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Autore: StellaBieber98    18/04/2014    15 recensioni
"Come fai a farlo?"
"A fare cosa?"
"Ad essere sempre nel posto giusto, al momento giusto. A proteggermi..."
"E' quello che so fare meglio Jenny: prendermi cura di te."
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardian Angel



CAPITOLO I

<< Accomodati pure Jennifer! >>, mi disse lo psicologo con una certa enfasi, in un afoso giorno di giugno;

<< Come ben sai questa è la nostra ultima seduta >> - continuò- << Sei stata in cura da me per dodici anni ed è stato compiuto un percorso di crscita e miglioramento, ora dimmi: come ti senti? >>.

Mi guardai un po’ intorno e, vedendo il cavallo di plastica, mi ricordai la prima volta che ero entrata in quello studio: allora ero una bambina terrorizata che aveva smesso di parlare. Avevo paura del dottor Ross e lui per mettermi a mio agio, mi aveva fatta stendere sul lettino dove mi trovavo ora e mi aveva dato quel cavallo per farmici giocare, in modo che potessi tranquillizzarmi.

Ricordo che i primi giorni parlavo solo con quel cavallo tra le mani.

<< Molto meglio >> gli risposi << Ho iniziato ad uscire e a stare in  mezzo alla gente, e l’ultima volta per tornare a casa ho preso un taxi >> gli risposi, immensamente soddisfatta dei miei progressi.

Il dottore mi sorrise e disse: << Bene, sono contento. Le prime volte mi avevi detto che avevi una crisi ogni volta che vedevi una macchina  o che ci dovevi salire sopra; che avevi paura della gente e non volevi uscire di casa. Vedo che invece oggi queste tue paure sono solo un ricordo lontano >> mi disse compiaciuto del suo operato.

<< Si, pensi che quando uscirò dal suo studio andrò a fare shopping con una mia amica >>.

<< Benissimo Jennifer, sono davvero orgoglioso di come stia andando la terapia. Dove hai incontraro questa amica? Non me ne avevi mai parlato >>.

<< Si è trasferita da due settimane in una vecchia casa vicina a quella della zia, è una brava ragazza >>

<< Ti ha chiesto qualcosa sul tuo passato? >> mi rispose con aria un po’ preoccupata.

<< No, me lo ha chiesto solo una volta ma io non le ho risposto così ha lasciato perdere >> gli spiegai.

<< Meglio così, non è terapeutico far riaffiorare velocemente ricordi così funesti senza esserne esperti, dico bene? >>

<< Suppongo di si; inoltre la conosco da poco e non ho voglia di svelarle i miei scheletri nell’armadio >>

<< Mi sembra più che giusto. Il tuo rapporto con tua zia come sta procedendo? >>

<< Davvero molto meglio >>

<< Bene era quello che volevo sentire, le prime volte non le parlavi e mi dissi che la odiavi perché aveva sostituito la tua mamma, ricordi? >>

<< Certo che si. Dottore posso farle una domanda? >>

<< Sono qui apposta, chiedimi pure tutto quello che vuoi >>

<< Perché mi chiede se ricordo il mio comportamento quando avevo cinque anni? >>

<< Semplicemente perché voglio prendere concretamente atto dei tuoi progressi e voglio che lo faccia anche tu. >>

<< Si capisco. >> gli dissi soddisfatta della sua risposta;

<< Ora vorrei sapere un’altra cosa: come va con la scuola? Mi avevi detto che avi intenzione di frequentarne una pubblica o al limite una privata. >>

<< Veramente non ho ancora pensato alla scuola, per ora ho i miei soliti insegnanti privati. >>

<< Vorrei darti un consiglio: per adesso riposati perché è estate e ne hai bisogno, però appena ricomincerai con le lezioni, invece di svolgerle dentro casa, fallo sulla veranda di casa tua così sentirai le voci della gente  e non ti isolerai nuovamente. >>

<< D’accordo seguirò il suo consiglio. >>>

<< Ora vorrei che tu ti rilassassi e mi parlassi delle tue paure, è per questo che ho inistito per farti venire un’ultima volta. >>

<< Okay. >> gli risposi.

Mi misi comoda e chiusi gli occhi, come il dottor Ross mi aveva insegnato a fare e cominciai dicendo:<< Ho ancora paura di alcune macchine e dei parchi>>

<< Va bene Jennifer, voglio che tu mi dica di quali macchine hai paura. >>

<< Delle Gip! >>

<< Anche quando eri bambina avevi paura di questo tipo di macchina… la paura è la stessa oppure incomincia a diminuire? >>

<< Ne ho comunque paura ma adesso riesco a controllarmi >>

<< Molto bene, per quanto riguada i parchi non mi preoccuperei più di tanto, molti ragazzi hanno paura dei parchi specialmente di sera. >>.

