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Autore: _KyRa_    20/04/2014    6 recensioni
“Allora? Fatemi vedere questa enorme botta.” esordì con sana causticità mentre Tom la superava dirigendosi probabilmente verso la sua macchina. Bill fece una smorfia e seguì suo fratello.
“Riesci a non fare la scontrosa per un secondo?” mormorò Neal al suo orecchio mentre la affiancava.
“Viene piuttosto facile quando hai a che fare con degli idioti.” ribatté lei senza preoccuparsi di abbassare il tono.
Neal scosse la testa e gettò lo sguardo al cielo forse per invocare qualche santo che riuscisse a tapparle la bocca. Ma tutti sapevano che Liesel era fornita di una lingua piuttosto tagliente e che nulla sarebbe stato in grado di metterla a tacere.
Vide Tom piegarsi di fronte alla sua auto e sfiorare con le dita ciò che secondo lui poteva esserle recriminabile.
“Questo come lo chiami?” domandò il ragazzo con sfida lanciandole un'occhiata sardonica.
Liesel inarcò un sopracciglio e si avvicinò per scrutare la zona incriminata.
Oh.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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aaaaaaaaaa


5
Just a coffee





Con un gemito affaticato ed un'aria altrettanto distrutta lasciò cadere a terra entrambi i pesi che da qualche minuto stava sollevando. Aveva bisogno di scaricare una massiccia dose di stress e mal di testa, e dei semplici analgesici non sarebbero di certo bastati. Giornate come quelle erano l'esatta testimonianza di quanto pericoloso potesse essere starle attorno. Solamente Neal aveva avuto il fegato di provarci un paio di volte – ora al lato opposto della palestra, intento a cimentarsi in piccoli e rapidi addominali – ma aveva miseramente fallito.

Quella dannata cena l'aveva disturbata; si era rivelata un ennesimo buco nell'acqua. Per lo meno non si era illusa che suo fratello potesse recitare la parte del bravo bambino educato, non l'aveva fatto nemmeno per un momento.

Le aveva esplicitamente dato della poco di buono. Lui.

Emise quello che somigliava ad un grugnito decisamente poco elegante e riafferrò i pesi con rabbia.

Si era sentita dare della poco di buono da colui che da quattro anni a quella parte aveva rappresentato solamente un problema per la famiglia, che aveva piantato le radici in commissariato, che aveva dato modo a sua madre di non dormire la notte.

Si tamponò l'asciugamano sul collo e si diresse al tapis roulant.

In più – come se tutta quella storia non fosse già un bel carico da novanta per la sua povera schiena – la questione Kaulitz era solamente appena iniziata.

Pigiò con violenza il dito contro la freccia davanti a sé aumentando progressivamente la velocità del suo passo fino a cimentarsi in una vera e propria corsa frustrata.

C'è di peggio, si ripeté nella mente cercando una convinzione che ancora non aveva.

Neal aveva 'tramato' tutto alle sue spalle ponendola di fronte al fatto compiuto. Sì, aveva agito pensando di favorirla – ed effettivamente era così – ma più pensava di dover lavorare con i gemelli più la sudorazione aumentava.

L'unico fatto che ancora non le tornava in tutta quella storia era la mancata telefonata da parte della sua assicurazione che la mettesse al corrente dell'avvenuto risarcimento nei confronti dei mangiacrauti. Avrebbe dovuto chiamare lei quel pomeriggio.

Sbuffò.

Sta cominciando a far freddo qui dentro.” Aggrottò la fronte all'improvvisa uscita di Neal, ora al suo fianco, che aveva appena azionato un tapis roulant accanto al suo. “Se continui a sbuffare, dovrò cominciare ad allenarmi in giacca.”

Le palpebre di Liesel calarono a mezz'asta con sarcasmo.

Simpatico. Davvero.” commentò senza entusiasmo e distogliendo lo sguardo da lui.

Alla fine non è andata così male.” parlò di nuovo il biondo, ora in corsa.

La bruna si voltò per un momento verso di lui con fare scioccato per poi riportare le iridi castane di fronte a sé.

Scherzi?” gli domandò sinceramente basita.

Non mi pare siano volati i bicchieri come l'ultima volta.” scrollò le spalle Neal come nulla fosse.

Ah, allora è andato tutto divinamente. Giusto.” fece lei caustica.

Alle volte l'ottimismo di Neal era quasi imbarazzante.

Comunque...” riprese il ragazzo già vittima di fiato corto. “Ritenevo giusto informarti che oggi prenderemo un caffè con i gemelli per discutere sul progetto.” I piedi di Liesel, come improvvisamente privi di ossa, divennero talmente molli che si scontrarono a vicenda facendola quasi ruzzolare a terra se non si fosse aggrappata al volo al manico. Il tapis roulant continuava a scorrere privo di peso mentre la bruna sostava nuovamente sul pavimento con occhi sgranati ed il cuore impazzito per lo spavento. “Ed il fatto che tu stessi per morire per ciò che ti ho appena detto non è di buon auspicio.” aggiunse con incredibile calma lui, ormai troppo abituato ai colpi di testa dell'amica.

Una sola domanda, Neal.” esordì Liesel con il fiato spezzato ed il petto che si alzava ed abbassava ripetutamente. “Lo stai facendo apposta?”

Neal la scrutò accigliato senza abbandonare la corsa.

Liesel, vuoi lavorare con loro senza prima prendere accordi?” le fece notare come fosse ovvio. Liesel era perfettamente al corrente e consapevole di dover prima affrontare un colloquio con i ragazzi ma non vedeva il motivo di includere un dannato caffè – caffeina, un vero e proprio killer per il suo corpo già isterico e nevrotico – come a sottolineare una confidenza che non esisteva e non sarebbe nemmeno mai esistita. Si stava comportando da bambina? Forse. “Io credo che tu stia esagerando.”

Okay, lei poteva lontanamente ipotizzarlo. Gli altri no.

Credi quello che ti pare.” decise di tagliare corto per poi riprendere possesso dell'attrezzo.

Che avesse ragione? Che fosse lei con la sua ineguagliabile testardaggine ed il suo invidiabile orgoglio a mandarsi fuori strada? Doveva ricredersi sui gemelli? Cosa vi vedeva Neal di così positivo che lei non riusciva a condividere?

Non li conosci nemmeno, sibilò la parte razionale del suo cervello che – strano a dirsi – ricopriva ancora un ruolo più o meno rilevante.

Quel poco che so basta e avanza, tornò all'attacco quella istintiva.

Forse era solamente nervosa per gli accadimenti della cena. E per la fase premestruale.

