“Last night I took a walk in the snow “Ieri sera ho passeggiato nella
neve
Couples holding hands,
places to go coppie che si
tenevano per mano, luoghi dove andare
Seems like everyone but me is in love sembra quasi che tutti siano innamorati tranne
me
Santa can you hear
me... Babbo
Natale, riesci a sentirmi…?
I signed my letter that I sealed
with a kiss Ho firmato la mia lettera
che ho chiuso con un bacio
I sent it off and just sent this l’ho
spedita e basta
I know exactly what I want this
year so esattamente
cosa voglio quest’anno
Santa can you hear
me...” Babbo
Natale, riesci a sentirmi…?”
Infilò la
testa sotto al cuscino, infastidita.
Sentiva i
piedi che scottavano, e le mani gelide. Un terribile dolore alla testa e lo
stomaco in subbuglio.
Alcune
ciocche di capelli arruffati scivolavano ribelli sul piumone azzurro.
“I want my baby, baby
“Voglio lui, lui
I want someone to love me voglio qualcuno che mi ami
Someone to hold
qualcuno da stringere
Maybe, maybe
forse, forse
He’ll be my own
in a big red bow” potresti portarmelo in un grande pacco rosso”
- Lavanda! – gridò, perdendo completamente la pazienza. Con l’urlo, la testa
prese a pulsarle ancora di più. Si tirò a sedere, mise il cuscino sulle gambe e
vi affondò il viso, cercando di soffocare un gemito di dolore.
-
Sì,
dimmi, Hermione? –
La testa
di una ragazza dai lunghi capelli lisci, perfettamente curati, e grandi occhi
azzurri, spuntò dallo spiraglio della porta semichiusa. Aveva l’espressione
maledettamente felice.
Hermione la guardò
cupamente, stringendo gli occhi per il dolore pulsante alla testa, ma cercando
di non pensarci. Perché erano tutte così stupidamente felici, quella mattina?
Non c’era stata una sola compagna di dormitorio che non fosse passata a
fare gli auguri di buon Natale, tutte così allegre e pimpanti, la divisa
scolastica perfettamente stirata, i capelli esattamente in piega.
E così
pareva che anche Calì e Lavanda, le sue compagne di
stanza, fossero state contagiate da quel clima natalizio così esasperatamente
frizzante. Si erano alzate presto, quando di solito era lei la prima a
svegliarsi, ed erano state un’ora e mezza, per non dire due ore, in bagno a
cincischiare ed a ridacchiare.
Il Natale
non arrivava tutti gli anni?
Hermione era
straordinariamente scocciata, e decisamente più indisponente del solito. Non
sapeva come, non sapeva perché, ma quell’inverno
si era presa un’influenza come non le veniva da quando aveva tre anni e doveva
ancora formare gli anticorpi. Era successo all’improvviso, circa una settimana
prima. Era diventata man mano più freddolosa del solito, eppure la pelle le
bruciava: ma era talmente concentrata a terminare i compiti delle vacanze prima
che le stesse iniziassero, che non si era nemmeno curata dei giramenti di
testa, della fronte che scottava, degli occhi che ogni tanto lacrimavano. E la
sera, Harry le aveva fatto notare infuriato, quando
lei gli aveva accennato i sintomi (che non riteneva comunque preoccupanti), che
avrebbe dovuto farsi visitare da Madama Chips.
Essendo
notoriamente una persona molto orgogliosa, aveva aspettato che tutti andassero
a dormire, e che quindi nessuno potesse vederla, prima di sgattaiolare in
infermeria. Dopotutto, sapeva che non andava bene trascurare la propria salute:
se un eventuale raffreddore fosse peggiorato, sarebbe stata costretta a saltare
gli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze invernali.
A quanto
pareva, però, dalla faccia costernata di Madama Chips,
non era affatto un raffreddore. Quando le misurò la febbre con la bacchetta,
cominciò immediatamente a farle una ramanzina.
Aveva
trentanove e due di febbre e non se ne era nemmeno accorta.
Quando la
dottoressa glielo fece notare, improvvisamente avvertì il peso dell’influenza
tutto su di sé e si sentì terribilmente debole.
Il
risultato era che aveva comunque saltato l’ultima settimana di scuola, era
inchiodata al letto da ugual tempo, e sembrava che la febbre non accennasse a
diminuire. Cinque giorni prima era scesa a trentotto e cinque, ma da allora non
aveva più dato segno di volersene andare dal suo corpo, nonostante prendesse
quotidianamente gli antibiotici che le aveva prescritto Madama Chips. Ed inoltre, la cosa peggiore di tutte: le
avevano vietato di leggere più di un’ora al giorno.
Era
inconcepibile. Assurdo. La dottoressa aveva detto che non doveva stancare la
mente e gli occhi ma oziare il più possibile. A qualsiasi altra persona, dopo
quasi quattro mesi di preparazione estenuante ai M.A.G.O
finali di quel settimo anno, l’idea non sarebbe affatto dispiaciuta: ma non a
lei. Figurarsi se la Caposcuola poteva permettersi di… di… non osava nemmeno
pensarci. Oziare.
-
Potresti
gentilmente smetterla di cantare? Mi stai trapanando il cervello! Ho mal
di testa… -
-
… da due
giorni, lo so, lo so. – mormorò Lavanda rientrando nel bagno, ed agitando una
mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa.
Hermione sbuffò e
si lasciò ricadere all’indietro, rimettendo il cuscino dietro la testa.
Si tirò
su il piumone fino alla bocca, gli occhi socchiusi che ricominciavano a
bruciare ed a lacrimare.
Avvertì
distintamente il rumore ovattato dello spruzzo di un profumo, ed un attimo dopo
un’essenza di rosa cominciò ad insinuarsi un po’ ovunque nella stanza,
riuscendo a infilarsi perfino tra le spesse tende del suo letto a baldacchino.
Nonostante
l’influenza, il suo odorato funzionava ancora benissimo, e fece una smorfia a
quel profumo così zuccherato. Una delle cose che in quel periodo funzionavano
di meno, e che più la infastidivano, era la momentanea mancanza del sapore:
mangiava, beveva, ma non riusciva a sentire assolutamente niente. Sembrava che
le sue papille gustative fossero andate definitivamente in vacanza.
