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Autore: anonymus94    19/04/2014    0 recensioni
Nerone... tra storia e leggenda.... il folle che imbrogliò l'intera Roma....voleva essere il più grande di tutti ma non aveva fatto i conti con la sua follia...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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“ Claudio è morto…” schiacciava un piccolo chicco di uva nera con le sue labbra carnose… il succo le scorreva lungo il mento e scivolava tra il seno maturo. Ella incarnava si la passione che la perversione… Era sdraiata sul triclino… Agrippina era la donna più subdola che Roma avesse mai conosciuto fino a quel momento. Il suo corpo era avvolto da una stola di preziosa stoffa che avvolgevano le sue nudità in un modo così soave che qualsiasi uomo sarebbe caduto ai suoi piedi… Le mani cercavano il petto del giovane gladiatore che gli sedeva accanto… ed un altro, anch’esso coperto soltanto da una leggera tunica che lasciava trasparire il corpo scultoreo e le cicatrici di battaglia; portava alla donna lunghi grappoli d’uva nera e boccali ricolmi di vino… “… Claudio è morto…ormai l’Impero mi appartiene… mio figlio Nerone sarà il prossimo imperatore e sotto di lui Roma raggiungerà la massima espansione… e la storia lo consacrerà come il più grande fra tutti…” rideva, ubriaca di gloria e vino… rideva non sapendo quale destino Roma e la storia le avrebbero riservato. “ Gli aruspici avevano parlato… ci avevano già preparato…” disse uno dei più anziani alzandosi e rivolgendosi ai suoi colleghi senatori… ancora una volta il Senato era avvolto in un ondata di accuse e preoccupazioni… “ Si dice che sia stata Agrippina l’autrice del delitto…” altri fecero ancora… “… e suo figlio Britannico… sarà lui il prossimo a diventare imperatore…è stato lui ad uccidere suo padre…” ancora il più anziano tra tutti si alzò, cercando di riportare la pace in aula… “ Claudio prima di morire ha designato come suo successore, non suo figlio Britannico ma bensì il figlio adottivo Lucio Enobarbo Domizio… Nerone…” Ancora l’assemblea precipitò nel disordine… il nome di Nerone era bisbigliato dalla meta dei senatori… uno fece… “ Ma a soli 17 anni… chi lo aiuterà ad assolvere i suoi compiti finché non sarà in grado di farlo da solo…”, ancora il vecchio che sembrava dirigere l’assemblea rispose… “ Sarà sua madre, insieme al maestro Seneca ed al prefetto Burro… così sarà… e nessuno di noi ha il potere e lo spirito, in questo momento, di cambiare le cose…” detto questo il vecchio si allontanò… mentre il sole che calava dietro il colle illuminava i senatori rimasti in aula, arrossendo le loro toghe e i loro visi… lasciandoli immersi nei loro pensieri più profondi… Su Roma era calata la notte, un altro imperatore era morto… ora il destino della “caput mundi” era in mano agli Dei… I cittadini dormivano sereni che l’indomani la città avesse avuto un nuovo imperatore e che il cielo si sarebbe acceso con la sua incoronazione… Nerone… era avvolto nei suoi pensieri… scriveva poesie ed inni… quanto avrebbe voluto diventare un poeta, un illustre maestro…… ma purtroppo il fato gli aveva precluso questa possibilità, ormai lui era il nuovo imperatore… ma ce l’avrebbe fatta… a reggere… un solo uomo con così tanto potere… da diventare pazzi…. L’oscurità l’avvolgeva… il piccolo lume si spense ed il palazzo cadde nel buio più profondo… “ Potremmo finalmente creare un impero che rispecchi gli ideali stoici e che viva nella pace più assoluta… facendo diventare Lucio un imperatore amato dal popolo e adulato dalle folle… “… la mano di Afranio poggiava sullo scrittoio e con le dita tamburellava il legno invecchiato… provocando nella stanza un leggero sottofondo che allietava la discussione… “ Potrebbe essere il perfetto princeps… in lui potrebbero collidere la caritas cristiana e l’autorità di un imperatore rispettabile… da tanto Roma aspetta questo momento… e dopo Caligola e Claudio… l’attesa è diventata ancora più insopportabile…”. A parlare era stato l’altro uomo, più anziano… mentre era intento a scorrere con le dita tutti i titoli dei manoscritti polverosi, impilati negli enormi scaffali…. “… è dal tempo di Augusto che Roma non trova un degno imperatore che riesca