Benché si ostinasse a negarlo, Steven rappresentava un validissimo motivo di incredibile stress nella sua vita ed automaticamente tutto ciò che la circondava prendeva le sembianze di una valvola di sfogo o un pretesto per scaricare le sue frustrazioni. I gemelli Kaulitz probabilmente erano giunti inconsapevolmente a ricoprire quel ruolo.

Sapeva di non essere stata graziata alla nascita poiché sua madre – e forse suo padre – l'aveva provvista di un carattere che per i più deboli di cuore rappresentava una fastidiosissima colica – lei personalmente non ne aveva mai sofferto ma aveva sentito dire che fossero insopportabili quasi quanto il parto, il che rendeva chiaramente l'idea – ma non aveva nemmeno troppa fretta di migliorare.

Alle volte si chiedeva se le insinuazioni di Neal sul fatto di morire sola si avverassero. Poi scuoteva la testa dandosi dell'idiota per averlo solamente preso in considerazione.

A che ora?” si arrese quindi, ora più pacata. Voleva porre fine a quell'inutile discussione da cui – lo sapeva – Neal sarebbe uscito come sempre vincitore.

Alle quattro.”





***





Solamente quando uscì di casa e venne così a contatto con il caldo – quel giorno quasi asfissiante – di Los Angeles si rese conto di quanto idiota ed improbabile fosse stata la sua scelta di indossare degli stivaletti. Ciò che fortunatamente creava un appiglio che le dava la forza di non puntarsi una pistola alla tempia fu il vestitino estivo, bianco, che scendeva morbido sulle sue curve fino a pochi centimetri sopra le ginocchia. Stivaletti di un marroncino chiaro alla caviglia e la borsa del medesimo colore. Aveva avuto per lo meno la decenza di legare i capelli in una crocchia molto morbida. Libera qualche ciocca castana che, ondulata, le incorniciava il viso migliorato da un leggero strato di fard ed una semplice passata di mascara.

Truccarsi in quelle giornate quasi afose era per lei una vera e propria sfida cui la maggior parte delle volte si rifiutava di prendere parte.

Odiava il caldo. Odiava il caldo e lo soffriva tanto quanto il sonno. Era difficile che Los Angeles subisse escursioni termiche così violente – solitamente era definibile calda ma piacevole – eppure quel giorno avrebbe tanto voluto fare una capatina in Alaska, giusto per rinfrescarsi un po' il cervello.

Credeva che l'asfalto bruciasse sotto i suoi piedi e Neal, accanto a lei, sembrava non percepire la stessa sensazione poiché da minuti era lei quella intenta a sbuffare e sventolarsi una mano davanti al viso in un magro tentativo di trovare un po' di sollievo. Come se non bastasse, soffriva di pressione bassa e la sensazione di cadere da un momento all'altro al suolo non era delle più gradevoli. Le era persino passata la voglia di fumare, il che era tutto dire.

Non appena raggiunsero il bar dove Neal e i ragazzi si erano dati appuntamento, Liesel si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Presero posto ad un tavolino esterno e la ragazza non si scomodò a sfilarsi gli occhiali da sole poiché ancora accecata dai raggi che le baciavano il viso.

Prenditi una bustina di zucchero.” le intimò Neal accanto a lei indicando con un gesto del capo le bustine poste in un contenitore al centro del tavolo. Ormai era perfettamente al corrente di quanto improvvisi e subdoli fossero i suoi cali di pressione e non era nemmeno estraneo a suoi possibili svenimenti.

Liesel non disse nulla. Semplicemente afferrò una bustina, la aprì e la svuotò per metà nella sua bocca. Di lì a poco si sarebbe sentita meglio.

Pigiò l'unico tasto del suo i-phone per controllare l'ora e constatò contrariata che erano le quattro e cinque.

Hai sentito i tuoi amici? Sai quando arrivano?” domandò cercando di mantenere la calma mentre la gamba, quella accavallata, dondolava impaziente.

Smettila di fare la sarcastica.” l'ammonì Neal senza scomporsi e senza nemmeno guardarla.

Non sto facendo la sarcastica, ho fatto una semplice domanda.” scrollò le spalle lei fingendo indifferenza.

E io ti conosco abbastanza da poter con certezza affermare che tu non fai mai semplici domande.”

Indignata da tale insinuazione, decise di ignorarlo ed introdurre una mano nella borsa alla ricerca del suo pacchetto di sigarette – il disgusto per la nicotina aveva avuto vita decisamente breve – e per poco non si sentì seriamente male nel constatarne l'assenza. Aprì maggiormente la borsa e scavò a fondo, ma nulla.

Ora cominciava seriamente ad impazzire.

Me le hai fregate di nuovo?” gli domandò senza smettere di frugare ed omettendo appositamente l'oggetto incriminato, sicura che lui capisse a cosa si stesse riferendo.

Quando lo facevo?” borbottò Neal in risposta. Liesel sollevò gli occhi al cielo perfettamente azzurro e privo di nuvole maledicendosi per aver dimenticato l'unica cosa che l'aiutasse a mantenere la calma per un paio di minuti. Proprio quando la sua già debole pazienza sembrava sul punto di abbandonarla inesorabilmente, i suoi occhi vennero a contatto con le figure dei Kaulitz in lontananza, che camminavano nella loro direzione. “Comportati bene, per favore.” la implorò il biondo in un sussurro che la disturbò.

A ventitré anni era perfettamente in grado di badare a se stessa e decidere come comportarsi con chi voleva. Si sarebbe attenuta ad una conversazione puramente professionale senza cadere nell'eccessiva confidenza.

Ciao, scusate il ritardo.” sorrise Bill non appena li raggiunsero. “Il traffico di Los Angeles ormai non ha più bisogno di spiegazioni.”

Figurati, lo sappiamo.” annuì il fotografo mentre i gemelli si sedevano di fronte a loro.

Senza contare i tempi di preparazione di Bill a dir poco imbarazzanti.” commentò Tom con un sorriso sghembo. Anche loro avevano deciso di tenere gli occhiali da sole sul naso, nonostante le spalle ai raggi, probabilmente per una questione di riservatezza. Los Angeles nascondeva fotografi in ogni angolo, non era un mistero, e la beffa voleva che ne avessero uno proprio di fronte. Non era certo un paio di occhiali a farli passare inosservati ma forse si illudevano di godere di una sorta di protezione, seppur labile. “Come stai, Bulgaria?” domandò poi il chitarrista con un piccolo sorriso di scherno in direzione di Liesel, la quale si sentì improvvisamente trascinata al centro dell'attenzione.

