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Autore: P e n g u i n s    18/04/2014    3 recensioni
{Questa fanfiction si è classificata terza al contest "What if? Ragazzi Normali" indetto da YourLove_AllINeed sul Forum di EFP}
Dopo tanto tempo, siamo tornate con una fic per un contest davvero adorabile! Attenendoci al tema, abbiamo preso alcuni personaggi di quattro libri -Hunger Games, Harry Potter, Percy Jackson, The Kane Cronicle- e li abbiamo inseriti in un contesto comune. Abbiamo optato per un gruppo di ragazzi che fa teatro, diretti da Effie Trinket di Hunger Games. Non è una lettura impegnativa, anzi, è ben adatta a chi semplicemente vuole leggere qualcosa di... Di caruccio.~ Speriamo sinceramente che possa piacervi e che, chissà, vi strappi un mezzo sorriso. (:
-Alle e Iris
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nome: Little H –forum-, P e n g u i n s –efp-
Titolo storia: Quando ci si divide in gruppi~
Libri scelti: Harry Potter, Hunger Games, The Kane Cronicle, Percy Jackson.
Eventuali morti resuscitati: //
Personaggi inventati (se ci sono): //
Note dell’autore: Allur. Questa non è una storia impegnata. Nel senso, ovviamente noi ci siamo impegnate per realizzarla –è un contest, ci mancherebbe altro!-, ma non tratta di certo di tematiche serie o delicate, anzi. A dirla tutta, è piuttosto assurda. O forse no, non siamo noi a giudicarlo in fondo. (?) L’idea di base è quella di un gruppo di teatro, la cui regista è Effie Trinket –Hunger Games- e i cui componenti sono Peeta, Katniss, Gale –Hunger Games-, Sadie e Carter Kane –The Kane Cronicle-, Ron, Harry, Hermione –Harry Potter-, Percy e Annabeth –Percy Jackson-. Sostanzialmente, alla nostra adorata Effie viene in mente di lasciare a loro la scelta di un tema per il saggio di fine corso; i ragazzi però non sono una squadra proprio in armonia, perciò si dividono in gruppetti più piccoli –da qui il titolo totalmente nonsense creato da Alle all’ultimo secondo >ww<- e ciò che ne esce è la nostra shot. Potevamo fare di meglio –si può sempre fare di meglio u.u-, am comunque siamo soddisfatte e ci siamo divertite a scirvere.~ Ringraziamo YourLove_AllINeed, che ha indetto questo contest, che ci ha concesso di partecipare e di consegnare prima. Grazie davvero. (: Auguriamo a tutti una buona lettura. ♥
- Alle e Iris