Fece una piccola pausa, poi riprese: << Voglio ancora una volta ritornare al giorno dell’incidente. >>

<< Cosa vuole sapere? >>

<< Non conta quello che voglio sapere io, ma quello che voglio far sapere a te! So che vuoi conoscere il tuo passato Jennifer e per farlo bisogna scavare nei ricordi. >>

<< Le ho già parlato dell’incidente molte volte >>

<< E’ vero, ma mi hai sempre detto che l’ultima cosa che vedesti fula ciminiera di una torretta bianca e nera. Sai cosa c’era lì dentro? Non ti ho mai fatto questa domanda prima perché non l’ho mai considerato un dettanglio importante, ma ora ti chiedo di rispondermi >>

<< Io non lo so… >>

<< Avanti Jennifer, ti chiedo un piccolo sforzo; sai che non hanno ritrovato il corpo né di tua madre e né di tuo padre. Se i tuoi occhi hanno scelto di guardare in quella direzione, inconsapevolmente devi averne avvertito la necessità; potevi guardare ovunque, ma perché soffermarti proprio lì? Rifletti Jennifer è molto importante. >>

<< Usciva uno strano gas da lì e c’era… >>. Mano a mano che mi concentravo le immagini dell’esplosione mi tornarono alla mente, iniziai a sentire il volto bagnato e a tremare. Non volevo tornare indietro volevo solo andare avanti, volevo lasciare andare i miei genitori e vivere la mia vita, lo volevo fortemente. Ma, anche io sentivo il bisogno di ricordare perché avevo rimosso tutto del mio passato, ricordavo solo quel maledetto incidente e le fiamme alzarsi intorno a me. Forse  c’era ancora qualcuno che voleva prendermi e io non sapevo il perché. Capivo la preoccupazione del dottore: temeva che quegli uomini mi stessero dando ancora la caccia dopo tanti anni e lo temevo anche io; in qualche modo si era convinto che la chiave per risolvere il mistero fosse quella torretta… ma perché?

Iniziai a sentirmi fortemente confusa, era come se la mia bocca e le mie labbra si muovessero senza che io glielo comandassi.

<< C’era un bambino... >> dissi con la voce rotta dallo sforzo << Mi ha rimandato indietro, ha detto che non era arrivato ancora il mio momento. >>

<< So già del bambino, voglio che tu ti concentri su quell’uomo. >> disse il dottore impaziente.

<< Io… >> sentivo il sangue uscirmi dal naso e sporcarmi le labbra, sentivo il suo sapore. Iniziai a tremare più forte, poi… persi i sensi.

Quando mi svegliai ero ancora su quel lettino e il dott. Ross mi stava portando un bicchiere di acqua fresca.

Appena si avvicinò gli chiesi: << Cosa le ho detto? >>

<< La stessa cosa che mi dici ogni volta che ti chiedo di ritornare all’incidente: mi hai raccontato di quel bambino >>

<< Se lo dico sempre, forse è perché è l’unica cosa che ricordo! >>

<< L'unica cosa che ricordi è un sogno? >>

<< Non è stato un sogno, stavo morendo e qel bambino mi ha mandata indietro! >>  protestai. << Lei non mi crede vero? >> gli chiesi tristemente.

<< Non so Jenifer è troppo surreale secondo me la storia di questo bambino >>. << Allora >>- disse aiutandomi ad alzarmi e accompagnandomi alla porta- << Per adesso il mio consiglio è quello di goderti l’estate, se avrai bisogno di me sai dove trovarmi >> .Dopo avergli augurato di fare delle belle vacanze e aver salutato la sua segretaria, me ne andai.

                                                                              ****

 

Giada mi stava aspettando all’angolo della strada e appena mi vide uscire dal portoncino color bronzo, mi rivolse uno smagliante sorriso.

Appena la raggiunsi, mi salutò dicendomi:<< Alla buon ora, nuova vicina! Iniziavo a temere che lo stregone ti avesse ipnotizzata e ti tenesse prigioniera nel suo antro oscuro! >>.

<< Ma dai, non è uno stregone! E poi ti sembro mai il tipo che si lascia ipnotizzare facilmente?! >> le risposi con un pizzico di ironia. Non potevo essere depressa quando ero con lei, dovevo assumere una maschera, ma tutta uesta recita era piacevole; mi aiutava a ritornare alla normalità.