Divinamente.” rispose. “E il caso vuole che mia madre, alla nascita, mi abbia provvisto di nome.” aggiunse caustica. “Pensa te.”

Non puoi proprio vedermi.” ridacchiò Tom con un'impercettibile sfumatura di malcelata soddisfazione nelle iridi.

A quel punto Neal si schiarì la voce e, giusto in tempo, il cameriere fece il suo miracoloso arrivo con il blocchetto per le ordinazioni.

Un tè freddo alla pesca.” chiese il biondino.

Anche per me.” confermò Liesel. Forse l'avrebbe salvata da quel caldo torrido.

Due al limone.” parlò Bill.

Annotato tutto, si allontanò di nuovo.

Vivete stabilmente a Los Angeles?” si informò Neal probabilmente per attenuare la tensione.

Ci siamo trasferiti qui circa tre anni fa.” rispose il vocalist mentre estraeva dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette che Liesel bramò come fosse oro. “Volevamo cambiare aria, prenderci una pausa.” tacque un momento per accenderne una. Ne trasse la prima boccata e quando il fumo raggiunse le narici della ragazza questa si sforzò di non strappargliela dalle labbra. Poggiò il pacchetto sul tavolo, immediatamente recuperato dal gemello che compì le stesse mosse. “Non sappiamo se sia stato più un bene o un male.” sorrise appena Bill prima di espirare di nuovo.

Fumate?” chiese il chitarrista mentre liberava un po' di fumo dal lato destro della bocca e con la mano allungava ad entrambi il pacchetto.

Liesel percepì la pelle prudere.

Solo lei.” rispose Neal indicandola con il capo.

Tom a quel punto la scrutò interrogativo senza mai abbandonare quel sorriso ironico che – l'aveva capito – riservava solo a lei.

Se ne prendi una, la tua corazza di orgoglio non si sgretola.” la stuzzicò furbo.

Liesel sollevò un sopracciglio.

Come mi facessi certi problemi.” commentò allungando nel frattempo una mano per afferrarne una. Accettò di buon grado anche l'accendino e lo restituì senza battere ciglio dopo aver tirato la prima rigenerante boccata.

Ad ogni modo, abbiamo cambiato totalmente stile di vita e per il momento siamo contenti.” continuò Bill, conclusasi quella breve parentesi.

Liesel si prese qualche momento per osservarli. Fino a quell'istante non li aveva mai veramente guardati. Per esempio, non ricordava il colore castano dei loro occhi. Talmente occupata a borbottare contro di loro ogni lamentela il suo stomaco generasse, non aveva nemmeno fatto caso ai loro lineamenti, al loro modo di vestire, a nulla, se non quanto la irritassero.

E solo allora si accorse di quanto palese fosse la somiglianza fra i due. Non era una somiglianza che saltava all'occhio; era una di quelle che andavano ricercate. Uno biondo, l'altro moro, avevano lineamenti pressoché identici. Lineamenti delicati, resi più mascolini dalla barba, e – benché le costasse ammetterlo – quasi perfetti. Quanto al corpo, Bill era senza dubbio più gracile. Una semplice canottiera metteva in bella mostra i bicipiti meno muscolosi di quelli del fratello, decisamente più torniti. Aveva intuito chi dei due frequentasse la palestra e ringraziò gli dei del cielo che non fosse proprio la sua.

Voi da quanto siete qui?” domandò Tom mentre faceva cadere un po' di cenere.

Io ci sono nato.” rispose Neal, fiero.

Quando gli sguardi si spostarono su Liesel si sentì costretta a rispondere.

Da quando avevo tre anni.” si limitò a spiegare. Le scocciava fornire dettagli della sua vita a perfetti sconosciuti con i quali si era imposta fin dall'inizio di mantenere un rapporto del tutto professionale.

E dato che stavi in Italia, le origini bulgare da dove arrivano?” si informò Bill. Non si era dimenticato delle informazioni con le quali Liesel aveva dovuto compilare la constatazione amichevole.

Da un padre bulgaro.” tagliò corto lei come fosse più che ovvio. Non avrebbe parlato del suo fantastico padre davanti a loro. Quello era poco ma sicuro. “Ad ogni modo, siamo qui per parlare di affari, no?” cambiò immediatamente discorso mentre picchiettava la sigaretta per far cadere un po' di cenere.

Quanta fretta.” notò il chitarrista per poi aspirare altra nicotina.

Liesel fece finta di non udirlo ed estrasse dalla borsa il dannato book con la sua linea – gentilmente recuperato da Kate e Laura –, piccolo dettaglio che le aveva quasi distrutto una spalla, attimi prima, nel trasportarlo. Lo poggiò con poca grazia sul tavolino e poi lanciò un'occhiata ai gemelli.

Questa è la linea.” spiegò semplicemente senza nemmeno aprirlo. Nel frattempo il cameriere li aveva cortesemente serviti.

Si portò il bicchiere pieno di liquido fresco e dolce alle labbra godendo di quel momento mentre i Kaulitz presero a sfogliare il book con attenzione.

Belli.” commentò Bill sorpreso. “È un mix di elegante e casual.”

Il che va a tuo favore.” intervenne Tom lanciandole un'occhiata. La bruna sollevò un sopracciglio. “Se avessi disegnato smoking non li avrei senza dubbio indossati.”

Liesel fece schioccare la lingua contro il palato.

Vedi, a saperlo prima.” fece ironica guadagnandosi un'occhiataccia da Neal.

Quando conclusero glielo restituirono.

Chi l'avrebbe mai detto.” Si stiracchiò appena Tom gettando la sigaretta consunta. “E io che ti facevo una pilota di auto da corsa.”

Liesel – in quel momento impegnata con il suo bicchiere – sollevò le iridi scettiche sulla sua figura.

Voleva essere una battuta?” domandò seriamente curiosa.

No.”

A questo punto direi di accordarci sugli appuntamenti.” intervenne Neal, visibilmente seccato dal comportamento dell'amica.

Liesel si schiarì la voce cercando di tornare ad adottare un tono più serio. La sigaretta ormai terminata.

Prima del servizio, ovviamente, devo realizzare materialmente i capi e per farlo ho bisogno di prendere le vostre misure.” spiegò con una pazienza che non le apparteneva. L'unica cosa a cui pensava era che doveva andare a fare la spesa poiché il frigo era vuoto. Di nuovo. “Pertanto riterrei giusto che voi veniate in azienda. Che giorno vi andrebbe bene?”