• ~ • ~
 
Quando ci si divide in gruppi~
 
 
Effie Trinket, avvolta, come sempre, nei suoi abiti appariscenti e vistosi, si muoveva avanti e indietro sul palco, impaziente. Nel frattempo, il suo gruppo di recitazione entrava assonnato nel teatro, prendendo posto nella prima fila di poltroncine, in attesa.  In totale erano dieci ragazzi, che si trovavano lì, a fare quel corso, da ormai qualche anno. Non frequentavano tutti la stessa scuola, ovviamente, provenendo loro da città diverse ed essendo di età differenti. 
«Dunque, ci siete tutti? Molto bene» iniziò la donna, dopo qualche attimo di silenzio «Dobbiamo assolutamente preparare lo spettacolo da mettere in scena a fine anno» fece una piccola pausa, per verificare l'attenzione di tutti «Tuttavia, ragazzi, non voglio polemiche riguardo alla trama e ai ruoli…» finti colpi di tosse scoppiarono tra gli interessati e risatine sommesse dagli altri.
Dopo aver ripreso i ragazzi con lo sguardo, Effie riprese parola «Come stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse, non vi annoierò con le mie idee. Difatti, vorrei che foste voi a proporre una trama.»
I ragazzi si scambiarono occhiate perplesse, talvolta accompagnate da un'alzata di spalle o da un lieve battito di ciglia. Qualcuno pareva divertito dalla cosa, qualcun'altro leggermente preoccupato e qualcun’ altro ancora sembrava non avere realizzato totalmente ciò che la donna aveva detto.
Effie li guardò ridacchiando. «Be', che cosa c'è di strano? Siete dieci ragazzi e avete più di otto anni, credo che riusciate a partorire uno straccio di idea... Magari non sarà brillante, ma qualcosa salterà fuori di certo» disse, arricchendo la sua voce con movimenti aggraziati, continuando a passeggiare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro -cosa che infastidiva non poco alcuni dei ragazzi-.
«Effie» una voce la chiamò con tono secco.
«Gale» rispose lei di rimando, guardando il ragazzo negli occhi con la bocca incurvata in un sorriso -un sorriso che possedeva qualcosa di acerbo, ma ugualmente un sorriso-.
«Effie, non credi che sia un'idea...» 
Assurda. Ridicola. Impossibile. Insensata. Orrenda. Letale. Insostenibile. Seccante. Inaccettabile. Mortale. Ogni termine negativo calzava alla perfezione. Sì, perché sebbene si conoscessero già da qualche annetto, i ragazzi avevano ancora difficoltà con quello che la gente chiama "lavoro di squadra"; sotto l'attenta regia della Trinket facevano scintille, questo era certo, ma nel momento in cui bisognava mettersi d'accordo su qualcosa -che fossero i costumi, gli orari o anche le merendine da prendere alla macchinetta-, il gruppo cadeva nel caos. Non era possibile che riuscissero a costruire una trama. Loro? Insieme? Come una vera squadra? No. Neppure a parlarne. Come minimo, le ragazze avrebbero preso a strapparsi i capelli, tirandosi in mezzo Ron o Peeta, e i ragazzi, dal canto loro, non si sarebbero certo astenuti. Non si poteva fare. Effie, d’altra parte, era divertita e felice di non diversi scervellare troppo per lo spettacolo. Così, senza perdere tempo, se la svignò dietro alle quinte, per non doversi sorbire problemi vari. 
Com’era prevedibile, scoppiò il caos tra i ragazzi, infuriati e disperati a tal punto che Gale disse che si sarebbe dedicato interamente alle luce, abbandonando il gruppo ancor prima che chicchessia potesse replicare. 
«Bene gente, mi pare che ormai sia chiaro il fatto che non riusciremo mai a metterci d’accordo in gruppo!» sbottò Annabeth, furiosa «Per cui, faremo bene a dividerci a coppie o in tre e lavorare, poiché non mi pare il caso di deludere Effie!» Mormorii d’assenso arrivarono dal fondo del gruppo, che aveva placato il caos all’urlo della ragazza. Man mano, ognuno si prese una parte di palco o comunque posto nel teatro dove poter lavorare con un amico. Solo Percy rimase a fissare Annabeth, la quale sbuffò e accettò di lavorare con lui solo per pura pietà.  
                                                                                                  
«Hermione, non fare così! Dai, abbiamo sempre lavorato insieme, non puoi abbandonarci proprio ora!» Ron si fece sfuggire tutta d’un fiato quell’esclamazione scortese alla ragazza, mentre Harry, in disparte, si chiedeva se fosse stato il caso di dire qualcosa per scusarsi. 
«Ron, vi abbandono proprio perché ho sempre collaborato con voi due idioti. Sinceramente, mi sono stufata di dover lavorare per tre perché qualcuno è dotato della stessa organizzazione di un bambino sui tre anni» mentre parlava, si poteva cogliere quella sua ironia tagliente ed il suo tono seccato. 
«Hermione...» quello di Harry fu appena un sussurro, ma la ragazza lo udì alla perfezione.
«Dimmi.»
«Avanti... Lavora con noi anche per questa volta... Noi abbiamo, ehm... Abbiamo bisogno di te! Credi davvero che io e Ron da soli potremmo mai combinare qualcosa all'altezza delle aspettative di Effie?» tentare di riparare il danno pareva impossibile -si sa, le ragazze alle volte sanno essere intrattabili, ed Hermione in particolar modo-, ma Harry impiegò tutte le sue forze, sfoggiando improbabili sorrisi e cercando di sembrare il meno ruffiano possibile -sempre che fosse possibile, non apparire palesemente ruffiano-.
Ron lanciò un'occhiata veloce alla ragazza, che arricciò un poco le labbra e alzò un sopracciglio, pensierosa. 
«No» proferì infine, girandosi dalla parte opposta.
Ron picchiettò leggermente le dita sul braccio, per poi accennare un sorrisetto compiaciuto. «Ma, senti un po'~ Con chi credi di lavorare, se non con noi?» fece una piccola pausa, per accettarsi di avere ottenuto l'attenzione dell'altra, poi proseguì «Vuoi metterti dietro la console a manovrare luci ed effetti con Gale? Vuoi forse spezzare l'equilibrio da coppietta che mostrano Peeta e Katniss?» ridacchiò «Potresti anche, non so, intrometterti nel lavoro dei Kane. Oppure puoi lavorare con Annabeth e Percy, che sarebbe la scelta migliore» fece un'altra pausa, ondeggiando lievemente «Ah, dimenticavo che tra Annabeth e te non corre esattamente buon sangue. Insomma, se ne aveste solo la possibilità, non esitereste a strapparvi i capelli l'un l'altra...» venne interrotto. 
«Lavorerò con voi, ma solo per farvi un favore» affermò.
Ron vagò con gli occhi per il teatro, scorrendo le file di sedie bordeaux e passando in rassegna le quinte e il fondale, per poi lanciare uno sguardo di intesa ad Harry, il quale lo colse in pieno e ricambiò strizzando l'occhi destro.
 