a gestire la grande potenza dell’Impero romano…”… la mano del vecchio con la toga bianca con le strisce rosse sollevò uno dei quei grandi manoscritti e lo mise sul tavolo alzando un piccola nuvola di polvere che scomparve nella stanza… Anneo scorreva con gli occhi ogni piccola parola di quel testo… mentre la sua voce andava a stroncare il rumore “tamburellante” delle dite di Burro… “ ora sta a noi caro amico mio… cerchiamo di non buttare questa occasione…”… nel mentre Afranio cingeva una brocca di vino rosso, come il sangue… quello stesso sangue che da li a poco avrebbe macchiato l’impero in maniera irreparabile; “ un brindisi a Lucio Enobarbo Domizio…Nerone… nuovo imperatore di Roma…” il tintinnio dei due calici d’argento risuonò tra le mura del palazzo… giungendo fino alle stanze di Agrippina che più che mai ingorda di potere progettava come il popolo di Roma sarebbe caduto ai suoi piedi… rendendola la prima donna più potente di Roma… Lo stesso tintinnio risuonava alle nozze tra Lucio Nerone e la cugina Claudia Ottavia, figlia a sua volta dello zio adottivo Claudio… Agrippina aveva voluto il matrimonio… provocando enorme scalpore nel popolo che lo considerava un unione incestuosa… Britannico era seduto davanti all’imperatore… vedere qualcun altro in quel ruolo… e sapere che quella corona d’alloro poteva esser stata sua, gli provocava un senso di vendetta nei confronti di Lucio… per lui era come un fratello… un fratello da eliminare per riprendersi ciò che gli era stato tolto… “ Una bella festa… vino e gioia in gran quantità…” non riuscì a finire la frase che quello stupido “tic” provocò in lui la solita reazione… la testa si spostava verso destra e le parole venivano meno…. riprese con difficoltà… “ …. Complimenti a te… fratello..” quell’ultima parola l’aveva detta con un certa forzatura…come se fosse stata sul copione e non poteva evitare di pronunciare la parola “fratello”… continuava con voce tremolante… “…so che forse … non è il momento … ma possiamo parlare del mio posto… all’interno dell’impero…” ancora il “tic” a bloccare le parole di Britannico… Nerone…intanto si era alzato in piedi… rivolgeva le spalle al fratellastro…mentre con gli occhi guardava fuori dal palazzo e si perdeva in quell’infinito impero che spariva nella coltre di nebbia che lo avvolgeva… “ Vedi mio caro Britannico… ecco perché tuo padre a scelto me come suo successore… non sei in grado di sostenere un così alto carico… e poi vedi non riesci a comprendere i momenti… Britannico…te l’avrei voluto dire in tutt’altro momento ma me lo hai impedito… così ti dico..”…l’imperatore ora, guardava diritto negli occhi il povero Britannico… “… che i tuoi servigi non sono più richiesti a coorte… vedi con la morte di Claudio…le cose sono cambiate…”… le aspre parole di Nerone furono interrotte… da un boato provocato dal pugno del figlio “legittimo” che si scaglio sul banco di marmo facendo sussultare le piccole statuette votive che vi erano poggiate sopra… “ tu sporco…traditore…tua madre prima ha rapito il cuore di mio padre … e poi lo ha ucciso… quella puttana si è appropriata di quello che non gli apparteneva… e prima che tu te ne accorga… verrà ad infastidirti… e chissà se un giorno non farai la stessa fine di mio padre…. Claudio… o se qualcun altro prima di lei… con le sue stesse mani vendicasse la morte del padre e ti costringerebbe a piegarti sotto la sua forza e ti vedrà gemere a terra come una foglia secca caduta da un ramo…” Britannico, riprese fiato…le parole gli erano scorse veloce e il fiato era diventato affannoso… i pori della pelle producevano sudore in gran quantità… “ vedi…” riprese Nerone… che cercava di recuperare la situazione e riportarla a suo favore… “… tu sarai iracondo… avrai le mani ansiose di strangolarmi… ma il fato ha riservato per te ben altra cosa…”… ormai la vista del povero ragazzo era offuscata… e le gocce di sudore cadevano sul marmo… creando una piccola pozzanghera… “ la mia vita mi ha portato ad essere previdente… naturalmente avrei aspettato… ma non volevo rischiare…” Britannico sentiva il corpo esplodere…il caldo lo avvolgeva… come se fosse stato in mezzo ad un fuoco appiccato dagli stessi Dei… “… così ho messo nel vino un forte veleno… non sentirai niente… per lo