Tom e Bill si scrutarono per un momento per accordarsi su una risposta.

Domani andrebbe bene.” parlò quindi Bill.

Perfetto, pensò lei con sarcasmo. Nemmeno un giorno di tregua. Lunedì, inizio settimana ed i gemelli in ufficio. Non poteva andarle meglio.

Vada per domani.” concluse arresa.

Poi, una volta realizzati i capi, ci accorderemo sul servizio.” prese parola il fotografo con una gentilezza che non aveva mai riservato nemmeno a lei.

A che ora possiamo venire domattina?” le domandò improvvisamente il gemello biondo.

Liesel scrollò le spalle con indifferenza.

Quando volete, sono in azienda dalle nove a mezzogiorno.”

Magari arriviamo per le dieci.”

La bruna annuì poco interessata. Non vedeva l'ora di porre fine a quella pessima idea di socializzazione partorita dalla diabolica mente di Neal. Ora come ora, cominciava a sospettare che il suo amico lo avesse fatto per una sorta di losco interesse che infrangesse i confini della semplice collaborazione.

Si bagnò le labbra con un altro po' di tè.

Siete qui da soli o con gli altri componenti della band?” tornò ad informarsi Neal.

Georg e Gustav sono rimasti in Germania ma li sentiamo quasi ogni giorno.” rispose Tom mentre giocherellava distrattamente con il suo bicchiere già vuoto. “Stiamo comunque lavorando insieme sul nuovo album. La distanza complica un po' le cose ma si cerca di fare il possibile.”

Non vengono mai qui?”

Sono venuti una volta e dovrebbero presto tornare.”

E la vostra famiglia?”

La vediamo raramente.” intervenne Bill. “A volte andiamo noi, a volte vengono loro. Ma sono pur sempre tante ore di volo. Diciamo che abbiamo più occasione di riunirci durante le festività.” Prese l'ultimo sorso del suo tè e poggiò il bicchiere sul tavolo. “Voi avete la famiglia qui, immagino?”

Liesel percepì la propria schiena divenire una lastra di cemento e trovò spontaneo voltarsi in direzione di Neal con sguardo preoccupato.

Odiava che Neal si trovasse obbligato a dare spiegazioni sulla sua famiglia, anche semplicemente a nominarla poiché non faceva altro che riaprire ferite non ancora rimarginate e sapeva che mai sarebbero guarite completamente. Pensare alla sua famiglia voleva dire ricordare ogni giorno perché avessero deciso di non accettarlo anni prima, perché l'avessero sbattuto fuori di casa, perché l'avessero rinnegato come figlio. La sua non era una vita facile e dover riportare in superficie dolori che aveva cercato fino a quell'istante di sotterrare non era giusto.

Sì, ce l'abbiamo a Los Angeles.” rispose Liesel per lui.

Eppure mi sono messo a vivere con questa psicopatica.” sdrammatizzò l'amico battendole amichevolmente una mano sulla spalla.

I gemelli sorrisero.

Vivete insieme da tanto?” domandò il chitarrista mentre sfilava una seconda sigaretta dal pacchetto. E quando ne fece rotolare una in direzione di Liesel senza nemmeno chiederglielo, la bruna accettò di buon grado.

Continui a non piacermi.” mise in chiaro prima di accenderla.

Non mi era nemmeno sorto il dubbio.” sorrise lui prima di intascarsi di nuovo pacchetto ed accendino.

Viviamo insieme da quattro anni.” parlò quindi Neal.

E non sei ancora scappato?” ridacchiò il moro fintamente sorpreso mentre espirava il fumo, come sempre, dal lato destro della bocca.

Insolente.

Ci sono andato vicino.” stette al gioco il biondino ricevendo una bella gomitata nelle costole da parte dell'amica, che lo fece piegare appena su se stesso.

Faccio presto a sbatterti fuori di casa.” dichiarò come fosse la cosa più elementare del mondo. “D'altronde, resta la mia.”

La tua bontà mi commuove.”

Liesel sbuffò via il fumo e si voltò in direzione del cameriere, in quel momento intento a servire il tavolo accanto al loro.

Era una sua impressione o le aveva ammiccato più volte da quando si era seduta?

Gli occhi verdi del ragazzo indugiarono nuovamente sulla sua figura – un angolo della bocca lievemente incurvato verso l'alto – finché non rientrò con i vassoi pieni di bicchieri vuoti.

Ulteriore motivo per cui odiava il genere maschile. Quei poveri tentativi di corteggiamento – un concetto di corteggiamento indiscutibilmente diverso da quello cui lei era abituata – decisamente poco plausibili ed altamente imbarazzanti erano un ingrediente necessario per il malcapitato che voleva farla scappare in un battito di ciglia.

Quanti anni poteva avere? Venti? Diciannove? Era almeno maggiorenne?

Roteò gli occhi e tornò a concentrarsi sulla conversazione ancora ignota che Neal e i suoi ormai amici del cuore avevano intavolato per poi far cadere un po' di cenere. Perché nessuno aveva ancora accennato ad abbandonare il tavolo?

Sì, abitiamo a Culver City, a circa un quarto d'ora da Santa Monica.” sorrise Neal sotto lo sguardo esterrefatto di Liesel.

Si era persa qualche passaggio. Come erano arrivati a tali confidenze?

E ad un quarto d'ora anche da Beverly Hills, noi abitiamo lì.” annuì Bill con consapevolezza.

Non è infestata di paparazzi?” domandò il fotografo piuttosto interessato.

Bill scrollò le spalle con noncuranza.

Nemmeno troppi, dopo un po' ci fai l'abitudine. Riusciamo a condurre la nostra vita sicuramente meglio di quando vivevamo in Germania. Ci facciamo le nostre passeggiate con i cani, andiamo in palestra, ceniamo fuori, usciamo senza farci più troppi problemi. So che sembra incredibile e Los Angeles è la città dei VIP per eccellenza, ma viviamo bene qui. Siamo riusciti a crearci una nostra dimensione.”

Però non dev'essere facile convivere con quest'ansia di essere fotografati di nascosto. E parlo da fotografo.”

A volte non lo è. Ma, come ti ho detto, ti abitui. E poi fa parte del nostro lavoro, non possiamo fare altro che vederla filosoficamente. Abbiamo scelto noi questa vita, sapevamo già che ci sarebbe stato il buono e il brutto. Non possiamo lamentarci, sono le conseguenze.” Si prese un secondo di pausa. “Alla fine i lati positivi compensano quelli negativi. Vedere quanta gente ti ami ancora nonostante la lunga assenza ripaga di tutto.”

