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Autore: rosa di vetro    19/04/2014    2 recensioni
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In un modo contorto, l’intera faccenda dello svenimento si
stava rivelando utile.
Non avrei dovuto inventarmi qualche strana scusa per
giustificare la mutazione del mio corpo alla comparsa della luna.
Mi ero trasformato da uomo comune a lupo peloso.
Ma per fortuna un istante dopo la fuga dell’orso, le nuvole avevano nuovamente oscurato la luna, ridandomi il mio aspetto umano.
Sopra di noi, nuvole scure ci avvolgevano.
Stava per arrivare un temporale.
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storia che partecipa al contest indetto da _RedRose_ "Personaggi in cerca d'autore"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Melene sembrava incredibilmente piccola e delicata tra le mie braccia, il suo peso così leggero, che la avvicinai ancora di più a me. Stranamente, la sua testa s’incastrava perfettamente contro la mia spalla. Sembrava che Melene l’avesse piazzata lì e poi si fosse addormentata, non che fosse svenuta. Non potevo credere che fosse svenuta.

In un modo contorto, l’intera faccenda dello svenimento si stava rivelando utile. Non avrei dovuto inventarmi qualche strana scusa per giustificare la mutazione del mio corpo alla comparsa della luna. Mi ero trasformato da uomo comune a lupo peloso.  Ma per fortuna un istante dopo la fuga dell’orso, le nuvole avevano nuovamente oscurato la luna, ridandomi il mio aspetto umano. Sopra di noi, nuvole scure ci avvolgevano. Stava per arrivare un temporale.

Incamminandoci sulla via del ritorno, forzai il mio sguardo in alto, invece che su ciò che trasportavo, focalizzandomi sul panorama. Alberi – un sacco di alberi e foglie a forma di acero, aghi di pino, pochi cespugli … uccelli che saltavano di ramo in ramo, scrollando le piume. Uno scoiattolo si stava incastrando nel tronco di un albero.

Guardai in basso.

Folte ciglia ravvivavano guance più pallide del normale. In un certo senso, mi ricordò Biancaneve. Dio! Quanto suonava patetico. Biancaneve? Ma, le sue labbra erano socchiuse alla perfezione, ed erano rosee senza bisogno del trucco.

Il fulmine esplose e fummo avvolti dal profumo della pioggia. Mi assicurai che fosse ancora incosciente come una gattina, poi accelerai. E per quanto mi muovessi veloce, la tempesta era imprevedibile. I cieli si aprirono, riversando acqua su di noi mentre lei era ancora addormentata.

Mi ricordò James. Non sarebbe bastata una bomba atomica per svegliare il mio amico.

Dopo aver raggiunto il Platano Picchiatore, rallentai. E scossi la testa, spargendo gocce di pioggia in ogni direzione. Con un bastone abbastanza lungo fermai i rami dell’albero e scesi nella Stamberga Strillante per prendere il mantello dell’invisibilità, che solitamente James lasciava lì per le emergenze. 

Raggiunto il portone di Hogwarts, mi rilassai. Poi, coprii con il mantello il più possibile i nostri due corpi ormai fradici e m’incamminai .

Era venuto il momento di appoggiare il suo piccolo sedere su qualche panchina e andarmene alla velocità della luce.

Ne raggiunsi sospirando una e feci per metterla giù, ma lei si raggomitolò ancora di più tra le mie braccia. Mi bloccai, chiedendomi se fosse sveglia. Un rapido controllo mi fece capire che no, stava dormendo. Cercai di nuovo di metterla giù, ma questa volta fui io a fermarmi. Cosa avrebbe pensato se si fosse svegliata da sola?

Perché m’interessava?

<< Dannazione, >> mormorai.

Dopo aver ispezionato il porticato con frenesia, come se fossi alla ricerca di risposte, ruotai gli occhi e mi diressi verso il terzo piano, nella stanza della necessità. La stanza era semplice con un divano di pelle e un tavolino, d'altronde io avevo semplicemente chiesto “un posto dove riposare e sistemarsi” mi sedetti, ponendola di fianco a me. Continuai a circondarla con un braccio perché, conoscendo la mia fortuna, Melene sarebbe scivolata dal divano e si sarebbe spaccata la testa. E poi Daisy, mia sorella non che sua migliore amica, mi avrebbe ucciso.

Rovesciai indietro la testa e chiusi gli occhi. Perché ero andato da lei, oggi? Noia? Se fosse stato quello il caso, avrei potuto guardare gli episodi di “Magic Investigator” che avevo registrato con Sirius. Non avevo neppure riflettuto su quello che stavo facendo, fino a quando non le avevo chiesto di accompagnarmi per una veloce passeggiata mattutina e lei con un lieve sorriso aveva acconsentito ed era stato troppo tardi per pensarci.

