Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Salmcroe    18/04/2014    1 recensioni
Era stanco, si sentiva vuoto, privato del peso che l'aveva accompagnato per migliaia di anni, quel caldo e luminoso senso di gloria che l'aveva legato al cielo, che lo aveva reso una creatura celeste, un angelo del Signore, che gli aveva dato le sue ali.
La mia prima Destiel, spero vi piaccia. Ambientata nel primo episodio della nona stagione. Ho modificato alcuni aspetti della trama per scrivere.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Capitolo quinto



Un breve appunto prima di iniziare:
Vi prego di cercare di interpretare il testo, l'ho scritto cercando di rendere al meglio emozioni, pensieri e sensazioni. Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me da scrivere, qui dentro vi lascio un pezzo di me stessa, per farvi capire quanto cuore ci ho messo. 
Grazie, buona lettura.




Respirava a fatica. Le fitte gli trapassavano il costato costringendolo ad accartocciarsi su se stesso, per riempire di più i polmoni, o forse per cercare una posizione che gli causasse meno dolore. Sotto i polpastrelli spessi sentiva scorrere le venature tra le piastrelle gelide, sul pavimento della squallida camera in cui si trovava.

Il volo l'aveva sfiancato, distrutto, prosciugandogli tutto il fiato che aveva in corpo. Appena si era ritrovato circondato dalle pareti spoglie, era crollato a terra, sotto lo sforzo che aveva dovuto affrontare. Quel calvario durato più del necessario, una confusa sequenza di immagini dove si vedevano solo piume e si sentivano solamente gemiti e grida, ecco cos'era stato. La sua ultima possibilità per espiare i propri peccati, ne era certo.

Ma era certo anche che finalmente si sarebbe placato tutto, sofferenza, luce, rumore. Aspettavano solo il momento giusto per venirlo a prendere, attendeva Morte quasi con impazienza. Voleva che finisse, che tutto finisse. Era stanco di vedere le sue ali spogliarsi, sempre di più, delle loro piume, di sentire nelle orecchie rimbombare la voce di Dean, che lo chiamava.

Così si assopì. Le palpebre serrate sulle iridi blu cielo, le gambe strette vicino al petto, le spalle chiuse. Le dita aperte cominciavano a perdere l'appiccicoso del sangue, che seccandosi cambiava dal rosso al più cupo marrone.

Castiel dormì, riposandosi, per quanto fosse possibile. Sulle ali scarne si vedevano sempre più lembi di pelle bianca, ed in alcune zone, dove la carne tenera era stata rimpiazzata da un tessuto sottile e fragile, tagli frastagliati, strappi, decoravano il tutto con la loro cornice rossa. Ad ogni nuova apertura, un gemito sfuggiva dalle labbra dell'uomo.

Dopo qualche ora, il caldo cominciò a soffocare l'angelo, che da sotto le palpebre pesanti , percepì la luce che arrivava ancora dalla finestra.

 

Sistematosi davanti alla testata del letto, il soldato aspettò. Non si accorse neanche della gola in fiamme, che grattava ad ogni tentativo dell'uomo di deglutire, o anche solo respirare.

Passavano le ore, tra la semi-incoscienza e la perdita di sensi effettiva. Era ormai tutto troppo confuso, Castiel non si riconosceva neanche più, abbandonato su quel pavimento, si confondeva col mobilio che lo circondava. Respiri leggeri gli muovevano il petto, assieme al battito cardiaco che troppo più vicino di quanto avesse mai sentito, risuonava dentro di lui, facendogli scorrere nelle vene sangue umano, rosso, caldo e amaro. Aveva la testa leggera e pesante al tempo stesso. Era vuoto, cavo, ogni rumore gli rimbombava dentro, con un eco morto talmente flebile da non farglielo neanche percepire quasi. Stanco, distrutto. Stava rifiutando la vita che gli era stata offerta, aspettava di spegnersi come aveva fatto la sua grazia, per rincorrerla, e magari, una volta tornato lì, in alto, gli avrebbero ridato un paio di ali.