Spostando il suo sguardo sul mio look, mi chiese: << Che hai fatto alla maglietta? >>;

la guardai anche io e vidi che era sporca di sangue; dovevo inventarmi qualcosa, dato che non volevo dirle la verità.

Dopo alcuni secondi di silenzio le risposi: << Sono caduta per le scale, mentre scendevo e ho sbattuto il naso così mi è uscito un po’ di sangue. >>

<< Hai preso una botta davvero forte, la maglietta da bianca è diventata completamente rossa! Menomale che io porto sempre con me una maglia di scorta, insieme al lucidalabbra, sai com’è: non si sa mai! >>. Detto ciò mi porse la maglietta color corallo e mi spronò ad indossarla;

<< Non posso rimanere in reggiseno in mezzo alla strada ti pare?! >>.

<< Avanti, non sta passando nessuno, sbrigati! >>. Mentre mi aiutava ad infilarla mi disse che si era persa per tre volte consecutive, prima di capire dove fosse lo studio del dott. Ross.

Quando fui pronta, Giorgia mi prese sottobraccio ed esordì dicendo:

<< Adesso basta perdersi in chiacchiere; sono arrivata già da due settimane e sono ancora single! Muoviamoci, voglio conoscere la tua Firenze! >> e detto ciò iniziò ad incamminarsi verso il centro della città, trascinandomi con se.
"Se sapesse che non ho la minima idea di dove andare, mi uciderebbe" -pensai, ricordando che da quando ero a Firenze, raramente ero uscita di casa, tranne quando andavo a fare la mia corsa mattutina o con la zia, l'unico parente che mi fosse rimasto dopo l'incidente.

                                                                                 ****

 

 Camminammo per dieci minuti buoni e arrivammo al duomo. Lo studio del dottor. Ross era molto vicino al centro.

Appena voltato l’angolo vidi una cosa magica: il duomo di Firenze era incantevole, non avevo mai visto nulla di più spettacolare. Rimasi incantata e, stranamente, una lascrima mi corse giù dall’occhio destro, bagnandomi gli zigomi rosei. 

<< Ehi, Terra chiama Jenny! Ci sei, sembra che tu non lo abbia mai visto! >>- disse, riportandomi con i piedi per terra..

<< In effetti è così! >> le dissi senza guardarla e continuando, invece, a fissare il duomo.  La sentii farfugliare qualcosa in risposta, ma non prestai molta attenzione a quello che stava dicendo.

<< Voglio entrarci! >> le dissi, determinata a vedre la chiesa all’interno.

Ma, quando mi girai, Giada non c’era più.

.Mi guardai intorno: la piazza era blulicante di gente, era impossibile trovarla in quella confusuione!

Gli occhi mi si riempirono di lacrime, vidi passare una Gip in una strada vicina ed allora iniziai a perdere l’autocontrollo, era come ritornare iundietro nel tempo: stavo per riavere una crisi di panico!

Ero di nuovo sola, come dodici anni fa

Iniziai a sudare, la vista mi si appannò, stavo per perdere i sensi,. Non avrei dovuto seguire i consigli del dottor Ross e tornarmene subito a casa. Maledizione!

Non ero ancora pronta per farlo… istintivamente mi aggrappai ala ringhiera che circondava il Battistero, quando vidi Giada sbucare da una gelateria e correre verso di me.

Mi afferrò un braccio, lo mise intorno alla sua nuca e mi disse: << Avanti Jenny mantieniti a me, va tutto bene! >>. Mi portò fino al marciappiede e mi fece sedere su uno scalino di un portone e poi mi porse una bottiglietta d’acqua.

Ne bevvi un sorso, poggiai la testa al portoncino e chiusi gli occhi. Il dottor. Ross mi diceva sempre che, in caso di panico, dovevo prima chiudere gli occhi, rilassarmi, poi dovevo riaprirli e a quel punto mi sarei resa conto che non poteva succedermi niente di male perché non ero a Londra e specialmente non ero vicina a quel maledetto vicolo.

Feci esattamente tutto nell’esatta sequenza e funzionò.

Quando riaprii gli occhi vidi che il duomo era ancora davanti a me, solo un po’ più lontano e che Giada aveva il volto paonazzo e mi guardava come se fossi risuscitata.

