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Autore: _Miwako_    17/12/2004    29 recensioni
Hermione è sempre così impegnata a studiare che raramente prende anche solo un raffreddore. Questa volta, si è presa una brutta influenza che la costringe nella sua stanza per giorni. Ma per Natale dovrà pure andare a fare gli auguri ai suoi amici, no? Ma dalle buone intenzioni possono sfociare le litigate, e dalle litigate...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Last night I took a walk in the snow “Ieri sera ho

Last night I took a walk in the snow                           “Ieri sera ho passeggiato nella neve
Couples holding hands, places to go                            coppie che si tenevano per mano, luoghi dove andare
Seems like everyone but me is in love                           sembra quasi che tutti siano innamorati tranne me
Santa can you hear me...                                               Babbo Natale, riesci a sentirmi…?
I signed my letter that I sealed with a kiss                    Ho firmato la mia lettera che ho chiuso con un bacio
I sent it off and just sent this                                          l’ho spedita e basta
I know exactly what I want this year                             so esattamente cosa voglio quest’anno
Santa can you hear me...”                                             Babbo Natale, riesci a sentirmi…?”

Infilò la testa sotto al cuscino, infastidita.

Sentiva i piedi che scottavano, e le mani gelide. Un terribile dolore alla testa e lo stomaco in subbuglio.

Alcune ciocche di capelli arruffati scivolavano ribelli sul piumone azzurro.

 

“I want my baby, baby                                                   “Voglio lui, lui
I want someone to love me                                              
voglio qualcuno che mi ami
Someone to hold                                                             
qualcuno da stringere
Maybe, maybe                                                                  
forse, forse

He’ll be my own in a big red bow”                                 potresti portarmelo in un grande pacco rosso”
 
- Lavanda! – gridò, perdendo completamente la pazienza. Con l’urlo, la testa prese a pulsarle ancora di più. Si tirò a sedere, mise il cuscino sulle gambe e vi affondò il viso, cercando di soffocare un gemito di dolore.

-         Sì, dimmi, Hermione? –

La testa di una ragazza dai lunghi capelli lisci, perfettamente curati, e grandi occhi azzurri, spuntò dallo spiraglio della porta semichiusa. Aveva l’espressione maledettamente felice.

Hermione la guardò cupamente, stringendo gli occhi per il dolore pulsante alla testa, ma cercando di non pensarci. Perché erano tutte così stupidamente felici, quella mattina? Non c’era stata una sola compagna di dormitorio che non fosse passata a fare gli auguri di buon Natale, tutte così allegre e pimpanti, la divisa scolastica perfettamente stirata, i capelli esattamente in piega.

E così pareva che anche Calì e Lavanda, le sue compagne di stanza, fossero state contagiate da quel clima natalizio così esasperatamente frizzante. Si erano alzate presto, quando di solito era lei la prima a svegliarsi, ed erano state un’ora e mezza, per non dire due ore, in bagno a cincischiare ed a ridacchiare.

Il Natale non arrivava tutti gli anni?

Hermione era straordinariamente scocciata, e decisamente più indisponente del solito. Non sapeva come, non sapeva perché, ma quell’inverno si era presa un’influenza come non le veniva da quando aveva tre anni e doveva ancora formare gli anticorpi. Era successo all’improvviso, circa una settimana prima. Era diventata man mano più freddolosa del solito, eppure la pelle le bruciava: ma era talmente concentrata a terminare i compiti delle vacanze prima che le stesse iniziassero, che non si era nemmeno curata dei giramenti di testa, della fronte che scottava, degli occhi che ogni tanto lacrimavano. E la sera, Harry le aveva fatto notare infuriato, quando lei gli aveva accennato i sintomi (che non riteneva comunque preoccupanti), che avrebbe dovuto farsi visitare da Madama Chips.

Essendo notoriamente una persona molto orgogliosa, aveva aspettato che tutti andassero a dormire, e che quindi nessuno potesse vederla, prima di sgattaiolare in infermeria. Dopotutto, sapeva che non andava bene trascurare la propria salute: se un eventuale raffreddore fosse peggiorato, sarebbe stata costretta a saltare gli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze invernali.

A quanto pareva, però, dalla faccia costernata di Madama Chips, non era affatto un raffreddore. Quando le misurò la febbre con la bacchetta, cominciò immediatamente a farle una ramanzina.

Aveva trentanove e due di febbre e non se ne era nemmeno accorta.

Quando la dottoressa glielo fece notare, improvvisamente avvertì il peso dell’influenza tutto su di sé e si sentì terribilmente debole.

Il risultato era che aveva comunque saltato l’ultima settimana di scuola, era inchiodata al letto da ugual tempo, e sembrava che la febbre non accennasse a diminuire. Cinque giorni prima era scesa a trentotto e cinque, ma da allora non aveva più dato segno di volersene andare dal suo corpo, nonostante prendesse quotidianamente gli antibiotici che le aveva prescritto Madama Chips. Ed inoltre, la cosa peggiore di tutte: le avevano vietato di leggere più di un’ora al giorno.

Era inconcepibile. Assurdo. La dottoressa aveva detto che non doveva stancare la mente e gli occhi ma oziare il più possibile. A qualsiasi altra persona, dopo quasi quattro mesi di preparazione estenuante ai M.A.G.O finali di quel settimo anno, l’idea non sarebbe affatto dispiaciuta: ma non a lei. Figurarsi se la Caposcuola poteva permettersi di… di… non osava nemmeno pensarci. Oziare.

-         Potresti gentilmente smetterla di cantare? Mi stai trapanando il cervello! Ho mal di testa… -

-         … da due giorni, lo so, lo so. – mormorò Lavanda rientrando nel bagno, ed agitando una mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa.

Hermione sbuffò e si lasciò ricadere all’indietro, rimettendo il cuscino dietro la testa.

Si tirò su il piumone fino alla bocca, gli occhi socchiusi che ricominciavano a bruciare ed a lacrimare.

Avvertì distintamente il rumore ovattato dello spruzzo di un profumo, ed un attimo dopo un’essenza di rosa cominciò ad insinuarsi un po’ ovunque nella stanza, riuscendo a infilarsi perfino tra le spesse tende del suo letto a baldacchino.