 
«Carter, no! È troppo banale!» sbottò Sadie.
«Oh, sorellina, dimmi che cosa c’è di male in un bambino che si trasforma in caramella e viene mangiato dal suo cane!» ribatté il fratello, tutto preso nel suo progetto.
«C’è che è orribile, ecco cosa!» 
Sadie aveva già scarabocchiato qualcosa su un foglietto, ma ancora era delusa. Suo fratello non la aiutava, anzi, le rendeva il lavoro molto più difficile. 
«Dai Carter, fai funzionare quell’unico neurone che ti ritrovi e sputa fuori un’idea decente o giuro che ti faccio diventare una mummia…»
«“Mummia”, hai detto?». Sadie lo guardò insospettita, non sapendo cosa avesse scatenato quella parola nella mente di suo fratello. «Sì, è quello che ho detto» rispose. Carter prese un foglio e cominciò a scribacchiare qualcosa, impedendole di vedere checchessia. Aveva un’espressione concentrata e alquanto soddisfatta, cosa che preoccupò molto la ragazza, che, nel frattempo, delusa, si era infilata nelle orecchie le cuffie dell’iPod e scrutava gli altri gruppi.
«Sadie, leva gli occhi da Percy prima che ti veda Annabeth e guarda cosa ha partorito la mia fantastica mente!» “Idiota”, pensò, ma si dovette ricredere appena comprese che quella non era una buona idea, ma molto di più.
 
«Ma che tristezza, Katniss. Perché non possiamo fare qualcosa di più allegro?!»
«Ti ho detto di no Peeta, qui decido io! Non ho intenzione di fare la solita storiella smielata, ok? Quindi, ascolta e taci, una buona volta».
Alla fine, il povero ragazzo, sconsolato, si fece illustrare da cima a fondo il progetto, di cui non era per nulla contento. Avrebbe seriamente voluto fare una cosa classica, niente di particolare, ma contraddire Katniss voleva dire mettersi contro a qualcosa di superiore e troppo grande, per lui. Così, si limitò a sorridere e annuire. 
«Bello, eh?» esordì alla fine la ragazza. Voleva seriamente rispondere “no, fa pena”, ma per paura aprì solamente le labbra e ne uscì un misero verso di gioia soffocato. 
«P-perché non evitiamo la morte di tutti, alla fine… Insomma, mancherebbe la morale, altrimenti» mormorò, preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere Katniss.
«Mmm… Sì, si può anche fare, in effetti. Perché non ci ho pensato io? In fondo, come dire, sono io qui la mente!» esclamò, con una preoccupante luce negli occhi. «Saremo noi a vincere! Muahahaha».
«Ma guarda che questa non è una competizione!»
«Non contraddirmi! Comunque, questa è una competizione, Peeta. Faresti meglio a rendertene conto, perché non ho intenzione di perdere!» Katniss afferrò il braccio del ragazzo e lo sollevò in aria, con la mano intrecciata alla sua, come si fa con chi ha appena vinto una competizione. «Noi siamo i vincitori» sussurrò.
Gale, dietro alle quinte, non si fece sfuggire nemmeno una sillaba dell’esilarante -per così dire- conversazione. Non l’avrebbe fatta passare liscia a Peeta, no, lui non doveva assolutamente permettersi di contraddire Katniss e soprattuto stringerle la mano. No. Questo non lo accettava. Nonostante si rendesse conto della sua gelosia eccessiva, non avrebbe permesso altro. 
 