Un
secondo dopo, Lavanda riprese a canticchiare.
“Santa can you hear me? “Babbo Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year
sono stata molto
buona quest’anno
And all I want is one thing e tutto
quello che voglio è una cosa sola
Tell me my true love is here
dimmi che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me lui è tutto quello
che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree sotto il mio
albero di Natale
I'll be waiting
here aspetterò qui
Santa that's my only wish this
year” Babbo Natale, questo è il
mio unico desiderio quest’anno”
- Lavanda! – ringhiò nuovamente, questa volta ancora più esasperata. La testa
riprese a pulsarle.
La
ragazza spense la luce del bagno e ne uscì in tutto il suo splendore. Aveva un
bel viso armonioso, quegli occhi grandi così esageratamente innocenti, le
labbra carnose ed un corpo formoso. Ogni volta che Hermione
la vedeva così, provava qualcosa di molto vicino ad una lacerante rabbia, anche
se non riusciva assolutamente a capire perché.
L’unica
cosa che le interessava era uscire con un “O” in tutte le materie che avrebbe
portato agli esami.
Le lanciò
un’occhiata che non aveva niente di turbato, attraverso lo spicchio di tende
aperto.
-
Avanti, Hermione, non si può essere così di pessimo umore la
mattina di Natale. Stavo solo dando il mio contributo con una canzoncina più
attuale. – ridacchiò, indossando il mantello.
Era
strana, Lavanda. Vedendola con Calì (che quella
mattina doveva essersi fiondata presto a sbaciucchiarsi sul muretto con il suo
ragazzo di Corvonero) o con il suo nugolo di amiche,
la si sarebbe detta una ragazza peggio che superficiale, frivola, sciocca.
Eppure, ogni tanto, presa da sola, ma solo ogni tanto, pareva quasi che non
fosse così antipatica e vuota come sembrava. E poi, aveva notato ultimamente Hermione, essendo costretta a rimanere in camera e ad
assistere a tutto quel via vai del dormitorio, aveva proprio una bella voce.
Era roca, vellutata. Sembrava di un’altra persona, in effetti. Forse, un
giorno, finiti i tempi di invidie femminili da adolescenti, le avrebbe fatto
piacere ascoltarla cantare.
Ora,
però, se si metteva in gioco la sua sanità mentale e fisica, era decisamente un
altro paio di maniche.
-
Vado a
colazione – disse Lavanda, parlando quasi al vento. Poi, si voltò verso di lei.
– vuoi che riferisca qualcosa a qualcuno da parte tua? –
Hermione si voltò
dall’altra parte, avvolgendosi meglio dentro alla coperta.
-
No,
grazie. – rispose, in tono formale.
Poco
dopo, i passi che scendevano la scala del dormitorio si fecero sempre più
lontani, e sparirono.
Hermione aprì gli
occhi. Si mise a sedere, gli occhi ancora socchiusi. Si sfiorò la fronte, ma,
come si aspettava, non sembrava per niente fresca.
Fece
forza sulle mani, e si alzò. Indossò un foulard intorno al collo e si trascinò
fino in bagno, stropicciandosi gli occhi.
Quando
vide il suo riflesso nello specchio, il morale scese ancora di più a terra.
Non
sembrava proprio avere diciassette anni. Era leggermente bassa, più bassa di Calì e Lavanda, sicuramente; e così odiosamente esile. Non
era nemmeno lontanamente formosa. Sua mamma le diceva sempre, con affetto, che
era ‘straordinariamente minuta’. Ma nell’essere così
magra non ci trovava niente di straordinario.
Sospirò.
Si lavò diligentemente i denti, si pettinò i capelli per quanto i riccioli
ribelli glielo permettessero, cambiò il pigiama (che era giusto il regalo dei
suoi genitori per Natale: un tipico completo verde acqua formato da felpa e
pantaloni larghi), prese la bacchetta e si rimise a letto. Misurò la febbre:
trentotto e quattro. Un vaghissimo segno di miglioramento. Fantastico.
Si stese
sul letto, percorsa dai soliti brividi di freddo a cui ormai si era controvoglia
abituata.
Si
sentiva un’altra persona, quella mattina. Si sentiva… asettica. Volendo, anche
impersonale. Erano giorni che non vedeva i suoi migliori amici, Harry e Ron, ed era circondata da
sole ragazze con cui non sentiva di dover condividere assolutamente nulla, se
non un rapporto puramente scolastico. Con loro, si sentiva sempre in dovere di
usare modi freddamente cortesi. Con Harry, con Ron, era tutto il contrario: si sentiva libera di essere sé
stessa. Libera di essere assolutamente insopportabile.
Avrebbe
voluto passare almeno a fargli gli auguri di Natale…
Rimase un
attimo immobile, indecisa. Si trattava di trasgredire alle ferree
raccomandazioni di Madama Chips.
D’altra
parte, voleva solo… andare un attimo di sotto… sgattaiolare un secondo nel dormitorio
maschile, e svegliarli con un saluto. Poi, sarebbe corsa senz’altro nel
dormitorio femminile, davvero.
Erano già
le dieci, ma senza dubbio quei due stavano ancora dormendo come ghiri. Per
quanto le preoccupazioni dell’ultimo periodo, dato che la ‘Gazzetta del Profeta’ affermava che gli eserciti di Lord Voldemort si stavano avvicinando a Londra, assillavano
tutti, specialmente loro tre, sembrava che i ragazzi riuscissero a trovare
comunque la tranquillità giusta per dormire fino a tardi.
Scese dal
letto, con decisione. Ma sì, ci avrebbe messo solo un attimo.
Fece per
scendere le scale, ma poi si diede un’occhiata nello specchio a figura intera.
E per qualche dannatissima ragione, le venne in mente Lavanda, perfettamente
vestita e pettinata e con il sorriso sulle labbra.
Ritornò
sui suoi passi con uno sbuffo, sentendosi arrabbiata con sé stessa per essere
nata donna. Rovistò nel suo baule, afferrò la gonna a pieghe regolamentare, la
stirò con un colpo di bacchetta, e lo stesso fece con la camicia bianca, la
cravatta ed il pullover blu mare. Indossò poi i calzettoni ed i mocassini,
sentendosi vagamente la testa un po’ troppo leggera. Cercò di non farci caso,
annodò meglio il foulard intorno al collo e scese le scale.