Nonostante l’influenza, il suo odorato funzionava ancora benissimo, e fece una smorfia a quel profumo così zuccherato. Una delle cose che in quel periodo funzionavano di meno, e che più la infastidivano, era la momentanea mancanza del sapore: mangiava, beveva, ma non riusciva a sentire assolutamente niente. Sembrava che le sue papille gustative fossero andate definitivamente in vacanza.

Un secondo dopo, Lavanda riprese a canticchiare.

 

Santa can you hear me?                                      “Babbo Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year       
                          sono stata molto buona quest’anno
And all I want is one thing
                                     e tutto quello che voglio è una cosa sola
Tell me my true love is here
                                   dimmi che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me           
                           lui è tutto quello che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree
                              sotto il mio albero di Natale
I'll be waiting here                                  
                aspetterò qui
Santa that's my only wish this year
                      Babbo Natale, questo è il mio unico desiderio quest’anno”

- Lavanda! – ringhiò nuovamente, questa volta ancora più esasperata. La testa riprese a pulsarle.

La ragazza spense la luce del bagno e ne uscì in tutto il suo splendore. Aveva un bel viso armonioso, quegli occhi grandi così esageratamente innocenti, le labbra carnose ed un corpo formoso. Ogni volta che Hermione la vedeva così, provava qualcosa di molto vicino ad una lacerante rabbia, anche se non riusciva assolutamente a capire perché.

L’unica cosa che le interessava era uscire con un “O” in tutte le materie che avrebbe portato agli esami.

Le lanciò un’occhiata che non aveva niente di turbato, attraverso lo spicchio di tende aperto.

-         Avanti, Hermione, non si può essere così di pessimo umore la mattina di Natale. Stavo solo dando il mio contributo con una canzoncina più attuale. – ridacchiò, indossando il mantello.

Era strana, Lavanda. Vedendola con Calì (che quella mattina doveva essersi fiondata presto a sbaciucchiarsi sul muretto con il suo ragazzo di Corvonero) o con il suo nugolo di amiche, la si sarebbe detta una ragazza peggio che superficiale, frivola, sciocca. Eppure, ogni tanto, presa da sola, ma solo ogni tanto, pareva quasi che non fosse così antipatica e vuota come sembrava. E poi, aveva notato ultimamente Hermione, essendo costretta a rimanere in camera e ad assistere a tutto quel via vai del dormitorio, aveva proprio una bella voce. Era roca, vellutata. Sembrava di un’altra persona, in effetti. Forse, un giorno, finiti i tempi di invidie femminili da adolescenti, le avrebbe fatto piacere ascoltarla cantare.

Ora, però, se si metteva in gioco la sua sanità mentale e fisica, era decisamente un altro paio di maniche.

-         Vado a colazione – disse Lavanda, parlando quasi al vento. Poi, si voltò verso di lei. – vuoi che riferisca qualcosa a qualcuno da parte tua? –

Hermione si voltò dall’altra parte, avvolgendosi meglio dentro alla coperta.

-         No, grazie. – rispose, in tono formale.

Poco dopo, i passi che scendevano la scala del dormitorio si fecero sempre più lontani, e sparirono.

Hermione aprì gli occhi. Si mise a sedere, gli occhi ancora socchiusi. Si sfiorò la fronte, ma, come si aspettava, non sembrava per niente fresca.

Fece forza sulle mani, e si alzò. Indossò un foulard intorno al collo e si trascinò fino in bagno, stropicciandosi gli occhi.

Quando vide il suo riflesso nello specchio, il morale scese ancora di più a terra.

Non sembrava proprio avere diciassette anni. Era leggermente bassa, più bassa di Calì e Lavanda, sicuramente; e così odiosamente esile. Non era nemmeno lontanamente formosa. Sua mamma le diceva sempre, con affetto, che era ‘straordinariamente minuta’. Ma nell’essere così magra non ci trovava niente di straordinario.

Sospirò. Si lavò diligentemente i denti, si pettinò i capelli per quanto i riccioli ribelli glielo permettessero, cambiò il pigiama (che era giusto il regalo dei suoi genitori per Natale: un tipico completo verde acqua formato da felpa e pantaloni larghi), prese la bacchetta e si rimise a letto. Misurò la febbre: trentotto e quattro. Un vaghissimo segno di miglioramento. Fantastico.

Si stese sul letto, percorsa dai soliti brividi di freddo a cui ormai si era controvoglia abituata.

Si sentiva un’altra persona, quella mattina. Si sentiva… asettica. Volendo, anche impersonale. Erano giorni che non vedeva i suoi migliori amici, Harry e Ron, ed era circondata da sole ragazze con cui non sentiva di dover condividere assolutamente nulla, se non un rapporto puramente scolastico. Con loro, si sentiva sempre in dovere di usare modi freddamente cortesi. Con Harry, con Ron, era tutto il contrario: si sentiva libera di essere sé stessa. Libera di essere assolutamente insopportabile.

Avrebbe voluto passare almeno a fargli gli auguri di Natale…

Rimase un attimo immobile, indecisa. Si trattava di trasgredire alle ferree raccomandazioni di Madama Chips.

D’altra parte, voleva solo… andare un attimo di sotto… sgattaiolare un secondo nel dormitorio maschile, e svegliarli con un saluto. Poi, sarebbe corsa senz’altro nel dormitorio femminile, davvero.

Erano già le dieci, ma senza dubbio quei due stavano ancora dormendo come ghiri. Per quanto le preoccupazioni dell’ultimo periodo, dato che la ‘Gazzetta del Profeta’ affermava che gli eserciti di Lord Voldemort si stavano avvicinando a Londra, assillavano tutti, specialmente loro tre, sembrava che i ragazzi riuscissero a trovare comunque la tranquillità giusta per dormire fino a tardi.

Scese dal letto, con decisione. Ma sì, ci avrebbe messo solo un attimo.

Fece per scendere le scale, ma poi si diede un’occhiata nello specchio a figura intera. E per qualche dannatissima ragione, le venne in mente Lavanda, perfettamente vestita e pettinata e con il sorriso sulle labbra.

