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Autore: supersara    19/04/2014    8 recensioni
[ Vincitrice dei premi: risata e grammatica e terza classificata al contest "Amarsi: non solo a S. Valentino." indetto da Tomoko-chan ]
Dal testo:
Quando credevo di avercela fatta sentii un forte colpo alla nuca e caddi a terra. Era l’abat-jour. Errore mio, mai dare le spalle al nemico!
“Fuori dai piedi!” gridò Temari isterica mentre si preparava a lanciarmi un vaso.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Quando vidi che il comodino della camera da letto mi stava arrivando addosso ad una velocità impressionante mi gettai a terra riparandomi la testa con le mani.

Il mobile era finito dritto contro la porta che si era spalancata con l’impatto. Non mi sarebbe capitata un’altra occasione del genere, quindi mi rialzai e feci per raggiungere l’uscita.

Quando credevo di avercela fatta sentii un forte colpo alla nuca e caddi a terra. Era l’abat-jour. Errore mio, mai dare le spalle al nemico!

“Fuori dai piedi!” gridò Temari isterica mentre si preparava a lanciarmi un vaso.

Non me lo feci ripetere due volte e fuggii a gambe levate.

Ma che femmina intrattabile! Tutte quelle storie soltanto perché l’indomani non l’avrei accompagnata a fare shopping per Suna! Dio, quanto detesto fare shopping! Quanto detesto fare tutto! Finalmente a Konoha mi avevano concesso una vacanza ed io cosa avevo fatto? Avevo deciso di passarla a Suna da quella vipera! Avrei dovuto rifugiarmi nel mio letto, ma il timore che qualche scocciatore come Naruto sarebbe potuto venire a rompermi le scatole era troppo grande. E guarda un po’ come mi ritrovavo? Praticamente solo nel deserto.

Ma sì! Meglio così, mi ero liberato di lei e dei suoi “fai questo, fai quello!”. Che seccatura!

Libero come un fringuello, anzi, facciamo come un ghiro! Finalmente potevo trovarmi un posto tranquillo dove riposare in pace.

Era una giornata calda, probabilmente in quel luogo c’era sempre un clima afoso.

Mentre mi trascinavo stancamente per le strade della città lessi un cartello: “Oasi di Suna. Parco naturale”. Ne avevo sentito parlare, era una specie di foresta che avevano fatto nascere in un angolo della città. Ovviamente in quel posto desertico era una vera e propria attrazione, ma per me non era che un prato verde dove potermi sdraiare a guardare le nuvole!

Quando arrivai davanti alla staccionata che delineava l’inizio della riserva tirai un sospiro di sollievo. Stavo per entrare, ma mi sentii trattenere per il pantalone. Mi voltai e abbassai lo sguardo fino ai piedi. Era la donnola di Temari. Che altro voleva quella seccatura con sembianze di donna? C’era un biglietto attaccato alla bandana di quell’affare, quindi lo presi e lo aprii.

“Non tornare questa notte!”

Fantastico! Adesso ero anche un senza tetto! Ma che avevo fatto di così grave? Bah, più il tempo passava e più pensavo che le donne fossero le creature più assurde, isteriche, lunatiche e insopportabili sulla faccia della terra!

Finalmente entrai nel parco. Mi ricordava tanto le distese verdi di Konoha.

Raggiunsi un angolino appartato dove c’era soltanto un grosso salice piangente. Mi sdraiai sotto quell’albero e cominciai a guardare il cielo. Finalmente un po’ di pace! Da piccolo amavo guardare le nuvole e quella passione mi era rimasta da sempre. Mi divertivo a trovar loro delle forme, le più svariate: a volte erano oggetti, a volte animali, spesso persone. Anche adesso le stavo guardando, ma era irritante scoprire che ogni piccola singola nuvola aveva la stessa forma: Temari…Temari…Temari che mi lanciava una padella…

Sbuffai chiudendo gli occhi. Davvero una bella seccatura.

Sonnecchiai per qualche minuto, ma non riuscivo a dormire a lungo sapendo che quella mi mandava le peggio maledizioni.