Liesel ebbe non poche difficoltà ad ammettere silenziosamente che quel discorso non faceva una grinza.

Lei per prima sapeva quanti problemi aveva creato quel tipo di vita a molti VIP. Tanti avevano ceduto alle proprie debolezze, tanti avevano addirittura ben pensato di farla finita, altri ancora se ne lasciavano assorbire fino a non capire più nulla ed impazzire. Per quanto potesse comprendere, alle volte, la pesantezza di un paparazzo appostato dietro un cespuglio ogni cento metri, si chiedeva il motivo di tante lamentele. Non era stata una loro scelta? Era convinta che nessuno di loro avesse dato il via al proprio lavoro senza nemmeno essere consapevole delle ripercussioni.

Forse per la prima volta aveva udito un discorso giusto e comprensibile fuoriuscire dalle loro labbra.

Quello che mi piace di voi è che siete molto umili. Non vi ponete un gradino più in alto quando parlate con noi.” osservò sinceramente Neal con l'ammirazione negli occhi.

La tua amica non la pensa allo stesso modo.” sorrise furbo il chitarrista mentre le lanciava un'occhiata che assomigliava ad un invito a controbattere.

La tua amica. Gli avrebbe volentieri lanciato la borsa.

Per tutta risposta scrollò le spalle.

Il mio parere non ti dovrebbe importare, no?” gli fece notare con nonchalance.

Lo vide sollevare entrambe le sopracciglia con espressione piuttosto divertita in volto. Ancora si domandava cosa diavolo lo divertisse.

Ma lei non conta.” intervenne Neal sotto lo sguardo esterrefatto della bruna. “È la persona più strana, incomprensibile e stronza che incontrerete mai nella vostra vita.”

La secca risposta di Liesel – carica di incredibile sarcasmo ed un retrogusto di cattiveria – venne tempestivamente stroncata dall'arrivo del cameriere al suo fianco.

Vi porto altro?” domandò gentilmente il ragazzo fingendo indifferenza.

No, grazie.” risposero i gemelli in coro.

Liesel e Neal si limitarono a scuotere la testa con un mezzo sorriso così lasciarono che sgomberasse il tavolo dei bicchieri vuoti. Non mancò di ammiccarle appena prima di togliere nuovamente il disturbo.

Credo ti sia appena fatta un ammiratore.” la stuzzicò Neal, al che la bruna roteò gli occhi con fare scocciato.

L'ho intuito.” borbottò sotto lo sguardo divertito dei Kaulitz.

Non è male.” le fece notare ancora l'amico, decisamente troppo debole nei confronti del sesso maschile per riuscire anche lontanamente a capire quando ne valesse la pena o meno.

Non sarà nemmeno maggiorenne.” lo rimbeccò lei.

Vanno di moda i toy-boy.”

Liesel gli lanciò un'occhiata che non necessitava spiegazioni.

Mai nella vita si sarebbe abbassata ad una relazione con un ragazzo più piccolo. A malapena straripavano maturità i suoi coetanei, figurarsi i ragazzini.

Io non ho mai pensato che l'età fosse un problema.” esordì Tom con immensa tranquillità.

Punti di vista.” ribatté Liesel.

Punto di vista di uno che è stato fidanzato per quattro anni con una ragazza di cinque anni più grande.”

Liesel ne fu per un momento basita.

Cinque anni di differenza non erano un abisso ma nemmeno pochi se ad essere più grande era la donna. Come potevano non percepirli? Che fosse estremamente maturo lui o estremamente sciocca lei? E se proprio doveva dirla tutta, non credeva nemmeno possibile che Tom fosse tipo da relazione.

Però.” commentò Neal sorpreso. “E mai una volta hai sentito il distacco?”

Mai.” confermò il chitarrista.

Perché Tom sembra idiota ma in realtà è molto maturo per la sua età.” fu il debole tentativo di Bill di fargli un complimento.

Grazie.” fece il moro con sarcasmo.

Mi sono espresso male.” ridacchiò il vocalist grattandosi la nuca.

Comunque nemmeno io ho mai pensato che sia un problema benché io non abbia mai avuto esperienze simili. Anche se per me la questione è un po' diversa.” Quell'ultima ammissione da parte di Neal aveva fatto ridacchiare i presenti. “Non so se tra uomo e uomo funzioni allo stesso modo.” scherzò, ilare.

Ciò che Liesel amava di Neal era la sua mancanza di imbarazzo nell'ammettere le sue preferenze. Non aveva mai più temuto il giudizio della gente da quando la famiglia gli aveva voltato le spalle poiché era convinto che nessuno avrebbe più potuto fargli così male nel non accettarlo. Adorava il suo modo di voler a tutti i costi sdrammatizzare ed invidiava la sua incredibile forza d'animo.

Penso che funzioni allo stesso modo.” sorrise Bill.

Per lo meno i gemelli non sembravano nutrire problemi o astio nei confronti dell'omosessualità. Non avevano battuto ciglio o abbandonato l'espressione serena che li aveva caratterizzati fino a quell'istante.

Solo allora Liesel si rese conto di quanto confidenziale si fosse fatta quella conversazione e la cosa prese a turbarla.

Beh, Neal, io credo che sia ora di andare.” annunciò dopo aver lanciato un'occhiata di circostanza all'ora sullo schermo del cellulare.

Le cinque erano giunte con incredibile velocità e quell'incontro era servito a tutto fuorché al lavoro. Quell'ultimo era stato tema di conversazione per due insulsi minuti poi le chiacchiere superficiali avevano preso il sopravvento come succedeva agli studenti che provavano a creare gruppi di studio. Tutti sapevano che quegli incontri divenivano perfetti oggetti di divertimento e non di cultura.

Perché?” domandò l'amico con espressione confusa, cosa che le mise a dura prova ogni intenzione.

Dobbiamo anche fare la spesa, ti ricordi?”

Pregò per il suo buon senso e la sua acutezza, che riuscissero a cogliere al volo quel pretesto per defilarsi, e fortunatamente non sembrò opporsi.

È vero.” sbuffò lui come si fosse ricordato solamente in quell'istante di quanto il loro frigo piangesse da giorni. “Il nostro frigo è in condizioni imbarazzanti.” parlò poi in direzione dei gemelli, che parvero divertiti da tale uscita, mentre si alzava assieme a Liesel.

A quel punto i Kaulitz li imitarono e prima che Liesel e Neal potessero rientrare, questi li anticiparono a gran velocità, e ciò che la mora scambiò dapprima per un gesto decisamente poco galante si rivelò successivamente un gesto di pura cortesia.

