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Autore: AClaudia    19/04/2014    2 recensioni
Un luccichio timido attirò l’attenzione del romano.
I riflessi argentati della luna si riflettevano su quella lacrima che ora solcava colpevole le guance arrossate del parigino, ormai conscio del male che aveva causato.
Lenta e inesorabile, segnò il profilo del ragazzo fino a collassare sul pavimento di pietra, seguita in fretta da innumerevoli altre.
(Parte 2/2, cronologicamente precede Raggi di Sole)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gianni, Oliver
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Luna.
Luna là.
Recitava così una vecchia canzone.
 
Indifferente all’angoscia ed al dolore provato in quella tiepida sera d’ Aprile. Maledetta. Così bella e romantica quando si ha accanto la persona amata, altrettanto spietata quando colui che ami è vicino a te ma non con il cuore.
 
Faceva apparire tutto estremamente freddo ed arido. I suoi bagliori argentei coprivano con un velo pungente la rabbia sprigionata da quelle ultime parole che proprio non era riuscito a ricacciare in gola. E che avevano ferito Gianni in modo indelebile.
Gli splendidi fiori che facevano da cornice all’ampia terrazza osservavano immobili la guerra di sentimenti giunta ormai al culmine. Le loro corone di petali chiusi al buio della notte ormai inoltrata si combinavano bene con i cuori dei due giovani, chiusi ognuno sul proprio dolore e sulle proprie colpe.
 
Come due statue di marmo, i ragazzi si fronteggiavano senza proferir parola, distanti qualche metro ma idealmente sulle sponde opposte di un abisso infernale.
Perché aveva detto quelle cose? Vedeva chiaramente l’effetto delle sue frasi insensate appena esplose dalle sue labbra negli occhi mortificati del suo compagno.
 
Aveva fatto il danno. Si maledisse e rimaledisse. Avrebbero dovuto passare una serata indimenticabile, approfittando del fatto che Villa Aurelia fosse praticamente vuota, invece tutto era andato storto per colpa della sua gelosia. Il passato di Gianni non era mai stato un grosso problema, diceva. Ormai era solo suo, pensava. In realtà aveva una paura terribile di perdere ciò che di più caro la vita avesse messo sul suo cammino.
 
Mentre rimuginava su quanto fosse stato vile ad esorcizzare le sue fobie pugnalando verbalmente il compagno, i minuti passavano sulla splendida terrazza. Minuti silenziosi. Minuti pesanti. Minuti dolorosi.
Un luccichio timido attirò l’attenzione del romano. I riflessi argentati della luna si riflettevano su quella lacrima che ora solcava colpevole le guance arrossate del parigino, ormai conscio del male che aveva causato. Lenta e inesorabile, segnò il profilo del ragazzo fino a collassare sul pavimento di pietra, seguita in fretta da innumerevoli altre.
 
Colto da una crisi di pianto, Olivier si accasciò a terra, le mani sul viso nel tentativo vano di arginare il fiume in piena. La sua frustrazione sgorgava a fiotti dagli occhi arrossati, mentre lui, ginocchia a terra, cercava tra i singhiozzi di formulare una frase di senso compiuto. Doveva rimediare in qualche modo, doveva scusarsi, o avrebbe perso il suo tesoro. Forse non si erano ancora spinti oltre il punto di rottura.
 
“Ti prego, perdonami, Gianni… Io… Non… Non volevo dire quelle cose orribili… In realtà non le penso… Non le penso affatto…” riuscì a snocciolare tra un fremito e un singhiozzo. “Ti prego, credimi… Non le penso veramente… E… Mi dispiace da morire… Ero solo molto arrabbiato… E… Me la sono presa con te… Ingiustamente…  Credimi… Non avrei mai voluto ferirti…”
 
Alzò lo sguardo sulla figura del compagno che si stagliava imponente e terribile tra le ombre della notte.  Gianni lo fissava con uno sguardo indecifrabile, nel silenzio frastagliato dal singhiozzare del compagno ancora a terra.
Il biondo dopo un attimo di meditazione si riscosse e chiese dolcemente “Perché l’hai fatto allora? Se non volevi farmi del male, perché hai detto quelle cose?”
 
Un lumicino di speranza si accese nel cuore di Olivier: gli aveva appena dato la possibilità di spiegarsi.
“Te l’ho detto, amore, non le penso veramente. Ho detto quelle cose nella foga della discussione, ma solo perché ero molto arrabbiato e frustrato e… E avevo paura”.
 
Gianni si prese ancora qualche attimo di silenzio.
 
Si avvicinò piano a lui, gli afferrò delicatamente un braccio e lo fece alzare in piedi, così da poterlo guardare negli occhi e testare la sincerità delle sue parole.
 
“Di cosa avevi paura?”
 
“Di perderti” rispose in un soffio.
 
Altra pausa.
 
Il biondo richiamò a sé tutte le energie per rimettere insieme i cocci del suo cuore, non sarebbe stata un’impresa facile.
 
“Mi hai ferito. Non farlo più.”
 
