Così
opposti e così lontani
Erano
diversi e si odiavano. Eppure, se torniamo indietro di sei
anni...
Un
dodicenne, con il sorriso radioso e lo zainetto in spalla, usciva di casa,
tenendo per mano la sorellina di dieci anni.
“Maurizio,
dai... non c'è bisogno che mi accompagni! Le elementari sono a due passi e io
frequento l'ultimo anno... posso andarci benissimo da sola!” lo pregava
lei.
“Non
mi interessa! Io ti accompagno lo stesso!” insisteva lui,
sorridendole.
Lavinia
non poteva far altro che ricambiare.
Come
dire di no al suo caro fratello, dal quale non era mai stata
separata?
…e
confrontiamo la stessa scena al presente…
Lavinia
e Maurizio escono di casa, pronti per andare a scuola.
“Non
seguirmi, deficiente!” sbotta Lavinia, ormai
sedicenne.
“Io
non ti sto seguendo. Devo raggiungere il mio motorino. Lo vedi che è
parcheggiato lì?” fa lui, indicandoglielo.
“Non
mi interessa, giri l'angolo!” replica con acidità.
Lavinia
affretta il passo e Maurizio rimane semplicemente a bocca
aperta.
“Sempre
molto gentile, tu”, mormora al vento.
…notiamo
che non è stato sempre così, tra loro. Che c’è del grande e prorompente
risentimento dentro di lei e uno più labile e confuso dentro di
lui.
***
Lavinia
era stata la prima a consegnare il suo compito, assolutamente sicura che questo
sarebbe andato bene.
Lei
amava lo studio. E se una sua compagna di classe avesse avuto bisogno di
suggerimenti e consigli in merito, sarebbe stata sempre pronta ad aiutarla. Quel
giorno, per esempio, aveva soccorso la sua compagna di banco, che al contrario
di lei era molto insicura e Lucia, per ringraziarla, le aveva promesso che
l'avrebbe accompagnata a casa all'uscita.
Peccato,
però, che non andò esattamente così.
“Cosa?!
Ma dai... Lucia, mi avevi assicurato che-”.
“Sì,
lo so. Il fatto è che ho appena ricevuto un messaggio dai miei genitori e mi
tocca prendere l'autobus. Mi dispiace, sarà per un’altra volta!” cercò di
consolarla l'amica.
Lavinia
si fece sospettosa. “Sicura siano stati i tuoi?” insinuò.
“Sì,
certo! Ma scusa... tu hai un fratello, giusto? Perché non torni a casa con lui?”
le ricordò Lucia, mantenendo un tono tranquillo.
Immaginatevi
la faccia di Lavinia.
La guardò malissimo, prima di rispondere così:
“No,
non ci penso nemmeno! Preferisco tornare a piedi, anche se piove e sicuramente
mi bagnerò tutta per strada”, esclamò risentita.
E
quella che si vedeva dalla finestra non era una semplice pioggerella: fuori
stava diluviando.
“Mi
dispiace, Lavi… se avessi un altro ombrello, te lo darei volentieri”, si
scusò.
“Non
ti preoccupare... allora ciao!” la salutò, prendendo velocemente la cartella e
correndo fuori dall’aula.
Rassegnata
all'idea di doversi bagnare, uscì fuori dall’istituto scolastico. Mentre
scendeva le scale sotto la pioggia, intravide il fratello in compagnia dei suoi
stupidi amici. Stavano entrando nel garage della scuola per recuperare i
motorini, perciò, se voleva evitare di farsi vedere, Lavinia doveva sbrigarsi a
scendere le lunghe scalinate della scuola.
A
causa della strada bagnata, però, scivolò e si fece male alla caviglia. Mentre
tentava di alzarsi a fatica tra urla e imprecazioni al cielo, passarono Maurizio
e i suoi compagni, che scoppiarono a ridere appena la
inquadrarono.
“Cosa
volete? Che cavolo avete da ridere, eh? Cretini! Non vedete che mi sono fatta
male?!” urlò lei tutto d’un fiato, rossa di rabbia.
“Veramente?”
le domandò cauto il fratello, trattenendo una risata.
“Certo
che sì, deficiente! Aspetta che torniamo a casa e vedrai...” sbottò Lavinia,
diventando ancora più rossa a causa del nervoso.
A
momenti, era certa che le sarebbe persino uscito del fumo dalle orecchie per
quanta furia percepiva dentro sé.
“Ehi,
scusa... non era mia intenzione farti arrabbiare così”, disse lui, facendo
marcia indietro.
“Ohi,
amico, noi andiamo!” lo avvisarono gli altri, continuando a sghignazzare,
divertiti e irrispettosi verso lei e il suo dolore.
“Va
bene ragazzi! Ci vediamo pomeriggio al campo di calcio, se il tempo migliora.
Ciao!” li salutò, per poi rivolgere la sua completa attenzione alla sfortunata
sorellina.
“Ehm...
Lavinia, davvero, mi dispiace se ho riso, ma se non l'avessi fatto, loro mi
avrebbero guardato male”, giustificò il suo comportamento con un tono candido e
sincero.
“Certo,
perché per te contano sempre e solo i tuoi amici, vero? Quei cretini che mi
prendono costantemente in giro e che ridono ogni qualvolta mi succede qualcosa,
loro sono più importanti! Ahia! Che dolore...” imprecò di nuovo Lavinia, le
labbra contratte, mentre la caviglia si faceva sempre più rossa e
gonfia.
“Devi
stare ferma. Andiamo immediatamente al pronto soccorso, altrimenti peggiorerà.
Forza, salta su!” la incoraggiò, tendendole una mano.
“Sei
proprio deficiente, sai? Non vedi che non riesco a muovermi?! Figuriamoci
saltare! E soprattutto detesto salire su quel coso. No, non ci vengo!”
s'impuntò.
“Eppure
devi farlo, sennò come ti ci porto in ospedale? Non pretenderai che ti trasporti
a piedi, in braccio, sotto la pioggia battente per giunta!”.
“Ok,
ok. D'accordo! Che sia l'ultima volta però! E non aspettare che ti ringrazi,
perché non lo farò mai. Quando starò bene, poi faremo i conti...” si decise
infine, già stufa di sentire la predica.
“Mamma
mia, sei una pizza quanto ti comporti così!” esclamò, mettendo su un broncio
annoiato.
“Allora
tu no?! Smettila di trattarmi come una bambina, Maurizio, perché non lo sono
più!” replicò, arrabbiandosi nuovamente.
Maurizio
restò a bocca aperta.
“No,
davvero non riesci a capire?! Dici di essere un genio, eppure... non capisci
niente".
“No,
mio caro, veramente sei tu quello che non capisce niente, altrimenti avresti
voti migliori a scuola!” rispose a tono, accettando la sua mano.
“Che
cavolo c'entra questo ora?!” volle sapere Maurizio, mentre la aiutava a salire
davanti a lui.
“C'entra
eccome!” esclamò, individuando il poggiapiedi, posandovi delicatamente il piede
dolorante. Le fece indossare il casco, lui aveva già il suo sulla
testa.
“Sai
una cosa? Ti odio”.
“Ti
odio anch'io!” disse infine Lavinia, girandosi e facendo la linguaccia al
fratello, che si sporse in modo da riuscire a guidare il motorino anche se
dovevano starci vicini e stretti.
Continua…