Ero un idiota.

Melene mormorò qualcosa e si fece più vicina, avvicinando la sua guancia al mio petto. Si era modellata contro il lato destro del mio corpo: coscia contro coscia. La sua mano era raggomitolata sotto il mio fianco, ed io iniziai a contare indietro da cento. Quando arrivai a settanta, mi ritrovai a fissarla – a fissarle le labbra.

Il suo sopracciglio si arricciò, le palpebre tremolarono come se stesse sognando. Qualche ridicola parte di me rispose ai suoi gesti – all’istante di disagio che le deformò i lineamenti, e le fece andare in tensione il corpo. Il mio pollice iniziò a muoversi lungo la parte bassa della sua schiena, tracciando pigramente dei cerchi. I secondi passavano, e lei si sistemò più in basso, il suo respiro profondo e regolare.

Quanto avrebbe dormito? Una parte di me non era preoccupata dalla prospettiva di stare seduto qui per ore. C’era qualcosa di profondamente rilassante nel tenerla abbracciata, ma allo stesso tempo era anche elettrizzante, perché ogni centimetro del mio corpo era conscio di quanto s’incastrasse alla perfezione contro di me, della posizione delle sue mani, dell’alzarsi e abbassarsi del suo petto.

Tutto ciò era equamente fonte di pace e tortura.

Quindi perché non rimanere semplicemente seduti qui?

Dopo un po’, dopo quella che allo stesso tempo mi era parsa un’eternità e un momento pure troppo breve, sentii Melene svegliarsi. Fu un processo lento che iniziò con i suoi muscoli che si tendevano, poi rilassavano e infine tendevano di nuovo perché aveva realizzato di essere sdraiata su di… me.

Le mie mani rimasero immobili, ma non le tolsi. Non che lei fosse sul punto di cadere a terra di faccia, ma … ma semplicemente non tolsi le dita, e la cosa non mi rendeva troppo felice. Serrai la mascella.

Melene sollevò la testa. << Che … cosa sta succedendo? >>.

Oh, sai, è comparso un orso ma per fortuna c’era la luna piena è cosi mi sono trasformato in lupo mannaro. Aspetta tu non sai che sono un lupo mannaro, vero? Be’ ora lo sai! Tu, invece, ti sei afflosciata ai miei piedi come un fiore delicato. Quindi ti ho riportato indietro come un vero gentiluomo e sono rimasto seduto qui per Dio solo sa quanto e ti ho fissata tutto il tempo.

Sì, non l’avrei certamente detto.

Tirai via il braccio. << Sei svenuta >>.

<< Davvero? >> Si fece più in là, spostando lievemente la massa di capelli lontano dalla sua faccia.

Annuii. << Immagino che l’orso ti abbia spaventato. Ti ho dovuto riportare indietro >>.

<< Per tutto il tragitto? >> Sembrava delusa, cosa che m’incuriosì.

<< Che cosa … Cosa è successo all’orso? >> continuò.

<< La tempesta l’ha spaventato. I fulmini, credo. Ti senti bene? >>

. << L’orso è stato spaventato dal temporale? >>, I fulmini, che si vedevano dalla finestra, illuminarono la stanza spaventandola. 

<< Così penso >>.

<< Siamo stati fortunati, allora >>. Lanciò un’occhiata in basso, inarcando le sopracciglia, e quando le sue ciglia si alzarono, fui costretto a costringermi a continuare a respirare. C’era classe in quei suoi occhi grigi – uno scintillio che mi risucchiava dentro. << Siamo fradici come pinguini >>.

Diedi un colpo al suo ginocchio col mio. << Penso che potresti restare bloccata con me per un paio di minuti almeno finche siamo cosi bagnati, non credo sia il caso di farci vedere dalla Mcgranit >> esclamai. Davvero, questa era veramente una scusa stupida per non andarmene. Avevo bisogno di qualcosa di meglio – no, quello di cui avevo bisogno era andarmene da li. Alzarmi e andarmene. Ma lei parlò di nuovo.

<< Sono sicura di assomigliare a un gatto annegato >>.

Quasi preferivo i gattini annegati.

<< Sembri a posto. Il look bagnato funziona su di te >>.

Si accigliò. << Non credo proprio!>>.

