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Autore: BrokenArrow    18/04/2014    4 recensioni
“Io ti voglio.” E quelle parole furono abbastanza. Abbastanza perché Dean sapesse e capisse. Riaprì gli occhi e le sue labbra si schiusero in uno di quei rari sorrisi che Cas aveva visto illuminargli tutto quanto il viso. Sembra strano quanti sorrisi possano custodire le persone, eppure, quello che vedeva incastonato nel volto di Dean era senza dubbio uno di quelli. Quando non è solo la bocca a sorridere ma anche gli occhi. Il sorriso più bello di tutti, pensò.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cas era seduto sul bordo del letto di un anonimo motel. L’unica luce della stanza proveniva dal televisore acceso di fronte a lui. Aveva passato una buona mezz’ora a fare zapping tra un canale e l’altro alla ricerca di qualcosa che lo distraesse dalla noia, in attesa che Dean tornasse. Lui e Sam avevano avuto un altro dei loro litigi e le loro strade si erano divise qualche settimana prima, ma Cas sapeva che non sarebbe durata a lungo. Non importava quante volte avessero preso strade diverse, Dean e Sam alla fine sarebbero sempre tornati insieme, l’uno accanto all’altro, sui sedili di una macchina d’epoca, ormai diventata la loro casa. Cas lo sapeva. E sapeva anche che il malumore di Dean avrebbe avuto vita breve. Infatti, qualche notte dopo la loro separazione, seduto sullo stesso letto in cui ora si trovava, aveva invocato il suo nome, come sempre faceva quando Sam non gli era accanto e Dean aveva bisogno di lui. Cas aveva esitato a raggiungerlo come sempre. Ma l’unico motivo per cui lo facesse era il suono della voce di Dean. Il modo in cui pronunciava il suo nome nel vuoto, con quel tono disperato e tremante come se quel nome fosse l’unica cosa a impedirgli di crollare, lo faceva sentire desiderato. Amato. La voce di Dean era per lui un richiamo irresistibile, ma allo stesso tempo un incantesimo che non voleva spezzare. Così, ora si trovava in uno dei tanti anonimi motel in cui i due fratelli si fermavano sempre la notte, tra una caccia e l’altra. Stava quasi per spegnere la tv dopo aver passato più di trecento canali, quando un’immagine destò finalmente la sua attenzione. La scena era ambientata in quella che sembrava proprio essere una camera d’albergo di lusso. Al centro vi era un letto matrimoniale sontuoso, sopra il quale vi erano stesi due uomini, entrambi girati di schiena. Nudi. Cas, incuriosito, si sporse in avanti per osservare meglio la scena. Gli occhi ridotti a due fessure. I due uomini erano così aggrovigliati tra di loro che Cas faceva quasi fatica a distinguere dove finisse uno e dove incominciasse l’altro. Poi l’uomo che stava sopra fece un movimento deciso in avanti, facendo cigolare il letto e provocando gemiti e sussulti all’uomo sotto di lui. Le sue mani erano legate a una sbarra del letto con quelle che a Cas sembrarono proprio due manette, e rimase confuso. Fino a quel momento aveva sempre pensato che gli unici umani ad usarle fossero i poliziotti, ma evidentemente si sbagliava. Dopo qualche secondo i gemiti si amplificarono, facendosi sempre più insistenti, i movimenti più veloci e senza sosta, come un treno che prende gradualmente velocità fino a spingersi al limite. Cas, incapace di distogliere lo sguardo, sentì il suo cuore battere violentemente e quando gli uomini urlarono all’unisono, in piena estasi, mosse le gambe nervosamente, sentendo l’eccitazione crescere sempre di più dentro di lui. Non gli sarebbe dispiaciuto provare qualcosa di nuovo come quello con Dean e immaginandosi di stare al posto dell’uomo ammanettato sentì il sangue affluirgli alle guance. Era talmente perso nelle sue fantasie e su ciò che stava vedendo in tv, che non sentì la serratura della porta scattare.
“Sono tornato!” Nel momento stesso in cui Dean entrò in camera, carico di sporte traboccanti di cibo, Cas afferrò freneticamente il telecomando accanto a sé, spense la tv e scattò in piedi, sperando che Dean non si fosse accorto di niente. Troppo tardi. Dean appoggiò il cibo sul tavolino e si voltò verso di lui, squadrandolo da capo a piedi con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.
“Stavi guardando un altro porno alla tv?”