Ritornò sui suoi passi con uno sbuffo, sentendosi arrabbiata con sé stessa per essere nata donna. Rovistò nel suo baule, afferrò la gonna a pieghe regolamentare, la stirò con un colpo di bacchetta, e lo stesso fece con la camicia bianca, la cravatta ed il pullover blu mare. Indossò poi i calzettoni ed i mocassini, sentendosi vagamente la testa un po’ troppo leggera. Cercò di non farci caso, annodò meglio il foulard intorno al collo e scese le scale.

La Sala Comune di Grifondoro era pressoché deserta. Se non fosse stato per un paio di persone che chiacchieravano e facevano i compiti ad un tavolo, e qualcuno che si stava preparando per scendere a colazione.

 

“Christmas Eve, I just can't sleep                              “La Vigilia di Natale, non riesco proprio a dormire
Would I be wrong, for taking a peek?
                        
Farei male, a dare una sbirciatina?
Cause I heard that you're coming to town
                 perché ho sentito che stai arrivando in città
Santa can you hear me...
                                            Babbo Natale, riesci a sentirmi…?
I really hope that you're on your way
                        Spero davvero che tu sia sulla strada giusta
With something special for me in your sleigh 
           con qualcosa di speciale per me nella tua slitta
Oh please make my wish come true
                           oh, per favore, fai che il mio desiderio si avveri
Santa can you hear me...”
                                          Babbo Natale, riesci a sentirmi?”

 

-         Anche tu ti metti a canticchiare, Ginny? Ma cos’è, un’epidemia? – disse Hermione, con la voce improvvisamente roca per la tosse.

La ragazza alzò lo sguardo dal sul libro di Incantesimi, e la fissò come se fosse un coniglio parlante.

-         Hermione – fece, accigliata. – ma non eri malata? Stavo per portarti qualcosa da colazione… -

Lei agitò la mano, sbrigativamente.

-         Sì, beh, ho solo trentotto e quattro, non… -

-         Cosa?! E sei qui? Dovresti startene a letto! Perché diavolo sei scesa? –

Hermione prese un’espressione indifferente.

-         Avevo voglia di fare due passi. A proposito... dove sono Harry e Ron? Dici che stanno ancora dormendo? –

Ginny le sorrise nervosamente, portandosi i capelli dietro le orecchie.

Hermione la fissò.

-         Che c’è? –

-         Eh? Oh, non c’è niente… che c’è? –

-         Dove sono Harry e Ron? –

La ragazza distolse lo sguardo.

-         Eh, dove sono… sono giù a colazione, ovviamente. Dove vuoi che siano? –

Hermione sbatté pazientemente le palpebre, tentando anche di fermare il bruciore agli occhi.

-         Ginny… non ti ho chiesto dove sono nel tuo immaginario. Voglio sapere dove sono adesso.

Ginny parve cedere e sospirò.

-         Sono andati ad Hogsmeade. – disse, tutto d’un fiato.

-         CHE COSA?! –

-         Con Seamus e Dean… -

-         CHE COSA?! –

-         Hanno detto che volevano andare a comprare delle Burrobirre…dato che ultimamente i pranzi di Hogwarts non sono proprio il massimo… -

-         Sì, ma c’è una ragione se non sono proprio il massimo! E’ stato proibito dal Ministero della Magia agli studenti ed agli elfi domestici di uscire da Hogwarts, Hogsmeade è pericolosa! Potrebbero esserci Mangiamorte ovunque! –

Ginny sembrava combattuta tra il darle ragione e difendere i ragazzi. Anche lei se ne era preoccupata, ma d’altra parte il suo era uno spirito decisamente più avventuriero che riflessivo. Tutto il contrario di Hermione, comunque.

Decise che era meglio tentare di essere il più possibile imparziale.

-         Beh, lo so che è stata una stupidaggine… ma volevano festeggiare il Natale… erano tutti contenti… e poi hanno il Mantello dell’Invisibilità… -

-         Questo non… -

-         Ginny, gli altri aspettano in Sala Gran… -

Hermione si voltò di scatto, gli occhi infuocati.

Harry e Ron si bloccarono sul posto.

Dal suo sguardo, era proprio chiaro che non aveva apprezzato molto il loro gesto.

Entrambi portavano la camicia ed i pantaloni della divisa, ed avevano i capelli tutti arruffati e l’espressione soddisfatta di due bambini che sono riusciti ad arrampicarsi su un albero.

Ma conoscendo Hermione, sapevano benissimo che la cosa l’avrebbe fatta andare fuori di testa, per questo avevano pensato di non dirle niente.

Okay, non avevano messo in conto che sarebbe potuta scendere dal suo letto di dolore, nonostante fosse notoriamente iperattiva.

Ron fece per voltarsi e ritornare sui suoi passi ed Harry si voltò a guardarlo, indeciso.

-         Voi due. Fermi. –

Si voltarono verso di lei.

La ragazza incrociò le braccia.

-         Piaciuto il giretto? – fece, sempre con quello sguardo infuocato che non prometteva nulla di buono, ed un sorrisetto tutt’altro che comprensivo.

I due lanciarono un’occhiataccia a Ginny.

Tossicchiarono.

-         Sì, ehm, beh… ma tu non eri malata? – buttò lì Ron, cercando in modo decisamente poco convinto di sviare il discorso.

Ovviamente, Hermione era di tutt’altre idee.

-         Siete andati ad Hogsmeade – disse, lentamente, avvicinandosi a loro, in un tono che somigliava pericolosamente a quello della signora Weasley quando sgridava i suoi figli. – per comprare dolci. Siete andati ad Hogsmeade, che attualmente pullula di Mangiamorte. Ci sei andato perfino tu, Harry, che almeno dovresti avere un po’ di buon senso… -

-         Ehi! – protestò Ron, sentendosi improvvisamente accusato personalmente.

Ginny, nel frattempo, si era alzata silenziosamente dal tavolo e stava sgattaiolando via, cercando di non attirare l’attenzione. Harry la guardò supplichevolmente, con aria di chiedere aiuto, ma Ginny allargò le braccia in segno di scuse e scivolò via attraverso il buco del ritratto senza che nessuno, tranne lui, se ne accorgesse.

