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Autore: thankyouzayn    19/04/2014    1 recensioni
Harry, Meg, Darcy e l'indescrivibile odore di felicità.
© thankyouzayn | 2014
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odore di felicità


Quando Harry e Meg comparvero nei corridoi della loro scuola dopo mesi di assenza tutti si voltarono. Il ragazzo dalla capigliatura riccia, con qualche libro tra le braccia forti e tatuate ed un sorriso dipinto sulle labbra affiancava la ragazza magra e decisamente più bassa di lui dai capelli castani legati in una coda di cavallo.
Erano dieci mesi per l’esattezza che nessuno li vedeva.
Giravano voci che fossero stati sospesi per essere stati beccati nei bagni mentre facevano sesso ma la realtà non era questa. Nessuno a parte loro e ristretta cerchia di amici, quelli i cui si potevano fidare, sapeva quello che era accaduto realmente.
Era rimasta incinta. Harry e Meg avevano una relazione. Una relazione che avevano tenuto nascosta sin dall’inizio.

Erano amici da un sacco di tempo pressappoco da quando avevano se anni quando si erano trovati seduti l’uno accanto all’altro in banchi troppo grandi per i loro corpicini intrappolati in quelle divise con il logo della scuola cucito sopra. Con il passare degli anni erano cresciuti, si erano conosciuti meglio e alla fine era nata una forte amicizia.
Dopo qualche fidanzato e fidanzata occasionale avevano capito di provare una sorta di attrazione. Alla fine l’amore aveva vinto.
Harry, capitano della squadra di football, era il ragazzo più ammirato e corteggiato del’istituto.
Meg, caposquadra delle cheerleader, si era allenata duramente sin dal primo anno per ottenere la posizione che le spettava.
Non temete però: la loro non è la solita coppia composta dal ragazzo e dalla ragazza più popolari della scuola. Anche se ultimamente i loro nomi e la loro presunta vicenda era stata sulle labbra di tutti, dai primini ai loro coetanei, quelli dell’ultimo anno.
Avevano preferito tenere tutto nascosto, in segreto perché una notizia come la loro in una scuola dove c’erano alunni tanto annoiati avrebbe fatto scalpore in pochi minuti.
Quando i loro amici successivamente avevano riferito quello che qualche ragazzo aveva detto in giro capirono ancora di più che era meglio tenere la bocca chiusa.


Gli armadietti percorrevano tutta la lunghezza delle mura dipinte di quel bianco sporco a cui avrebbe fatto bene un ripassata, i loro piedi fasciati da scarpe, che ormai avrebbero potuto imparare a memoria il percorso che stavano facendo, calpestavano quel pavimento in parte consumato.
E poi eccoli lì. I loro amici, impegnati con una conversazione intricante, si preparavo all’inizio delle lezioni. Ognuno dei quattro ragazzi stringeva accanto a se la propria ragazza. Mancava ad entrambi il loro incontro mattutino.

«Oggi pomeriggio dovremo allenarci duramente. La settimana prossima ci saranno le finali e dovremo essere preparate.»
Era stata Beth a parlare, ovvero una delle sue amiche più care. Era stata proprio lei ad allenare la squadra durante l’assenza di Meg.
Era giovedì e questo stava a significare giornata di allenamenti sia per le ragazze che per la squadra di football. Martedì, giovedì e sabato erano i giorni prestabiliti per la permanenza in palestra nelle due ore successive al termine delle lezioni.

«Questo vale a dire alle quattro in palestra e non si ammettono ritardi.»

Meg era una razza d’oro. Disponibile e gentile con tutti ma quando si trattava di qualcosa a cui teneva, come la squadra, sapeva essere severa ed autoritaria.
Tutti quanti sapevano del ritorno di due ragazzi ma quando li videro sprizzarono gioia ugualmente. La scuola non era stata la stessa senza di loro. Le ragazze le si attaccarono al collo stingendola e strillando felicemente. I ragazzi ed Harry si scambiarono, invece, un breve abbraccio con paca sulla schiena per conclusione.

