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Autore: Marti Lestrange    18/04/2014    2 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Killian|Ariel
Dal prologo:
{Lanciò un ultimo sguardo al promontorio in lontananza, appoggiata al suo scoglio preferito in mezzo al mare, e poi si rituffò nelle profondità marine, mentre l’oceano si richiudeva sopra di lei.}
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A Drop In The Ocean

Capitolo quattro
~Two Steps From Hell~
 
 
 
Now the door is open
The world I knew is broken
There’s no return
 
 
 
*Dente di Squalo, Terre della Lunga Estate
 
- Hai mai viaggiato per queste terre?
Ariel alzò la testa e rivolse uno sguardo a Flynn, non sapendo bene cosa rispondere. Doveva fare estrema attenzione a non tradirsi o avrebbe rovinato tutto.
- Veramente no – rispose scrollando le spalle e guardandosi intorno. Alla fine, aveva praticamente detto la verità. – Non eravamo solite fare lunghi spostamenti. Quello verso Port Royal era il nostro primo viaggio. Da sole. Mia sorella e io…
Ariel non riuscì più a continuare, la gola all’improvviso serrata. Flynn la guardò e annuì in silenzio: aveva sicuramente pensato che Ariel fosse turbata dalla dubbiosa sorte alla quale sua sorella era andata incontro dopo la loro separazione. In realtà, ripensò ad Atlantica, a suo padre, alle sue sorelle… Tutto il regno la stava senz’altro cercando, in quel momento.
“Devono essere tutti mortalmente spaventati”, le sussurrò una vocina interiore. “E tu sei scappata via così, incurante di loro. Non ti vergogni?”.
Ariel scosse la testa, decisa ad ignorare quella voce. Niente l’avrebbe distolta dai suoi propositi.
Camminarono per tutto il giorno. Il Dente di Squalo era una regione piuttosto impervia, parecchio rocciosa e con tratti decisamente pericolosi. Più di una volta, Ariel si era aggrappata al braccio di Flynn per evitare di cadere o, peggio, scivolare giù in qualche ripido dirupo per poi sparire in mare. Una volta partiti dal Golfo dei Naufragi e dalla capanna di Penelope ed Ettore, decisero di percorrere la strada costiera, decisamente più sicura dei sentieri interni, perché libera dai ladri e dai briganti che infestavano l’entroterra. Come quel Robin Hood, famoso in tutte le Città Libere e noto imprendibile delinquente. Si diceva arrivasse dalla foresta di Sherwood, nelle lontane Terre Settentrionali. “Rubava ai ricchi per dare ai poveri”, così le aveva raccontato Flynn durante la prima sera passata insieme intorno al loro piccolo falò, la foresta poco lontano e la spiaggia a pochi metri. Con Flynn si sentiva al sicuro.
Quel giorno, si fermarono per pranzo e terminarono le provviste che Penelope aveva messo nelle loro sacche. Aveva anche regalato ad Ariel un mantello da viaggio e un altro abito, semplice come il primo, bianco e profumato di sapone. Li aveva abbracciati entrambi strettamente, e aveva augurato loro buona fortuna. 
- Questa rimarrà sempre anche casa vostra, ricordatevelo – aveva aggiunto alla fine, gli occhi lucidi di pianto. Ettore li aveva salutati con un sorriso, donando ad ognuno di loro un’arma di difesa: ad Ariel un pugnale con l’elsa decorata con motivi floreali e marini, quasi come se l’uomo avesse scorto in lei le profondità dell’oceano.
- Sei arrivata dal mare – le aveva solo detto porgendole l’arma.
- Grazie - aveva sussurrato lei.
A Flynn era stata donata una spada, forte e solida, che lui accettò con premura ed emozione. Aveva perso ogni arma naufragando dalla Jolly Roger.
Al calar del sole, si accamparono accanto ad un piccolo promontorio roccioso poco distante dalla spiaggia. Alta sopra le loro teste, una palma verdissima li proteggeva dagli ultimi raggi di sole al tramonto, che filtravano attraverso le foglie, caldi e rassicuranti. Ariel si lasciò cadere a sedere e stese le gambe intorpidite e affaticate. Non era abituata a camminare, così come non era abituata alle gambe. Trovava tutto così eccitante, e stancante allo stesso tempo. Le venne sonno all'improvviso, soprattutto per via della luce e della solitaria tranquillità del luogo.
- Immagini mai - cominciò Flynn, e Ariel riaprì gli occhi stanchi, guardandolo. Era seduto a gambe incrociate, lo sguardo perso verso il mare. - Immagini mai di lasciar perdere tutto? Di abbandonare questa marcia e semplicemente fermarti? Qui, o in luogo qualsiasi, di fronte all'oceano, e di vivere come fanno Penelope ed Ettore, in tranquillità, senza bisogno di niente e nessuno?
Flynn si girò a guardarla e Ariel prese a disegnare forme indistinte nella sabbia, pensierosa.
- Penso che in fondo non faccia per noi - rispose alla fine. - Cerchiamo entrambi l'avventura, non riusciremmo a privarcene. Non saremmo mai felici, così.
- Forse hai ragione. E pensare che c'è stato un tempo in cui la mia vita era solo questo... poi il mare ha cambiato tutto. Ha cambiato me.
Ariel avrebbe voluto fargli altre mille domande, ma l'improvviso silenzio di Flynn la scoraggiò, lui che non stava zitto mai. Rimasero così, seduti a lungo, mentre il sole calava dietro le onde. Ariel lanciò un'occhiata ai suoi disegni sulla sabbia: una stella marina a sette punte. Il simbolo di Atlantica. Cancellò in tutta fretta il disegno, mentre l'oscurità ammantava il cielo.
 