Gli altri due o tre studenti parvero intendere vagamente quello che stava succedendo, e chiacchierando tranquillamente se ne uscirono anch’essi dalla Sala Comune.

Rimasero Harry, Ron ed Hermione.

-         Non mi interrompere! – sbottò Hermione, con aria superiore.

-         Ti interrompo quanto mi pare! – fece Ron, che dalla tonalità delle orecchie si stava infuriando sempre di più.

-         E invece no! –

-         Ah, no? –

-         Sono Caposcuola! Ho il pieno diritto di rimproverarvi per queste cose! Anzi, se volessi potrei anche andare dal preside e farvi punire… -

-         Ma sentitela! ‘Io sono Caposcuola’… me ne frega meno di zero! Sei sempre la stessa insopportabile bambinetta! –

Hermione fece un passo indietro, indignata, come se accusasse un colpo.

-         A chi hai dato della bambinetta? Siete voi i bambini che sono scappati da Hogw… -

-         Beh, non sono certo affari tuoi! –

-         Certo, che lo sono! –

Harry guardò l’orologio a pendolo appeso alla parete, con un sospiro, passandosi una mano sulla nuca.

-         Dai, ragazzi… ormai è andata, andiamo gi… -

Ron ed Hermione si voltarono verso di lui, con lo stesso sguardo furioso.

-         Con te discuto dopo! –

-         Stanne fuori, Harry, questa pazza… -

-         Ah! Prima mi dai della bambinetta, poi della pazza? E quindi, sarei io l’insopportabile? –

-         Ed io allora che devo sopportare continuamente che mi chiami ‘scemo’ ed ‘idiota’? E ti comporti come se fossi superiore? –

Hermione scosse energicamente la testa, alzando gli occhi al cielo.

-         Ronald, è completamente diverso… -

-         Lo stai facendo di nuovo! –

Harry sbuffò, agitò una mano e girò sui tacchi. Senza che nemmeno se ne accorgessero, impegnati com’erano a gridare facendo tra l’altro chiudere le orecchie ai personaggi dei quadri che lanciavano loro occhiate supplichevoli, il ragazzo se la svignò in fretta attraverso il buco del ritratto della Signora Grassa.

Ron si passò nervosamente una mano tra i capelli, fuori di sé.

-         Potresti smetterla di comportarti come mia madre? –

Hermione sorrise sarcasticamente, incrociando le braccia.

-         Se fossi tua madre ti avrei già strozzato, stanne certo! –

Ron ridusse gli occhi a due fessure.

-         Sai qual è il tuo problema? Sei troppo rigida! Troppo intransigente! Alla gente normale dà fastidio essere continuamente ripresa, se permetti! –

Hermione spalancò la bocca, orripilata.

-         Rigida? Ma per favore! Guarda che sono sempre stata decisamente accomodante con te, Ron! –

-         Accomodante? – Ron rise rabbiosamente. - ora sei tu che scherzi! Tu non sei mai stata accomodante, né con me, né con nessun altro! Oh, forse è vero… immagino che con Vicky tu lo sia… -

A quelle parole, cadde un silenzio di gelo.

Rendendosi conto di quello che aveva appena detto, Ron distolse lo sguardo, ma aveva sempre le sopracciglia aggrottate e l’espressione imbronciata.

Hermione prese un gran respiro, e senza accorgersene non respirò per diversi secondi.

Era da un po’ che il discorso di Viktor Krum non tornava fuori.

Sembrava che Ron l’avesse detto d’impulso, senza buone intenzioni, ma nemmeno cattive.

D’altra parte, ogni volta che entravano in argomento, le sembrava che diventasse improvvisamente odioso e strano. Perché diavolo doveva fare così?

-         Che cosa c’entra Viktor, adesso? – chiese, in tono cupo, ma tenendo la voce decisamente più bassa.

Ron scrollò le spalle, scocciato, senza guardarla negli occhi.

-         Beh, sei tu che hai sbandierato di essere accomodante! La verità è che hai sempre cercato di trovare qualche difetto in me. –

Hermione sgranò gli occhi.

-         Questo non è affatto vero! Se ti avessi detto veramente quello che penso, io… -

S’interruppe. Hermione voltò la testa, e questa volta fu lei ad assumere un’espressione imbronciata.

Il silenzio così teso che era calato in quel momento non fece altro che ricordarle come stava.

Aveva urlato talmente forte che ora la testa le pulsava un po’ per la febbre, un po’ per tutto il fiato che aveva consumato.

-         Immagino che avresti detto di peggio. – sbottò Ron con un sorriso sarcastico, riportando lo sguardo su di lei.

Hermione lo guardò dritto negli occhi, con uno sguardo inusuale che evidentemente lo prese alla sprovvista, dato che le sue orecchie si arrossarono ancora di più.

-         Oh, avanti. Sai benissimo che… -

Si sentì come se stesse precipitando dal settimo piano di un palazzo.

Un giramento di testa fortissimo.

Socchiuse gli occhi ed appoggiò una mano su una sponda del divano, cercando a fatica di reggersi.

Okay, ora sentiva distintamente di non essere guarita. Quella di mettersi a urlare e litigare non era stata una gran mossa. Si scusò mentalmente con Madama Chips, che le aveva raccomandato centinaia di volte di rimanere relegata a letto.

D’altra parte, Hermione Granger poteva anche essere insopportabile, rigida e devota alle regole, ma se la pensava diversamente da un insegnante non c’era modo di farle cambiare idea.

Perfino un insensibile (come lo vedeva in quel momento ed in effetti praticamente sempre) come Ron si accorse che c’era qualcosa che non andava.

-         Ehi, stai bene? - chiese, circospetto, avvicinandosi.

Hermione non riusciva a tenere gli occhi aperti. Tentò comunque di fare un sorriso e di tenersi dritta, con dignità.

-         Sì… solo un giramento di testa… - mormorò, lasciando la sponda del divano con decisione ed aprendo gli occhi.

Evidentemente, là fuori le cose non erano cambiate. Il mondo continuava a girare in quel modo odioso.

Le sue gambe cedettero leggermente, ma fece in tempo a riappoggiarsi al divano.