Annabeth e Percy una volta tanto erano d’accordo su qualcosa. Tuttavia, non erano stati completamente onesti. Tanto per capirci, non che l’avesse fatto apposta, ma il ragazzo era riuscito a sbirciare il lavoro dei Kane. Così, per modo di dire, si era accesa la lampadina. Aveva intravisto qualche disegno su sarcofagi e oggetti egizi, niente di che, ma, forse, aveva colto più di quel che avrebbe dovuto.
«Percy, sei un genio! Non so come ti sia venuta quest’idea così… Così… Così maledettamente brillante!» Lui le sorrise, ma non poté far a meno di sentirsi in colpa; si chiese se i Kane se ne sarebbero accorti, accettando pacificamente l’idea che il progetto fosse simile, o se, com’era più probabile, li avrebbero linciati direttamente sul palco. Concluse la riflessione dicendosi che in qualche modo se la sarebbero cavata –forse-, e tornò ad ascoltare Annabeth, che esponeva come si sarebbe sviluppato il tutto.
 
I ragazzi continuarono a discutere, all’interno dei loro gruppi e non –ci fu un acceso dibattito fra Gale ed Harry, discordi sulla posizione di un riflettore-, litigando e talvolta strillando, sino ad arrivare al picco dell’assurdità, quando Hawthorne involontariamente lasciò cadere  una cassetta piena zeppa di cavi elettrici e cime sopra il piede di Peeta –il quale, però, riuscì così ad attirare le attenzioni di Katniss e a cavarsela con un po’ di ghiaccio-. I litigi si placarono solo quando nel teatro si udì nuovamente l’elegante ticchettio dei tacchi di Effie, di ritorno dal bar –per lei era stato semplice passare dalla porta sul retro del teatro e svignarsela-, curiosa di vedere e sentire ciò che i suoi ragazzi avevano prodotto. La donna salì con lentezza snervante le scalette per salire sul palcoscenico, si tolse il suo impermeabile rosa e ricco di strass argentati, strofinò per qualche secondo le mani ed infine disse: «Chi è il primo?»
I ragazzi, che nel frattempo avevano preso posto sulle sedie della prima fila, divisi per gruppi, si guardarono per qualche istante, in silenzio, arricciando o mordicchiandosi le labbra; alla fine, fu Percy ad alzarsi in piedi, incoraggiato da Annabeth –e soprattutto dalla sua “gomitata motivatrice”-. Si schiarì la voce con un paio di colpi di tosse, spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio e iniziò a parlare, cercando di rendere l’idea interessante agli occhi di Effie, senza che i Kane notassero la forte somiglianza con il loro progetto: «La nostra idea, mia e di Annabeth, è un’idea… Fantasy» l’attenzione di tutti si catalizzò sul ragazzo in un batter d’occhio; la voce di Percy assunse un’aria più sicura «Le divinità greche esistono e risiedono nel cuore della civiltà occidentale –noi, gli USA, ovviamente-, ma gli uomini non li possono vedere per via della Foschia, che offusca le menti umane…» fece una piccola pausa «… E queste divinità hanno anche dei figli, i quali---» venne interrotto bruscamente: «Jackson, io giuro che ti ammazzo!» strillò Carter Kane, alzandosi in piedi. Tutti fissarono i suoi occhi su di lui. «Era la mia idea. … Insomma, la mia idea ma con la Grecia e non con i faraoni!» nessuno era riuscito a capire che cosa intendesse il ragazzo « Questo è un plagio, un evidente plagio! Io e Sadie siamo figli di faraoni!» una risata si librò nell’aria, Carter sbuffò «No, non davvero! Nell’idea. Nello spettacolo. L’avevo detto io. Percy ha copiato--» Sadie lo fece sedere, tirandolo per una manica, e disse agli altri di lasciare perdere, perché in realtà l’unica idea elaborata da suo fratello era quella di un bambino-caramella che veniva divorato dal suo cane Fuffy –la ragazza preferiva mettere suo fratello in una situazione imbarazzante e renderlo ridicolo, piuttosto che lasciare che accusasse Percy, il ragazzo di cui era più che cotta, di plagio-.