 
* * *
 
 
*Empress, Mare di Giada
 
Il rollio delle onde era come una ninnananna, per lei. Il rumore del mare la faceva addormentare in pace, un po' come doveva essere la calda sensazione che ti invade lo stomaco quando sai di essere a casa. Mulan non aveva mai vissuto per molto tempo sulla terraferma. Fin da quando era piccola, la Empress era diventata ben presto casa sua. Era protetta e amata da tutto l'equipaggio, anche se ormai era benissimo in grado di cavarsela da sola.
Lasciò la sua cabina e uscì sul ponte. A quell'ora l'equipaggio era ridotto al minimo: erano quasi tutti sottocoperta per il rancio serale. Mulan aveva già cenato nella cabina del capitano, con suo padre. Loro due soli. Una volta erano sempre in tre, prima che lui li tradisse. Prima che li lasciasse per il nemico. Non lo avrebbe perdonato mai, così come non avrebbe mai perdonato se stessa per i suoi pensieri, che ogni tanto si posavano sul passato, indugiando sui ricordi troppo a lungo. Si maledisse, e maledisse Sao Feng per non averlo ucciso quando era il momento, e maledisse Li Shang per averla resa prigioniera dei suoi stessi sentimenti, schiava di qualcosa che esisteva solo nella sua mente e che forse non c'era stato mai. Forse, lui aveva solo finto, limitandosi a recitare una parte, un copione già scritto dal destino. Forse, aveva solo creduto di amarla, solo perché così lei si sarebbe fidata e sarebbe stato tutto più facile.
Il tradimento: nessuno avrebbe mai sospettato del leale e fedele Li Shang, quasi un figlio per Sao Feng, abile combattente e coraggioso pirata. Mulan si era chiesta mille volte quando il suo piano avesse preso piede, se dalla prima volta in cui era salito sulla Empress oppure più avanti nel tempo. Forse dopo il primo scontro di Shang contro la flotta di Barbanera, dopo i primi veri faccia a faccia con Jones o qualsiasi altro membro della ciurma nemica. Mulan non lo sapeva e non aveva nemmeno avuto modo di affrontare Shang, se non per sapere la verità, almeno per metterlo di fronte alla sua codardia e falsità, per insultarlo e accusarlo. Avrebbe sfogato su di lui tutta la sua rabbia, anche se così facendo gli avrebbe solo fatto capire quanto male avesse fatto loro, quanto in profondità li avesse colpiti. Quanto in profondità avesse colpito lei
Il suo sguardo corse automaticamente alla coffa dell'albero maestro, dove lei e Shang erano soliti giocare da bambini, nonostante i rimproveri e le raccomandazioni. Sao Feng rideva del loro coraggio e segretamente era orgoglioso di sua figlia, del suo sprezzo del pericolo, della sua caparbietà e della disinvoltura con la quale si muoveva sulla nave. Glielo aveva confidato molti anni dopo, durante uno dei loro rari discorsi su Li Shang. Nessuno dei due amava tirare fuori quel nome, e tanto meno parlarne.
Una volta cresciuti, lei e Shang avevano continuato a salire sulla coffa, soprattutto quando nessuno li vedeva, e per trovare un po' di pace. Lì, Shang l'aveva baciata per la prima volta, due giorni prima di tradirli.
- Lo so che non dovrei - le aveva detto avvicinandosi alle sue labbra. - E so anche che molto probabilmente tuo padre mi darebbe in pasto al Kraken, se ci scoprisse, ma devo farlo. Devo.
Lei l'aveva guardato, il cuore quasi le esplodeva nel petto, e aveva annuito.
- Lo so - aveva risposto poi. - Lo so che lo farebbe. E so anche che voglio baciarti. Adesso.
Gli si era avvicinata e Shang aveva annullato ogni distanza tra loro, in un bacio che entrambi avevano anelato per tanto tempo e che si erano stufati di aspettare. Solo a posteriori Mulan comprese la muta disperazione che aveva percepito in Shang, nelle sue mani che le avevano accarezzato spasmodiche il viso, nel gemito che era uscito dalla sua gola, nel tremore che lei stessa aveva sentito nel suo animo. Era un bacio d'addio.
Mulan distolse lo sguardo dalla coffa. Non ci era più salita, da quando Shang se n’era andato. Non aveva più baciato nessuno, da allora. Da quel giorno, il suo cuore si era come congelato. Come se, senza di lui, tutto il calore avesse lasciato il suo corpo. Ogni tanto le appariva in sogno, e lei non riusciva a scacciarne il ricordo come faceva da sveglia. Nel sonno, erano ancora insieme, Shang non era mai andato via, non l’aveva mai lasciata. Il risveglio era però sempre troppo freddo e doloroso e Mulan aveva persino paura di andare a dormire, combattuta tra il desiderio e il timore di sognarlo ancora una volta.
Nella sua mente tenace e accecata dal risentimento, un loro incontro si concludeva sempre con lei vittoriosa e uno Shang battuto, che veniva trascinato sulla Empress, processato e ritenuto colpevole di tradimento. Il suo corpo sarebbe finito in mare, in pasto a Davy Jones e agli spiriti degli abissi. Lei avrebbe avuto la sua vendetta, alla fine. Nel suo cuore, tutto mutava, però. Nel suo cuore, non avrebbe saputo resistere all’impeto dei ricordi e dei sentimenti e dello sguardo di lui, dopo tanto tempo. Non sarebbe riuscita a rimanere fredda e razionale come nella sua testa si dipingeva. Il suo cuore alla fine l’avrebbe tradita. A cosa avrebbe dato ascolto? Alla sua mente o al suo cuore?
Si allontanò dal parapetto e ritornò alla sua cabina. Port Royal era ancora lontana. E così Li Shang.
 