-         Ma se non riesci a camminare! – esclamò Ron, sospirando, e tenendola saldamente con un braccio per le spalle. – non sarà ancora l’influenza? Non avevi detto di essere guarita? –

Nonostante il giramento incessante, e la vaga sensazione di camminare per aria, Hermione riuscì a tirare fuori un sorrisetto sarcastico ad occhi socchiusi.

-         Vedi che ti inventi le cose…? Non l’ho mai detto… -

Avvertì distintamente Ron che sbuffava.

Si chiese se stavano camminando, o qualcosa del genere.

Beh, pareva proprio che stessero attraversando la Sala Comune.

Aggrottò le sopracciglia.

-         Oh, avanti, Ron, ce la faccio da sola… - si scostò da lui prima che potesse fare nulla, ma anche quella si rivelò una mossa sbagliata.

Le gambe le cedettero come se avesse camminato per giorni e si ritrovò in ginocchio sul pavimento, stringendo gli occhi per il mal di testa. Fortunatamente, pareva che il giramento di testa diventasse sempre più lento.

-         Sì, ce la fai da sola, come no. – ironizzò Ron, piegandosi su di lei. – quanto hai di febbre? –

Hermione tenne gli occhi chiusi, rimanendo un attimo in silenzio.

Ron cercò di non guardarla troppo a lungo.

-         Trentasette e due. – mormorò lei.

Ron le lanciò un’occhiataccia.

-         Trentotto e sei. – si arrese Hermione, guardandolo nonostante avesse la vista un po’ appannata.

Il ragazzo sospirò ed in un attimo la sollevò e la prese sulle spalle, tenendola ben salda per le gambe.

Il pensiero da Hermione razionale e sensata, decisamente sana, fu quello di non permetterglielo, in nome del suo onore di ragazza perfettamente indipendente.

Il pensiero da Hermione decisamente influenzata e con la febbre alta, fu che sarebbe stata lì a mezz’aria anche per sempre.

A parte il fatto che non sapeva Ron avesse una schiena così calda.

Quando aprì vagamente le palpebre, si accorse che Ron se ne stava indeciso davanti alla scala che portava al dormitorio femminile.

-         Ron, mettimi giù - mormorò, risultando ben poco convincente. – posso proseguire da sola. –

Il ragazzo inclinò la testa, senza rispondere, e quasi Hermione sentì i suoi pensieri che si accavallavano. Da una tasca della camicia prese la sua bacchetta.

-         Immobilus! – disse, puntando la bacchetta sulla scala, la quale non cambiò di una virgola.

Se ne avesse avuto la forza, Hermione gli avrebbe fatto una ramanzina sull’uso degli Incantesimi e sul fatto che quelle scale non potevano essere ingannate.

Ma a quanto pareva, si sbagliava di grosso.

Quando Ron appoggiò un piede sul primo scalino, la scala non si tramutò in uno scivolo.

Il ragazzo sospirò di sollievo e proseguì un po’ più velocemente.

Quando entrarono nel dormitorio femminile, Ron si immobilizzò, incerto.

Hermione gli indicò con una mano la direzione che doveva prendere per arrivare alla sua stanza, ed in un tempo che lei non riuscì a definire si ritrovò appoggiata finalmente sul suo letto, e non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Non le sarebbe affatto piaciuto farsi trovare in condizioni simili nella Sala Comune.

Si tirò su il piumone fino al collo, fregandosi altamente di avere ancora indosso la divisa.

Anche Ron tirò un sospiro di sollievo, afferrò una sedia dalla scrivania comune e si sedette accanto a lei.

Intanto, continuava a guardarsi intorno curiosamente.

Era la prima volta in sette anni che vedeva il dormitorio femminile ed il suo sguardo si fermò più volte sulle tende del letto a baldacchino di Hermione, più sottili ed increspate di quelle del dormitorio maschile, sul suo baule ai piedi del letto, aperto ma con i vestiti perfettamente ripiegati, sul suo pigiama, che al contrario era buttato su una sponda del letto senza tanti complimenti, e cercò di trattenere una risatina nel vedere l’enorme pila di libri che occupava interamente tutto il comodino della ragazza.

-         Devi prendere una medicina? – chiese, a voce bassa, come se si trovasse in biblioteca, dopo qualche attimo di silenzio, durante il quale la testa di Hermione aveva smesso completamente di girare.

Ora si sentiva le guance semplicemente bollenti, ma anche il dolore alla testa stava passando, ed aveva l’aria decisamente più mite e tranquilla.

Vederla così era qualcosa di più unico che raro, per cui Ron si ritrovò ad arrossire furiosamente senza apparente motivo.

Il piumone che la copriva fino alle spalle, la testa appoggiata al cuscino, le guance tutte rosse, gli occhi color cioccolato lucidi per la febbre e le labbra eccezionalmente purpuree.

In effetti, vista da quell’angolazione… in una situazione così particolare… va bene, era carina.

Molto carina.

-         Sì. – disse Hermione, chiedendosi perché si sentisse come se stesse per avere un infarto o qualcosa del genere. L’influenza non fa venire le palpitazioni. – è sul comodino. –

-         Sotto al cumulo di libri? –

-         No, vicino. Qualcosa contro i libri, ancora? –

Ron rovistò tra i papiri sopra al mobile e finalmente trovò una specie di boccetta di vetro che conteneva come dell’acqua opaca.

Gliela porse e lei si mise a sedere, con il cuscino dietro la schiena.

-         Solo che non sapevo ne avessi tanti. Pensavo li prendessi in prestito in biblioteca. –

Hermione tolse il tappo dalla boccetta, storse il naso, chiuse gli occhi e ne bevve un sorso.

-         Allora, dovresti vedere la mia camera. –

-         Babbana? –

-         Sì. Non ho quasi più posto per metterci i libri. –

Si allungò verso il comodino per appoggiare la boccetta, passando leggermente davanti a Ron, il quale dovette piantarsi per bene sulla sedia per impedirsi di muoversi verso di lei.

Non andava bene. Non andava affatto bene. Era l’ennesima volta che si sentiva così attratto da lei.