Quando riaprii gli occhi mi trovai faccia a faccia con un cervo. Aveva un pezzo di corteccia in bocca e masticava lentamente. L’espressione era docile, le zampe possenti e le corna ben sviluppate. Doveva essere un maschio adulto, davvero un bell’esemplare. Il cervo era il simbolo della mia famiglia, quindi mi piaceva, però quello mi stava impedendo la visuale! Non potevo guardare il cielo con quel faccione davanti, perciò lo spostai con la mano. Lui dopo essersi lasciato scansare in un primo momento, tornò a rimettersi davanti a me.

Assunsi un’espressione contrariata dicendo: “stupido animale!”

A quel punto il cervo arricciò il naso e si fece uscire il fumo dalle orecchie. La sua espressione docile era divenuta furibonda. Che avesse capito quello avevo detto? Sgranai gli occhi mentre lui si preparava per schiacciarmi con le zampe.

Riuscii a sgusciare via da sotto l’animale e ad alzarmi in piedi. Di solito i cervi erano pacifici, perciò pensai bene di alzare la voce per spaventarlo, ma lui, tutt’altro che pacifico, caricò con lo zoccolo a mo’ di toro e fece per venire ad incornarmi.

Cominciai a scappare a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra e via dicendo finché non mi resi conto di una cosa: perché un jonin della foglia stava scappando davanti ad una capra mancata? Mi fermai e utilizzai il controllo dell’ombra riuscendo a fermare la corsa di quella bestia assassina.

Decisamente quella era una giornata da dimenticare!

Uscii dal parco sbuffando. Dove potevo andare? La pazza era in piena crisi premestruale, i cervi ce l’avevano con me e per di più non conoscevo nessuno a Suna se non…Gaara e Kankuro!

Mi avviai verso l’ufficio del Kazekage. Era un edificio grande e ben strutturato, forse migliore di quello di Konoha. Senza troppe cerimonie entrai e mi feci portare da Gaara da uno dei suoi subordinati.

Quando fummo davanti alla porta il mio accompagnatore bussò.

“Chi è?” riconobbi la voce di Kankuro.

“Shikamaru della Foglia, signore” rispose il tizio.

La porta si aprì e Kankuro mi fece segno di entrare.

Quando fui dentro mi guardai intorno, Gaara stava sfogliando dei documenti seduto alla scrivania. C’erano delle grandi librarie che contenevano l’archivio di Suna. Tutto sommato somigliava parecchio all’ufficio dell’Hokage, ma una differenza sostanziale risaltò subito ai miei occhi: un divano! Senza troppi complimenti mi ci spaparacchiai sopra sbadigliando.

“Come mai da queste parti?” chiese Kankuro mentre sistemava dei libri su uno scaffale.

“Chiedilo a tua sorella! Oggi mi ha letteralmente sbattuto fuori di casa!” risposi sbuffando.

Lui mi guardò sorpreso mentre Gaara non fece una piega.

“Hai fatto qualcosa che non va?”

“Ho rifiutato di accompagnarla a fare shopping domani!”

“Davvero? E come mai per una cosa del genere tutte questa storie?”

“Ah, non né ho la più pallida idea! Quella donna mi farà impazzire prima o poi! Spero tanto che le passi presto o mi toccherà rientrare a Konoha prima del tempo!”

Kankuro fece spallucce non sapendo cosa dire. Probabilmente non le era successo niente sul lavoro, altrimenti loro avrebbero saputo dirmi perché era nervosa.

Il marionettista si avvicinò al calendario appeso ad una parete e si portò la mano destra al mento.

“Shikamaru, sai che giorno è domani?” mi chiese tutto concentrato.

Alzai gli occhi al cielo come per cercare la risposta. 11? 12? Mah, quando non dovevo lavorare perdevo completamente la cognizione del tempo.

“Domani è il 14 di Febbraio” mi comunicò.

Continuavo a non capire. Cosa succedeva il 14 di Febbraio? Di sicuro non era il suo compleanno, e tanto meno Pasqua! Non riuscivo a ricordare che festa fosse, ma sapevo che c’era qualcosa.