“No.” Si affrettò a rispondere, sorridendo in maniera forzata e sentendosi di colpo a disagio. Era difficile non esserlo, del resto. Tutto il genere femminile vivente sarebbe stato disposto a vendere la propria anima a un demone di un incrocio pur di passare anche solo una notte con Dean Winchester. Cas non vedeva perché per lui sarebbe dovuto essere diverso. E ora era lì davanti a lui, a pochi metri di distanza. Completamente a sua disposizione. Gli occhi di Dean scivolarono verso il basso, lungo il suo corpo e disse: “Qualcosa lì sotto sembra affermare il contrario.”
Cas seguì il suo sguardo, vide il rigonfiamento dei suoi pantaloni e capì.
“Oh.” Fu l’unica parola che gli uscì di bocca, paralizzato com’era dal senso di vergogna. Istintivamente si coprì con una mano e cercò di sistemarsi, impacciato. Dean osservò la scena e scoppiò in una risata, sinceramente divertito.
“Tranquillo, Cas. Non è niente che non abbia già visto.” Gli fece l’occhiolino e a quel punto, Cas si sentì mancare la terra sotto i piedi. Era sempre così diretto e il suo sarcasmo c’entrava così tante volte il bersaglio che Cas rimaneva sempre senza parole. Dean pescò una birra dal minibar, fischiettando un motivetto rock.
“Ne vuoi una?” Gli chiese, indicando il resto delle birre disseminate all’interno.
No, grazie.” Gli rispose con gentilezza. Una birra non avrebbe risolto il suo problema. Tutto ciò che voleva era avvicinarsi a lui e baciarlo. Il suo corpo fremeva dal desiderio di toccarlo, di sentire il calore della sua pelle sulla sua, come quella prima notte.
“Almeno siediti e fammi compagnia mentre mangio.” Cas obbedì e si sistemò sullo sgabello di fronte a lui, mentre Dean iniziava a scartare l’involucro dell’hamburger ancora fumante. Dopodiché iniziò a divorarlo, completamente rapito da esso. Cas, d’altro canto, non riusciva a distogliere lo sguardo dalle sue labbra, così piene e invitanti. Possibile che fosse tremendamente sexy anche quando si abbuffava senta ritegno?
Dean diede un altro morso consistente al panino e chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un grugnito di soddisfazione.
“Dio, non mi stancherò mai di queste prelibatezze celestiali.” Cas doveva essere rimasto in silenzio e immobile per fin troppo tempo, perché Dean smise di mangiare il suo hamburger e lo guardò dritto negli occhi, carico di apprensione.
“C’è qualcosa che non va, Cas?”
E Cas rimase sconvolto ancora una volta. Sconvolto perché si rese conto, proprio in quel momento, di quanto fosse importante per Dean. A volte, quando la sua fede vacillava, si ritrovava a pensare che se ci fosse stato un altro angelo a vegliare su di lui, a Dean non avrebbe fatto differenza. Ma ora, guardando nei suoi occhi inquieti e attraverso quel verde cristallino, capì che si sbagliava. Come poteva anche solo minimamente pensare che qualcosa non andasse? Cas allungò una mano, appoggiandola su quella di Dean.
