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Autore: Simonne Lightwood    18/04/2014    4 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella Biblioteca dell'Istituto regnava il panico. Alcuni dei presenti si scambiavano occhiate inquiete tra di loro, altri invocavano l'Angelo, altri ancora stringevano a sè i propri bambini con fare protettivo, come se la proiezione di Jonathan potesse far loro del male.
-Cosa sono quelle facce, miei cari compagni? Sembra quasi che abbiate davanti Lucifero in persona. - L'espressione di Jonathan era divertita, le sue labbra sottili leggermente incurvate all'insù, ma i suoi occhi erano inespressivi e neri come il Vuoto. 
-T-tu sei figlio di V-Valentine e sei qui p-per ucciderci. - L'uomo che aveva parlato, o meglio balbettato, si era alzato in piedi e stava indietreggiando verso la porta della Biblioteca, con lo sguardo colmo di paura inchiodato su Jonathan. 
-Quella è una proiezione, Thomas. Non può farti del male. - Intervenne Robert, irritato dalla reazione dell'uomo, il quale tornò al suo posto con il viso arrossito per l'imbarazzo.
-Che cosa ci fai qui, Jonathan? Cosa vuoi da noi? - Il tono di Luke era freddo come il ghiaccio. I suoi occhi azzurri, come il mare in una giornata estiva, in quel momento ricordavano l'oceano in tempesta.
Il figlio di Lilith avanzò con eleganza verso il tavolo di legno, attorno al quale erano seduti i Nephilim, godendosi le espressioni spaventate dei suoi simili.
-Cosa voglio da voi? Proprio non ci arrivate da soli? - Il Nephilim rise, ma la sua risata era priva di allegria. I suoi occhi incrociarono quelli di Luke, colmi di disprezzo nei confronti di quell'essere malvagio.
-No, non ci arriviamo da soli. - Era stata Maryse a parlare. Le sue unghie laccate di rosso tamburellavano sulla superficie liscia del tavolo: si trattava di un evidente segno di nervosismo. -Sai che non è educato presentarsi in casa altrui nel bel mezzo di una riunione importante, senza aver ricevuto un invito? Vedo che tuo padre ti ha insegnato tutto tranne che le buone maniere. -
Jonathan strinse le mani in pugni, infastidito da quell'affermazione. -Come ti permetti di parlarmi così, razza di..-
-Non un'altra parola, Morgenstern. - Alec, che fino ad un momento prima stava stringendo gentilmente la mano della sorella, si era bruscamente alzato in piedi. -Non ti permetterò di rivolgerti in quel modo a mia madre. - 
La risata di Jonathan riecchieggiò nella sala. -E saresti tu a impedirmelo, ragazzino? Sai a malapena tenere in mano una spada. Sei un pochino scarso come Shadowhunter. -
-Devo per caso ricordarti che il ragazzino scarso ha fatto fuori la metà dei tuoi uomini, in Irlanda? - Sbottò Isabelle, che non avrebbe permesso a nessuno di criticare le capacità di suo fratello in battaglia. 
-Per l'Angelo, la volete smettere?! - Intervenne Robert, esasperato. -Vi state comportando come dei bambini. -
-Robert ha ragione. - Disse Joselyn, stufa di quella sciocca discussione. -Non mi sembra il momento di discutere sulla tecnica di combattimento di Alexander. Piuttosto dicci perchè sei qui, Jonathan? - chiese a quel figlio che non sarebbe mai dovuto nascere.
-Sono qui per prendermi ciò che mi appartiene. - Rispose il Nephilim, guardando dall'alto verso il basso sua madre.
-Qui non c'è niente che ti appartiene, schifoso demone. - Sibilò Jace, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
-Come mai questa reazione, Herondale? Pensavo fossimo amici. - Rispose l'altro, in tono pacato. 
-Quella bastarda di tua madre mi ha legato a te con una runa demoniaca. Io non potrei mai essere tuo amico, mai. - Aline teneva Jace per il polso, per impedirgli di saltare addosso a Sebastian. Il biondo, infatti, aveva portato la mano alla cintura di cuoio a cui erano appese le armi, e stava sfiorando un pugnale.