Olivier lo fissò un attimo stralunato. Dove aveva già sentito quella frase? Bah, non importa. Gli era stato concesso il perdono e quindi un’altra possibilità di stare con il suo grande amore.
 
Sorrise sollevato, asciugandosi col dorso della mano una lacrima tardiva sul suo zigomo, e vide che anche il  compagno sorrideva. Si fiondò fra le sue braccia, assaporando quell’abbraccio che sapeva di riconciliazione e di pace dopo la tempesta. Tempesta causata da lui stesso, che sarebbe stata un monito per il futuro.
Il bruciante desiderio di amore avvampò in un istante, al contatto con il corpo snello e tonico del romano.
 
Eh si, ora doveva farsi perdonare.
 
Sollevò la testa dall’incavo della sua spalla e appoggiò le labbra a quelle dell’altro, baciandolo via via più avidamente.
Un bacio decisamente poco casto in cui il francese profuse tutta la sua passione, come volesse appropriarsi  del suo compagno attraverso il contatto delle loro lingue. Il respiro si fece pesante. Non bastava più solo un bacio. Entrambi volevano, bramavano di più.
 
Attraversarono la grande portafinestra, ancora incollati l’uno all’altro, sbucando nella camera da letto di Gianni. Vestiti di vario genere cominciarono a volare per la stanza o a cadere pesantemente sul tappeto, ma i due amanti non ci badarono.
 
Ciò che volevano di più al mondo era perdersi in un sensuale gioco di seduzione in cui il corpo dell’altro andava conquistato centimetro per centimetro e ogni gemito era il premio per la giocata riuscita. Ed entrambi avevano molti assi da giocarsi. Quella notte sarebbe stata un all in per entrambi.
Caddero pesantemente sul grande letto ancora abbarbicati l’uno all’altro, alleggeriti degli abiti ormai inutili, dando il via alle danze.
 
 
 



Il mattino seguente, Olivier aprì i suoi occhi chiari mettendo lentamente a fuoco l’ambiente circostante. Era sdraiato su un fianco, coperto per metà dal leggero piumone, perciò la prima cosa che vide fu il suo ragazzo addormentato accanto a lui.
 
Respirava lievemente, alzando e abbassando le spalle scoperte, con una placida espressione sul viso. Che visione celestiale, pensò Olivier.  Rimase ad osservare tutta la sua bellezza per chissà quanto tempo. I suoi bellissimi capelli biondi ricadevano sparpagliati sulla fronte, mentre il sole del mattino ne faceva risplendere i riflessi dorati. Era davvero il suo Tesoro. E l’avrebbe custodito per sempre.
 
Avevano fatto follie quella notte, sotto quelle coperte, e chiudendo gli occhi poteva ancora rivivere quei momenti nelle sua mente. Il piacere provato quella notte non aveva pari. L’orgasmo di quella notte generato dalla fusione delle loro membra era estasi allo stato puro. Non avrebbe potuto desiderare di meglio.
 
Scese silenziosamente dal letto, si infilò qualcosa addosso e diede una sistemata ai vestiti sparsi ovunque sul pavimento. Ridacchiò al pensiero di come c’erano finiti. Li sistemò sulla poltrona.
Era dunque giunto il momento di preparare la sorpresa che aveva riservato al suo amore. Aveva nascosto il tutto il cucina, Gianni non ci entrava mai, non l’avrebbe scoperto.
 
Uscì dalla stanza, impaziente vedere l’espressione sul viso di Gianni quando avrebbe aperto il regalo. Percorse i corridoi della villa in fretta, prese la cesta dove aveva riposto tutto e tornò in pochissimo tempo di fronte alla porta della camera. Accostò l’orecchio. Tutto taceva. Bene, Gianni non si era svegliato.
 
Entrò silenziosamente, il biondo era ancora nella posizione in cui l’aveva lasciato.
Sistemò con cura e dedizione il suo prezioso regalo sul mobile pregiato, dopodiché, ad opera conclusa, si fermò ad ammirarlo.
Si, era meraviglioso.
Proprio come il suo Amore.
 
 
 
 






NOTE:
**Chissà se qualcuno capirà il riferimento della frase di Gianni che Olivier crede di aver già sentito! :)

Ancora buona Pasqua!!
Ecco a voi la seconda parte di questa storiella.
Ho pensato di raccontare la stessa vicenda tra questi due teneroni  da due punti di vista differenti, mettendo in luce alcune caratteristiche di Gianni (secondo me, eh...) tra cui la solarità, ed alcune caratteristiche di Olivier, tra cui, appunto, l'essere un po' lunatico. Inoltre il sole richiamava i capelli di Gianni, mentre la luna richiamava la pelle chiara di Olivier.
Insomma ho giocato un po' con queste cose!! (ma che divertimento -.-)
Del litigio non volevo approfondire troppo le motivazioni, scelta mia, perciò potete immaginarlo voi. Ho messo qualche elemento in più, ma non è che si capisca un gran chè...non è importante, ai fini della storia, importa quello che succede dopo!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione, giusto per sapere cosa ne pensate. Grazie!
A presto!
 
 

 
  
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