“Mamma mia Shikamaru! S. Valentino! La festa degli innamorati!” spiegò scocciato.

S. Valentino. La festa degli innamorati. Ma che seccatura! Quindi tutta quella strage l’aveva fatta perché mi ero scordato S. Valentino? Dio mio, ma chi se ne era mai fregato di una festa del genere? Certo, quello era il primo anno che facevo coppia fissa con Temari, e quindi era la prima volta che mi capitava quella giornata del cavolo. Forse per una femmina S. Valentino era una specie di magia. Che tristezza! Ma cosa si aspettava? Che raccattassi un mazzolino di fiori e una scatola di cioccolatini distribuendo paroline dolci a destra e a manca? Ah, non ero proprio il tipo io!

“E’ ovvio che è arrabbiata per questo! Giusto Gaara?” il Kazekage guardò il fratello con freddezza e tornò a leggere le sue scartoffie.

Mi alzai in piedi prendendo a girare per la stanza avanti e indietro. Ma che diamine! Era davvero così importante? In altre circostanze non me ne sarebbe fregato un bel niente, ma tornarmene a Konoha sapendo che era incazzata nera con me non era proprio il massimo. Sbuffai esasperato mentre mi passavo una mano fra i capelli.

“E adesso che dovrei fare?” mi rivolsi a Kankuro.

“Beh, non tutto è perduto. Potresti sempre dire che hai fatto finta di dimenticarti per non rovinarle la sorpresa e presentarti da lei con dei regali.”

Per poco non rigettai quello che avevo mangiato a pranzo. Io fare una cosa del genere? Che schifo! Non ero mai stato un tipo romantico, ma soprattutto perché dovevo farlo in una giornata particolare? Questi ricatti non mi erano mai piaciuti! No, non lo avrei fatto mai e poi mai!

Poi mi chiesi: “ne vale la pena?”.

Ripensai a quelle labbra morbide e vellutate, a quella pelle liscia, quei capelli biondi e selvaggi che lasciava sciolti soltanto di notte ricordandomi una leonessa bramosa. Quelle braccia che mi stringevano calorosamente quando non erano intenzionate a strozzarmi. E quegli occhi, ah, i suoi occhi di un blu scurissimo, erano come due lapislazzuli (o come due grossi buchi neri che volevano inghiottirmi per farmi sparire per sempre dalla sua vista!).

Sbuffai dicendomi “povero Shikamaru, come ti sei ridotto per due occhioni blu…”

E va bene, se dovevo farlo tanto valeva cominciare! Per fortuna che ero a Suna e che nessuno poteva vedermi! Ino mi avrebbe preso in giro a vita!

Maledizione, cosa non si fa per amore.


“E va bene! Gaara, tu cosa hai regalato a Matsuri?” mi serviva un’idea, Kankuro era single, quindi mi rivolsi al Kazekage in persona.

Gaara alzò un sopracciglio con un’espressione che sembrava dire: “ma che ti sei fumato?”.

“Avanti dammi un’idea! Cosa si regala ad una donna per S. Valentino?” provai ad insistere.

“Shikamaru, sai che cazzo me ne frega che domani è S. Valentino?”

Dovevo immaginarlo, uno come lui a comprare cioccolatini al supermercato era decisamente fuori luogo. Ma la cosa certa era che io non ero da meno! Maledissi internamente Temari per quello che mi stava praticamente costringendo a fare. Mi sentivo come se stessero giocando con i miei sentimenti!

Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla a mo’ di sostegno.

“Ti aiuterò io a fare il regalo a Temari!” fece Kankuro.

Lo guardai dall'alto in basso concentrandomi sul terribile trucco viola con il quale si impiastrava sempre la faccia. Che ne sapeva quel soggetto di cosa poteva piacere alle donne?

Lui mi guardò male. Forse stava intuendo i miei pensieri, quindi cambiai immediatamente espressione ringraziandolo di cuore. Infondo neanche io era un granché in quelle cose, tanto valeva essere in due.