Il mio volto iniziò a riprendere colore e, quando mi sentii abbastanza forte da affrontare la mia amica, sbottai gridandole contro: << Maledizione, come ti è venuto in mente di lasciarmi sola in mezzo a questa confusione!! >>

Lei in un primo omento rimase muta ma poi si lanciò all’attacco:

<< Avanti Jenny non hai due anni, ne hai diciassette e poi non sono la tua babysitter >> ribattè con un ardore che non credevo fosse in grado di provare.

<< No, certo che non sei la mia babysitter, ma ti avevo detto che avevo pura di rimanere da sola in mezzo a tanta gente! >>

<< E invece no, tu non mi hai mai detto niente di te, sei sempre stata un tabù! >> controbbattè.

Se non ci avesse fermate un ragazzo, spuntato chissà da dove, probabilmente avremo iniziato a tirarci i capelli a vicenda.

<< Ehi, basta litigare; è stata colpa mia, la ragazza è entrata nella gelateria dove lavoro e io ho iniziato a parlare con lei >>.

Ma questo chi cavolo era?! Solo lui ci mancava a farmi uscire fuori dai ranghi del tutto!

<< Non devi prenderti la colpa, lei doveva avvisarmi comunque e poi… >> mi girai a guardarlo per continuare il mio discorso, ma fui costretta a bloccarmi.

Lo fissai e rimasi strabiliata da quel ragazzo; era di una bellezza decisamente rara: aveva i capelli color grano, gli occhi di un nocciola tanto intenso che sembrava cioccolato fuso. Non avevo mai visto un ragazzo con lineamenti tanto morbidi ed eleganti.

Anche Giorgia era rimasta incantata dalla perfezione di quel ragazzo e nessuna delle due parlò.

Lui ci sorrise.

Evidentemente dovevamo avere poroprio un’aria buffa.

Persino il suo sorriso era fuori dal comune.

Mi fissò anche lui poi mi chiese con aria interrogativa:<< Che stavi dicendo? >>

<< No, non ha importanza >> gli risposi come in trans.

Mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi. La sua stretta era forte e in pochi secondi fui di nuovo salda sulle mie gambe.

Giorgia mi prese sottobraccio e disse al ragazzo misterioso: << Sei di qui? Come ti chiami? Sei fidanzato? >>.

Lui sorrise divertito e a quel punto io mi intromisi nell’imbarazzante conversazione e gli dissi: << Ti ringrazio per quello che hai fatto pocanzi, ma adesso noi dobbiamo proprio andare, ciao >>

<< D’accordo, ci si vede in giro allora >> rispose sempre con quel meraviglioso sorriso stampato sulla faccia, poi si girò e si addentrò in una stradina vicina.

Giorgia mi guardò come se le avessi ammazzato il gatto:<< Ma insomma, hai bisogno di un paio di occhiali? >>.

<< E tu sei quella che aveva problemi di socializzazione? >> le risposi a tono. << Dai torniamo a casa, abbiamo già dato tropo spettacolo per i miei gusti >>; anche se di controvoglia, Giorgia si incamminò con me  verso casa e per tutto il tragitto parlammo di quel ragazzo. Io le dissi dei suoi occhi mentre lei mi parlò del suo fisico, che pare fosse stata l’unica cosa che avesse notato; poi mi disse che avremmo potuto dividercelo a lei sarebbe bastato tenerlo nel finesettimana e così ridendo e scherzando, finalmente arrivammo in Piazza della Signoria, dove abitavamo. I portoni delle nostre case erano vicini e anche in quella splendida piazza c’erano turisti ovunque.

Prima di salire la rampa di scale che portava a casa mia, Giorgia mi fermò e mi disse: << Mi dispiace di averti lasciata sola prima >>.

<< E a me dispiace di aver reagito in modo così violento. >>

<< Allora amiche come prima? >>

<< Puoi contarci. >> le risposi

<< Jenny, devo dirti una cosa >>

<< Spara, sono tutta orecchi! >>

<< Ero entrata in quella gelateria per chiedere dove si trovassero dei negozi di abbigliamento famosi e, vedendo quel ragazzo, ho iniziato a parlare con lui e ti ho persa di vista. Lui non centra niente >>

<< D’accordo, non preoccuparti, ormai è tutto finito >>

<< Allora buon pranzo! >>

<< Altrettanto! >>

Chiusi la porta alle mie spalle ed iniziai a salire la rampa di scale.

                                                                           ****

 

Appena entrai in casa la zia mi salutò e poi disse:<< Sai, volevo proporti una cosa! >>

<< Dimmi pure >>

<< Domani ho preso un giorno a lavoro e volevo chiederti se volevi venire con me a prendere… >>

<< Un gelato?! >> la interruppi sperando che mi dicesse di si.

