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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    19/04/2014    2 recensioni
A Sinnoh sta succedendo qualcosa di strano, di molto strano: è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno sembra accorgersene.
O forse nessuno ha il coraggio di parlare.
Saranno tre personaggi a dare il via ad una serie di lotte e vicissitudini, tra fedeltà e tradimenti, tra verità e menzogna, tra ciò che può essere svelato e ciò che deve essere tenuto segreto.
Tre allenatori provenienti dalle tre istituzioni più importanti della regione (Gare, Palestre, Lega), che sembra vogliano sbarazzarsi di loro: non sono i protagonisti canonici, ma potrebbero diventarli.
E così, mentre ci sarà chi vuole mettere loro i bastoni fra le ruote, altri più o meno popolari interverranno in loro aiuto, tutti per un unico scopo: il leggendario Cuore di Sinnoh.
...
(I personaggi non sono inventati ma appartengono al manga/videogioco/anime e saranno presenti, in generale, un pò tutti. Presenza di Crack Pairings.)
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Camilla, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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~ Capitolo Quattro
 
Erano accerchiati, uno più intimidito dell’altro.
Spalla contro spalla, tutti e quattro i ragazzi cercavano di trovare una soluzione a quella situazione tutt’altro che piacevole: quattro reclute del Team Galassia li fissavano, con alcuni Pokemon affianco, mentre Saturno andava lentamente palesandosi dai cespugli.
Uno sguardo fermo, rigido, impenetrabile.
Iridi ghiaccio che parevano intenzionate a fulminare letteralmente chiunque avesse davanti.
«Verrete tutti e quattro catturati e processati, questo mi sembra ovvio.» Affermò pacato, prima che Barry esplodesse rabbioso.
«Io non mi faccio catturare da una mezza checca, chiaro?!» Sbraitò irritato, ricambiando quell’intenso sguardo. «E poi, processati per cosa? Qua i criminali siete voi!» Continuò ad inveirgli contro, beccandosi un calcio nelle stinchi da Lucinda.
«Barry, non peggiorare la situazione, stupido!» Lo rimproverò, per quanto non potesse che essere d’accordo con l’amico.
Il Comandante non fece una piega, se non inarcare un sopracciglio sentendosi dare della “checca”, probabilmente per la voce fin troppo dolce per essere quella di un uomo, ma la corporatura ben definita lasciava chiaramente intuire tutt’altro.
«Si dà il caso che voi stiate proteggendo una ricercata ed una esiliata. I criminali, dunque, siete voi, e come tali verrete consegnati alla Giustizia Suprema.» Sentenziò cauto e glaciale, con quell’autorità decisamente superiore rispetto alla collega Giovia, incontrata poco prima.
Ilenia sbatté le palpebre, appena perplessa da tali parole: quel nome non le risultava nuovo, l’aveva sicuramente letto in un qualche volume della biblioteca.
«La Giustizia Suprema… è stato destituito da decenni, quel tribunale!» Esclama portando le iridi nocciola al Comandante del Team Galassia, quasi a chiedere spiegazioni, mentre gli altri tre ascoltavano perplessi.
«Non dovrebbe nemmeno più esistere…» Bisbigliò infine, abbassando lo sguardo, quasi a rifletterci: era un tribunale illegale, istituito per condannare i maggiori esponenti dello stato, torturarli e rinchiuderli affinché nessuno più li trovasse.
Allenatori così come Pokemon.
Un sorriso sghembo comparve sul volto maturo del Comandante, il quale s’allontanò una ciocca di capelli azzurri dal volto con un gesto rapido ma tremendamente elegante.
«Non esiste per chi vuol credere che non esista.» Rispose enigmatico, lasciando perplessa Ilenia così come gli altri.
«Ehi non cambiare discorso! I criminali secondo le leggi di Sinnoh siete voi e su questo non ci piove!» Intervenne di nuovo il biondo, stanco di quel battibeccare su insensatezze.
Ma mentre lui si scaldava, pronto ad un imminente scontro, le ragazze non poterono che scambiarsi una serie di sguardi preoccupati: dunque non c’era soltanto il Team Galassia a portare scompiglio, ma addirittura era stato rimesso in attività un tribunale illegale che aveva la fama di mietere vittime e misteriose scomparse come non mai.
Saturno volse uno sguardo al ragazzo, uno sguardo profondo, quasi a studiarlo, anche se con aria vagamente superiore.
«La tua voce è insopportabile, te l’hanno mai detto? Non staresti male con un bel bavaglio…» E fece un cenno ad una recluta di avvicinarsi e procedere.