Effie sbattè le lunghe ciglia, perplessa. Infine, decise di non commentare le due idee –o tre, se si vuole considerare anche la storia di Caramellaboy e Fuffy-, proferendo un semplice “I prossimi”. Katniss e Peeta si alzarono contemporaneamente, ed esprimettero la loro idea in maniera brillante, alternandosi in modo perfetto, completandosi a vicenda e scambiandosi sorrisi e sguardi –cosa che non rese Gale esattamente contento-. Non appena ebbero finito di descrivere lo stato distopico da loro inventato, in cui innocenti ragazzi venivano costretti a scannarsi, ogni anno, in un’arena per puro divertimento di un’eccentirca capitale, la Trinket fece un piccolo applauso, a sottolineare il suo parere estremamente positivo –quando i due ragazzi avevano descritto gli usi e i costumi della capitale i suoi occhi avevano cominciato letteralmente a brillare-.
Nel gruppo formato da Harry, Ron ed Hermione fu quest’ultima a prendere parola, perché, sebbene inizialmente si fosse mostrata un po’ riluttante all’idea di collaborare con quei soliti due idioti, alla fine era rimasta soddisfatta dal loro progetto e di certo non voleva sfigurare davanti agli altri –anche se, effettivamente, fare una figura peggiore dei due Kane era impossibile-.
La sua descrizione fu breve, ma esauriente: «La nostra idea è semplice, fantasy e emozionante allo stesso tempo. Provate un attimo ad immaginare se la magia esistesse, ed immaginate una scuola magica, appunto, incantata in tutto e per tutto, frequentata da maghi e maghe, giovanissimi e con poteri straordinari» fece una piccola pausa e assunse un’aria di vaga superiorità «Non vi sembra geniale?» stranamente, nessuno fece alcun commento sarcastico, né criticò al ragazza per il suo… Leggero egocentrismo; e ancor più inaspettatamente, dopo che anche l’ultimo gruppo ebbe finito di “relazionare”, non si scatenò il solito putiferio fatto di urla, risata ed insulti. Tutti erano molto curiosi di sentire quale fosse l’idea preferita da Effie.
Quando la donna si accertò di avere tutti gli occhi puntati su di sé, scoppiò a ridere. I ragazzi, instintivamente, spalancarono la bocca in un’espressione stupita. «Ragazzi miei…» cominciò, tra una risata e l’altra «Vi ho presi in giro. Davvero credevate che avrei lasciato a voi un compito tanto importante? Insomma, io mi fido di voi e le idee che avete elaborato sono interessanti, ma parliamo di teatro» notando che tutti i ragazzi la stavano guardando in maniera critica e, forse, leggermente amareggiata, accorciò di molto il suo discorso: «Faremo “Romeo e Giulietta”, di Shakespeare. Gale alle luci, Peeta sarà Romeo e le altri parti le decideremo durante il prossimo incontro, martedì prossimo.»
Katniss si alzò in piedi e, rivolta ad Effie –la quale stava scendendo dal palcoscenico con l’intenzione di andare a casa-, disse: «Abbiamo lavorato un pomeriggio intero per trovare ed elaborare decentemente idee che fossero originali e brillanti, abbiamo dovuto sentire la teoria del plagio e la storia di Caramellaboy dei Kane e abbiamo strillato ed urlato per minuti interi, per poi arrivare a questo?»
Effie piegò le labbra in un sorriso. «Dolcezze mie, la vostra regista Effie è fiera di voi. Mi avete dimostrato di saper collaborare e di avere delle buone idee; ma sapete, Shakespeare è Shakespeare» si fermò un secondo, per riprendere fiato «Comunque, le vostre idee erano davvero adorabili. Interessanti. Qualcuno dovrebbe scriverci un libro

 
   
 
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