 
* * *
 
 
*Al largo di Tortuga, Mar dei Sargassi – 10 anni prima
 
L’odore di bruciato raggiunse le sue narici, acre e portatore di morte. Killian si svegliò bruscamente, quasi cadendo dall’amaca che usava come letto, nel piccolo bugigattolo sottocoperta che divideva con altri membri dell’equipaggio. Annusò l’aria e tossì, il petto scosso dai brividi. Era davvero puzza di bruciato. Non l’aveva sognato. Era tutto vero.
Infilò in fretta e furia gli stivali e si affrettò a lasciare la stanza. Risalì barcollando le scale in legno che portavano sul ponte, aggrappandosi al vecchio corrimano per non cadere: il fumo era arrivato fin lì, limitando la visibilità e rendendo difficile la respirazione. Killian si portò alla bocca la manica della camicia, proprio come suo padre gli aveva insegnato.
Una volta uscito sul ponte, quello che vide era l’anticamera dell’inferno: fumo dappertutto e il fuoco che divampava violento, bruciando rapido tutto ciò che incontrava. Killian si fermò di colpo, come pietrificato. Aveva sentito parecchi racconti su navi e vascelli distrutti dal fuoco, ma vederlo con i propri occhi era un po’ come finire in una di quelle storie spaventose e vivere in prima persona l’incubo. Vedere bruciare smilzi villaggi costieri o insediamenti più consistenti ridotti agli stenti dopo un brutale saccheggio non poteva reggere il confronto con l’incendio di una delle navi più grandi e potenti della flotta occidentale. Casa sua.
Gli uomini di suo padre gridavano per sovrastare il rumore, cercando in tutti i modi di salvare il salvabile. Killian sapeva che era tutto inutile: la Vento Nero era finita. Sarebbe caduta come un mucchietto di cenere, andandosi a inabissare sul fondo del Mar dei Sargassi. Andata. Perduta. Per sempre morta. E nessuno di loro avrebbe potuto salvarla. Non questa volta.
- Killian!
Killian sentì chiamare il suo nome. Suo padre stava cercando di salvare alcune casse, che gli venivano passate dalla stiva e che lui passava a sua volta a qualcun altro. Killian fece un passo avanti, ma l’incendio era davvero troppo potente.
- Killian, va’ via da qui! – gli gridò suo padre, il volto scuro di fumo, la camicia zuppa di sudore e l’espressione stravolta e stanca di chi cerca di combattere l’inevitabile.
- Subito! – aggiunse di fronte ai suoi tentennamenti.
- Io non me ne vado – gridò Killian, testardo. – Non ti lascio!
William Jones abbandonò la sua postazione accanto al timone e lo raggiunse rapido. Lo afferrò per le spalle e lo guardò negli occhi.
- E invece te ne andrai. La Vento Nero è perduta, ormai, ma io devo fare il possibile per sistemare alcune cose. Il fuoco non è ancora arrivato di sotto – disse. – Ci rivedremo a Tortuga, figliolo.
- Lo prometti? – chiese Killian.