«Ehi ma hai mai sentito la tua, di voce?!» Ricambiò l’altro, estraendo una sfera.
«Non mi toccherete! Anzi, non toccherete nessuno di noi! Empoleon, Hitmonlee!» richiamò i propri Pokemon fuori dalla sfera, dando quindi inizio ad un possibile scontro.
I due si schierarono davanti al ragazzo, che già ardeva per la battaglia imminente e così anche le ragazze si prepararono: Lucinda richiamò Ambipom, decisamente adatto alla lotta in un ambiente boschivo, mentre Ilenia si lasciò affiancare da una elegantissima Espeon.
Le quattro reclute si erano posizionate, ognuna ad affrontare uno dei Pokemon appena richiamati.
Amelia si guardò indietro per osservare il fare degli altri, ancora protetta dalla barriera della Roselia che le stava sulla spalla, sin quando Saturno non le si presentò a meno di un metro di distanza.
Freddo, impenetrabile, uno sguardo che non lasciava intuire nulla.
«Potrei evitarti qualche spiacevole interrogatorio, se tu mi dicessi dove si trova Sabrina in questo preciso momento.» Una provocazione, un ricatto, una sfida contro quella paura che l’assillava dal momento esatto in cui era venuta a contatto con quella voglia.
Rimase in silenzio per un attimo, non poteva indietreggiare poiché gli altri ragazzi –a lei sconosciuti- stavano combattendo.
Era una strega vera e propria, quella Sabrina. Si era presa la sua maestra senza la minima remora, aveva cercato di farle prendere un infarto per tutta la durata del tempo trascorso in quella dannata Torre e non sembrava minimamente interessata alla sua causa, se non sotto compenso.
Eppure si fidava, dannazione. Si fidava.
«No.» Affermò con quanta decisione le riuscisse in un simile momento. Lo sforzo per la Roselia cominciava ad essere un po’ tropo, nel mantenere perennemente quella difesa.
Ma Saturno aveva tempo, tutto quello necessario pur di far cedere quella biondina troppo prosperosa: sorrise, di nuovo, ironicamente, con l’espressione di chi la sa lunga.
«E’ nobile che tu voglia proteggere quella che tu credi un’alleata… ma vedi, Sabrina è una torturatrice.» Cominciò, avanzando appena di qualche passo in sua direzione, cautamente, con sufficienza.
«Ti avrà dato informazioni preziose, lei che sa più di quanto dovrebbe… eppure, se non ricordo male, lei pretende sempre un prezzo. Per tutto.» E sottolineò quella parola con tale amarezza che quasi sembrò una condanna, il cuore di Amelia perse un consistente battito.
Ma rimase calma, se lo impose: voleva metterla in dubbio, farla cedere, era sicuramente un trucchetto nel quale lei non sarebbe cascata.
«E ciò che tu le hai dato in cambio non tornerà da te. Non integro almeno.» Di nuovo scandiva quelle parole con una precisione ed una freddezza degne di nota.
Amelia esitò a rispondere, ancora. Sembrava maledettamente sincero ed il solo ricordo di quella stramba figura non faceva che dargli ogni ragione.
«Come puoi dire questo?» Ebbe il coraggio di chiedergli, una sorta di prova.
Lui allargò appena il sorriso ironico, consapevole di essere vicino alla sua meta.
«Sono stato una delle sue vittime.» Affermò serio, un tono appena affranto, o meglio, velato di un freddo sadismo.
Come capire se quella fosse o meno una menzogna?
Eppure Sabrina le aveva detto, poco prima di farla teletrasportare, di salutarle proprio lui, Saturno, come se lo conoscesse… dunque un legame, fra i due, doveva esistere.
«Cosa scegli, dunque, ragazzina?» Le domandò schiettamente, riportandola alla realtà, lontana da quei pensieri e soprattutto dal volto della sua maestra: tranquillo, semplicemente tranquillo.
Che sapesse già a cosa andava incontro?
E se sì, perché aveva accettato? Perché conosceva Sabrina ed i suoi modi?
«Scegli di proteggere una strega senza anima né cuore, oppure di ammortizzare quella condanna impressa sul tuo collo?»
Era chiara la decisione da prendere, non altrettanto scontata la risposta.
La barriera la protesse da un getto d’acqua violento, causato dall’Empoleon di Barry che aveva appena messo fuori gioco un Pokemon ragno avversario. Espeon faceva volteggiare un Golbat a mezz’aria grazie alla propria psiche, mentre Ambipom si ritrovava a doversi riparare tra gli alberi per non essere colpito.
Una battaglia senza esclusioni di colpi.
Amelia inspirò profondamente un paio di volte, socchiuse le iridi e quando le riaprì il suo sguardo era determinato, puntato in quelle iridi cerulee.
«Scelgo di lottare per ciò in cui credo.»
E si tappò il naso immediatamente.
«Roselia, sonnifero!»
 