Ma perché? Era la sua migliore amica. Punto e basta. Punto e basta… okay, va bene, forse non era proprio così, stando alle continue sgridate e prese in giro che si prendeva puntualmente dai compagni di stanza dopo le famose litigate con la suddetta, ma ufficialmente era così.

E sicuramente, il pensiero non passava nemmeno lontanamente per la testa di Hermione.

- Come hai fatto a bloccare le scale? – chiese Hermione, che dopo aver bevuto la pozione di Madama Chips si sentiva decisamente meglio e molto più lucida.

Ron scrollò le spalle, vagamente imbarazzato.

-         Beh, se lo vuoi sapere… è una cosa che si tramandano i ragazzi del dormitorio maschile. –

Hermione inarcò le sopracciglia, senza capire.

-         Cioè? –

-         Sì, ecco, un bel po’ di anni fa un diplomato al settimo anno ha scoperto per caso che si bloccavano con un semplice incantesimo Immobilus... così ha passato la parola agli altri, sai, per solidarietà… ma si passa soltanto agli studenti del settimo anno, altrimenti gli altri ci si fionderebbero d’impulso… lasciano sulla parete delle stanze del settimo anno una scritta magica che appare solo quando… -

-         Fammi capire – lo interruppe Hermione. – tutti i Grifondoro del settimo anno sanno come si entra nel dormitorio femminile? Ma a quale scopo, scusa? –

Si sentì stupida per aver chiesto una cosa del genere, proprio nell’esatto momento in cui finiva di pronunciare la frase.

Ron aprì e chiuse la bocca a intermittenza, senza sapere bene cosa dire.

-         Beh… ma per… -

Hermione lo bloccò alzando una mano.

-         No, lascia perdere, non lo voglio sapere – disse, e trattenne una risata. Da brava Caposcuola, la cosa avrebbe dovuto mandarla su tutte le furie. Stranamente, le sembrava quasi… normale, sottinteso. Buffo, in un certo senso. – e a te chi l’ha detto, se è lecito saperlo? –

Ron fece spallucce, mentre il suo sguardo riprendeva a correre per la stanza.

-         Seamus. Il discorso è saltato fuori per caso. A quanto pare, è stato lui a scoprirlo e a diffondere la cosa agli altri. Lui viene spesso qui quando c’è qualcuno nel dormitorio maschile, per… Lavanda, sai. Ma succede raramente, - aggiunse, vedendo lo sguardo mezzo sconvolto di Hermione. – cioè, qui le ragazze girano in continuazione, è difficile che sia vuoto. In quello maschile, invece, ognuno si fa gli affari propri. –

Lei non riuscì a trattenere un sorriso, ricordando come una mattina della fine del sesto anno era piombata nella camera di Harry, Ron, Neville e Seamus svegliandoli tutti con un gran chiasso, quando aveva scoperto di aver ricevuto tutti “O” agli esami di fine anno, il massimo risultato che aveva mai ottenuto, e nessuno si era lamentato. Avevano solo sbadigliato.

-         Spero bene che tu non abbia mai fatto incursione qui senza che me ne accorgessi. – disse, d’impulso.

La frase poteva essere interpretata in diversi modi.

Ron, sentendo improvvisamente di stare entrando in un discorso pericoloso, e che comunque non poteva più rimanere lì a guardarla, dato che anche lui era un maschio e per di più aveva una soglia di sopportazione minore degli altri, conoscendola ormai da sette anni, decise che era arrivato proprio il momento di scappare il più lontano possibile.

-         Beh, io vado. Dirò a Ginny di portarti qualcosa da mangiare. – mormorò, alzandosi.

-         Oh, aspetta – disse Hermione improvvisamente, mettendosi a frugare sotto il suo letto, e Ron sospirò esasperato e battendo i piedi.

Per caso si divertiva a torturarlo? Se lei si era dimenticata della situazione in cui erano, questo non significava che anche lui l’avesse fatto. Tutt’altro. La vocina nella sua testa si stava facendo sempre più insistente e fastidiosa, e per zittirla c’erano solamente due modi: accontentarla, od andarsene. Dato che la prima opzione era decisamente impraticabile, Hermione avrebbe fatto meglio a muoversi.

Alla fine, la ragazza tirò fuori un bel pacchetto rettangolare e sottile.

Improvvisamente, Ron si ricordò che era la mattina di Natale.

- Tieni. Ho fatto una fatica enorme per trovarlo, ma credo di piacerà. – disse, con un sorriso misterioso.

Oh, dannazione, dove diavolo aveva messo il regalo per Hermione? Nella fretta di comprarlo senza dare nell’occhio, proprio quella mattina, ad Hogsmeade, non aveva fatto caso a dove lo metteva. Nel mantello, forse?

Ron lo prese. Dalla consistenza, sembrava decisamente un libro. Cercò di non sghignazzare, dato che se l’era grandemente aspettato da parte sua.

La ringraziò e lo scartò.

Aveva una copertina di pelle su cui era scritto a caratteri cubitali Il Quidditch di Ronald Weasley attraverso i secoli.

La guardò, incuriosito, e lei ricambiò l’occhiata con un gran sorriso

Di quanto in qua un libro portava il suo nome?

Lo aprì alla prima pagina.

-         Aaah! –

Ron fece un salto, orripilato, ricadendo seduto sul letto di Hermione, senza fiato. Un ragnetto che era appena sbucato da sotto la copertina gli stava percorrendo velocemente il braccio.

Hermione scoppiò a ridere, mentre il ragazzo scuoteva spasmodicamente il braccio tentando di mandarlo via.

-         Toglimi di dosso questo mostro! –

-         Ron, è finto. L’ho incantato io. Basta che dici ‘aracnis’.

Lui si affrettò a farlo senza replicare, ed il ragnetto tornò tranquillamente indietro, zampettò sulla prima pagina ed andò a nascondersi dentro un piccolo doppio fondo della copertina.

-         Molto, molto divertente, Hermione! – ironizzò Ron.

-         Non sai apprezzare la mia fatica. – scherzò la ragazza, allungando lo sguardo sulle pagine del libro. – è stata un lavoraccio incantare tutto l’album, sai? –

Ron lanciò un’occhiata alla prima pagina, e finalmente si rese conto che quello non era un libro. C’erano delle foto. Era pieno di foto.