Cadde di nuovo tra le spire di buio, perse i sensi.

 

 

 

 

Gli occhi si riaprirono sulla vista grigia di quelle pareti sporche e consumate, il soldato rimase a guardare il vuoto che stava davanti a lui. I granelli di polvere vorticavano leggeri nello sprazzo di luce che giungeva dalla finestra. Doveva essere tardo pomeriggio, la stanza si tingeva del rosa-arancio del tramonto, e paradossalmente, nonostante tutto quello che lo straziava e lo consumava, Castiel colse la bellezza di quella scena. Sentendo le ali pressate tra la sua schiena e la testata di legno del letto, frusciare al suo movimento, l'uomo lasciò la posizione che aveva da ore per alzarsi in piedi. Mugugliò di dolore, quando quel peso morto ricadde sul pavimento, disseminando piume e facendo scorrere sangue dalle ferite che si stavano seccando. Mosse un passo, e le ossa si incrinarono. Ne mosse un altro, e l'arco destro si rupe all'altezza della penultima falange, lasciando ciondolare la punta scarna piumata per farla sbattere contro le piastrelle fredde. Castiel strinse i denti, irrigidì le spalle, e camminò per qualche altro passo, fino a che non si ritrovò davanti alla finestra, privando il resto della stanza della luce colorata che ne giungeva.

Aveva ritrovato un po' del suo vigore di soldato, quel tanto che bastava per muoversi e sopportare i dolori.

Non sapeva cosa fare, proiettati nella sua mente arrivavano solo ricordi, immagini nitide della sua vita, celeste e terrestre. Non provava emozioni, sentiva solo impulsi risalire dalla sua nuova anima umana, impulsi che gli davano comandi, a volte consigli. Uno di questi gli sussurrò piano, portandolo ad avvicinare i pugni chiusi al vetro.

 

Una cascata di schegge gli tagliò la pelle, e riaprì le ferite disegnate sulle sue nocche, aggiungendovene di nuove, colorando di rosso le dita ed i palmi. Il suono della rottura l'aveva risvegliato, facendo scoppiare la rabbia che pensava essersi dissolta, portandolo a sferrare colpi ancora, e ancora e ancora, alcuni andavano a segno, incontrando la superficie fredda che si infrangeva, altri erano tirati a vuoto, e tagliavano l'aria, dando un po' di sollievo alle ferite dell'ex angelo. Quando quest'impeto si placò, Castiel si ritrovò, come al parcheggio in compagnia di Dean, a guardare il rosso acceso che gli colorava le mani e gli aveva schizzato la camicia.

Alzò piano la testa, nel silenzio che c'era stato dopo i colpi. Sulla cornice di legno, tre lame sottili si alzavano, trasparenti, ai lati le due più alte, ed al centro, spostata verso sinistra, la più bassa era anche la più appuntita. Tutte e tre contornate di rosso sangue.

 

 

 

 

 

Epilogo

 

 

 

Non pensava ad una conclusione così. Quando ancora era un angelo aveva giudicato tutti gli uomini che avevano compiuto un gesto del genere, criticandoli, stupendosi di come facilmente riuscivano a buttare via il dono che Dio aveva fatto loro. Non credeva che sarebbe mai entrato a far parte di quel tipo di uomini, non credeva che sarebbe mai stato un uomo. Ma adesso non era più un angelo, e di certo non era neanche un uomo, era solamente il nulla, il più assoluto e desolato niente che avesse mai visto. Un involucro vuoto, pieno di inutili meccanismi umani per la vita, quelli che suo padre aveva tanto amato e poi abbandonato, che i suoi fratelli avevano disprezzato, perlomeno la maggior parte di loro. Stava per compiere un peccato che riteneva necessario, indispensabile.