Non dovevate.” mormorò Neal non appena capì che i gemelli avevano pagato per tutti.

Figurati.” sorrise Tom per poi riporre il portafogli nella tasca posteriore dei suoi jeans. Uscirono e si fermarono al centro del marciapiede. Liesel non emise un suono, decisamente troppo sopraffatta dall'orgoglio per poter solamente sibilare un grazie. “Allora, ci vediamo domani mattina.” si rivolse proprio a lei.

Si limitò ad annuire.

Grazie per la compagnia.” sorrise Bill.

Grazie a voi.” rispose il fotografo prima di salutarli e prendere a camminare nella direzione opposta assieme a Liesel.

Il silenzio calò inesorabilmente fra i due, un silenzio pregno di parole che fremevano dalla voglia di rivelarsi ed uscire dalla bocca di Neal. Questo Liesel lo sapeva molto bene. Sarebbe bastato un cenno, un suono, uno sguardo per far esplodere la bomba e la bruna decise che, o prima o dopo, quella bomba l'avrebbe fatta esplodere subito.

Avanti, dì quello che hai da dire.” sospirò consapevole.

Non mi basterebbe una giornata intera.” ribatté lui con insolita freddezza.

Possibile che ti stiano così a cuore?”

Possibile che tu debba sempre fare la cafona priva di qualsiasi freno?”

Raggiunsero l'auto a passo sostenuto e teso. Liesel aprì e vi salì a bordo ignorando bellamente l'amico che si era impegnato a sbattere la portiera con tutta la forza che aveva in corpo.

Stai calma, si disse.

Io non capisco perché ti preoccupi così tanto che io faccia loro le moine.”

Inserì la chiave nel quadrante e mise in moto.

Non si tratta di fare le moine ma di riuscire a sostenere una conversazione civile senza ribadire ogni cinque secondi e mezzo – in faccia a loro peraltro – quanto tu non li possa vedere. Ti stai comportando da bambina immatura, te l'ho già detto.” Liesel raccolse tutta la buona volontà per non distruggere il pedale dell'acceleratore e mantenere una velocità legale. “E sinceramente penso che le tue siano tutte scene. Non sai nemmeno tu perché non li puoi vedere! Tutto per il dannato incidente con la macchina? Cristo, Liesel, non ti hanno sterminato la famiglia! Sono dei ragazzi alla mano, simpatici e gentili. E questo lo sai anche tu ma sei troppo fossilizzata sulle tue idee per ammetterlo. Orgogliosa del cazzo.”

Hey, adesso piano con le parole!”

Piuttosto che ammettere di averli giudicati male, ti prenderesti a sprangate sulle gengive.”

Liesel chiuse per un momento gli occhi – fermi al semaforo rosso – e si massaggiò le tempie cercando di mantenere una calma che non le apparteneva.

Non tutte le persone che piacciono a te devono piacere per forza anche a me.” mise in chiaro pacata senza staccare gli occhi dalla strada.

Voglio una lista con tutti i motivi per cui non ti piacciono.”

Ma che razza di gioco è questo?!”

Rispondimi e basta.”

Il chiasso insopportabile dei clacson alle loro spalle le fece rendere conto di trovarsi ancora immobile in mezzo alla strada nonostante il verde fosse scattato da un po'. Si affrettò ad ingranare la prima con un sospiro frustrato e pigiò con talmente tanta violenza l'acceleratore che le ruote stridettero sull'asfalto cocente.

Mi urtano il sistema nervoso. Quando mi parlano, soprattutto il mangiacrauti moro, hanno sempre quel sorrisetto ironico in faccia, come a volermi prendere per il culo.”

Lo fanno perché sanno che hai sempre qualcosa da ridire su di loro.”

Credono di sapere tutto loro perché detentori di chissà quale grande esperienza. Ed un secco due al loro poverissimo tentativo di lusinga pagando anche per noi. Non siamo dei disagiati solo perché non sudiamo soldi come loro.”

Si chiama gentilezza, cosa che tu ovviamente non sai nemmeno cosa sia.” Liesel roteò gli occhi. “Sei riuscita a vedere marcio anche in un gesto del tutto spontaneo e carino. La tua totale mancanza di fiducia nei confronti dell'essere umano mi farà venire l'ulcera uno di questi giorni. Se per una volta non guardi alle persone come infami che vogliono sempre farti del male, non succede nulla. Non tutti sono come tuo padre, Liesel.”

I muscoli della bruna si tesero all'improvviso, impreparati a quell'ultima affermazione.

Perché diavolo aveva tirato in ballo suo padre ora? Non aveva mai sofferto per quell'uomo, non sapeva nemmeno che faccia avesse; come poteva provare dolore per una persona che non conosceva nemmeno?

Sai benissimo che lui non c'entra nulla.” sibilò, irritata da quell'insinuazione.

Lo credi tu. C'entra eccome. Così come Andrew.”

Oh, ora si passava a menzionare gli ex. Colpo basso.

Non nominare nemmeno quell'idiota. È uscito dalla mia vita e non intendo farcelo rientrare.”

Solo perché tutte queste persone ti hanno dato un esempio sbagliato di vita, non vuol dire che non c'è di meglio. Ti sei chiusa, hai costruito muri impenetrabili attorno a te e ne uscirai più distrutta di chiunque altro. Pensi di proteggerti così, invece ti fai solo del male. Ma continua a fare quello che tu ritieni giusto, a tuo rischio e pericolo.”

Quella frase – lo sapevano entrambi – segnò tacitamente la fine della loro discussione. Testimone il silenzio assordante che calò all'interno dell'abitacolo.





***





Quella è seriamente pazza, te lo dico io.”

Tom non aveva potuto fare a meno di dar voce a quel martellante pensiero che l'aveva tormentato per tutto il tragitto non appena varcò la soglia di casa assieme a suo fratello.

Gettò le chiavi sulla ribaltina e si lasciò salutare dai suoi amati cani che gli corsero incontro con incredibile gioia.

È solamente un'insicura.” scrollò le spalle Bill mentre si sfilava gli occhiali da sole. “Pare che odi l'intera specie umana. È chiaro che ha qualcosa che non va.”

Era sparito in cucina per recuperare un bicchiere che riempì d'acqua fresca di frigo. Tom lo imitò con calma.

Ha sicuramente molte cose che non vanno.” fece sarcastico.