«Non ci posso credere che siate realmente tornati!» squittì Emma

I loro amici avevano significato molto entrambi. Allontanarsi da suola non era stato facile e nemmeno la gravidanza.
Neanche si ricordavano l’ultima volta che avevano messo piede in una delle numerose classi.
Quando avevano scoperto che presto sarebbero diventati genitori le madri dei due ragazzi cercarono di ottenere un permesso per la sospensione dell’attività scolastica ma non era stato affatto semplice.
Le due donne avevano anche suggerito di allontanarsi dalla piccola cittadina per stare più tranquilli e così avevano fatto.
Harry e Meg erano andati ad abitare a casa della nonna di quest’ultima. Li aveva aiutati in tutto perché nonostante i suoi sessantacinque anni era una donna arzilla e vivace. Le madri li avrebbero raggiunti nei weekend.
Harry fu accanto a Meg per tutto il tempo, vide la sua pancia lievitare giorno dopo giorno, sopportò tutte le lamentele della propria fidanzata sul fato che aveva sempre fame e che i piedi le si erano gonfiati in modo, secondo lei, sproporzionato, quelle sui vestiti che non le entravano più e via così.
A lui era aspettato il duro compito di confortarla, di baciarla spesso per farla stare calma e per rassicurarla che la bellezza che la caratterizzava prima della gravidanza non era sparita.
Quando, in una notte di Dicembre, la più fredda secondo Harry, la piccola aveva deciso di nascere era stato un piccolo colpo al cuore per il ragazzo. Certo era preparato, si era ripetuto costantemente che prima o poi doveva accadere ma quando gli comunicarono che Meg sarebbe stata portata in sala parto da un momento all’altro il colore della sua pelle divenne più bianco del solito. Era il sangue che lo terrorizzava ma nonostante tutto raccolse tutte le forze che aveva in corpo e strinse la piccola mano della propria ragazza tra la sua e vide la piccola Darcy nascere.
Fu lui i primo ad accoglierla tra le sue braccia anche se dopo poco la diede alla neomamma per farla calmare. Aveva i suoi stessi occhi, quel misto tra verde smeraldo ed una punta di azzurro, e lo stesso colore delle labbra rosee e carnose. I capelli, castani come la mamma, erano folti sulla sua piccola testolina ed il nasino all’insù era tenero esattamente come quello della ragazza che stanca guardava senza sosta la bestiolina tra le sue braccia.
Qualche giorno dopo si misero in moto per andare alla loro vecchia casa. Holmes Chapel era silenziosa e ricoperta da nuvole grigie quando rientrarono ma non era importante: erano troppo presi a prestare forse troppe attenzioni alla piccola bambina seduta sul suo seggiolino che si era abbandonata ad un sonno profondo non appena l’auto si era messa in moto.
La vita da quel giorno era diventata monotona. Il mese successivo alla nascita della neonata era servito ai genitori per regolarsi, per abituarsi ai ritmi e agli orari e alle esigenze della piccola.
Si svegliavano ogni mattina con la consapevolezza di essere solamente loro tre in casa dato che la nonna ed il nonno materno erano al lavoro e la bambina li chiamava sull’attenti mezzora dopo per essere nutrita. Pappa, dormire e pannolino. La sua vita era scandita da questi tre eventi. Fortuna volle che piangeva poco ed in questo modo i genitori riuscivano a ritagliarsi un po’ di tempo per loro.
C’erano pomeriggi talmente brutti e piovosi dove Harry e Meg passavano tutto il tempo sotto le coperte a guardare il film o a fare l’amore. In quel momento sembrava che non esistesse nessuno a parte loro, c’erano soltanto Harry, Meg ed il loro amore. In quegli istanti anche la bambina spariva e sembrava quasi tornare a qualche mese prima. Quando la ragazza si addormentava puntualmente Harry si alzava da quel letto caldo e comodo, si metteva addosso quello che capitava e senza far alcun rumore andava nella stanzetta rosa confetto situata accanto alla camera della mamma e osservava la sua bambina. L’osservava dormire tranquilla sotto le piccole coperte, i petto che si alzava e abbassava regolarmente fino a quando gli occhi di Darcy non si rispecchiavano nei suoi. Allora le sorrideva e per evitare che piangesse la sollevava attentamente e se la posizionava tra le braccia. Risultava ancora più piccola in quel momento e ancora più fragile.
Prendeva la coperta più pesante che c’era in casa e si andava a sedere sotto la tettoia ad osservare la pioggia che cadeva sul terreno e per sentir il leggero vento umido scompigliargli i capelli.
Guardava il piccolo fagotto ammirarlo con quegli occhioni ma era consapevole che non vedesse ancora nulla se non le ombre sfuocate. Tuttavia i medici avevano detto che sapeva riconoscere molto bene gli odori o come avevano precisato meglio il profumo di mamma e papà.
La cullava e la riscaldava ed in quel momento pensava che non c’era cosa migliore che avere una propria famiglia. Poi due mani si appoggiavano sulle sue spalle e l’inconfondibile figura di Meg sorridente appariva. Le faceva spazio sul dondolo e si assicurava che fosse coperta anche se, previdente come al solito, indossava un maglione pesate.
Lui e le sue donne. Non c’è niente di meglio. Pensò mentre accarezzava la spalla della fidanzata a stringeva leggermente la figlia.
Harry, Meg e Darcy e l’indescrivibile odore di felicità.
  
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