meno così dicono… non so non l’ho mai provato…” Nerone… scomparve nella coltre di nebbia che oscurava la vista a chiunque si fosse imbattuto in quella nuvola grigia… mentre il povero Britannico moriva soffocato dalla sua stessa lingua… ardea dentro di se insieme alla sua voglia di vendetta…. Roma… l’impero romano… quello che tutti volevano conquistare ma finora nessuno c’era riuscito… perdeva battaglie ma riusciva sempre a rimettersi in piedi… e vincere la guerra…. Il sole illuminava le imponenti colonne del palazzo imperiale… il mercato, affollato come sempre, faceva con il suo frastuono da sottofondo alla vita dei cittadini… e dietro come sfondo le grandi colline che contornavano la città, spaccate soltanto dal grande fiume che defluiva fino a valle… Nerone… osservava insieme a Seneca quello splendore… tanti avrebbero voluto essere li al suo posto… “ Vedi Lucio… il popolo ti è suddito… ed è pronto a fare qualsiasi cosa per te… ma non per questo tu dovrai essere un dictator con loro… la magnanimità… la nobiltà d’animo… sono i valori più importanti per far si che il tuo impero viva in tranquillità…con il popolo che ti sia fedele e ti rispetti… Non c’è cosa più dannosa per un imperatore che un popolo contrariato… un popolo che messo con le spalle al muro si ribelli e che insieme al Senato ti porti alla caduta… mettendo fine a tutto questo… io vorrei che tu fosti un princeps rispettabile ed onesto… ma che quando serva non faccia mancare la parte più severa che il tuo ruolo ti permette di tirar fuori…”… Seneca poggiava sul davanzale di marmo bianco del terrazzo… da lì si poteva vedere tutta Roma… ed era così grande ed imponente come mai nessuna città lo era stata fino a quel momento… I raggi colpivano il volto del vecchio maestro, mettendo in evidenza ogni ruga… la vecchiaia stava incombendo sul poeta e le rughe ormai erano scavate nella pelle squamosa… L’imperatore…si tolse il fastidioso mantello rosso che gli pesava sulle spalle… “ Vedi… mio maestro, io cercherò di diventare…anzi mi impegnerò…di diventare proprio quello che tu hai descritto… un perfetto princeps…che rispetti gli ideali del mos e della caritas… diventando uno degli imperatori più amati di tutti i tempi…”… la bocca “lanuta” del maestro si piegava… sorrideva… soddisfatto dalle parole del suo allievo… ignaro anch’esso di quello che da li a poco sarebbe successo… Il banchetto offriva a tutti vino in gran quantità… e cibi di ogni provenienza… i giocolieri allietavano la serata con giochi e prodezze e … i gladiatori aspettavano il loro momento… Lucio si godeva tutto questo sdraiato sul triclino… bevendo vino e mangiando spezie afrodisiache… si godeva la serata… Una mano scendeva lungo la spalla dell’imperatore… curata… ben ornata… i suoi occhi si contorcevano per capire di chi si trattasse… era la donna più bella che avesse mai visto… i capelli ambrati scorrevano arricciati lungo le spalle della giovane donna… e i verdi occhi folgoravano chiunque avesse tentato di guardarla… “ Veramente una bella serata… mio imperatore…”… la sua voce era suadente… le spalle le uscivano dalla stoffa rossa che circondava il suo corpo divino ed esaltava le sue forme che avrebbero fatto invidia persino a Venere stessa… Nerone sollevava le sue pesanti gambe e sorreggendosi con il braccio libero, mentre con l’altro cingeva un calice, si alzò… per vedere meglio con quale bellezza avesse mai avuto l’onore di parlare… “ Poppea…umile cittadina del vostro immenso impero… avevo desiderio da molto tempo di fare la conoscenza del così amato Lucio Nerone…e finalmente ne ho avuto l’opportunità…”… le sue mani toccavano le spalle dell’altro che iniziava ad inebriarsi tra quei dolci massaggi di quella donna avvenente… “… potrò meglio mostrarvi, magari in privato, qual è il mio segreto per così tanta fedeltà da parte del mio popolo…” Nerone si incamminava, mentre la sua vista storpiata dall’alcool le faceva perdere qualche forma che svaniva e ricompariva davanti a lui… La stanza era la più grande di tutto il palazzo… il grande letto occupava la parte più a sud… ed un grande tappeto di pelle di leone copriva il pavimento di marmo… La stoffa rossa di Poppea ormai faceva parte del passato… se ne stava ignuda tra le bianche stoffe del letto… mentre