Mai nella vita aveva avuto modo di incontrare persone così scontrose e suscettibili. Persone che nemmeno si sforzavano di fare la sua conoscenza, che lo giudicavano prima ancora di conoscerne il nome. Liesel era una ragazza decisamente strana e doveva ammettere che quel suo atteggiamento lo irritava non poco. Nonostante si sforzasse di approcciarsi gentilmente con lei, quei suoi fallimentari tentativi non sembravano farle cambiare idea, anzi, parevano infastidirla ancora di più. Ed avrebbe scommesso le sue palle che se avesse cominciato a trattarla male la situazione non sarebbe mutata di una virgola.

Avrà subito qualche torto ed ora lo fa scontare al mondo intero. Non ci vuole un genio per dedurlo.” parlò di nuovo il cantante prima di prendere un altro sorso d'acqua. “È troppo incazzata per essere così di natura.”

Neal, al contrario, è una persona davvero carina.” parlò quindi il chitarrista con il bacino poggiato al bancone ed il bicchiere ancora in mano. “Mi chiedo come faccia ad addomesticarla in casa.”

Questione di esperienza, immagino.” rispose il fratello riponendo la bottiglia in frigo. “E tanta, tanta pazienza.” Tom era convinto che nemmeno la pazienza sarebbe servita con Liesel. La pazienza, per quanto gli riguardava, aveva un limite e con una ragazza simile quel limite non sarebbe giunto troppo tardi. Nemmeno con la persona più coraggiosa dell'intero pianeta. “Vado a farmi una doccia.” annunciò Bill mentre gli passava accanto.

Io porto fuori i cani.”

Tom era un ragazzo per certi aspetti enigmatico. Aveva lati del suo carattere che andavano a cozzare inevitabilmente con altri. Non aveva vie di mezzo ma solo caratteristiche ben marcate e solide, che erano una l'opposto dell'altra. Iroso e litigioso, si lasciava andare a momenti di incredibile tenerezza con chiunque; puntiglioso ed esigente, spesso lasciava la sua camera a soqquadro; apparentemente forte e nascosto dietro una corazza talvolta strafottente, si commuoveva di fronte ad un cartone animato. Amante della compagnia, necessitava di momenti di completa solitudine in cui solamente i suoi cani avrebbero avuto il privilegio di accompagnarlo nelle sue riflessioni.

Legati i due ai guinzagli – ora saltellanti perché impazienti di passeggiare con il loro padrone per il quartiere di Beverly Hills – indossò nuovamente gli occhiali da sole ed uscì di casa.

Tom adorava i suoi cani. Provava per loro un vero e proprio amore incondizionato, cosa che aveva spesso colpito le persone, a volte negativamente. Era capitato che qualcuno lo prendesse per ragazzo eccessivamente affettuoso e protettivo con i suoi cuccioli. Ma lui era così, si prendeva cura di loro per semplice piacere. Per lui erano una presenza quasi essenziale. Dove non arrivava l'essere umano con la propria intelligenza vi arrivava un cane. Spesso, per assurdo, si sentiva capito da quei musi apparentemente incapaci di comprendere. Si sentiva amato, in modo del tutto puro e disinteressato.

Li osservò correre per i prati – ora liberi di costrizioni –, inseguirsi, marcare il proprio territorio ovunque e saltarsi addosso con fare giocoso.

Ricordava i momenti in cui lui e Ria si concedevano quelle uscite tranquille, persi ad osservarli, quando le cose ancora sembravano idilliche.

A volte sentiva la mancanza di Ria, della sua presenza. Nonostante lasciarsi fosse stata una scelta di comune accordo, lei rimaneva l'unica ragazza che avesse mai amato. Era colei che gli aveva aperto gli occhi, colei che gli aveva dato uno scopo nella vita che non fosse solo il sesso, colei che per un momento l'aveva fatto fantasticare su una famiglia da costruire e la prima che gli avesse strappato un 'ti amo'. Ria doveva essere la donna della sua vita, la madre dei suoi figli, e non aveva mai avuto timore a confessarglielo. Porre fine a quella storia era stato doloroso per entrambi ma necessario. Da tempo non si capivano più, avevano pensieri troppo divergenti ed una tolleranza pari a zero. Di conseguenza, l'amore era andato lentamente a scemare fino a divenire semplice affetto che ancora nutrivano l'uno per l'altra. Ancora si sentivano di tanto in tanto ma mai più nulla era successo. Nessuno dei due era riuscito a tagliare i ponti definitivamente poiché entrambi troppo importanti per l'altro. Avevano condiviso qualcosa di bello, qualcosa che era rimasto loro nel cuore, e mantenere un rapporto civile e pregno d'affetto era stato quasi inevitabile.

Pensieroso, afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Era un po' che non la sentiva.

Scorse la rubrica fino a che non incontrò il suo nome.

Forse sbagliava; forse continuare a riportare in superficie una storia del passato faceva solo male ad entrambi. Eppure aveva semplicemente voglia di chiederle come stesse.

Pronto?” udì la sua voce al di là dell'apparecchio ed automaticamente sorrise.

Ciao.” la salutò.

Hey.” la immaginò sorridere allo stesso modo. “Come stai?” gli domandò con la voce del tutto priva di rancore. Nessuno dei due ne provava ed una cosa di cui andava estremamente fiero era il fatto di non essersi mai fatto la guerra con lei.

Bene, sono a spasso con i cani.” rispose Tom lanciando un'occhiata ai suoi cuccioli che non smettevano di correre.

Non mi sorprende.” fece dolcemente lei.

Tu come stai?”

Un po' indaffarata in questo periodo ma bene. La prossima settimana faccio un salto ad Amburgo da mia madre.

Bene, salutamela.”

Senz'altro.” Ad occhi esterni quella situazione e quel quasi assurdo rapporto erano qualcosa di inimmaginabile e lui non faceva fatica a comprenderlo. Anche lui forse avrebbe riscontrato qualche fatica nel figurarsi qualcosa di simile.

Tom conosceva molto bene i genitori di Ria. Li aveva conosciuti a sette mesi di frequentazione. Ricordava ancora le gambe che tremavano, la paura di compiere un passo decisamente troppo lungo. Abituato com'era a vivere di scappatelle e solitudine, l'incontro ufficiale con i genitori era sempre stato annoverato da lui fra le cose da evitare prima dei cinquant'anni. Solo quando si era seduto al loro tavolo ed aveva mangiato in loro compagnia – trattato come un vero e proprio figlio da entrambi – si era reso conto di quanto piacevole potesse in realtà rivelarsi. Ed era perfettamente al corrente di quanto avessero sofferto per la loro rottura. “Voi state ancora lavorando al nuovo album?