La Sala
Comune di Grifondoro era pressoché deserta. Se non
fosse stato per un paio di persone che chiacchieravano e facevano i compiti ad
un tavolo, e qualcuno che si stava preparando per scendere a colazione.
“Christmas Eve, I just can't
sleep “La Vigilia di Natale, non riesco proprio a dormire
Would I be wrong, for taking a peek? Farei male, a dare una sbirciatina?
Cause I heard that you're coming to
town perché ho
sentito che stai arrivando in città
Santa can you hear me... Babbo
Natale, riesci a sentirmi…?
I really hope that you're on your way Spero davvero che tu
sia sulla strada giusta
With something special for me in your sleigh con qualcosa di speciale per me
nella tua slitta
Oh please make my wish come true
oh, per
favore, fai che il mio desiderio si avveri
Santa can you hear me...”
Babbo Natale, riesci a
sentirmi?”
-
Anche tu
ti metti a canticchiare, Ginny? Ma cos’è,
un’epidemia? – disse Hermione, con la voce
improvvisamente roca per la tosse.
La
ragazza alzò lo sguardo dal sul libro di Incantesimi, e la fissò come se fosse
un coniglio parlante.
-
Hermione – fece,
accigliata. – ma non eri malata? Stavo per portarti qualcosa da colazione… -
Lei agitò
la mano, sbrigativamente.
-
Sì, beh,
ho solo trentotto e quattro, non… -
-
Cosa?! E
sei qui? Dovresti startene a letto! Perché diavolo sei scesa? –
Hermione prese
un’espressione indifferente.
-
Avevo
voglia di fare due passi. A proposito... dove sono Harry
e Ron? Dici che stanno ancora dormendo? –
Ginny le sorrise
nervosamente, portandosi i capelli dietro le orecchie.
Hermione la fissò.
-
Che c’è?
–
-
Eh? Oh,
non c’è niente… che c’è? –
-
Dove
sono Harry e Ron? –
La
ragazza distolse lo sguardo.
-
Eh, dove
sono… sono giù a colazione, ovviamente. Dove vuoi che siano? –
Hermione sbatté
pazientemente le palpebre, tentando anche di fermare il bruciore agli occhi.
-
Ginny… non ti ho
chiesto dove sono nel tuo immaginario. Voglio sapere dove sono adesso. –
Ginny parve cedere
e sospirò.
-
Sono
andati ad Hogsmeade. – disse, tutto d’un fiato.
-
CHE
COSA?! –
-
Con Seamus e Dean… -
-
CHE
COSA?! –
-
Hanno
detto che volevano andare a comprare delle Burrobirre…dato
che ultimamente i pranzi di Hogwarts non sono proprio
il massimo… -
-
Sì, ma c’è
una ragione se non sono proprio il massimo! E’ stato proibito dal
Ministero della Magia agli studenti ed agli elfi domestici di uscire da Hogwarts, Hogsmeade è pericolosa!
Potrebbero esserci Mangiamorte ovunque! –
Ginny sembrava
combattuta tra il darle ragione e difendere i ragazzi. Anche lei se ne era
preoccupata, ma d’altra parte il suo era uno spirito decisamente più
avventuriero che riflessivo. Tutto il contrario di Hermione,
comunque.
Decise
che era meglio tentare di essere il più possibile imparziale.
-
Beh, lo
so che è stata una stupidaggine… ma volevano festeggiare il Natale… erano tutti
contenti… e poi hanno il Mantello dell’Invisibilità… -
-
Questo
non… -
-
Ginny, gli altri
aspettano in Sala Gran… -
Hermione si voltò
di scatto, gli occhi infuocati.
Harry e Ron si bloccarono sul posto.
Dal suo
sguardo, era proprio chiaro che non aveva apprezzato molto il loro gesto.
Entrambi
portavano la camicia ed i pantaloni della divisa, ed avevano i capelli tutti
arruffati e l’espressione soddisfatta di due bambini che sono riusciti ad
arrampicarsi su un albero.
Ma
conoscendo Hermione, sapevano benissimo che la cosa
l’avrebbe fatta andare fuori di testa, per questo avevano pensato di non dirle
niente.
Okay, non
avevano messo in conto che sarebbe potuta scendere dal suo letto di dolore,
nonostante fosse notoriamente iperattiva.
Ron fece per
voltarsi e ritornare sui suoi passi ed Harry si voltò
a guardarlo, indeciso.
-
Voi due. Fermi. –
Si
voltarono verso di lei.
La
ragazza incrociò le braccia.
-
Piaciuto
il giretto? – fece, sempre con quello sguardo infuocato che non prometteva
nulla di buono, ed un sorrisetto tutt’altro
che comprensivo.
I due
lanciarono un’occhiataccia a Ginny.
Tossicchiarono.
-
Sì, ehm,
beh… ma tu non eri malata? – buttò lì Ron, cercando
in modo decisamente poco convinto di sviare il discorso.
Ovviamente,
Hermione era di tutt’altre
idee.
-
Siete
andati ad Hogsmeade – disse, lentamente,
avvicinandosi a loro, in un tono che somigliava pericolosamente a quello della
signora Weasley quando sgridava i suoi figli. – per
comprare dolci. Siete andati ad Hogsmeade, che
attualmente pullula di Mangiamorte. Ci sei andato
perfino tu, Harry, che almeno dovresti avere
un po’ di buon senso… -
-
Ehi! –
protestò Ron, sentendosi improvvisamente accusato
personalmente.
Ginny, nel
frattempo, si era alzata silenziosamente dal tavolo e stava sgattaiolando via,
cercando di non attirare l’attenzione. Harry la
guardò supplichevolmente, con aria di chiedere aiuto, ma Ginny
allargò le braccia in segno di scuse e scivolò via attraverso il buco del
ritratto senza che nessuno, tranne lui, se ne accorgesse.
Gli altri
due o tre studenti parvero intendere vagamente quello che stava succedendo, e
chiacchierando tranquillamente se ne uscirono anch’essi dalla Sala Comune.
Rimasero Harry, Ron ed Hermione.
-
Non mi
interrompere! – sbottò Hermione, con aria superiore.
