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Autore: Lord_Malfoy    18/04/2014    1 recensioni
Lucius, uomo, padre e mangiamorte. Una punizione esemplare e la vergogna di un uomo costretto a chiedere aiuto.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Non osare contraddirmi mai più Lucius. La prossima volta, invece del tuo sangue e delle tue urla, mi prenderò la tua vita. -

Tremante, l'uomo stava steso sul pavimento, lo sguardo fisso sul Signore Oscuro che usciva dalla sala insieme ad alcuni mangiamorte. Il piano per entrare al Ministero era stato finalmente ultimato, ma Lucius aveva commesso l'errore di contraddire il mago, aveva contestato la sua idea di andare a volto scoperto all'interno della struttura, se qualcosa fosse andato storto, tutti quelli che lavoravano li e che avevano una posizione di spicco all'interno della società magica, come lui, sarebbero stati nei guai, essendo riconoscibili. L'Oscuro non aveva esitato un attimo e aveva estratto la bacchetta.
Da quel momento il corpo del biondo venne percosso, torturato, facendolo urlare dal dolore, e, nonostante le sue scuse, il mago e i suoi seguaci avevano continuato a infierire su di lui. Si ritrovò ad un tratto solo, il silenzio della stanza rotto solo dal suo respiro pesante e dagli ansiti di dolore. Il suo primo pensiero corse a Narcissa, probabilmente dormiente al Manor, al sicuro. Non poteva tornare a casa in quelle condizioni, non poteva farsi vedere in quel modo dalla donna amata, ne avrebbe sofferto troppo, e il suo orgoglio sarebbe stato intaccato, ma neanche poteva andare al San Mungo, sarebbe finito su tutti i giornali. Solo dopo alcuni minuti riuscì a convincersi che tornare al Manor era l'unica soluzione possibile, aveva bisogno d'aiuto. Tentò di muoversi ma il corpo non sembrava rispondergli in altro modo se non con stilettate di dolore. Sentiva il costato in fiamme, dove, probabilmente, vi erano alcune costole fratturate, il volto era gonfio, le mani tremanti. Sentiva la bocca impastata e sputò via quella mistura di sangue e saliva, notando con orrore che la quantità di sangue era di gran lunga superiore a quella prevista. Uno.. due.. tre.. I minuti passarono e solo dopo quelle che parvero ore riuscì a muoversi, allungando il braccio verso il suo bastone da passeggio, caduto poco più in la. Usandolo come sostegno, tentò di alzarsi ancora. La gamba destra gli cedette di colpo e sarebbe caduto a terra se il bastone non lo avesse sorretto. Appellando a se le poche forze rimaste si concentrò il tanto necessario per smaterializzarsi, e così fu. Ricadde sull'erba bagnata con un gemito strozzato e constatò con piacere che il terreno era quello della villa. Tentò di parlare, di pronunciare il nome del proprio maggiordomo, ma solo un rantolo fuoriuscì dalle sue labbra. La testa vorticava, senza controllo, e il giardino gli parve capovolgersi, il suo maggiordomo, Patrick, che correva verso di lui a testa in giù. Lo vide aprire le labbra, pronunciare parole inudibili al suo orecchio, mentre il senno minacciava di abbandonarlo.
Venne trascinato da lui e dagli altri domestici dentro il maniero, nel salone principale, essendo la stanza più vicina, e lo deposero sul grande divano, muovendosi in fretta per medicarlo al più presto. Non riusciva ad udirlo distintamente ma capiva che nella stanza vi era un certo trambusto, nonostante la sua mente fosse confusa e fu allora che con orrore vide comparire alla porta Narcissa e Draco. Con gli occhi sgranati riuscì ad alzare a malapena la mano, come per dir loro di uscire, di andare via, ma li vide correre verso di lui, impanicati, e inginocchiarsi accanto al suo volto. Narcissa con occhi pieni di lacrime parlava, frenetica, mentre suo figlio discuteva con Patrick che stava provvedendo a slacciare i vestiti del suo padrone, per poter sanare le sue ferite.
No, non guardatemi, andate via. Narcissa, Draco, andate via, non dovete vedermi così, no, no..
Gemette forse dal dolore quando il maggiordomo gli sfiorò il costato, gonzio e livido a causa delle multiple fratture. Respirò appena ma un'altra stilettata di dolore lo invase. Rivolse uno sguardo alla donna, che gli carezzava i capelli e gli teneva stretta la mano, preoccupata come mai l'aveva vista, e schiuse le labbra, in un vano tentativo di parlarle, ma la testa vorticò, lasciò la presa sulla mano della donna e cadde nell'ombra.
   
 
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