Lucio la brandiva tra le sue braccia… e con le mani cercava il suo corpo…come una belva cerca la carne fresca di una preda appena uccisa… le sue labbra toccavano il corpo impuro della donna… mentre la perversione prendeva spazio nella mente dell’imperatore…. Da quella sera… Poppea ormai aveva occupato un posto, di fondamentale importanza nella testa di Nerone… I pensieri… sempre più malati… capitolavano nella sua mente… perversione ed eros occultavano altri pensieri più puri soffocandoli, fino a farli morire… Quello che di certo stava facendo Lucio era proprio tutto il contrario del rispettabile princeps di cui tanto Seneca e Burro gli avevano parlato… forse proprio l’imperatore che avrebbe dovuto essere il più grande di tutti… si stava perdendo più di tutti in quel vortice di potere e pazzia che aveva portato, prima di lui, altri alla distruzione totale del proprio essere e del proprio impero… Feste e banchetti allietavano ogni serata dell’imperatore… fino a svuotare le casse… Eros e Bacco… entravano a palazzo restandoci per giorni e mesi… fino a far diventare Nerone… malato di sesso e vino… fino a farlo diventare pazzo…. Poppea stringeva intorno a se il corpo virile del suo uomo… lo usava… lo usava per diventare lei, la donna più subdola dell’impero e presto avrebbe superato di gran lunga la generatrice di quel corpo che lei stessa colmava di piacere e passione… “ … tua madre mi offende…”… Lucio intervenendo, stringendo sempre più forte il corpo sinuoso della giovane… prima che Poppea potesse finire la frase…quasi smozzata dalla forza dell’altro… “ … lascia stare mia madre… buttati con me nel gorgo della passione ed insieme colmeremo i nostri corpi…avidi di carne…”… “… dovresti ucciderla…”… non aveva cambiato tono… anzi lo aveva detto come se fosse una cosa normale… “ quella troia vuole che tu mi lasci da sola….considerandomi una di quelle donne rifugiate nelle lupanare…”… il vino inondò la sua bocca fermando la lingua dal parlare… “… uccidi anche tua moglie… così vivremo insieme… solo io e te… nessun’altro se non la passione che colmerà i nostri cuori pieni d’amore…” Nerone… ormai totalmente offuscato da quel piacere… così violento… ma così bello e dissetante… ormai totalmente avulso da qualsiasi ragionamento logico… ormai totalmente pervaso dall’odore della pelle liscia e peccaminosa di quella donna che lo avrebbe portato alla fine… al suicidio… atto supremo che viola la vita ma che conduce ad un appagamento dell’essere stesso… Agrippina… scioglieva le sue trecce brune… anche se l’età stava avanzando più veloce di quanto lei avrebbe voluto il suo viso era rimasto quello di un tempo… i suoi occhi trasudavano voglia di potere… le sue mani così ben curate aspiravano alla carne… i suoi capelli pronti a strozzare ogni uomo che si sarebbe messo di mezzo e avrebbe intralciato il suo piano… L’ombra di un’altra donna, compariva…e oscurava il volto di Agrippina… un volto più comune ma pur sempre incantevole… anzi era proprio quella normalità a rendere Claudia graziosa, nella sua immensa leggerezza e così appesantita da quel matrimonio forzato… con l’uomo più rozzo e deplorevole che conosceva… ancora di giovane aspetto… provocava invidia alla madre dell’imperatore… ma Claudia poteva servire… così dolce…ma così debole… “ Mia cara Claudia…” fece l’ “imperatrice” che le faceva segno di prendere posto accanto a lei… offrendogli del vino che però venne rifiutato dalla giovane donna… “ … devo parlarti di un fatto… ecco.. diciamo molto preoccupante…” Agrippina ricercava ogni volta la giusta parola… per corteggiare la mente di Claudia… “… parlo di Poppea, il popolo inizia a parlare… e tu sai che quando i cittadini iniziano ad arrovellarsi con pensieri che ci riguardano da vicino… non è mai un buon segno… vedi dobbiamo cercare di allontanare quella donna da mio figlio… così pericolosa per l’impero… e per il tuo matrimonio… vedi Claudia bisogna distruggere il virus prima che lui distrugga noi…” le parole di Agrippina non furono mai tanto dirette… e la povera Claudia presa dalla paura di vedere un impero crollare…quello stesso impero che suo padre aveva cercato di difendere fino alla morte, ignara del fatto che proprio quella morte era stata provocata dalla donna che adesso cercava