Ero un sacco di cose, ma non un bugiardo. E apparentemente ero anche imprevedibile, quindi non mi resi conto di quello che stavo per fare finché non mi allungai e presi il suo mento tra le dita, inclinandole il viso verso di me.

<< Non mentirei riguardo ciò che penso >> dissi.

Melene batté le palpebre lentamente, e il mio sguardo cadde di nuovo sulle sue labbra. I muscoli mi s’irrigidirono al pensiero di assaggiarla. Probabilmente mi avrebbe colpito in faccia e poi mi avrebbe attaccato con quella sua lingua affilata come un rasoio.

Mi appoggiai davanti. < >.

<< Capire cosa? >> sussurrò.

La mia attrazione riluttante – la provavo.                                                                          Non aveva reagito a nessuna delle mie cazzate, e questo mi piaceva … un sacco.           Un lieve rossore le colorì guance. Seguii quel colore con il pollice.                                                   << Mi piace guardarti arrossire >>.

Inspirò lievemente e questo mi distrusse.                                                                       Avvicinando la fronte alla sua, mi spinsi al mio limite.                                                                 Questa era follia ma Melene profumava di vaniglia e fragole, io adoro le fragole!              La sua pelle era soffice, e le sue labbra sembravano ancora più soffici.

Ero intrappolato in una rete dalla quale non riuscivo a fuggire. Una rete di Melene … Posso dannatamente garantire che non aveva idea di averla intrecciata. Era una bellezza ingenua, e ne avevo viste abbastanza nei miei diciotto anni di vita da sapere che era una rarità. Qualcosa di cui prendersi cura.

 Melene era concentrata su di me in un modo che mi rendeva felice, totalmente sotto il mio controllo, e questo mi stuzzicò in un modo che non avrei mai desiderato.

Non avrei dovuto, ma lo desideravo … Dio, l’avevo sempre desiderato. E se avessimo continuato, saremmo finiti in un casino. Sapevo già cosa sarebbe successo e non mi andava bene. Non potevo, non volevo che scoprisse che cosa sono. E se avessi continuato, allora sì, primo o poi lo avrebbe scoperto. C’erano troppi rischi che lei mi odiasse. Troppi rischi che mi disprezzasse. E io non lo avrei mai sopportato. Troppi per continuare …

Ma lo volevo ancora.

Le mie dita scivolarono lungo la curva della sua guancia mentre la mia testa s’inclinava. Me ne sarei pentito – maledizione, c’ero quasi, ma non mi stavo fermando. Le nostre labbra erano a solo un respiro …

S’inumidì le labbra e il mio corpo fu attraversato da una scarica elettrica, le nostre labbra si toccarono. Nel momento stesso in cui le nostre labbra s’incontrarono un brivido mi attraversò il corpo e mi scappò un verso tra il ringhio e il gemito. Avevo ragione quel bacio era bollente come l’inferno. Cosi dolce come il miele, così amaro per quella stana disperazione e foga che provavo: la desideravo ma non potevo, volevo assaggiarla e gustarla ma non potevo. Poi quando ci staccammo per prendere fiato lei disse << non credevo fosse così bello baciare un lupo mannaro, il mio libro non ne parla>> piano come se stesse parlando più a se stessa che a me forse era proprio quello che stava facendo. A quelle parole m’irrigidii e mi voltai di scatto, la bocca mi si spalancò << lo sapevi ?>> dissi con voce incredula e rocca. Lei mi guardo e poi annuii. Mi alzai subito e le diedi un’ultima occhiata silenziosa e mi diressi verso la porta. Non volevo sentire altro ne sapere altro.

Mi girai verso la porta. Dio, mi sentivo il più grande idiota del mondo.

Mi afferrò per mano, non avevo notato che si era alzata o che si era avvicinata << non andare, per favore!>> mi supplicò, aveva un tono di voce tremante e incerta ma continuò << tu mi piaci per davvero e non m’importa cosa sei>> poi mi baciò. Quel bacio fu così tenero e dolce che non potei non contraccambiare.

In fondo a chi volevo prendere in giro, io lo volevo eccome, lo volevo con tutta me stessa.

 << e questo ? >> le chiesi, quando ci staccammo.

<< questo è per farti capire che voglio stare con te che non m’importa chi sei o cosa >>. La baciai.

<< e questo ? >> lei disse.

<< questo è per farti capire che ci sto, fin quando tu mi sarai vicino io ci sarò >> esclamai.

<< poiché io ci sarò per sempre, tu ci sarai …>> disse avvicinandosi con cautela.

<< per l’eternità >> conclusi io sfiorandole le labbra con le mie e attirandola a me.   

 

  
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