“Non c’è niente che non vada, Dean. Credimi.” Gli disse, in tono sommesso e con la stessa dolcezza di un adulto che rassicura il proprio bambino dopo aver avuto un incubo. Con una tale sincerità e chiarezza che rimase sorpreso lui stesso da quelle parole. Dean restò a guardarlo per qualche secondo, immobile e con la bocca semichiusa. Ma fu un attimo. Lasciò cadere l’hamburger sul tavolo, si allungò verso di lui e lo afferrò per la cravatta. Le sue labbra travolsero quelle di Cas ancora prima che egli potesse rendersene conto, come un’onda improvvisa e violenta che si infrange contro gli scogli. Cas spalancò gli occhi, totalmente preso alla sprovvista e le sue labbra rimasero serrate su quelle di Dean, ma solo per un attimo. Dean, ancora avvinghiato alla sua cravatta, schiuse la bocca e Cas lasciò che il dolce sapore di bacon e birra lo invadesse. Nonostante gli angeli non soffrissero la fame, a Cas piaceva quel sapore, perché era qualcosa che aveva sempre associato a lui soltanto. Con la mano libera, Dean lo afferrò per i capelli, tirandolo sempre di più a sé e Cas, pervaso da un eccitazione febbrile, gli cinse il viso con entrambe le mani, facendo scorrere le dita sulla leggera peluria chiara che gli contornava le guance. Dean in risposta sussultò, come se due braci ardenti lo avessero appena toccato. Poi fece una cosa che lo sorprese. Senza staccare la bocca dalla sua e sempre tenendolo per la cravatta, fece il giro del tavolino, coprendo i pochi centimetri che separavano i loro corpi e quando gli afferrò i fianchi e lo sollevò, Cas trattenne il respiro e si ritrovò steso sul tavolo, con Dean che gli torreggiava sopra, a cavalcioni su di lui. Le loro mani si rincorsero sotto i vestiti, tremanti e vogliose. Poi a Dean sfuggì un gemito e le loro bocche si staccarono per riprendere fiato, provocando a Cas una fitta al cuore. Dean respirò forte, e quando lo guardò dritto negli occhi le sue labbra si allungarono in un sorriso e ai lati dei suoi occhi spuntarono delle linee sottili, simili a crepe. Cas sorrise a sua volta. Quelle amabili linee, che la sua pelle formava quando Dean sorrideva e i suoi occhi si riducevano a due minuscole fessure, erano la cosa che amava di più in lui. Non facevano altro che renderlo ancora più bello ai suoi occhi. Più reale.
“Sbaglio o un po’ di tempo fa ti ho detto che quando qualcuno mi guarda in quel modo solitamente ci vado a letto?” Gli sussurrò sulle labbra, e il suo respiro caldo gli solleticò piacevolmente la pelle. La vicinanza dei loro corpi lo inebriava, scombussolandogli i sensi.
“Non sbagli.” Rispose Cas a fatica, sfiorandogli la fronte con un dito. I suoi occhi verde smeraldo nella luce soffusa della stanza sembravano brillare di luce propria.
“Bene, perché non ho intenzione di rimangiarmi la parola data.” Così dicendo, lo tirò a sedere e lo sollevò di nuovo, afferrandolo saldamente per la vita. “Oltretutto, sto rinunciando alla crostata solo per te.” Aggiunse, facendo un cenno del capo verso la sportina abbandonata sul tavolino di fianco a lui.
E conoscendomi, sai che è un bello sforzo.” Cas si staccò dal tavolo e gli allacciò le gambe intorno alla vita, facendolo sussultare. Gli occhi ardenti del cacciatore lo trafissero, mettendo a nudo la sua anima.
Ne sono perfettamente consapevole.” Gli rispose Cas, in un sorriso sghembo. Aveva sempre trovato buffa e allo stesso tempo adorabile la sua ossessione per il cibo e in particolare per la crostata. Questa sua debolezza non faceva altro che renderlo così umano…
Dean si diresse fino ai piedi del letto e con un unico movimento deciso lo buttò sul materasso duro. Cas, appoggiandosi sui gomiti, lo guardò dritto negli occhi mentre si liberava della maglietta, scaraventandola sul pavimento e rimanendo a petto nudo. Restarono immobili per quale minuto, avvolti dal silenzio e dai loro respiri. Parole invisibili e non dette sembravano volare nell’aria, come se i loro pensieri fossero collegati da un filo invisibile. Un linguaggio noto a loro due soltanto. Poi Cas allungò una mano e appoggiò il palmo sul suo petto scolpito. Attraverso quel contatto poteva sentire il suo cuore battere violentemente e a un ritmo frenetico sotto le sue dita. Dean si chinò su di lui e iniziò a sfilargli delicatamente il trench color crema, che finì dritto sul pavimento. Poi, fu il turno della giacca e della camicia, che Dean gli sfilò, sbottonandola. Le sue dita, notò Cas, erano impazienti, ma mai brusche nei loro piccoli movimenti. Lo osservava spogliarlo a poco a poco, senza dire una parola. Gli unici indumenti rimasti erano i pantaloni e la cravatta blu, che spiccava sul suo petto nudo e peloso. Cas fece per togliersela ma Dean lo fermò, allentandogli il colletto e scoprendo un lembo di pelle. Poi gli stampò un bacio sul collo, facendolo rabbrividire di piacere.
“Sai, stavo pensando che stavolta potremmo provare qualcosa di nuovo…” Sussurrò sulla sua pelle, tra un bacio e l’altro. I suoi occhi erano accesi dalla stessa luce di quelli di un predatore davanti alla sua preda. E Cas in quel momento si sentì davvero come una preda, senza via di scampo, ma con l’unica differenza che non sarebbe mai fuggito da colui che gli stava davanti, o meglio, sopra.