di proteggerla e persuaderla a commettere un enorme delitto… quello dell’omicidio… il più terribile… ma il più provocatorio di tutti… “ … possa distruggere il nostro matrimonio… ma mai distruggerà l’impero che mio padre prima di lui ha governato…e per questo mia signora… cercherò, anche se necessario col più grave dei delitti a difendere la bellezza del nostro impero…” detto questo… prese quel calice che poco prima aveva rifiutato e bevve quel “sangue” traditore… mentre Agrippina ricomponeva le sue lunghe e setose trecce… Ma dalla grande scalinata una donna ancor più bella e ancora più provocante, compariva di fronte alle due donne che poco prima avevano brindato alla sua morte… Poppea stretta in vita da una fascia d’orata che reggeva la setosa toga bianca… aveva in viso quella voglia di vendetta ed un sorriso provocatorio da far sussultare di rabbia Agrippina e Claudia… Tre donne di maestosa grazia se ne stavano nella stessa stanza, ognuna con pensieri ed idee divergenti ma tutte con un identico intento quello di ingannare Nerone per favorire il proprio ego… Mancava solo lui, l’imperatore, al quale spettava di dare il pomo d’oro alla più bella, scatenando nelle altre ira e invidia… Quella stanza era invasa da una nebbia di malvagità… come se poco prima fosse stato aperto il vaso di pandora ed il suo fumo si fosse propagato fino a raggiungere l’anima di quelle tre donne... “… ormai l’impero è sotto la mia magia di seduttrice…”… Poppea fece una pausa che permise a Claudia di immagazzinare ancor più rabbia… “… le mie cosce hanno catturato le mani dell’uomo che voi stesse mi invidiate… il mio seno le ha catturato gli occhi… la mia pelle la bocca… e la mia passione il cuore e la mente… quindi ormai per voi… illuse di potere, non c’è più niente da fare… solo prostrarvi alla vostra nuova “imperatrice” e gustare, quando vi inchinerete, il sapore dell’umile terra mentre i vostri occhi invidiano la mia bellezza…” così disse e subito i suoi passi furono diretti fuori… mentre il sole avvolgeva quelle splendide curve che lui stesso avrebbe voluto baciare… fu fuori prima che Claudia bruciata dall’ira potesse con un balzo raggiungerla e strangolarla con le sue stessi mani,finche la sua voce non sarebbe diventata soltanto un sibilo fioco. Nerone… pensava… ormai era naufragato nella sua stessa mente ed era in balia di nuove ondate e pesci pronti ad afferrarlo e portarlo giù negli abissi… Il pazzo non anela all’infinito… il pazzo è desideroso di delitti, castighi, punizioni, tradimenti, perversione… il pazzo è un artista morto prima ancora di nascere… il pazzo è Nerone… mascherato prima da perfetto princeps, ora da assassino…ma un giorno arriverà il momento di togliersi quella maschera e allora per lui sarà la fine… la fine di Nerone… la fine di un candidato princeps perfetto… la fine di un pazzo… la fine di uomo… solo ed amato soltanto dal potere… Ormai Agrippina sapeva che la sua vita avrebbe avuto più poco da dire… sapeva che aveva perso la guerra e che tra poco il suo sacrificio sarebbe stato l’unico modo per sfuggire alle grinfie di quel pazzo che lei stessa aveva creato… Entrarono soltanto due guardie nel palazzo… mentre altre impedivano il passaggio a chi non era autorizzato a passare… E mentre con un pugnale uno dei centurioni colpiva il ventre generatore di mali… il male stesso sedeva placido e assorto nel suo letto ricoperto da una seta rossa, come il sangue che macchiava la mano del centurione che cingeva il pugnale… simbolo giudaico… simbolo di alto tradimento… Burro era morto… il nuovo prefetto Tigellino sarebbe stato proprio la perfetta spalla che l’imperatore cercava… assetato di potere… colmo anch’esso di perversione verso il male e pronto al delitto… Seneca si era ritirato ormai da qualche mese a vita privata… il suo compito era fallito… anche lui aveva partecipato anche se in maniera indiretta a formare quel mostro… aveva provato con lezioni, insegnamenti… ma niente…il grande maestro aveva sbagliato il suo unico tiro ed ormai la freccia era stata scagliata ed il paglione non l’avrebbe più lasciata… Stringeva tra le sue mani il seno prosperoso di Poppea… ormai ella aveva raggiunto il traguardo del suo losco piano e mentre quell’uomo che era caduto nella sua ragnatela