Arrivammo davanti ad un negozietto chiamato “la boutique dell’amore”. Dalle vetrine uscivano palloncini a forma di cuore, rose rosse, peluche, scatole di cioccolatini e schifezze varie.

Mi feci coraggio e aprii la porta seguito da Kankuro e da un incazzatissimo Gaara. Ancora non riuscivo a capire perché quel marionettista da strapazzo avesse insistito tanto per convincere il fratello depresso a venire con noi. Bah!

Una commessa con due lunghi codini marroni si avvicinò a Gaara con un sorriso smagliante e disse: “Onorevole Kazekage! Che gioia avervi qui! Posso esserle utile? Deve comprare qualcosa per una persona speciale?”

Dall’anfora di Gaara cominciò ad uscire un cumulo di sabbia minacciosa, al ché Kankuro si parò davanti alla ragazza dicendo: “diamo solo un’occhiata grazie!” e si portò dietro il fratello.

Io intanto avevo già dato uno sguardo. Tutta roba decisamente sdolcinata e schifosa! Ad un tratto un manichino catturò la mia attenzione. Era vestito soltanto con un reggiseno a balconcino leopardato dalle rifiniture di un intenso rosso fuoco e la brasiliana in tinta. Mi piaceva la brasiliana, non era osé come il perizoma e neanche casta come lo slip, dava quell’effetto giusto. Vidi la scatola del completino e lessi “giarrettiera e cerchietto con le orecchie in omaggio”. Senza pensarci troppo la presi in mano convinto di aver trovato la cosa giusta. In un secondo momenti mi accorsi che, al mio fianco, Kankuro e Gaara avevano assunto due espressioni omicide.

Con movimenti lenti e calcolati poggiai al suo posto la scatola sorridendo nervosamente.

Passammo oltre spulciando praticamente tutto il negozio. Non riuscivo a trovare niente di interessante, quindi decisi di affidarmi al parere di una donna chiedendo aiuto alla commessa.

Lei mi mostrò diversi pacchetti che contenevano rispettivamente tre palloncini, un peluche e dei cioccolatini. Il classico regalo inutile di S. Valentino.

Guardai in faccia Kankuro che mi fece un segno di assenso.


“Ne prendo uno”

“Va bene signore, quale desidera?”

“Qual è quello che costa di meno?” dopo questa domanda Kankuro mi tirò un calcio da sotto la cassa. Tsk! Oltre a prendere una cosa completamente inutile dovevo anche spenderci un sacco di soldi!

Alla fine acquistai un pacchetto medio e uscii con tre palloncini svolazzanti e due pacchetti di un terribile rosa shocking. Umiliante. Inutile. Deprimente.

Con mia grande sorpresa mi accorsi che anche Gaara aveva comprato qualcosa. La curiosità era troppa, quindi gettai l’occhio nella bustina che teneva in mano e riconobbi il completino leopardato taglia seconda. Ma che razza di infame! Se lo avessi preso io mi avrebbe seppellito vivo, invece lui lo aveva comprato per Matsuri! Sbuffai sonoramente.

Visto che non potevo tornare a casa da Temari passai la notte con quei due fenomeni da baraccone. Kankuro russava come un orso mentre Gaara faceva dei veri e propri monologhi.

Inutile dire che non avevo dormito per niente! Per fortuna che Temari la notte dormiva invece di litigare con il demone tasso! In compenso da sveglia se la prendeva con me!

La mattina invece di precipitarmi direttamente da lei decisi di andare contro tutti i miei principi scrivendole una lettera. Ormai ero già caduto abbastanza in basso, tanto valeva fare le cose per bene e toccare il fondo no?

Come fare colpo su una donna? Con il romanticismo! E, visto che c’ero, usufruii anche della biblioteca di Suna cercando qualche aforismo interessante da inserire nella lettera. Infondo ero intelligente no? Tanto valeva fruttare questa facoltà.

Una volta terminata la mia opera mi avviai verso casa sua.

Stupido S. Valentino! Un giorno da bandire dal calendario! Speravo con tutto me stesso di far colpo su di lei e di farmi perdonare perché un’altra notte con quei due non ce l’avrei passata neanche sotto tortura!