(…)
 
La luce era soffusa, bassa, segno che quel luogo si trovasse molto probabilmente nei sotterranei di qualche palazzone o qualcosa di simile, forse addirittura in una grotta o in una miniera: un luogo che, comunque, sarebbe stato molto difficile individuare dall’esterno.
Unico oggetto presente era un grande tavolo, lungo un paio di metri, al quale erano seduti diversi individui tra i più forti di tutta Sinnoh.
A capotavola, un uomo dai capelli blu scuro e gli occhi del medesimo colore aveva cominciato a parlare con voce profonda e forte, segno di una autorità che non andava assolutamente ignorata, la divisa grigiastra ed una “G” sul petto non potevano che enfatizzare tale posizione.
«Come vi ha anticipato Ferruccio, il tempo stringe. Secondo quanto stabilito dalla Leggenda, il Cuore di Sinnoh dovrebbe risvegliarsi nella seconda fase lunare, ovvero tra otto giorni precisi.» Spiegava con fermezza, lanciando solo un’occhiata rapida all’uomo seduto all’altro capo della tavola: capelli mogano, occhi di un viola scuro ed un mantello marrone a coprire la muscolatura degna di un grande lavoratore. Affianco a lui sedeva il figlio di cui andava tanto fiero, Pedro, anch’egli Capopalestra.
«Abbiamo individuato i tre Portatori, che dovrebbero a breve cadere nelle nostre mani… e sarà meglio non lasciarceli sfuggire, dico bene?» Lanciò un’occhiata ben poco rassicurante alla Capopalestra alla sua destra, Gardenia, la quale palesò una semplice smorfia e distolse lo sguardo da lui, quasi a non riuscire a reggerlo completamente.
«Temo sia sorto un imprevisto, Cyrus.» Asserì Omar con una certa noncuranza, la schiena completamente appoggiata alla sedia e le mani dietro la nuca, in una posa del tutto tranquilla e quasi disinteressata.
«Per quanto i tre Superquattro rimasti siano favorevoli alla cattura del terzo, Vulcano, la Campionessa non si è ancora espressa… potrebbe metterci i bastoni fra le ruote così come appoggiarci, non possiamo saperlo.» Fece notare con un certo acume, accarezzando distrattamente il Floatzel fedelmente al suo fianco.
Il Capo del Team Galassia parve rifletterci qualche attimo, prima di accennare ad un vago sorriso ironico, di chi ha già in mente come procedere, un obiettivo ben definito.
«E’ il caso di andarle a fare una visitina, allora…» Affermò, volgendo il capo alla sua sinistra, dove Plutinio prendeva silenziosamente nota di quanto venisse detto, affiancato da una figura femminile.
«Plutinio, Bianca, perché non andate ad esporre le nostre nobili intenzioni alla Campionessa Camilla?» Lasciò intuire i metodi e gli obbiettivi di quella visita, naturalmente.
Lo scienziato ricambiò il sorrisetto e annotò alcune cose, in perfetto accordo con il Capo, mentre al suo fianco la Capopalestra di Nevepoli pareva alquanto contrariata: il capo abbassato, le mani strette in due pugni, le intenzioni ben lontane da quelle della nuova organizzazione in atto.
«Devo dedurre che tu abbia un’idea differente, Bianca?» Le domandò esplicitamente, ma lei non cambiò né espressione né postura, rimanendo chiusa nel proprio conflitto interiore più che evidente: non erano affatto buone, le loro intenzioni, e lei lì dentro sembrava l’unica ad esserne consapevole.
Non rispose, ma Cyrus non lasciò correre altro tempo.
«O forse l’incolumità della tua amichetta non è poi così importante, per te?»
Alzò immediatamente lo sguardo freddo, puntandolo verso di lui con determinazione: potevano toccarle qualsiasi cosa, ma non Zoey.
E lei sapeva benissimo che quello fosse un terribile ricatto, che aiutare l’attuale Team Galassia nonché tribunale della Giustizia Suprema non fosse la cosa giusta da fare… ma temeva troppo per l’incolumità della propria amica, di cui non aveva notizie da alcuni giorni.
E l’unico modo che aveva per proteggerla era di acconsentire a quella brutalità.
«No. Farò quanto dici.» Asserì non troppo convinta, ma con la giusta fermezza che la caratterizzava.
Cyrus palesò un sorriso soddisfatto, scambiando un cenno di assenso con lo scienziato alla sua destra, conscio di avere la situazione in pugno.
«Molto bene.» Esordì dopo qualche minuto di silenzio. «Confido che quelle due ragazzine vengano presto recuperate dai tre Comandanti, dunque l’ultimo tassello che ci rimane è il Superquattro Vulcano…» Introdusse rapidamente l’argomento, prima che Pedro intervenisse.
«Una squadra lo sta già cercando, perdiamo le sue tracce a Monte Corona però… sembra che qualcuno si sia intromesso nella sua fuga.» Spiegò brevemente.
«Un ordine che non proveniva da noi.» Precisò Cyrus, pensieroso. Evidentemente quel “qualcuno” non doveva essere loro alleato… ma probabilmente nemmeno di Vulcano, considerando che sul terreno vi fossero segni di una lotta furiosa.
Curiosa e scomoda situazione, decisamente.
«Non andrà lontano. Recuperiamo le altre due Portatrici e rechiamoci al luogo dell’evocazione…» Gli sguardi furono portati su di lui, su quell’espressione soddisfatta, che già assaporava la vittorina. «…il nostro tempo è ormai giunto.»

 
  
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