-
Ti
interrompo quanto mi pare! – fece Ron, che dalla
tonalità delle orecchie si stava infuriando sempre di più.
-
E invece
no! –
-
Ah, no?
–
-
Sono
Caposcuola! Ho il pieno diritto di rimproverarvi per queste cose! Anzi, se
volessi potrei anche andare dal preside e farvi punire… -
-
Ma
sentitela! ‘Io sono Caposcuola’… me ne frega
meno di zero! Sei sempre la stessa insopportabile bambinetta!
–
Hermione fece un
passo indietro, indignata, come se accusasse un colpo.
-
A chi
hai dato della bambinetta? Siete voi i bambini che
sono scappati da Hogw… -
-
Beh, non
sono certo affari tuoi! –
-
Certo,
che lo sono! –
Harry guardò
l’orologio a pendolo appeso alla parete, con un sospiro, passandosi una mano
sulla nuca.
-
Dai,
ragazzi… ormai è andata, andiamo gi… -
Ron ed Hermione si voltarono verso di lui, con lo stesso sguardo
furioso.
-
Con te
discuto dopo! –
-
Stanne
fuori, Harry, questa pazza… -
-
Ah!
Prima mi dai della bambinetta, poi della pazza? E
quindi, sarei io l’insopportabile? –
-
Ed io
allora che devo sopportare continuamente che mi chiami ‘scemo’
ed ‘idiota’? E ti comporti come se fossi superiore? –
Hermione scosse
energicamente la testa, alzando gli occhi al cielo.
-
Ronald, è
completamente diverso… -
-
Lo stai facendo
di nuovo! –
Harry sbuffò, agitò
una mano e girò sui tacchi. Senza che nemmeno se ne accorgessero, impegnati
com’erano a gridare facendo tra l’altro chiudere le orecchie ai personaggi dei
quadri che lanciavano loro occhiate supplichevoli, il ragazzo se la svignò in
fretta attraverso il buco del ritratto della Signora Grassa.
Ron si passò
nervosamente una mano tra i capelli, fuori di sé.
-
Potresti
smetterla di comportarti come mia madre? –
Hermione sorrise
sarcasticamente, incrociando le braccia.
-
Se fossi
tua madre ti avrei già strozzato, stanne certo! –
Ron ridusse gli
occhi a due fessure.
-
Sai qual
è il tuo problema? Sei troppo rigida! Troppo intransigente! Alla gente normale
dà fastidio essere continuamente ripresa, se permetti! –
Hermione spalancò
la bocca, orripilata.
-
Rigida?
Ma per favore! Guarda che sono sempre stata decisamente accomodante con te, Ron! –
-
Accomodante?
– Ron rise rabbiosamente. - ora sei tu che scherzi!
Tu non sei mai stata accomodante, né con me, né con nessun altro! Oh, forse è
vero… immagino che con Vicky tu lo sia… -
A quelle
parole, cadde un silenzio di gelo.
Rendendosi
conto di quello che aveva appena detto, Ron distolse
lo sguardo, ma aveva sempre le sopracciglia aggrottate e l’espressione
imbronciata.
Hermione prese un
gran respiro, e senza accorgersene non respirò per diversi secondi.
Era da un
po’ che il discorso di Viktor Krum
non tornava fuori.
Sembrava
che Ron l’avesse detto d’impulso, senza buone
intenzioni, ma nemmeno cattive.
D’altra
parte, ogni volta che entravano in argomento, le sembrava che diventasse
improvvisamente odioso e strano. Perché diavolo doveva fare così?
-
Che cosa
c’entra Viktor, adesso? – chiese, in tono cupo, ma
tenendo la voce decisamente più bassa.
Ron scrollò le
spalle, scocciato, senza guardarla negli occhi.
-
Beh, sei
tu che hai sbandierato di essere accomodante! La verità è che hai sempre
cercato di trovare qualche difetto in me. –
Hermione sgranò gli
occhi.
-
Questo
non è affatto vero! Se ti avessi detto veramente quello che penso, io… -
S’interruppe.
Hermione voltò la testa, e questa volta fu lei ad
assumere un’espressione imbronciata.
Il
silenzio così teso che era calato in quel momento non fece altro che ricordarle
come stava.
Aveva
urlato talmente forte che ora la testa le pulsava un po’ per la febbre, un po’
per tutto il fiato che aveva consumato.
-
Immagino
che avresti detto di peggio. – sbottò Ron con un
sorriso sarcastico, riportando lo sguardo su di lei.
Hermione lo guardò
dritto negli occhi, con uno sguardo inusuale che evidentemente lo prese alla
sprovvista, dato che le sue orecchie si arrossarono ancora di più.
-
Oh,
avanti. Sai benissimo che… -
Si sentì
come se stesse precipitando dal settimo piano di un palazzo.
Un
giramento di testa fortissimo.
Socchiuse
gli occhi ed appoggiò una mano su una sponda del divano, cercando a fatica di
reggersi.
Okay, ora
sentiva distintamente di non essere guarita. Quella di mettersi a urlare e
litigare non era stata una gran mossa. Si scusò mentalmente con Madama Chips, che le aveva raccomandato centinaia di volte di
rimanere relegata a letto.
D’altra
parte, Hermione Granger
poteva anche essere insopportabile, rigida e devota alle regole, ma se la
pensava diversamente da un insegnante non c’era modo di farle cambiare idea.
Perfino
un insensibile (come lo vedeva in quel momento ed in effetti
praticamente sempre) come Ron si accorse che c’era
qualcosa che non andava.
-
Ehi,
stai bene? - chiese, circospetto, avvicinandosi.
Hermione non
riusciva a tenere gli occhi aperti. Tentò comunque di fare un sorriso e di
tenersi dritta, con dignità.
-
Sì… solo
un giramento di testa… - mormorò, lasciando la sponda del divano con decisione
ed aprendo gli occhi.
Evidentemente,
là fuori le cose non erano cambiate. Il mondo continuava a girare in quel modo
odioso.
Le sue
gambe cedettero leggermente, ma fece in tempo a riappoggiarsi al divano.
-
Ma se
non riesci a camminare! – esclamò Ron, sospirando, e
tenendola saldamente con un braccio per le spalle. – non sarà ancora l’influenza?