<< Ok… allora andiamolo a prendere… >>

<< Zia c’è una gelateria in piazza duomo davvero f-a-v-o-l-o-s-a. Possiamo andare lì? Ti prego dimmi di si!! >> la interruppi ancora guardandola con quello sguardo da cucciolo bastonato che la faceva sciogliere.

<< Se mi guardi così, allora vorrà dire che ti accontenterò >> mi rispose sorridendomi.

Le andai incontro e la abbracciai.

Poi dissi: << Ti ricordi quando usavo questo sguardo per farmi comprare le barbie!? >>

<< Fila in camera tua signorina, prima che cambi idea! >> mi rispose, con l’aria di chi ti sta prendendo un po’ in giro.

Girai i tacchi e me ne andai, facendo finta di essermi offesa, ma sapevo che la zia aveva capito che anche io stavo scherzando con lei.

Appena entrai in camera mia chiusi la porta a chiave e, preso il cellulare, chiamai Giorgia:

-Pronto?

-Giorgia sono Jenny

-Ehi ci siamo appena salutate e già non riesci a stare senza di me?!

-Ho un notizione!

-Fammi indovinare… la zia ha accettato di comprarti un serpente!

-Magari, quello sarebbe il massimo però no, ho qualcosa di meglio di un serpente!

-Cioè cosa?

-Gelato domani pomeriggio dal principe azzurro!!

-Scherzi?! Come l’hai convinta, credevo che per lei i ragazzi fossero mission impossible.

-Hai ragione, ma chi ti ha detto che lei sa di quel ragazzo?!

-Tu sei pazza lo sai?

-Per forza, a furia di stare con te!

-Va bene allora buona fortuna e fammi sapere tutto ok?! Voglio lo scoop!

-Stai tranquilla ti terrò informata, ciao ciao!

-Bye!!

 

<< Jenny, il pranzo è pronto! >>

<< Arrivo zia! >>.

Chiusi la telefonata, misi il cellulare sulla scrivania e, dopo essermi lavata le mani, mi misi a sedere a tavola e poco dopo arrivò la zia con una teglia da forno:

<< Indovina un po’?! Ti ho preparato il tuo piatto preferito: pollo con patate arrosto. >>

<< Di chi è quella maglietta? >>

<< Questa?! Oh è di Giorgia, mi piaceva e me l’ha prestata!! >>

<< Non so perché ma ti vedo più radiosa! >>

<< Sto solo cercando di lasciarmi il passato alle spalle e di vivere il mio presente, credo che sia quello che avrebbero voluto i miei genitori per me. Che io fossi felice e non che soffrissi per la loro perdita. Loro saranno sempre nel mio cuore e sarà difficile lasciarli andare e l’incidente mi perseguiterà per tutta la vita, però adesso voglio passare la mia adolescenza in modo normale, come tutte le ragazze del mondo! Non so se ci riuscirò, ma voglio provarci… >>.

La zia rimase a fissarmi come se mi fossi diventara un alieno e dopo cinque minuti buoni di silenzio, sentenziò, forse dicendolo più a se stessa che a me: << Certo che il tuo psicologo fa miracoli! >>

<< Si…lo psicologo!! >> dissi tra me e me ridendo sotto i baffi.

<< Sei strana, quasi mi fai paura! >> rispose dandomi una piccola spinta, poi sorrise ed iniziammo a mangiare. Durante il pranzo continuai a riflettere sulla reazione che avevo avuto vedendo quel ragazzo… Era come se il suo sorriso mi fosse entrato dentro e mi avesse riscaldato il cuore; ma che stava succedendo?! Non era da me sentirmi eccitata per un ragazzo;  quella era Giorgia, non io. Era come se avesse fatto riemergere una nuova Jenny, della quale io ignoravo l’esistenza. Che strano…

Per la prima volta nella mia vita mi sentivo stupidamente attratta da un ragazzo come le adolescenti della mia età, ed era bellissimo.

 

ℛead me ♥
Allora tesori, vi ringrazio per le tantissime recensioni che avete
lasciato al prologo, non me lo sarei mai aspettato, davvero! ◕‿◕
Vi adoro! ♡
Spero sche questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre lasciate qualche recensione per
la continua. ;)
Alla prossima, un bacione, Stella ღ
ℓ٥ﻻ ﻉ√٥υ♥

  
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