William esitò, poi tirò fuori dalla tasca il suo cannocchiale. Lo porse a Killian.
- Lo prometto. Tornerò a riprenderlo – concluse l’uomo. – Tornerò da te. Ti ho fatto un’altra promessa, otto anni fa, ricordi? Intendo mantenerle entrambe.
Killian esitò e i due si scambiarono un rapido abbraccio.
- Ora va’. La scialuppa sta tornando a terra. Sbrigati!
Il ragazzo fece come gli era stato ordinato. Lasciò suo padre e, con il cannocchiale ben stretto tra le mani, salì sulla piccola scialuppa, che rapidamente abbandonò la nave.
La grande esplosione che distrusse definitivamente la Vento Nero arrivò all’improvviso e investì anche la piccola barca a remi che avrebbe condotto Killian sulla terraferma. Il suo mondo si ribaltò, ma non prima di vedere la nave saltare in aria, con il suo contenuto e tutto l’equipaggio rimasto a bordo. Soltanto molti anni dopo, Killian venne a sapere che l’ultimo, disperato tentativo del padre, rimanendo su quell’inferno, era volto a salvare le riserve di polvere da sparo e armi rimaste. Su ordine del capitano della flotta, Edward Teach.
Il mare inghiottì tutti loro e Killian si ritrovò ben presto privo di sensi, perso e vorticante nell’oceano. Non c’era speranza di salvezza, ormai, nemmeno per lui. Sarebbe morto e il suo corpo sarebbe diventato cibo per i pesci. Tutto cambiò quando Killian si ritrovò sulla spiaggia, tossendo acqua e cercando di respirare. Vivo. Tutto intero, a parte qualche taglio e ammaccatura. Era salvo.
Notò soltanto dopo una donna, appoggiata ad uno scoglio, che lo osservava, i capelli rossicci che le incorniciavano il viso, splendenti nella notte, più accesi del fuoco che ancora divampava sull’oceano alle sue spalle. Era uno degli esseri più belli che Killian avesse mai visto. Si sfregò gli occhi e cercò di alzarsi, ma barcollò leggermente, ripiombando a sedere. La donna era sempre lì, su quello scoglio, e lo guardava in silenzio.
- Chi sei? – chiese lui. Sentiva la sua stessa voce impastata e stentorea, come se parlare gli costasse fatica. – Come hai fatto a salvarmi?
Ancora silenzio. Uno scoppio di grida improvviso fece voltare la donna, che sussultò spaventata. Un battito di ciglia ed era fuggita, ma non prima che Killian vedesse una coda azzurra e brillante sparire in mare con un guizzo. Una sirena? Una sirena lo aveva appena salvato da morte certa?
- Killian! – esclamò una voce. Non era quella di suo padre, no. Lui era saltato in aria con la sua nave. Lui era morto. Non avrebbe mai mantenuto le sue promesse. Mai.
- Per tutti gli dèi, è proprio Killian! – esclamò un’altra voce. Molto probabilmente, altri membri dell’equipaggio sopravvissuti. Killian notò il cannocchiale, che fino a poco prima stringeva tra le mani, appoggiato accanto a lui sulla sabbia. Fu l’ultima cosa che vide prima di perdere nuovamente i sensi.
 
 
* * *
 
 
*Stretto dei Sussurri, Mare di Giada
 
- Killian!
Passi affrettati giù per la scala della coffa, lungo il ponte principale. Su per gli scalini, fino al ponte di comando.
- Killian!
Killian Jones si voltò. Aladdin aveva il fiatone, una mano sul petto ansante.
- Aladdin – disse Killian a mo’ di saluto.
- Ci siamo.
I due si guardarono, poi Killian salì gli ultimi scalini, raggiungendo il capitano Teach al timone. Era affiancato da John Smith, Li Shang e il vecchio Gordon.
- Port Royal di fronte a noi, Capitano – annunciò lui.
Barbanera lo guardò, serio. I suoi occhi scuri lampeggiarono, emettendo bagliori rossi.
- Armate i cannoni! – gridò afferrando saldamente il timone. – Jones, sai cosa fare. Prepara la ciurma allo sbarco, sarai tu a guidare l’attacco.
Killian si lasciò sfuggire un sorriso e tornò sul ponte principale.
- Ai vostri posti, cani randagi! – gridò e tutto l’equipaggio si affrettò a tornare ai loro posti. Aladdin invece lo raggiunse e gli si affiancò.
- Ci siamo – disse solo.
- Ci siamo – confermò Killian annuendo.
- Armate i cannoni! – gridò quest’ultimo gridando. – Tenetevi pronti a sparare. Lo sbarco è vicino. Prenderemo Port Royal!
 
 
NOTE
  • La citazione arriva da “When The Darkness Comes”, canzone di Colbie Caillat.
  • Dente di Squalo l’ho inventato io.
  • Robin Hood: come potevo non inserirlo?
  • Terre Settentrionali: le terre oltre il mare, che per me sono le terre dell’Enchanted Forest e i domini di Regina, Snowhite & co.
  • Ho scelto la stella marina a sette punte come possibile simbolo della città sottomarina di Atlantica.
  • Il Kraken, una mostruosa creatura marina. Viene anche citato nella saga Disney de “Pirati dei Caraibi”. Qui trovate tutto: http://it.wikipedia.org/wiki/Kraken
 
 
 
Buongiorno! Be’, direi che da novembre me la sono presa comoda…
Scusate, è che ho millanta long in corso e ogni tanto incappo nella crisi da long e in crisi da mancanza di ispirazione. Questo capitolo è stato piuttosto travagliato, ma solo perché l’ho scritto interamente a mano e ricopiarlo è stata un’impresa. Alla fine però l’ho spuntata io.
Che ne pensate? Ritroviamo Ariel e il nostro Flynn in marcia per Port Royal. I due stanno instaurando una bella amicizia. Mulan ripensa a Shang *sospira* e veniamo a sapere le circostanze della morte di William Jones, il papà di Killian. E facciamo la parziale conoscenza di una certa sirena… che vi dico subito non essere Ariel… chi avrà salvato Killian dalla morte? Infine, lo sbarco a Port Royal della Jolly Roger è ormai prossimo…
Spero che continuiate a seguirmi per sapere come continua la storia… :D
 
Grazie a tutti quelli che hanno pazientato in attesa di un aggiornamento, a chi legge, recensisce e sclera con me, soprattutto sull’Hook/Ariel :3
 
A presto (spero),
Marti
 
   
 
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