Non avevi detto di essere guarita? –
Nonostante
il giramento incessante, e la vaga sensazione di camminare per aria, Hermione riuscì a tirare fuori un sorrisetto
sarcastico ad occhi socchiusi.
-
Vedi che
ti inventi le cose…? Non l’ho mai detto… -
Avvertì
distintamente Ron che sbuffava.
Si chiese
se stavano camminando, o qualcosa del genere.
Beh,
pareva proprio che stessero attraversando la Sala Comune.
Aggrottò
le sopracciglia.
-
Oh,
avanti, Ron, ce la faccio da sola… - si scostò da lui
prima che potesse fare nulla, ma anche quella si rivelò una mossa sbagliata.
Le gambe
le cedettero come se avesse camminato per giorni e si ritrovò in ginocchio sul
pavimento, stringendo gli occhi per il mal di testa. Fortunatamente, pareva che
il giramento di testa diventasse sempre più lento.
-
Sì, ce
la fai da sola, come no. – ironizzò Ron, piegandosi su di lei. – quanto hai di febbre? –
Hermione tenne gli
occhi chiusi, rimanendo un attimo in silenzio.
Ron cercò di non
guardarla troppo a lungo.
-
Trentasette
e due. – mormorò lei.
Ron le lanciò
un’occhiataccia.
-
Trentotto
e sei. – si arrese Hermione, guardandolo nonostante
avesse la vista un po’ appannata.
Il
ragazzo sospirò ed in un attimo la sollevò e la prese sulle spalle, tenendola
ben salda per le gambe.
Il
pensiero da Hermione razionale e sensata, decisamente
sana, fu quello di non permetterglielo, in nome del suo onore di ragazza
perfettamente indipendente.
Il
pensiero da Hermione decisamente influenzata e con la
febbre alta, fu che sarebbe stata lì a mezz’aria anche per sempre.
A parte
il fatto che non sapeva Ron avesse una schiena così
calda.
Quando
aprì vagamente le palpebre, si accorse che Ron se ne
stava indeciso davanti alla scala che portava al dormitorio femminile.
-
Ron, mettimi giù -
mormorò, risultando ben poco convincente. – posso proseguire da sola. –
Il
ragazzo inclinò la testa, senza rispondere, e quasi Hermione
sentì i suoi pensieri che si accavallavano. Da una tasca della camicia prese la
sua bacchetta.
-
Immobilus! – disse, puntando la bacchetta sulla scala, la quale non
cambiò di una virgola.
Se ne
avesse avuto la forza, Hermione gli avrebbe fatto una
ramanzina sull’uso degli Incantesimi e sul fatto che quelle scale non potevano
essere ingannate.
Ma a
quanto pareva, si sbagliava di grosso.
Quando Ron appoggiò un piede sul primo scalino, la scala non si
tramutò in uno scivolo.
Il
ragazzo sospirò di sollievo e proseguì un po’ più velocemente.
Quando
entrarono nel dormitorio femminile, Ron si
immobilizzò, incerto.
Hermione gli indicò
con una mano la direzione che doveva prendere per arrivare alla sua stanza, ed
in un tempo che lei non riuscì a definire si ritrovò appoggiata finalmente sul
suo letto, e non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Non le sarebbe
affatto piaciuto farsi trovare in condizioni simili nella Sala Comune.
Si tirò
su il piumone fino al collo, fregandosi altamente di avere ancora indosso la
divisa.
Anche Ron tirò un sospiro di sollievo, afferrò una sedia dalla
scrivania comune e si sedette accanto a lei.
Intanto,
continuava a guardarsi intorno curiosamente.
Era la
prima volta in sette anni che vedeva il dormitorio femminile ed il suo sguardo
si fermò più volte sulle tende del letto a baldacchino di Hermione,
più sottili ed increspate di quelle del dormitorio maschile, sul suo baule ai
piedi del letto, aperto ma con i vestiti perfettamente ripiegati, sul suo
pigiama, che al contrario era buttato su una sponda del letto senza tanti
complimenti, e cercò di trattenere una risatina nel vedere l’enorme pila di
libri che occupava interamente tutto il comodino della ragazza.
-
Devi
prendere una medicina? – chiese, a voce bassa, come se si trovasse in
biblioteca, dopo qualche attimo di silenzio, durante il quale la testa di Hermione aveva smesso completamente di girare.
Ora si
sentiva le guance semplicemente bollenti, ma anche il dolore alla testa stava
passando, ed aveva l’aria decisamente più mite e tranquilla.
Vederla
così era qualcosa di più unico che raro, per cui Ron
si ritrovò ad arrossire furiosamente senza apparente motivo.
Il
piumone che la copriva fino alle spalle, la testa appoggiata al cuscino, le
guance tutte rosse, gli occhi color cioccolato lucidi per la febbre e le labbra
eccezionalmente purpuree.
In
effetti, vista da quell’angolazione… in una
situazione così particolare… va bene, era carina.
Molto
carina.
-
Sì. –
disse Hermione, chiedendosi perché si sentisse come
se stesse per avere un infarto o qualcosa del genere. L’influenza non fa venire
le palpitazioni. – è sul comodino. –
-
Sotto al
cumulo di libri? –
-
No,
vicino. Qualcosa contro i libri, ancora? –
Ron rovistò tra i
papiri sopra al mobile e finalmente trovò una specie di boccetta di vetro che
conteneva come dell’acqua opaca.
Gliela
porse e lei si mise a sedere, con il cuscino dietro la schiena.
-
Solo che
non sapevo ne avessi tanti. Pensavo li prendessi in prestito in biblioteca. –
Hermione tolse il
tappo dalla boccetta, storse il naso, chiuse gli occhi e ne bevve un sorso.
-
Allora,
dovresti vedere la mia camera. –
-
Babbana? –
-
Sì. Non
ho quasi più posto per metterci i libri. –
Si
allungò verso il comodino per appoggiare la boccetta, passando leggermente
davanti a Ron, il quale dovette piantarsi per bene
sulla sedia per impedirsi di muoversi verso di lei.
Non
andava bene. Non andava affatto bene. Era l’ennesima volta che si
sentiva così attratto da lei.
Ma
perché? Era la sua migliore amica. Punto e basta. Punto e basta… okay, va bene,
forse non era proprio così, stando alle continue sgridate e prese in giro che
si prendeva puntualmente dai compagni di stanza dopo le famose litigate con la
suddetta, ma ufficialmente era così.
E
sicuramente, il pensiero non passava nemmeno lontanamente per la testa di Hermione.
- Come
hai fatto a bloccare le scale? – chiese Hermione, che
dopo aver bevuto la pozione di Madama Chips si
sentiva decisamente meglio e molto più lucida.
Ron scrollò le
spalle, vagamente imbarazzato.
-
Beh, se
lo vuoi sapere… è una cosa che si tramandano i ragazzi del dormitorio maschile.
–
Hermione inarcò le
sopracciglia, senza capire.
-
Cioè? –
-
Sì,
ecco, un bel po’ di anni fa un diplomato al settimo anno ha scoperto per caso
che si bloccavano con un semplice incantesimo Immobilus...
così ha passato la parola agli altri, sai, per solidarietà… ma si passa
soltanto agli studenti del settimo anno, altrimenti gli altri ci si
fionderebbero d’impulso… lasciano sulla parete delle stanze del settimo anno
una scritta magica che appare solo quando… -
-
Fammi
capire – lo interruppe Hermione. – tutti i Grifondoro del settimo anno sanno come si entra nel
dormitorio femminile? Ma a quale scopo, scusa? –
Si sentì
stupida per aver chiesto una cosa del genere, proprio nell’esatto momento in
cui finiva di pronunciare la frase.
Ron aprì e chiuse
la bocca a intermittenza, senza sapere bene cosa dire.
-
Beh… ma
per… -
Hermione lo bloccò
alzando una mano.
-
No,
lascia perdere, non lo voglio sapere – disse, e trattenne una risata. Da brava
Caposcuola, la cosa avrebbe dovuto mandarla su tutte le furie. Stranamente, le
sembrava quasi… normale, sottinteso. Buffo, in un certo senso. – e a te chi
l’ha detto, se è lecito saperlo? –
Ron fece spallucce,
mentre il suo sguardo riprendeva a correre per la stanza.
-
Seamus. Il discorso
è saltato fuori per caso. A quanto pare, è stato lui a scoprirlo e a diffondere
la cosa agli altri. Lui viene spesso qui quando c’è qualcuno nel dormitorio
maschile, per… Lavanda, sai. Ma succede raramente, - aggiunse, vedendo lo
sguardo mezzo sconvolto di Hermione. – cioè, qui le
ragazze girano in continuazione, è difficile che sia vuoto. In quello maschile,
invece, ognuno si fa gli affari propri. –
Lei non
riuscì a trattenere un sorriso, ricordando come una mattina della fine del
sesto anno era piombata nella camera di Harry, Ron, Neville e Seamus
svegliandoli tutti con un gran chiasso, quando aveva scoperto di aver ricevuto
tutti “O” agli esami di fine anno, il massimo risultato che aveva mai ottenuto,
e nessuno si era lamentato. Avevano solo sbadigliato.
-
Spero
bene che tu non abbia mai fatto incursione qui senza che me ne accorgessi. –
disse, d’impulso.
La frase
poteva essere interpretata in diversi modi.
Ron, sentendo
improvvisamente di stare entrando in un discorso pericoloso, e che comunque non
poteva più rimanere lì a guardarla, dato che anche lui era un maschio e per di
più aveva una soglia di sopportazione minore degli altri, conoscendola ormai da
sette anni, decise che era arrivato proprio il momento di scappare il più
lontano possibile.
-
Beh, io
vado. Dirò a Ginny di portarti qualcosa da mangiare.
– mormorò, alzandosi.
-
Oh,
aspetta – disse Hermione improvvisamente, mettendosi
a frugare sotto il suo letto, e Ron sospirò
esasperato e battendo i piedi.
Per caso
si divertiva a torturarlo? Se lei si era dimenticata della situazione in cui
erano, questo non significava che anche lui l’avesse fatto. Tutt’altro.
La vocina nella sua testa si stava facendo sempre più insistente e fastidiosa,
e per zittirla c’erano solamente due modi: accontentarla, od andarsene. Dato
che la prima opzione era decisamente impraticabile, Hermione
avrebbe fatto meglio a muoversi.
Alla
fine, la ragazza tirò fuori un bel pacchetto rettangolare e sottile.
Improvvisamente,
Ron si ricordò che era la mattina di Natale.
- Tieni.
Ho fatto una fatica enorme per trovarlo, ma credo di piacerà. – disse, con un
sorriso misterioso.
Oh,
dannazione, dove diavolo aveva messo il regalo per Hermione?
Nella fretta di comprarlo senza dare nell’occhio, proprio quella mattina, ad Hogsmeade, non aveva fatto caso a dove lo metteva. Nel
mantello, forse?
Ron lo prese. Dalla
consistenza, sembrava decisamente un libro. Cercò di non sghignazzare, dato che
se l’era grandemente aspettato da parte sua.
La
ringraziò e lo scartò.
Aveva una
copertina di pelle su cui era scritto a caratteri cubitali Il Quidditch di Ronald Weasley attraverso i secoli.
La
guardò, incuriosito, e lei ricambiò l’occhiata con un gran sorriso
Di quanto
in qua un libro portava il suo nome?
Lo aprì
alla prima pagina.
-
Aaah! –
Ron fece un salto,
orripilato, ricadendo seduto sul letto di Hermione,
senza fiato. Un ragnetto che era appena sbucato da
sotto la copertina gli stava percorrendo velocemente il braccio.
Hermione scoppiò a
ridere, mentre il ragazzo scuoteva spasmodicamente il braccio tentando di
mandarlo via.
-
Toglimi
di dosso questo mostro! –
-
Ron, è finto. L’ho
incantato io. Basta che dici ‘aracnis’. –
Lui si
affrettò a farlo senza replicare, ed il ragnetto tornò
tranquillamente indietro, zampettò sulla prima pagina ed andò a nascondersi
dentro un piccolo doppio fondo della copertina.
-
Molto,
molto divertente, Hermione! – ironizzò Ron.