Bussai alla porta. In una mano avevo i cioccolatini, nell’altra un grosso peluche a forma di donnola e i tre palloncini. Che umiliazione.

Temari aprì la porta e nel vedermi assunse un’espressione decisamente sconvolta.

“Prima di dire qualunque cosa ascoltami!” dissi poggiando i cioccolatini sulla mano che teneva i peluche e tirando fuori la lettera dalla tasca.

“Cara Temari” oddio! Era peggio di quanto pensassi pronunciato dalla mia voce! Che schifo! Che schifo! Che schifo! Volevo sparire!

Lei alzò un sopracciglio.

“Luce dei miei occhi, cuore del mio cuore, seccatura della mia vita! Ho finalmente capito il significato delle parole ‘non ti amo più, ma ti adoro sempre. Non voglio più saperne di te, ma non posso fare a meno di te’…”

“È un aforismo di George Sand” fece lei interrompendomi.

Cazzo! Lo conosceva. Allora non era poi così ignorante come credevo.

“Si, beh…credo che io e questo tizio abbiamo parecchie cose in comune” dissi archiviando completamente la lettera. Non era più d’effetto.

“No, credo di averne di più io, George Sand era una donna”

Cazzo! Da quando George è un nome da femmina? Stupida raccolta di aforismi che non avrei mai dovuto leggere!

Temari mi squadrò per un attimo, poi disse: “perché hai dei palloncini in mano?”

Ricordandomi improvvisamente del regalo che le avevo fatto decisi di porgerle tutta quella robaccia.

“Mi sembra ovvio no! Oggi è S. Valentino, la festa degli innamorati! È il primo anno che la passiamo insieme, e io credo che ogni ricorrenza o festa che posso passare in tua compagnia sia importante!” dico con una voce solenne e convincente.

“Davvero? Ma se l’altro giorno era il mio compleanno e non te ne sei neanche ricordato” mi disse incrociando le braccia e poggiandosi sulla porta.

Non ci posso credere! Ero diventato bianco come un cadavere! Mi ero dimenticato del suo compleanno!

Lei scoppiò a ridere e disse: “ma che idiota! Il mio compleanno è il 23 Agosto!”

“Ma che razza di vipera sei a farmi prendere certi colpi! Non mi dimenticherei mai del tuo compleanno!” sbottai alzando la voce.

“Guarda che non te lo sei ricordato neanche il 23 Agosto, imbecille!” rispose lei pareggiando il mio tono.

Era vero. Il suo compleanno era passato da mesi e l’avevo categoricamente ignorato.

“Ma insomma sei arrabbiata perché mi sono dimenticato di S. Valentino o no!?!”

“Ma chi se ne frega di S. Valentino! Sono arrabbiata perché sei uno scansafatiche! E anche un maschilista!” disse rifilandomi una linguaccia.

Non mi ero mai sentito così stupido in vita mia. Il geniale stratega della Foglia aveva appena preso il granchio più grosso e umiliante della sua vita! Ed ora ero lì, a fare una figura di merda! Con quel peluche schifoso e quei cioccolatini da sfigato!

“Aspetta un attimo” fece lei “hai comprato quei palloncini e quel coso peloso perché pensavi che fossi arrabbiata per S. Valentino?”

Non dissi nulla. Non c’erano parole! Chi tace acconsente direi, no?

Quella sottospecie di arpia si gettò a terra piegata in due dalle risate. Oh, Shikamaru, dovevi essere proprio ridicolo!

“Me ne vado” dissi lasciando a terra le cose che avevo comprato.

“Aspetta!” fece lei fra una risata e l’altra.

Quando finalmente smise di ridere mi venne vicino e mi abbracciò dicendo: “che razza di idiota!”

Lei sì che sapeva infilare bene il dito nella piaga! Oh beh, se non altro non ce l’aveva più con me.

Questa volta una festa stupida come S. Valentino mi era servita a qualcosa! Ma la consideravo una seccatura comunque!
 
 
  
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