Cominciò a sfogliarlo, sorpreso.

Erano state fatte tutte con una macchina fotografica magica di ottima qualità. Probabilmente, Hermione se le era fatte dare da qualcuno che si occupava di queste cose, tipo Lee Jordan o Colin Canon.

Erano foto delle partite di Quidditch che aveva giocato ad Hogwarts dal quinto anno in poi. Alcune ritraevano lui, altre gli altri giocatori. Foto dalle gradinate basse, da quelle alte, perfino da dietro la porta, od accanto ad un Cercatore, per aria, alcune perfino dall’alto.

Il suo sguardo si posò sull’ultima foto dell’album, ipnotizzato. Ritraeva ritmicamente, cosa tipica nelle foto magiche, quella parata. La sua fantastica, famosa parata dell’ultima partita del quinto anno.

Quella che Hermione ed Harry non avevano mai visto.

-         Come hai fatto a…? – chiese, senza fiato.

Hermione sorrise, nascondendo la gioia nel vedere come era rimasto stupito.

-         Oh, ho delle conoscenze. – rise. – mi ha fatto piacere vedere finalmente quella tanto sospirata parata del quinto anno. Peccato, avrei voluto esserci. -

Ron la fissò. Non poteva crederci.

Non sapeva perché, ma quel regalo gli aveva dato un’elettricità ed un emozione particolari.

Si riscosse.

-         Oh, beh, grazie. – borbottò, tornando ad avere un’espressione indifferente. – io… il tuo regalo… credo di averlo lasciato al dormitorio… -

Lei fece spallucce.

-         Non importa. Me lo farai portare da Ginny. –

Le aveva comprato una cartina geografica - storica. Qualcosa che se lui avesse ricevuto avrebbe direttamente gettato, ma che lei bramava da secoli. Era molto grande, larga due metri ed alta uno e mezzo, e mostrava tutto il mondo. Sarebbe potuta sembrare una normale cartina babbana, se non fosse stato per i giganti, le streghe sulle scope e le imponenti navi che la attraversavano continuamente, mostrando tutti gli eventi della storia magica ed i suoi spostamenti.

A quel punto, la conversazione doveva per forza concludersi, e di conseguenza, lui doveva per forza andarsene.

- Vicky non ti ha mandato niente, per Natale? –

Okay, gli era sfuggito.

Hermione roteò gli occhi, tossendo leggermente.

-         Sì. Un libro sugli Incantesimi Oscuri che studiano a Durmstrang, che gli avevo chiesto da tempo. Contento? –

Ron alzò le braccia, in segno di resa.

-         E chi ha detto niente. – mormorò, a denti stretti.

Rimasero in un testardo silenzio per qualche attimo.

Ron pensò che non sarebbe stato male se invece di rispondere in modo così stizzoso se ne fosse accorta da sola.

Alzò con frustrazione lo sguardo su di lei.

Solo in quel momento si accorse di esserle seduto così vicino.

Al contrario, Hermione doveva essersene accorta da un bel po’, a giudicare dal modo nervoso in cui si tormentava una ciocca di capelli.

Ron, con aria scocciata, istintivamente gliela tolse di mano e la portò con decisione dietro le orecchie. Era sempre stata bene con i capelli indietro.

Hermione, che aveva ancora la mano a mezz’aria, lo guardò terrorizzata, neanche fosse stato un Dissennatore.

Quando Ron si rese conto di avere la mano su una guancia di Hermione, era troppo tardi per ritrarla.

Da bravo essere poco riflessivo e molto istintivo, decise che era meglio prendere un po’ di coraggio e fare quello che, a suo parere, era più che giusto

Non capitava spesso che Hermione fosse così tranquilla ed avesse uno sguardo così languido (causa certamente la febbre alta, che le bloccava anche la più dura delle occhiate). Cosa che non fece altro che attirarlo come una calamita.

Al contrario del suo primo gesto, si rese perfettamente conto di come le si era avvicinato, di come l’aveva guardata e di come l’aveva baciata, e stranamente la cosa gli era parsa così inspiegabilmente spontanea che sul momento non arrossì neppure.

Le guance di Hermione scottavano, e così le sue labbra. Che sapevano di qualcosa di molto simile alla fragola. Doveva essere stata la pozione che aveva bevuto poco prima a conferire loro quel sapore. Non gli dispiacque affatto.

Non sapeva se lei si sarebbe ribellata. In ogni caso, non lo fece. Al contrario, posò leggermente una mano sulla sua guancia e sembrò molto più rilassata di prima, quando erano troppo vicini, ma senza un particolare contatto.

Ron aveva già baciato, una, due volte al massimo. Al sesto anno, quando per un periodo si era messo con una ragazza di Grifondoro piuttosto carina. Era stato il periodo più lungo in cui lui ed Hermione non si erano parlati, con la scusa ufficiale di una litigata su un compito di storia della magia che lei non voleva fargli copiare.

Non sapeva se Hermione avesse già baciato. Sperò ardentemente di no. Anche perché, per lui, era quello il primo bacio. Neanche lontanamente paragonabile a quelli che già aveva dato.

Era proprio vero che l’attesa permette di assaporare meglio la conquista di qualcosa di tanto bramato.

Inaspettatamente, fu Hermione a dischiudere le labbra per prima. Non si rendeva più conto di niente.

Per la prima volta in vita sua, aveva la testa completamente, inesorabilmente svuotata.

Ron lo prese istintivamente per un incoraggiamento, e quando approfondì il bacio posò più saldamente una mano dietro la sua nuca.

Dopo qualche attimo, si rese conto che doveva assolutamente chiudere la cosa adesso, altrimenti non avrebbe più risposto di sé stesso.

Si scostarono entrambi, con una leggera lentezza, e si guardarono.

Hermione arrossì furiosamente e non riuscì a sostenere il suo sguardo.

Ron la fissò, sentendosi improvvisamente accaldato.

-         Se hai una vanga, prestamela, così faccio un buco per terra e mi ci sotterro. - disse, dopo un po’.