-
Non sai
apprezzare la mia fatica. – scherzò la ragazza, allungando lo sguardo sulle
pagine del libro. – è stata un lavoraccio incantare tutto l’album, sai? –
Ron lanciò
un’occhiata alla prima pagina, e finalmente si rese conto che quello non era un
libro. C’erano delle foto. Era pieno di foto.
Cominciò
a sfogliarlo, sorpreso.
Erano
state fatte tutte con una macchina fotografica magica di ottima qualità.
Probabilmente, Hermione se le era fatte dare da
qualcuno che si occupava di queste cose, tipo Lee Jordan o Colin Canon.
Erano
foto delle partite di Quidditch che aveva giocato ad Hogwarts dal quinto anno in poi. Alcune ritraevano lui,
altre gli altri giocatori. Foto dalle gradinate basse, da quelle alte, perfino
da dietro la porta, od accanto ad un Cercatore, per aria, alcune perfino
dall’alto.
Il suo
sguardo si posò sull’ultima foto dell’album, ipnotizzato. Ritraeva ritmicamente,
cosa tipica nelle foto magiche, quella parata. La sua fantastica, famosa parata
dell’ultima partita del quinto anno.
Quella
che Hermione ed Harry non
avevano mai visto.
-
Come hai
fatto a…? – chiese, senza fiato.
Hermione sorrise,
nascondendo la gioia nel vedere come era rimasto stupito.
-
Oh, ho
delle conoscenze. – rise. – mi ha fatto piacere vedere finalmente quella tanto
sospirata parata del quinto anno. Peccato, avrei voluto esserci. -
Ron la fissò. Non
poteva crederci.
Non
sapeva perché, ma quel regalo gli aveva dato un’elettricità ed un emozione
particolari.
Si
riscosse.
-
Oh, beh,
grazie. – borbottò, tornando ad avere un’espressione indifferente. – io… il tuo
regalo… credo di averlo lasciato al dormitorio… -
Lei fece
spallucce.
-
Non
importa. Me lo farai portare da Ginny. –
Le aveva
comprato una cartina geografica - storica. Qualcosa che se lui avesse ricevuto
avrebbe direttamente gettato, ma che lei bramava da secoli. Era molto grande,
larga due metri ed alta uno e mezzo, e mostrava tutto il mondo. Sarebbe potuta
sembrare una normale cartina babbana, se non fosse
stato per i giganti, le streghe sulle scope e le imponenti navi che la
attraversavano continuamente, mostrando tutti gli eventi della storia magica ed
i suoi spostamenti.
A quel
punto, la conversazione doveva per forza concludersi, e di conseguenza, lui
doveva per forza andarsene.
- Vicky non ti ha mandato niente, per Natale? –
Okay, gli
era sfuggito.
Hermione roteò gli
occhi, tossendo leggermente.
-
Sì. Un
libro sugli Incantesimi Oscuri che studiano a Durmstrang,
che gli avevo chiesto da tempo. Contento? –
Ron alzò le
braccia, in segno di resa.
-
E chi ha
detto niente. – mormorò, a denti stretti.
Rimasero
in un testardo silenzio per qualche attimo.
Ron pensò che non
sarebbe stato male se invece di rispondere in modo così stizzoso se ne fosse accorta
da sola.
Alzò con
frustrazione lo sguardo su di lei.
Solo in
quel momento si accorse di esserle seduto così vicino.
Al
contrario, Hermione doveva essersene accorta da un
bel po’, a giudicare dal modo nervoso in cui si tormentava una ciocca di
capelli.
Ron, con aria
scocciata, istintivamente gliela tolse di mano e la portò con decisione dietro
le orecchie. Era sempre stata bene con i capelli indietro.
Hermione, che aveva
ancora la mano a mezz’aria, lo guardò terrorizzata, neanche fosse stato un Dissennatore.
Quando Ron si rese conto di avere la mano su una guancia di Hermione, era troppo tardi per ritrarla.
Da bravo
essere poco riflessivo e molto istintivo, decise che era meglio prendere un po’
di coraggio e fare quello che, a suo parere, era più che giusto
Non
capitava spesso che Hermione fosse così tranquilla ed
avesse uno sguardo così languido (causa certamente la febbre alta, che le
bloccava anche la più dura delle occhiate). Cosa che non fece altro che
attirarlo come una calamita.
Al
contrario del suo primo gesto, si rese perfettamente conto di come le si era
avvicinato, di come l’aveva guardata e di come l’aveva baciata, e stranamente
la cosa gli era parsa così inspiegabilmente spontanea che sul momento non
arrossì neppure.
Le guance
di Hermione scottavano, e così le sue labbra. Che
sapevano di qualcosa di molto simile alla fragola. Doveva essere stata la
pozione che aveva bevuto poco prima a conferire loro quel sapore. Non gli
dispiacque affatto.
Non
sapeva se lei si sarebbe ribellata. In ogni caso, non lo fece. Al contrario,
posò leggermente una mano sulla sua guancia e sembrò molto più rilassata di
prima, quando erano troppo vicini, ma senza un particolare contatto.
Ron aveva già
baciato, una, due volte al massimo. Al sesto anno, quando per un periodo si era
messo con una ragazza di Grifondoro piuttosto carina.
Era stato il periodo più lungo in cui lui ed Hermione
non si erano parlati, con la scusa ufficiale di una litigata su un compito di
storia della magia che lei non voleva fargli copiare.
Non
sapeva se Hermione avesse già baciato. Sperò
ardentemente di no. Anche perché, per lui, era quello
il primo bacio. Neanche lontanamente paragonabile a quelli che già aveva dato.
Era
proprio vero che l’attesa permette di assaporare meglio la conquista di
qualcosa di tanto bramato.
Inaspettatamente,
fu Hermione a dischiudere le labbra per prima. Non si
rendeva più conto di niente.
Per la
prima volta in vita sua, aveva la testa completamente, inesorabilmente
svuotata.
Ron lo prese
istintivamente per un incoraggiamento, e quando approfondì il bacio posò più
saldamente una mano dietro la sua nuca.
Dopo
qualche attimo, si rese conto che doveva assolutamente chiudere la cosa adesso,
altrimenti non avrebbe più risposto di sé stesso.
Si
scostarono entrambi, con una leggera lentezza, e si guardarono.
Hermione arrossì
furiosamente e non riuscì a sostenere il suo sguardo.
