famosa come lui, la più famosa!, che si è semplicemente trasformata in un'infatuazione.
“A me piace Dean” sussurra, discostando appena le labbra “A me piace da matti”. E si addormenta.



Note dell'autrice: