VOGLIO
SALVARTI
2
– antico rispetto
Sopprimo a malapena una
risata, mentre la mia dragonessa sghignazza mostrandomi tutto il suo
disdegno
per quello che un tempo era uno dei nostri maestri. Ora nessuno avrebbe
potuto
fermarci, saremmo cresciute e avremmo dominato sull’impero
accanto a
Galbatorix, o almeno fino a quando non avremmo sconfitto anche lui.
Cammino veloce per i corridoi
fino a quando arrivo alla mia porta, la apro; è tutto in
ordine, non c’è
nemmeno l’ombra di un grammo di polvere.
Mi siedo sul bordo del letto e
mi guardo attorno, forse non ho fatto così male ad arrivare
in questo momento,
c’è una guerra in corso e a me il sangue piace
molto. Troppo.
“Cosa credi sia successo?”
“Non ne ho la più pallida idea, comunque non mi
piace doverti tenere
nascosta; prima ci temevano” Penso mentre mi
stendo sul letto a braccia
aperte sul letto a baldacchino e osservo le venature dellegno.
“Lo faranno ancora, sai che
Galbatorix ha sempre in mente qualcosa e
non sarà niente per deboli di cuore”
“Vero, ma l’attesa mi snerva; io voglio combattere,
non ho potuto farlo
per una settimana perché altrimenti ai miei genitori sarebbe
venuto un colpo;
non che mi importi più di tanto, ma non ho intenzione di
ascoltare prediche”
Mi rimetto in piedi e apro
l’armadio, alcuni vestiti lunghi mai usati, maglie, pantaloni
e la mia adorata
armatura; passo la mano sul freddo metallo, un brivido mi corre lungo
la
schiena e un mare di ricordi mi invade.
Qualcuno bussa alla porta
interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Chi è?” Chiedo scocciata.
“Sono la sua nuova cameriera”
Una vocina esile proviene da dietro la porta.
“Il re mi ha informato della
sua situazione”
“Entra” dico seccata, una
donna di trent’anni, circa, varca la soglia e richiude la
porta dietro di se.
“Esattamente su cosa sei
informata?” Quella alza lo sguardo, mi guarda visibilmente
stupita e poi torna
a fissare il pavimento.
“Che lei è un cavaliere dei
draghi” Un sussurro per paura, la fisso un po’
stupita ma poi la mia attenzione
si sposta sulla finestra, percorro la stanza e mi affaccio.
“Bene, allora preparami un
bagno”
“Sì signora” La donna scompare
dietro la porta che cela la stanza da bagno; mi ha chiamato signora,
questo mi
da piuttosto fastidio, prima tutti mi chiamavano cavaliere.
“Lo faranno ancora”
“Sì, lo so, ma mi da fastidio”
Dopo qualche minuto la donna
ritorna e mi fa strada, mi spoglio ed entro nella vasca ricolma
d’acqua calda,
la congedo dicendo che la chiamerò quando avrò
bisogno.
Immergo la testa e bagno i
capelli corti, resto nell’acqua per un tempo indefinito; esco
solo quando
questa si raffredda, mi asciugo velocemente e mi vesto con i consueti
vestiti
di questo mondo; lascio i capelli bagnati e scompigliati sulla testa.
Uno sbadiglio mi interrompe
mentre cero di allacciare la cintura con la spada, dopo essermi
completamente
vestita chiamo la mia cameriera.
“Portami la cena….”
“Miana, signora” Risponde
prontamente colmando la mia lacuna.
“Bene, portami la cena Miana”
“Signora, il re ha chiesto la
sua presenza alla sua tavola”
“Quando inizierà il banchetto
del re?”
“Quando è pronta, ma il re non
ha organizzato un banchetto, credo che sarete solamente voi
due”
“Cosa aspettavi a dirmelo”
Dico acida.
Passandogli a fianco mi dirigo
con passo svelto verso la sala che solitamente il re usa, usava, come
sala da
pranzo; entro senza bussare, Galbatorix non sembra sorpreso di questo
mio poco
rispetto per l’etichetta.
“Vieni cara, accomodati” con
un geto della mano indica la sedia accanto alla sua, l’unico
altro posto
apparecchiato; mi siedo e appoggio i gomiti sul tavolo intrecciando le
dita
davanti alla faccia, appoggio il mento sulle mani unite e domando:
“Presumo che mi abbia chiamato
per riferirmi gli avvenimenti accaduti nel lasso di tempo in cui sono
stata
via, o mi sbaglio?”
“No, non ti sbagli; cosa
vorresti sapere?”
“Tutto” Rispondo.
“Come ti ho detto prima tutti
i cavalieri che mi servivano sono morti, scontrandosi con la poca
resistenza
ancora rimasta; la buona notizia è che però anche
i Varden hanno perso tutti i
loro cavalieri…. E così era fino a poco tempo fa;
erano rimaste solo tre uova
di drago: una verde, una rossa e una blu, l’uovo del colore
del cielo è stata
rubata e da essa è nata una dragonessa; lei e il suo
cavaliere si sono uniti ai
ribelli e nella loro prima battaglia hanno riscontrato un grande
successo”
“Non potevate mandare il
figlio di Morzan a uccidere il ragazzo… o ragazza”
“No, non uccidere, non potrei
mai sprecare un così giovane, futuro alleato” Sta
già pregustando il momento in
cui potrà averlo ai suoi ordini.
“Catturarlo, allora”
“E così ho deciso, il problema
con Murtagh è che io e lui non la vediamo allo stesso modo;
pochi mesi fa è
addirittura scappato per aiutare il nuovo cavaliere, Eragon; ho dovuto
persino
far saltare la copertura di due mie spie che si erano infiltrate nella
resistenza per riportarlo qui. Adesso, però, conosco il suo
vero nome e lui mi
ha giurato fedeltà; quindi spero che non
commetterà più sciocchezze”
“Se ha preso da Morzan, non ne sarei
così sicura” penso rivolta a
Ignem.
I servi iniziano a portare in
tavola il cibo; ceniamo senza più parlare, solo quando la
tavola è stata
sparecchiata chiedo:
“Quando potrò rivelare la mia
presenza?”
“Pazienza, ci sarà tempo per
tutto; comunque presto, adesso il ragazzo è ancora inesperto
ed è dagli elfi
per istruirsi, mentre lui è via i Varden sono senza difese
ma si stanno
spostando nel Surda e crediamo che da lì vogliano marciare
sulle pianure
Ardenti; sarà in quelle lande che li affronteremo, ma
dobbiamo aspettare il
ritorno del ragazzo in modo da catturare lui e annientare la
resistenza”
Quelle parole mi fanno
sorridere, presto avrei riprovato l’ebrezza della battaglia e
del sangue.
“Quanto manca al ritorno del
ragazzo?”
“Una, due
settimane”
NOTE
DELL’AUTRICE: Spero che anche
questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti coloro che mi hanno
lasciato
una recensione e che hanno già messo la storia tra le
preferite e le seguite.
Spero di sapere cosa ne pensate.
Ciao