le baciava le carni, lei, ora, la più subdola donna dell’intero impero poteva godersi quel piatto ricco che tanto agognava e cadere nella tentazione… Ella pensava mentre i due corpi divennero uno e si mescolavano insieme in quel calderone di lussuria che cuoceva a fuoco alto… Quello stesso fuoco che prima scottava i due corpi nudi… ora bruciava la città… Ma non un fuoco metaforico, si abbatte su Roma… ma il fuoco distruttore che lasciava dietro di se solo qualche legno carbonizzato e corpi di povere donne spogliate dei loro vestiti e ricoperte dalle fiamme… Sette giorni durarono le alte lingue rosse… che distrussero gran parte della città… Il popolo aggredito dalla miseria inneggiava contro quello stesso principe che guardava il fuoco mentre mangiava la sua città, dall’alto del suo suntuoso palazzo cantando la distruzione di Troia paragonando l’enorme disastro alla grande conquista Achea… Tigellino stava in piedi di fronte all’imperatore che dal terrazzo si godeva il disastro… “.. signore… mi dispiace informarla che …” ma fu subito interrotto dal parlare di Nerone… “Vedi…mio caro Tigellino… il popolo quando non sa chi accusare o insulta gli Dei oppure cosa che lo rende vile, accusa il suo stesso principe… colui che dovrebbe essere adorato… colui che dovrebbe essere rispettato viene accusato di un male… in cui lui stesso è vittima… Quegli stolti…” il tono della voce di Nerone si stava alzando e le sue vene si gonfiavano piene di rabbia ed iracondo si alzava dal triclino e con le mani chiuse a pugno… insultava quel popolo che lo accusava… “ … la mia mente è fissa nel pensare a leggi più giuste per loro…” indicava con il dito,stretto da un grosso anello d’oro, la città ormai, quasi, completamente nera… “… e loro come mi ripagano?... le loro accuse saranno per loro i più atroci peccati… io Lucio Enobarbo Domizio Nerone… figlio adottivo di Claudio ed ultimo della dinastia giulio-claudia… giuro sulla mia stessa vita che chi ha provato ad accusarmi perirà sotto di me… la sua morte avverrà per mano delle peggio torture e le loro bocche così sporche nell’offendermi si zittiranno per sempre…” crollò in una risata che solo la pazzia poteva spiegare e le sue mani strusciavano una sull’altra e aspiravano alla vendetta… “… signore… io direi di trovare… se lei lo permette un capro espiatorio… così per giustificare inopportune le accuse del popolo…” Tigellino cercava di provocare Lucio che subito ribatté… “non so come ho fatto prima… senza di te… mio caro Tigellino… sempre la cosa giusta al momento giusto…”… la colonna di fumo nera che si alzava sopra la città… raggiungeva le vette del cielo fino ad oscurarlo… ma ancora per poco… Quando finalmente il furioso incendio divampò… ed il vento liberava Roma da quella nube nera… facendo si che, di nuovo,qualche uccello riusciva a posarsi a terra e allietare le giornate con il suo fresco canto… Da qualche giorno erano iniziate anche le terribili persecuzioni contro i cristiani incolpati… di un male di cui alcuni di loro furono vittime… la persecuzione fu violenta… uomini, donne… bambini furono martoriati e i loro corpi straziati da lame sanguinanti… Nerone era fuori controllo… la città nel pieno panico… il senato confuso dibatteva sul da farsi… anche se solo una cosa avrebbe fermato la sete di potere di quel folle... la morte… Il senato fece l’unica cosa che poteva placare quel mostro… lo deposero dal potere…e lo proclamarono nemico pubblico… Nerone scappò da quel palazzo che fino a quel momento aveva nascosto le sue perversione e la sua pazzia… Faonte, stringeva tra le mani il pugnale che tempo prima si era imbevuto del sangue di Agrippina e di Claudia Ottavia… L’ultima goccia di vino cadde nelle “fauci” di Nerone…. I soldati… ebbero soltanto il tempo di entrare e gridare il nome di Lucio che lo stesso… con forza si conficco la lama peccatrice nella gola lasciando libero sfogo al rosso del sangue… quello stesso sangue che aveva segnato la vita di Nerone… quel sangue che gli era stato amico, finché però non lo aveva tradito…. I pensieri folli scomparvero dalla mente di Nerone mentre un pozza rossa lo annegava… facendolo naufragare dolcemente in un mare che lui stesso aveva creato…
  
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