“E sarebbe?” Gli fece Cas, leccandosi le labbra improvvisamente divenute asciutte, senza distogliere lo sguardo da quelle di Dean, così simili ai petali di una rosa. Dean gli sfilò la cravatta dal collo e lo guardò con un sorriso malizioso.
“Che ne dici di qualcosa che coinvolga questa?” Rispose, indicando l’oggetto di velluto blu che teneva arrotolato tra le mani, e subito la mente di Cas tornò alla scena di sesso che aveva visto alla tv, poco prima che Dean irrompesse nella stanza. Arrossì violentemente al pensiero che forse il suo desiderio sarebbe stato esaudito. Ma Dean si alzò, mettendosi a sedere sulle ginocchia e le braccia gli ricaddero inerti lungo i fianchi, lontane da lui. Doveva aver notato il turbamento negli occhi di Cas perché disse:“Non siamo costretti a farlo se non vuoi...”
Il suo sguardo, poco prima così sicuro di sé, ora sembrava smarrito, vulnerabile.
“Non farei mai niente che tu non-”
“No, Dean.” Lo interruppe Cas, scuotendo la testa. “Hai capito male.”
Poi, si mise a sedere, allungò una mano verso il suo viso e lo tirò a sé. La sua mano si posò sulla sua guancia e Dean chiuse gli occhi, confortato dal tocco delle sue dita.
“Io ti voglio.” E quelle parole furono abbastanza. Abbastanza perché Dean sapesse e capisse. Riaprì gli occhi e le sue labbra si schiusero in uno di quei rari sorrisi che Cas aveva visto illuminargli tutto quanto il viso. Sembra strano quanti sorrisi possano custodire le persone, eppure, quello che vedeva incastonato nel volto di Dean era senza dubbio uno di quelli. Quando non è solo la bocca a sorridere ma anche gli occhi. Il sorriso più bello di tutti, pensò. Così, gli cinse il volto con entrambe le mani e baciò il suo sorriso immutato. E infine gli occhi, il naso, il mento, facendo ogni parte del viso di Dean, sua. Poi appoggiò la fronte contro la sua, e chiuse gli occhi.
“Ora, ti do il permesso di legarmi come l’uomo alla tv.” Si lasciò sfuggire in un sorriso, in preda all’ubriachezza che gli procurava sempre la sua vicinanza. A Dean non sfuggì il riferimento e la sua fronte si staccò da quella di Cas.
“E io che credevo che ti fossi eccitato perché avevi visto me!” Gli rispose, imbronciato, e Cas gli sferrò un pugno nello stomaco, provocandogli un “Ahi!” di dolore. Dean si piegò in due, tenendo le ginocchia salde tra le gambe di Cas.
“E poi c’è ancora chi dice che voi angeli siete dei pacifisti.” Rispose, massaggiandosi l’addome. Sarcasmo e arroganza. Era quello il Dean che Cas amava. “Stai zitto e legami.” Gli ordinò, porgendogli i polsi e rimanendo stupito dalla sfrontatezza delle sue parole. Dean scattò sull’attenti come un bambino a cui fosse appena stato dato il permesso di fare qualcosa di eccitante e non se lo fece ripetere due volte. Afferrò la cravatta di Cas abbandonata da un lato e l’avvolse intorno ai suoi polsi. Poi si allungò sopra di lui, fino ad arrivare alla testata del letto. Mentre gli legava le mani intorno a una sbarra, Cas poteva sentire l’erezione di Dean premere contro il suo stomaco. Sentì l’impulso di toccarlo ma non poteva, doveva stare al gioco. Una volta finito, Dean si appoggiò sui gomiti e lo guardò intensamente negli occhi. Poi le sue labbra si posarono delicatamente sulla sua fronte, per poi scendere lungo la guancia, il collo, lasciando una scia di baci come impronte invisibili. Cas chiuse gli occhi e quando Dean gli morse un capezzolo, gemette in un sussulto.
“Fai il bravo.” Gli sussurrò Dean sulla pelle, in una risata soffocata.
“Difficile con te che mi torturi così.” Gli rispose, facendogli una smorfia. Dean, prendendola come una sfida, scese ancora più in basso e gli baciò la peluria che spuntava appena sopra l’orlo dei pantaloni.