-Quando io e il mio esercito vi avremo massacrati tutti, angioletti, ti pentirai di esserti messo contro di me, Jace. - Disse lo Shadowhunter oscuro. Le parole gli uscirono dalla bocca corrosive come il veleno. -Mi avete chiesto cosa ci faccio qui e cosa voglio da voi. - Proseguì il Nephilim -Ve lo dirò subito: sono qui per Clarissa. -
Il caos, sostituito per un paio di minuti dal silenzio carico di angoscia dei presenti, tornò a regnare nella Biblioteca. Gli Shadowhunter bisbigliavano tra di loro e lanciavano sguardi preoccupati a Clary, la quale era rimasta immobile, con il cuore che le martellava nel petto. Sentiva le voci di sua madre e dei suoi amici chiamarla, ma non prestò attenzione a nessuno. Gli occhi neri di suo fratello erano puntati su di lei e le sue labbra erano di nuovo incurvate in quel sorrisetto odioso che Clary avrebbe voluto cancellargli dalla faccia con uno schiaffo. Probabilmente l'avrebbe fatto, se Jonathan non fosse stato solo una proiezione.
-Non toccherai Clary con un dito, a meno che tu non voglia morire infilzato dal mio pugnale una seconda volta. - Gli occhi di Jace ardevano come due fiamme, mentre parlava. Improvvisamente la sua pelle abbronzata iniziò a brillare. Fiamme celesti attraversavano le sue vene e si espandevano nelle sue braccia, nel collo, nel torace. Persino i suoi occhi dorati per qualche istante divennero azzurri. 
Isabelle e Aline, che erano sedute accanto a lui, si alzarono di scatto, allontanandosi di qualche passo dal Nephilim. 
-Per l'Angelo, Jace! Stai per caso.. bruciando!? - Isabelle guardava il fratello con incredulità. Aveva visto qualche debole fiammella attraversare le braccia di Jace dopo che si era svegliato dal coma, una decina di giorni prima, ma da allora non era più successo. Lei, Alec, Maryse e persino i Fratelli Silenti e Catarina avevano creduto che l'effetto del fuoco della spada dell'Arcangelo fosse svanito, ma evidentemente si sbagliavano. 
Ora Jace era in piedi, a qualche metro di distanza da Sebastian e ardeva come una torcia, sotto gli sguardi increduli dei presenti, ma non sembrava nemmeno accorgersene. L'aria attorno a lui si era riscaldata e la temperatura, all'interno della Biblioteca, si era alzata di almeno cinque gradi. 
Jace si voltò verso Isabelle per chiederle di cosa stesse parlando, poi posò lo sguardo sulle proprie mani e finalmente vide anche lui ciò che avevano visto tutti. -Ma che diavolo..?! - borbottò tra sè e sè, con la bocca semiaperta per la sorpresa.
Per un breve istante, un lampo di stupore attraversò gli occhi di Sebastian, ma il Nephilim si ricompose in fretta.
-E sentiamo un po', perchè mai dovremmo consegnarti mia figlia!? - Chiese Joselyn, che in quel momento non desiderava altro che Jonathan fosse davvero lì, per potersi scagliare contro di lui e tagliargli la gola con una spada angelica. Nessuno avrebbe toccato sua figlia.
-Perchè se non lo farete, ucciderò lo Stregone che non avete fatto altro che sfruttare. Sapete benissimo di chi sto parlando. - Disse Jonathan, posando lo sguardo su Alec. Un'espressione compiaciuta comparve sul suo volto spigoloso quando vide il ragazzo irrigidirsi e i suoi occhi riempirsi di rabbia e paura. -Ho intenzione di prelevare il suo sangue, si, ma non morirà dissanguato. I Nascosti guariscono in fretta. -
La risata di Robert riecchieggiò nella stanza. -Pensi davvero che baratteremmo una di noi -una prescelta dall'Angelo con un dono enorme - con uno Stregone? Cos'è? Una battuta di cattivo gusto? - Il marito di Maryse sembrava infastidito dalla proposta di Sebastian. Si stava forse prendendo gioco di loro? È ovvio che non avrebbero mai scambiato Clary con uno Stregone.