Nonostante si sentisse più in imbarazzo di quanto non fosse mai stata in vita sua, Hermione scoppiò a ridere.

-         Facciamo che io mi sotterro qui e tu ti sotterri nel tuo dormitorio. – replicò, senza riuscire ad usare il tono severo che avrebbe voluto adottare.

In effetti, come aveva detto Ron poco prima, il dormitorio femminile sembrava quasi più affollato di quello maschile, semplicemente perché ogni studentessa andava in giro come se tutta la torre fosse casa propria, a frugare nei cassetti e nei bagni senza la minima preoccupazione.

Era una rarità che rimanesse vuoto per più di un’ora.

E sicuramente, se Ron fosse stato trovato lì, avrebbe passato guai seri.

- Va bene, va bene, me ne vado. – disse, con un sorriso canzonatorio, alzandosi.

Si guardarono per un attimo negli occhi, ma distolsero entrambi lo sguardo.

Hermione, da brava persona razionale quale era improvvisamente tornata ad essere, decise che quello non era il momento né il luogo adatti per discutere di quello che avevano appena fatto e quindi messo in evidenza.

-         Appena guarisco – disse, con una titubanza strana per lei, quando Ron era vicino alla porta (mentre mentalmente stava lanciando a sé stesso degli epiteti poco carini). – non sperare che non ti venga a cercare. Per… chiarire. –

Ron scrollò le spalle.

-         Ho ancora tempo per farmi espellere, allora. –

Hermione voltò la testa nascondendo un sorriso e Ron si voltò in fretta, pensando che avrebbe tanto voluto ritornare sui suoi passi, ed uscì dalla stanza.

Solo quando se ne fu andato, e lo scorrere dei suoi pensieri fu di conseguenza rallentato, si rese conto di avere ormai completamente riacquistato il senso del sapore.

 

I want my baby, baby                                        “Voglio lui, lui
I want someone to love me                                  
voglio qualcuno che mi ami
Someone to hold                                                   
qualcuno da stringere
Maybe, maybe                                                      
forse, forse

We'll be all alone under the mistletoe                 saremo tutti soli sotto al vischio
Santa can you hear me?                                      Babbo Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year      
                       sono stata molto buona quest’anno
And all I want is one thing
                                  e tutto quello che voglio è una cosa sola
Tell me my true love is here
                                dimmi che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me          
                        lui è tutto quello che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree
                           sotto il mio albero di Natale
I'll be waiting here                                 
             Sto aspettando qui
Santa that's my only wish this year
                   Babbo Natale, questo è il mio unico desiderio quest’anno”

       -      Lavandaaa… -

-         Oh, sì, scusa, scusa. Ma puoi anche smetterla di fare tante storie, dato che ormai sei guarita. –

-         Beh, preferirei evitare una ricaduta. E poi, ormai il Natale è passato, quindi dovresti esserti ampiamente stancata delle tue adorate nenie. –

-         Veramente, manca una settimana alla fine delle vacanze… -

-         Per me potrebbe iniziare anche subito. –

-         Sì, ma non tutti sono perfettini come te. E poi, se non fai niente, credo che andrò a lamentarmi con la McGranitt. Non puoi occupare tutta una parete con una cartina geografica… -

-         Se tu ti vuoi lamentare, fai pure. Se poi però la McGranitt viene a sapere che un certo ragazzo entra in questa stanza per una certa ragazza, di nascosto… credo che la cartina andrà in secondo piano. –

-         … ripensandoci, a me sono sempre piaciute le cartine. Regalo? –

-         Già. –

-         Di chi? –

-         Ron. –

-         Ah… a proposito, l’ho incrociato un paio di giorni fa, era andato a fare un incursione nelle cucine. Mi ha detto di ringraziarti. –

-         Davvero? E per cosa? –

-         Ah, questo non lo so. Però, pare che sia andato nel cuore della notte da Madama Chips, una settimana fa, con la febbre alle stelle, e che lei gli abbia detto di barricarsi in camera fino a che non fosse scesa. La cosa non gli importa granché, dato che gira comunque per la Sala Comune… -

-         Che deficiente! –

-         … non sarà mica che gliel’hai attaccata tu, l’influenza? –

-         … -

-         Eh? –

-         Oh, ma smettila. Ti pare che io farei mai entrare un ragazzo nel dormitorio femminile? –

 

“I hope my letter reaches you in time             “Spero che la mia lettera ti arrivi in tempo
Bring me a love, I can call all mine              
   portami un amore, che possa chiamare tutto mio
Cause I have been so good this year
               perché sono stata molto buona quest’anno
Can't be alone, under the mistletoe                  
non possiamo essere soli, sotto al vischio
He's all I want in a big red bow
                      E’ tutto quello che voglio in un grande pacco rosso

Santa can you hear me?                                   Babbo Natale, riesci a sentirmi?
I have been so good this year      
                    sono stata molto buona quest’anno
And all I want is one thing
                               e tutto quello che voglio è una cosa sola
Tell me my true love is here
                             dimmi che il mio vero amore è qui
He's all I want, just for me          
                     lui è tutto quello che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree
                        sotto il mio albero di Natale
I'll be waiting here                                 
           Sto aspettando qui
Santa that's my only wish this year
                   Babbo Natale, questo è il mio unico desiderio quest’anno
He's all I want, just for me
                               E’ tutto ciò che voglio, solo per me
Underneath my Christmas tree
                        sotto il mio albero di Natale
I'll be waiting here
                                         aspetterò qui”


Santa that's my only wish this year...

 

**

 

Ebbenessì.

Ho dato anch’io il mio piccolo contributo alle one-shots natalizie.

D’altronde, essendo io in questi giorni molto elettrizzata [sin dalla notte dei tempi ho sempre adorato questo periodo invernale *_*], ho pensato di mettere un po’ della mia [esauribilissima] energia in un piccolo prodotto ‘letterario’.

E’ molto semplice, direi che si tratta quasi di un classico, ma per una volta ho provato a descrivere le cose come sono ‘realmente’ [nel senso che non sono sempre complicate come si crede *_*]. Spero comunque che vi sia piaciuta.

Buon Natale a tutti! [a tempo debito, in ogni caso ^_^]

 

Miwako

  
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