Pregò suo padre, poi, con l'ultimo momento di lucidità, pensò al cacciatore per cui era vissuto negli ultimi anni, che aveva curato, protetto. Ripensò poi al loro bacio.

Ricordò il profumo pungente dell'alcool, il suo calore, ed il nero divorò il blu dei suoi occhi. Si velarono di un sottile e luminoso strato di lacrime, che non scesero però dalle ciglia scure, rimasero ad annebbiargli la vista, nascondendo le iridi più scure e profonde di quanto non fossero mai state.

Gonfiò il petto, ignorando le fitte dolorose che lo trapassavano da parte a parte, come lunghi spilli, ghiacciati e roventi contemporaneamente. Con lo sguardo fisso fuori dal vetro rotto, sul cielo ora meno luminoso, ma ancora striato del rosa che troppe volte aveva colorato il paradiso, si lasciò cadere per l'ultima volta.

Lentamente, il mondo prese i contorni anche del verde, lo stesso dello sguardo che aveva amato, e del rosso, quello che gli si aprì sul petto, quando le lame di vetro rotto lo trafissero, impalandolo sul telaio della piccola finestra, perso in quello squarcio di cielo.

Quelle lacrime che erano state trattenute caddero anch'esse, bagnando il viso ed il legno scuro, mischiandosi al rosso, scivolando sotto le palpebre che sbattevano per l'ultima volta prima di fermarsi aperte sullo sguardo vitreo.

Le punte avevano trapassato il corpo di Castiel, le due ai lati passando per le spalle, tra due costole, tagliando e rompendo tutto ciò che incontravano, dividendo di netto l'osso che, sotto le scapole, congiungeva le ali alla schiena del soldato, lasciandole così penzolare pesanti, quasi del tutto divise dal loro corpo. Solo dei fili sanguinolenti di pelle impedivano che cadessero intere sul pavimento.

La terza lama, quella più bassa, si fermò nel torace, perforando il muscolo cardiaco, disfacendo un ventricolo ed un atrio del cuore umano che aveva smesso di battere dentro l'ex angelo.

Era ormai un cadavere, tenuto al caldo solo dal sangue che a fiotti sgorgava dagli squarci del petto e della schiena, formando una pozza scura ai piedi della finestra, e colorando il muro bianco oltre il davanzale.

 

Castiel era vissuto abbastanza per sentire la vita scivolargli via, come un velo che lo scopriva, lasciandolo al freddo, aprendogli gli occhi davanti alla schiacciante verità che ormai tutto era finito. I rumori si spensero, così come la luce. Un attimo prima che tutto diventasse buio, assieme al sangue grumoso e caldo, dalla bocca semiaperta sentì colare un ultimo rivolo chiaro e luminoso, una scintilla blu candido, la lacrima di grazia che ancora non l'aveva lasciato.

 

 

Finalmente Morte giunse.

 

 





Grazie a chiunque abbia speso tempo per leggere questo mio racconto. Scriverlo è stato bellissimo, credo sia stato il mio lavoro meglio riuscito. Spero che vogliate lasciare commenti, pensieri, o qalsiasi altra cosa per farmi sapere come vi è sembrato, ve ne sarei davvero immensamente grata.
Ho sofferto scrivendolo, ho convissuto con le emozioni che volevo farvi provare, ho sentito ogni parola battuta sulla tastiera, e mi sono inamorata dei miei personaggi (dico miei ma sappiamo tutti benissimo che purtroppo non sono di nessuno).... Questa conclusione l'avevo pensata ancora prima di scrivere 'inizio, sapevo come il tutto si sarebbe concluso, perchè per come ho voluto interpretare Castiel, questo era quello che sarebbe dovuto succedere. Mi scuso per il mio lato macabro e soprattutto per l'amaro in bocca che la storia lascia. 
Grazie ancora a tutti.
con amore, una scrittrice che ama troppo i suoi protagonisti. 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Salmcroe