Ron la fissò,
sentendosi improvvisamente accaldato.
-
Se hai una
vanga, prestamela, così faccio un buco per terra e mi ci sotterro. - disse,
dopo un po’.
Nonostante
si sentisse più in imbarazzo di quanto non fosse mai stata in vita sua, Hermione scoppiò a ridere.
-
Facciamo
che io mi sotterro qui e tu ti sotterri nel tuo dormitorio. – replicò, senza
riuscire ad usare il tono severo che avrebbe voluto adottare.
In
effetti, come aveva detto Ron poco prima, il
dormitorio femminile sembrava quasi più affollato di quello maschile,
semplicemente perché ogni studentessa andava in giro come se tutta la torre
fosse casa propria, a frugare nei cassetti e nei bagni senza la minima
preoccupazione.
Era una
rarità che rimanesse vuoto per più di un’ora.
E
sicuramente, se Ron fosse stato trovato lì, avrebbe
passato guai seri.
- Va bene,
va bene, me ne vado. – disse, con un sorriso canzonatorio, alzandosi.
Si
guardarono per un attimo negli occhi, ma distolsero entrambi lo sguardo.
Hermione, da brava
persona razionale quale era improvvisamente tornata ad essere, decise che
quello non era il momento né il luogo adatti per discutere di quello che
avevano appena fatto e quindi messo in evidenza.
-
Appena
guarisco – disse, con una titubanza strana per lei, quando Ron
era vicino alla porta (mentre mentalmente stava lanciando a sé stesso degli epiteti
poco carini). – non sperare che non ti venga a cercare. Per… chiarire. –
Ron scrollò le
spalle.
-
Ho
ancora tempo per farmi espellere, allora. –
Hermione voltò la
testa nascondendo un sorriso e Ron si voltò in
fretta, pensando che avrebbe tanto voluto ritornare sui suoi passi, ed uscì
dalla stanza.
Solo
quando se ne fu andato, e lo scorrere dei suoi pensieri fu di conseguenza
rallentato, si rese conto di avere ormai completamente riacquistato il senso
del sapore.
“I want my baby, baby “Voglio lui, lui
I want someone to love me voglio qualcuno che mi ami
Someone to hold
qualcuno da stringere
Maybe, maybe forse, forse
We'll be all alone under the mistletoe saremo tutti soli sotto al
vischio
Santa can you hear me? Babbo
Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year sono stata molto buona quest’anno
And all I want is one thing e tutto
quello che voglio è una cosa sola
Tell me my true love is here
dimmi
che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me lui è tutto quello che
voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree sotto il mio albero
di Natale
I'll be waiting
here Sto aspettando qui
Santa that's my only wish this
year “
Babbo Natale, questo è
il mio unico desiderio quest’anno”
- Lavandaaa… -
-
Oh, sì,
scusa, scusa. Ma puoi anche smetterla di fare tante storie, dato che ormai sei
guarita. –
-
Beh,
preferirei evitare una ricaduta. E poi, ormai il Natale è passato, quindi
dovresti esserti ampiamente stancata delle tue adorate nenie. –
-
Veramente,
manca una settimana alla fine delle vacanze… -
-
Per me
potrebbe iniziare anche subito. –
-
Sì, ma
non tutti sono perfettini come te. E poi, se non fai niente, credo che andrò a
lamentarmi con la McGranitt. Non puoi occupare tutta
una parete con una cartina geografica… -
-
Se tu ti
vuoi lamentare, fai pure. Se poi però la McGranitt
viene a sapere che un certo ragazzo entra in questa stanza per una certa
ragazza, di nascosto… credo che la cartina andrà in secondo piano. –
-
…
ripensandoci, a me sono sempre piaciute le cartine. Regalo? –
-
Già. –
-
Di chi?
–
-
Ron. –
-
Ah… a
proposito, l’ho incrociato un paio di giorni fa, era andato a fare un
incursione nelle cucine. Mi ha detto di ringraziarti. –
-
Davvero?
E per cosa? –
-
Ah,
questo non lo so. Però, pare che sia andato nel cuore della notte da Madama Chips, una settimana fa, con la febbre alle stelle, e che
lei gli abbia detto di barricarsi in camera fino a che non fosse scesa. La cosa
non gli importa granché, dato che gira comunque per la Sala Comune… -
-
Che
deficiente! –
-
… non
sarà mica che gliel’hai attaccata tu, l’influenza? –
-
… -
-
Eh? –
-
Oh, ma
smettila. Ti pare che io farei mai entrare un ragazzo nel dormitorio femminile?
–
“I hope my letter
reaches you in time “Spero che la mia lettera ti arrivi in
tempo
Bring me a love, I can call
all mine portami un amore, che possa chiamare tutto
mio
Cause I have been so good this year
perché sono stata
molto buona quest’anno
Can't be alone, under the mistletoe non possiamo essere soli,
sotto al vischio
He's all I want in a big red bow E’ tutto quello che voglio
in un grande pacco rosso
Santa can you hear me? Babbo Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year sono stata molto buona quest’anno
And all I want is one thing e tutto quello che voglio è
una cosa sola
Tell me my true love is here
dimmi
che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me lui è tutto quello che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree sotto il mio albero di
Natale
I'll be waiting
here Sto aspettando qui
Santa that's my only wish this
year Babbo Natale, questo è il
mio unico desiderio quest’anno
He's all I want, just for me E’ tutto ciò che
voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree sotto il mio albero di
Natale
I'll be waiting
here” aspetterò qui”
Santa that's my only wish this
year...
**
Ebbenessì.
Ho dato
anch’io il mio piccolo contributo alle one-shots
natalizie.
D’altronde,
essendo io in questi giorni molto elettrizzata [sin dalla notte dei
tempi ho sempre adorato questo periodo invernale *_*], ho pensato di mettere un
po’ della mia [esauribilissima] energia in un piccolo prodotto ‘letterario’.
E’ molto
semplice, direi che si tratta quasi di un classico, ma per una volta ho provato
a descrivere le cose come sono ‘realmente’ [nel senso
che non sono sempre complicate come si crede *_*]. Spero comunque che vi sia
piaciuta.
Buon
Natale a tutti! [a tempo debito, in ogni caso ^_^]
Miwako