“Dean!” Cas sobbalzò sul letto, e in due secondi si liberò le mani dalla cravatta. Dean non fece in tempo a scansarsi che gli fu addosso, e colto alla sprovvista rotolò oltre il bordo del letto, trascinando con sé anche lui. Cas cercò di aggrapparsi al filo della lampada sul comodino, ma questa cadde frantumandosi in mille pezzi intorno a loro. Dean si massaggiò la testa dolorante.
“Forse la prossima volta è meglio se ci scambiamo di posto.” Scoppiarono in una fragorosa risata e si persero così, l’uno nell’altro.

Qualche ora dopo, nel bel mezzo della notte, giacevano sotto le coperte, l’uno tra le braccia dell’altro. Dean era caduto in un sonno profondo e il suo respiro, a mala pena percettibile contro il suo petto, gli solleticava piacevolmente la pelle. Cas lo scrutò dall’alto, accarezzandogli i corti capelli castano chiaro, morbidi come piume, e ancora una volta rimase stupito da quanto gli umani sembrassero innocenti e puri mentre dormivano. Osservando il viso sereno e rilassato di Dean, le labbra semi chiuse, a stento faticava a credere che fosse un cacciatore, qualcuno che aveva ucciso più volte di quante potesse ricordare. Ma così, perso nei suoi sogni, sembrava solo un bambino inerme e ingenuo, che non aveva mai conosciuto la morte e il dolore, la perdita e la disperazione. Quando Dean dormiva, Cas poteva quasi illudersi che stesse bene, che fosse felice. Ma lo conosceva ormai da abbastanza tempo per rendersi conto della profonda tristezza che non lo abbandonava mai. Era sempre lì, sotto la corazza di sarcasmo e di apparente indifferenza che indossava come una seconda pelle. Era radicata dentro di lui, come una foresta intricata di rovi, dove il sole non batte mai. Ma per qualche inspiegabile motivo, quando Cas era insieme a Dean, qualcosa cambiava in lui. Quando Dean invocava il suo nome e lui gli compariva di fronte all’improvviso, una strana luce accendeva i suoi occhi, e Cas sentiva, nel profondo, di essere lui quella luce. Quel raggio luminoso in grado penetrare attraverso il groviglio di spine che avvolgevano il suo cuore. Quell’angelo custode che ogni essere umano crede di avere sulla propria spalla, a proteggerlo. Non sapeva come, ma era così. E nonostante questa consapevolezza, Cas non si era mai sentito degno di tutto ciò che lui significava per Dean. Dopo tutto quel tempo, dopo tutte le volte che lo aveva deluso, Dean aveva ancora bisogno di lui, se non di più. Non capiva come fosse possibile. Come alcuni esseri umani fossero in grado di perdonare più e più volte. “Cas.” Il suo nome scivolò lento e quasi impercettibile dalle labbra di Dean, destandolo dai suoi pensieri. Per un attimo credette che si fosse svegliato ma poi dalla sua bocca non uscì alcun suono all’infuori del suo respiro sommesso. Non poté fare a meno di sorridere, al pensiero che Dean lo stesse sognando. Le sue braccia si strinsero più forte intorno al giovane uomo e le sue labbra si posarono sulla sua fronte, delicate come piume. Un bacio lieve e leggermente umido, come una piccola goccia di rugiada. La sua mano scivolò lungo il collo di Dean, fino a posarsi sulla sua spalla destra, dove si arrestò. Cas percepì sotto i suoi polpastrelli i segni sbiaditi dal tempo, ma ancora visibili e palpabili, che la sua mano aveva lasciato quando lo aveva afferrato e salvato dalle fiamme dell’Inferno. Chiuse gli occhi e le sue labbra si incresparono in un altro sorriso al pensiero che Dean avrebbe portato quel marchio indelebile per sempre sulla sua pelle. Un monito che ricordava a entrambi che il destino di un angelo e di un essere umano non era poi così diverso e distante come sembrava. Era caduto per lui e sarebbe caduto ancora, e ancora, se fosse stato necessario. Colui che stringeva tra le braccia era l’essere umano che gli aveva insegnato il libero arbitrio. Che esiste sempre una scelta.

E Dean era la sua.




A Mel, la più grande Destiel shipper che conosca e la persona senza la quale questa os non sarebbe forse nemmeno esistita.

Grazie per tutti gli scleri e le cose che abbiamo condiviso,

Giulietta.
  
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