-Sei libero di credere quello che vuoi, Lightwood. - Disse Sebastian, camminando nervosamente avanti e indietro con le mani dietro la schiena -Ma non pensare che dopo aver ucciso lo Stregone mi fermerò. Non vi lascerò in pace finchè non avrò ottenuto ciò che mi appartiene. Io e il mio esercito vi uccideremo senza pietà, uno dopo l'altro. Sta a voi decidere se sacrificare una sola Shadowhunter o morire tutti. -
Nella Biblioteca c'era un silenzio angosciante. I Nephilim lanciavano occhiate a Clary, pallida come un lenzuolo e stretta tra le braccia di Jace, che le stava dicendo qualcosa all'orecchio. Gli occhi del biondo erano tornati del loro vero colore, ma le scintille erano ancora ben visibili sotto la sua felpa bianca.
Maryse aveva appoggiato una mano sulla spalla del marito, come per cercare di confortarlo, dato che Robert si era irrigidito dopo aver capito che Jonathan parlava sul serio.
Vedendo che i presenti non erano ancora riusciti a prendere una decisione, Jonathan continuò. -Dato che oggi sono di buonumore, sarò buono vi darò tre giorni per decidere cosa fare. Se entro mercoledì non mi avrete consegnato Clay, ucciderò lo Stregone. Dopo di che arriverò all'attacco, quando meno ve lo aspettate. Potrei arrivare in ogni momento: tra una settimana, un mese o un anno. - 
-Se mai decidessimo di consegnarti la ragazza, dove dobbiamo venire a cercarti? - Chiese lo stesso uomo che poco prima aveva cercato di scappare, alla vista della proiezione di Sebastian. Jace gli lanciò uno sguardo omicida e l'uomo abbassò lo guardo. 
Che vigliacco pensò il biondo, e nella sua mente riapparve l'immagine di Hodge.
-Hunton School. È una scuola elementare abbandonata nel Lower East Side. Vi consiglio vivamente di non cercare di attaccarmi. Il Conclave non ha speranze contro il mio esercito. Avete visto quanto sono forti i miei Shadowhunters, in Irlanda. - Disse Sebastian, con aria di superiorità.
-Intanto tu sei sparito nel nulla, lasciandoli da soli a combattere contro di noi, razza di codardo! - Sbottò Clary, che non ce la faceva più a trattenere la rabbia.
-Che caratterino ribelle. - disse Jonathan, in tono cantilenante. - Mi piaci sempre di più. Sei proprio come me. Noi due siamo fatti per stare insieme, non lo capisci? Ci completiamo a vicenda. -
-Tu sei pazzo. - Sbraitò Jace, che aveva lasciato andare Clary, dopo essersi accorto che la ragazza sarebbe soffocata dal caldo, se fosse rimasta abbracciata a lui. -Clary non ti ama e non ti amerà mai, vuoi mettertelo in testa?! Lei è fatta per stare insieme a me, tu devi starle alla larga. -
-Taci, Herondale. Non hai alcun diritto di dirmi cosa devo o non devo fare. - Disse Sebastian, in tono irritato. -Piuttosto, perchè non lasciar decidere Clary cosa vuole fare? Forse lei preferisce venire con me piuttosto che veder morire tutte le persone che ama. -
Prima ancora che Clary potesse rispondere, Jonathan la interruppe con un gesto della mano. 
-Mi state facendo perdere tempo, quindi finiamola qui. Avete tre giorni di tempo, non uno di più. - Detto questo, i suoi occhi, la tenuta e i capelli iniziarono a perdere colore, diventando sempre più trasparenti. Era come se qualcuno stesse cancellando con una gomma il colore da un disegno. Qualche istante dopo, Jonathan era scomparso, lasciando i Nephilim a fissare il vuoto.
Per quella che sembrò un'eternità, nella Biblioteca calò un silenzio imbarazzante. Tutti fissavano Clary, in attesa della sua reazione.
Vedendo l'espressione sconvolta della sua ragazza, Jace cercò di tranquillizzarla. -Clary, tu non devi assolutamente fare ciò che.. - 
-No, Jace. Non posso permettere che voi moriate per me. Forse, se accettassi di seguire Sebastian, lui non mi farà del male. Forse dopo che avrà ottenuto ciò che vuole si fermerà, magari..- 
-Clary - la voce di Joselyn era carica di angoscia. -Lui non si fermerà mai. Una volta che avrà ottenuto ciò che vuole, vorrà qualcos'altro, e poi qualcos'altro ancora e così via. Conosco troppo bene Valentine e suo figlio è molto simile a lui, purtroppo. -
-Ma se non consegniamo la ragazza a Jonathan, lui ci ucciderà tutti. Non lo capite? Volete davvero morire per lei? - Chiese Elizabeth Merrywish, che non conosceva Clary e, di conseguenza, non le importava molto di lei.
