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Autore: Rio Kastle    20/04/2014    2 recensioni
Dal libro:
"Stranamente, quel giorno le lezioni finirono in fretta. Passai l’ora di grammatica a disegnare un paio di occhi come quelli di Kite. Non riuscii a trovare il colore adatto, quindi li lasciai bianchi. Erano molto inquietanti. Lasciavano un sacco di dubbi sulla persona. Era forte immaginare come solo un paio di occhi potessero dire tutto e niente su una persona. Io ormai conoscevo molto bene quelli di Kite. Erano per la maggior parte delle volte inespressivi. Le uniche emozioni che lasciavano trapelare erano la rabbia e il dolore. Eppure come quel disegno,mi lasciavano un sacco di dubbi. Mi sembrava impossibile che degli occhi non dimostrassero emozioni. Qualcosa doveva averle bloccate, o sostituite con quelle altre. I suoi occhi sembravano volerti raccontare una storia, ma allo stesso tempo, tenertela nascosta."
Questa storia l'ho scritta a quattro mani con una mia amica... io nei panni di Rio e lei nei panni di Kite.
Ho pubblicato due storie, questa è da Rio e una chiamata "Un nuovo amore" scritta da kite. Vi consiglio di leggerle tutte e due! E' la mia prima storia e quindi spero che vi piaccia! Baciii
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Kotori /Tori, Rio, Yuma/Yuma
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 20: Il salvataggio.
 
 
 
 
 
La mattina quando mi svegliai mi girava incredibilmente la testa. Sbattei piano le palpebre. La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi furono le grate della cella. Ero rannicchiata in un angolo. Non ricordo nulla di quello che era successo. Solo qualche sprazzo di ricordi qua e là. Quindi non so perché, ma ero terrorizzata. Mi guardai le mani: stavano sanguinando. Mi facevano male la schiena e le gambe. Tremavo dal freddo. C’erano macchie del mio sangue ovunque. Mi stringevo in me stessa, con l’inutile speranze che in un certo modo, così facendo mi potessi proteggere.
Mi ero rassegnata. Pensavo che ormai sarei morta in quelle prigioni. Sentii dei passi scendere le scale. “Ecco, sono di nuovo loro…” Mi preparai psicologicamente a veder arrivare i bariani. Iniziai a tremare ancora di più e a spingermi contro l’angolo, come se potesse proteggermi. Il meccanismo della serratura si aprì.
« Basta vi prego… vi supplico lasciatemi in pace… » L’uomo si avvicinò ancora di più a me. Il mio cuore iniziò a battere forte. Poi mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio:
« Rio sono Kite… »
« Noo! Basta! Non toccarmi vattene via! »
« Rio stai calma… sono venuto ad aiutarti »
« No non è vero! Che cosa ti ho fatto io? »
« Rio… ti prego… devi riconoscermi… io ti amo… »
A quelle parole qualcosa si smosse dentro di me. Riconobbi Kite e provai a muovermi per stringermi a lui, ma ogni movimento mi procurava un dolore immenso.
Kite prese un mantello che aveva in dosso e me lo mise intorno alla schiena. Poi mi aiutò ad alzarmi e uscimmo insieme dalla cella. Vidi arrivare un uomo. Un bariano. Kite mi diede una spinta. Pensavo che volesse fingere di spingermi, ma invece NO! Mi spinse talmente forte che non riuscii più a reggermi in piedi. Caddi per terra e iniziai a piangere. Mi aveva fatto davvero male…
« Rio scusa… ti ho fatto male?! »
« Sì! » Risposi singhiozzando.
« Rio mi dispiace...scusa… » Io continuavo a piangere. “Perché mi fai questo Kite? Sei cambiato… io cosa ti ho fatto?!”
« Dov’è Reginald? »
« Nella sala grande… » Provai a dire piangendo. Entrammo nella sala grande. La vista di mio fratello in quelle condizioni mi fece stare ancora più male… l’avevo visto una volta… non avevo intenzione di vederlo ancora…
Ma entrammo lo stesso. Kite corse verso Reginad. Iniziò a staccare tutte le macchine che erano collegate a lui.
Ogni volta che staccava un filo sentivo che stava più male. Tossiva e si piegava in due dal dolore. Poi quando finì il lavoro, si accasciò a terra in ginocchio. Perdeva fiotti di sangue dal naso, e vedevo che li tratteneva dalla bocca.
Reginald lo sollevò da terra e insieme arrivarono da me. Io lo guardai, per cercare le scuse per ciò che era successo prima, ma nei suoi occhi vidi solo la rabbia e il dolore. Non era possibile… come mai era cambiato così tanto in così poco tempo? Decisi di non aiutarlo, e mi incamminai da sola verso l’uscita.
Le guardie non ci fermavano. C’era molto movimento. Da quanto ero riuscita a capire, si trattava di un essere astrale. Penso che fosse Astral…
Imboccammo il vicolo col portale. Ad aspettarci c’era anche Yuma.
Ci trascinammo fino all’ingresso per la terra, e arrivati ci buttammo praticamente, dentro di esso.
Usciti dal portale, riconobbi finalmente il mio mondo.
Kite stava disteso a terra.
Si alzò lentamente. Gli diedi un’ultima possibilità. Lo guardai fisso negli occhi. “Kite… cosa mi hai fatto? Dov’è finito il Kite che conosco io… quello la cui rabbia è stata messa da parte?” Sembravano voler chiedere i miei occhi. Speravo in una risposta tipo: “Eccolo, ce l’hai davanti…” Ma invece di quello, nel suo sguardo trovai di nuovo la rabbia. Non era così neanche la prima volta che lo avevo visto… mentre duellava contro quell’uomo… Non c’era mai stata così tanta rabbia nei suoi occhi. Nel suo sguardo invece di quello che speravo, lessi: “Vattene, quel Kite non esiste più”.
Lo presi alla lettera. Reginald lo salutò:
« Noi andiamo Kite, ciao… » Io invece non dissi una parola. Presi mio fratello sotto braccio, mi voltai e senza accennare a un saluto me ne andai.
Volevo voltarmi, ma mi trattenni. Non meritava più neanche un mio sguardo.
Arrivati a casa, pranzai finalmente con mio fratello.
« Oh Reginald… sono così contenta che tu sia tornato… Mi sei mancato molto… »
« Rio… sorellina mia… » Ci abbracciammo.
« Rio… scusa se ti ho fatto questo… è tutta colpa mia… non sarei dovuto partire… E’ che Kite mi sembrava così in difficoltà… Non avrei mai voluto lasciarti… pensavo che un po’ di energia sarebbe bastata a salvarlo, ma invece peggiorai la situazione… diventò dipendente… avrei voluto tornare, ma se fossi scappato Kite sarebbe morto… »
« Reginald, non hai bisogno di spiegazioni con me… so che mi vuoi bene… »
« Oh Rio… »
Ci abbracciammo di nuovo. Fu meraviglioso. L’unica cosa che rovinava quel momento era il pensiero dello sguardo carico di rabbia di Kite… Lo scacciai e cercai di rendere quel momento il più bello possibile…
Ma non potevo non pensare a lui…
 
  
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