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Autore: Rinalamisteriosa    14/07/2008    1 recensioni
Questa è la storia di Lavinia e di suo fratello Maurizio, che grazie a uno “strano” incidente riusciranno a capirsi e a volersi bene.
La prima a urlare per la sorpresa fu Lavinia, ma l'urlo che le uscì di bocca non era il suo.
Era identico a quello del fratello maggiore.

[REVISIONATA]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così opposti e così lontani

 

 

 

 

 

Erano diversi e si odiavano. Eppure, se torniamo indietro di sei anni...

 

 

 

 

 

Un dodicenne, con il sorriso radioso e lo zainetto in spalla, usciva di casa, tenendo per mano la sorellina di dieci anni.

“Maurizio, dai... non c'è bisogno che mi accompagni! Le elementari sono a due passi e io frequento l'ultimo anno... posso andarci benissimo da sola!” lo pregava lei.

“Non mi interessa! Io ti accompagno lo stesso!” insisteva lui, sorridendole.

Lavinia non poteva far altro che ricambiare.

Come dire di no al suo caro fratello, dal quale non era mai stata separata?

 

 

 

 

…e confrontiamo la stessa scena al presente…

 

 

 

 

 

Lavinia e Maurizio escono di casa, pronti per andare a scuola.

“Non seguirmi, deficiente!” sbotta Lavinia, ormai sedicenne.

“Io non ti sto seguendo. Devo raggiungere il mio motorino. Lo vedi che è parcheggiato lì?” fa lui, indicandoglielo.

“Non mi interessa, giri l'angolo!” replica con acidità.

Lavinia affretta il passo e Maurizio rimane semplicemente a bocca aperta.

“Sempre molto gentile, tu”, mormora al vento.

 

 

 

 

…notiamo che non è stato sempre così, tra loro. Che c’è del grande e prorompente risentimento dentro di lei e uno più labile e confuso dentro di lui.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Lavinia era stata la prima a consegnare il suo compito, assolutamente sicura che questo sarebbe andato bene.

 

Lei amava lo studio. E se una sua compagna di classe avesse avuto bisogno di suggerimenti e consigli in merito, sarebbe stata sempre pronta ad aiutarla. Quel giorno, per esempio, aveva soccorso la sua compagna di banco, che al contrario di lei era molto insicura e Lucia, per ringraziarla, le aveva promesso che l'avrebbe accompagnata a casa all'uscita.

Peccato, però, che non andò esattamente così.

 

“Cosa?! Ma dai... Lucia, mi avevi assicurato che-”.

“Sì, lo so. Il fatto è che ho appena ricevuto un messaggio dai miei genitori e mi tocca prendere l'autobus. Mi dispiace, sarà per un’altra volta!” cercò di consolarla l'amica.

Lavinia si fece sospettosa. “Sicura siano stati i tuoi?” insinuò.

“Sì, certo! Ma scusa... tu hai un fratello, giusto? Perché non torni a casa con lui?” le ricordò Lucia, mantenendo un tono tranquillo.

Immaginatevi la faccia di Lavinia. La guardò malissimo, prima di rispondere così:

“No, non ci penso nemmeno! Preferisco tornare a piedi, anche se piove e sicuramente mi bagnerò tutta per strada”, esclamò risentita.

E quella che si vedeva dalla finestra non era una semplice pioggerella: fuori stava diluviando.

“Mi dispiace, Lavi… se avessi un altro ombrello, te lo darei volentieri”, si scusò.

“Non ti preoccupare... allora ciao!” la salutò, prendendo velocemente la cartella e correndo fuori dall’aula.

Rassegnata all'idea di doversi bagnare, uscì fuori dall’istituto scolastico. Mentre scendeva le scale sotto la pioggia, intravide il fratello in compagnia dei suoi stupidi amici. Stavano entrando nel garage della scuola per recuperare i motorini, perciò, se voleva evitare di farsi vedere, Lavinia doveva sbrigarsi a scendere le lunghe scalinate della scuola.

A causa della strada bagnata, però, scivolò e si fece male alla caviglia. Mentre tentava di alzarsi a fatica tra urla e imprecazioni al cielo, passarono Maurizio e i suoi compagni, che scoppiarono a ridere appena la inquadrarono.

“Cosa volete? Che cavolo avete da ridere, eh? Cretini! Non vedete che mi sono fatta male?!” urlò lei tutto d’un fiato, rossa di rabbia.

“Veramente?” le domandò cauto il fratello, trattenendo una risata.

“Certo che sì, deficiente! Aspetta che torniamo a casa e vedrai...” sbottò Lavinia, diventando ancora più rossa a causa del nervoso.

A momenti, era certa che le sarebbe persino uscito del fumo dalle orecchie per quanta furia percepiva dentro sé.

“Ehi, scusa... non era mia intenzione farti arrabbiare così”, disse lui, facendo marcia indietro.

“Ohi, amico, noi andiamo!” lo avvisarono gli altri, continuando a sghignazzare, divertiti e irrispettosi verso lei e il suo dolore.

“Va bene ragazzi! Ci vediamo pomeriggio al campo di calcio, se il tempo migliora. Ciao!” li salutò, per poi rivolgere la sua completa attenzione alla sfortunata sorellina.

“Ehm... Lavinia, davvero, mi dispiace se ho riso, ma se non l'avessi fatto, loro mi avrebbero guardato male”, giustificò il suo comportamento con un tono candido e sincero.

“Certo, perché per te contano sempre e solo i tuoi amici, vero? Quei cretini che mi prendono costantemente in giro e che ridono ogni qualvolta mi succede qualcosa, loro sono più importanti! Ahia! Che dolore...” imprecò di nuovo Lavinia, le labbra contratte, mentre la caviglia si faceva sempre più rossa e gonfia.

“Devi stare ferma. Andiamo immediatamente al pronto soccorso, altrimenti peggiorerà. Forza, salta su!” la incoraggiò, tendendole una mano.

“Sei proprio deficiente, sai? Non vedi che non riesco a muovermi?! Figuriamoci saltare! E soprattutto detesto salire su quel coso. No, non ci vengo!” s'impuntò.

“Eppure devi farlo, sennò come ti ci porto in ospedale? Non pretenderai che ti trasporti a piedi, in braccio, sotto la pioggia battente per giunta!”.

“Ok, ok. D'accordo! Che sia l'ultima volta però! E non aspettare che ti ringrazi, perché non lo farò mai. Quando starò bene, poi faremo i conti...” si decise infine, già stufa di sentire la predica.

“Mamma mia, sei una pizza quanto ti comporti così!” esclamò, mettendo su un broncio annoiato.

“Allora tu no?! Smettila di trattarmi come una bambina, Maurizio, perché non lo sono più!” replicò, arrabbiandosi nuovamente.

Maurizio restò a bocca aperta.

“No, davvero non riesci a capire?! Dici di essere un genio, eppure... non capisci niente".

“No, mio caro, veramente sei tu quello che non capisce niente, altrimenti avresti voti migliori a scuola!” rispose a tono, accettando la sua mano.

“Che cavolo c'entra questo ora?!” volle sapere Maurizio, mentre la aiutava a salire davanti a lui.

“C'entra eccome!” esclamò, individuando il poggiapiedi, posandovi delicatamente il piede dolorante. Le fece indossare il casco, lui aveva già il suo sulla testa.

“Sai una cosa? Ti odio”.

“Ti odio anch'io!” disse infine Lavinia, girandosi e facendo la linguaccia al fratello, che si sporse in modo da riuscire a guidare il motorino anche se dovevano starci vicini e stretti.

 

 

Continua…

 

 

 

 

  
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