-Sentite, fate quello che volete. - Alec, con le braccia incrociate contro il petto, aveva osservato la scena senza commentare, fino a quel momento . I presenti si voltarono verso di lui, con un' espressione sorpresa in volto.
-Cosa vuoi dire, Alexander? - Maryse era preoccupata. Perchè suo figlio si stava comportando in quel modo? -Non ti interessa ciò che ci succederà? -
Alec alzò gli occhi al cielo, frustrato. -Sapete una cosa? Sono stufo del vostro egoismo. Non fate altro che pensare a voi stessi, non vi preoccupate minimamente di chi non è un Nephilim come noi. Magnus Bane mi ha salvato la vita due volte, ha salvato Jace quando era in fin di vita, dopo che lo abbiamo liberato dalla Città Silente, ha combattuto accanto a noi più volte, rischiando la propria vita. Tutto completamente gratis. E ora non fate altro che pensare a una soluzione per salvare contemporaneamente voi stessi e Clary, senza curarvi minimamente di lui. Mamma, papà, sapete che noi due stavamo insieme, vero? Fino a pochi giorni fa eravamo felici. Io avevo finalmente trovato una persona che mi amasse e si prendesse cura di me, accettandomi per quello che sono. Poi io combinato un casino e ora lui non vuole vedermi più, ma non mi importa. Questo non cambia ciò che provo per lui. - 
Gli Shadowhunters fissavano Alec con incredulità. Il ragazzo era rimasto in silenzio per quasi tutto il tempo e quasi nessuno gli aveva prestato attenzione. Ma, soprattutto, nessuno si era davvero interessato al destino di Magnus. 
Fu Robert a rompere il silenzio, dopo lo sfogo del figlio. -Alexander, è normale che pensiamo al nostro destino. Dobbiamo prima di tutto salvare la nostra pelle e quella dei nostri compagni, dopo di che penseremo allo Stregone.. -
Le parole del padre non fecero che infastidire Alec ancora di più. -Io vado a salvare Magnus, con o senza di voi. -
Il mormorio di voci si diffuse per l'ennesima volta nella stanza. Alec sentiva gli sguardi degli Shadowhunters puntati su di sè. Alcuni di loro lo guardavano come se fosse un pazzo fuggito dal malincomio. Negli occhi di altri, invece, il Nephilim poteva vedere comprensione e persino un po' di orgoglio. 
Isabelle si avvicinò al fratello e lo avvolse in un abbraccio affettuoso. Il ragazzo ricambiò il gesto, accarezzando i capelli della sorella. 
-Io vengo con te. - Gli disse. 
Jace si avvicinò al moro e gli diede un'amichevole pacca sulla spalla. -Sto dalla tua parte, Alec. Sono o non sono il tuo parabatai? - 
-Dove va Jace vado anch'io. - Disse Clary, rivolgendo un timido sorriso al suo ragazzo. 
-Veniamo anche noi - esclamarono in coro Joselyn e Luke, che scoppiarono a ridere poco dopo. 
-Sono qui anche per aiutarvi in battaglia, no? Non andate da nessuna parte senza di me.  - Disse Taylor, ricevendo un sorriso da parte dei suoi compagni.
In men che non si dica, anche Maryse, Robert Aline, Helen e le loro famiglie avevano accettato di aiutare Alec, sul cui volto era finalmente apparso un sorriso. Forse quella sarebbe stata la loro battaglia. Forse sarebbe riuscito a salvare Magnus. Forse lo Stregone lo avrebbe perdonato. 

ANGOLINO DELL'AUTRICE
I'm baaack (?) *risata malefica*
Il capitolo è un po' noioso, ma dovevo scriverlo. Fa parte della storia. Sto pensando di inserire uno spoiler della Principessa, nei capitoli successivi, giusto per rendere un po' più interessante la ff. Ma allo stesso tempo non vorrei spoilerare il libro a chi non lo ha ancora letto, quindi ditemi voi. :)
Alla prossima,
-Simo
  
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