Sì, è un continuo lavoro che sembra non giungere mai a termine. Poi, lo sai, con Georg e Gustav lontani non è così semplice.”

Non dovrebbero venire a Los Angeles?

Sì ma non subito.”

Ria si prese una piccola pausa prima di riprendere parola.

Vedrai che andrà tutto per il meglio. Farete sicuramente un ottimo lavoro e le vostre fans non ne rimarranno deluse.

Spero che sia come dici tu.”

Sicuramente. D'altronde, sei Tom Kaulitz, no?

Sorrise a quella sua uscita.

Ria aveva sempre creduto in lui e nel suo gruppo. Doveva riconoscerle estremo sostegno quando stavano ancora insieme. Spesso sedeva a tavola con lui e suo fratello fino a tardi per aiutarli con nuovi testi o melodie. Non si stancava mai di dare il proprio parere, di incoraggiarli in qualunque cosa facessero e gliene era ancora grato.

Mi mancava il tuo ottimismo.” ammise un po' malinconico.

Io sono sempre qui, lo sai. Non staremo più insieme ma non ho mai smesso di amarvi come artisti. E lo sai che ti voglio bene.

Tom annuì sereno, come potesse vederlo.

Anche io te ne voglio.” rispose. Poi scoppiò a ridere, troppo bisognoso di sdrammatizzare. “Siamo più melensi ora che quando stavamo insieme.”

Udì la ragazza seguirlo in quella risata liberatoria.

Sì, meglio finirla qui.” scherzò divertita. “O finirò per innamorarmi di nuovo.

Tutte si innamorano del sottoscritto, prima o poi.” si diede delle arie. “È una cosa inevitabile.”

Già.” ridacchiò lei. Si presero qualche attimo di silenzio. Forse entrambi pensierosi. “Senti, ora sto facendo la spesa. Che ne dici se ci risentiamo con calma?

Sì, certo.” annuì lui senza perdere d'occhio i cani.

Allora, buona passeggiata.” gli augurò gentilmente.

Grazie. Ciao, Ria.”

Ciao, Tom.”

Riattaccò e trasse un sospiro.

Nonostante tutto, si sentiva meglio.





***





Fu la sessione di spesa più pesante che avesse mai dovuto sostenere in ventitré anni di vita. La tensione fra lei e Neal si tagliava con il coltello ed un silenzio a dir poco agghiacciante era planato sulle loro cupe figure. Liesel non faceva nemmeno caso a ciò che le sue mani afferravano. Gettando un'occhiata al carrello poté notare dei cavolini di Bruxelles, odiati da entrambi, che chissà come, quando e perché erano stati afferrati da uno dei due probabilmente sovrappensiero. Eppure li lasciò lì, non aveva voglia di attraversare di nuovo l'intero supermercato.

Afferrò una confezione di carne e la gettò in malo modo nel carrello. Vide Neal fare la stessa cosa con una di prosciutto.

Odiava quell'atmosfera, odiava litigare con lui e non parlarsi per delle ore. Tutto per quei dannati Kaulitz, per di più.

Dobbiamo continuare ancora a lungo?” borbottò all'improvviso senza guardarlo e concentrandosi su una scatola di biscotti. Non ricevette risposta e nemmeno voltò il viso per capire che espressione avesse assunto o se la stesse per lo meno guardando. Sospirò nervosamente. “Non ho voglia di litigare per loro.”

Tu hai sempre voglia di litigare.” parlò finalmente il biondo.

Frena, chi ha cominciato?” posò finalmente la sua attenzione su di lui, ora intento a piazzare due bottiglie di latte nel carrello. Era stato lui ad accendere la fiamma; fosse stato per lei nemmeno avrebbero toccato quel discorso.

Chi ha fatto la cafona durante tutto l'incontro?”

Ancora.” Sbuffò e si voltò di nuovo verso gli scaffali, indecisa se prendere i cereali integrali o al cioccolato. Optò per il cioccolato, era più forte di lei. Lanciò letteralmente la scatola nel carrello e posò lo sguardo sull'amico. “Ti chiedo scusa, va bene?” si arrese contrariata.

Neal era stato l'unico a riuscire a strapparle delle scuse negli anni. Mai nessuno aveva auto il privilegio di raggiungere quel vero e proprio traguardo, segnato da un orgoglio di fondo quasi impossibile da abbattere.

Non devi chiedere scusa a me.” ribatté lui senza lasciarsi minimamente toccare dalle sue parole.

Se pensi che chiederò scusa a loro, ti sbagli di grosso.” Neal le scoccò un'occhiata di fuoco per poi darle le spalle e passare in rassegna lo scaffale dell'acqua. Liesel sospirò per l'ennesima volta. “Posso piuttosto impegnarmi la prossima volta che li vedrò. Posso frenare il mio istinto.”

Oh, questo è molto coraggioso da parte tua.” si prese gioco di lei con una smorfia sardonica.

Neal.” lo ammonì lei. “Avanti.” cantilenò poi picchiettandogli scherzosamente un dito sulla testa. Lui le scacciò malamente la mano senza riuscire però a nascondere un piccolo sorriso che gli si era formato sulle labbra contro il proprio volere. Liesel ridacchiò e lo punzecchiò ora su una guancia. “Non sei arrabbiato.” sorrise senza smettere di stuzzicarlo.

Vaffanculo.” fu la risposta poco credibile di Neal. “Stronza.” concluse poi con un sorriso più evidente.

Anche io ti voglio bene.” cinguettò lei prima di stampargli un sonoro bacio sulla guancia.





***





Attese in silenzio che qualcuno le rispondesse. Ascoltava distrattamente il suono degli squilli, comodamente stravaccata sul divano dopo la lunga giornata, e si gustava un buon gelato alla nocciola – direttamente dalla vaschetta – davanti ad un film di cui non conosceva nemmeno il titolo. Sapeva solo che i protagonisti erano dei cani parlanti.

La casa era deserta – Neal era ovviamente a cena con Damian – e Liesel ne aveva approfittato per godersi un po' il suo appartamento, il suo divano ed il suo frigorifero. Se qualcuno l'avesse vista l'avrebbe scambiata per una zitella depressa che si sfogava sulla classica vaschetta di gelato post-rottura.

In realtà Liesel era solo golosa.

Pronto?

Quella voce femminile la risvegliò dai propri pensieri.

Sì, salve, sono Liesel Petrova, volevo un'informazione. Qualche giorno fa ho compilato una constatazione amichevole con il signor Kaulitz ma non mi è ancora arrivato nessun avviso di pagamento.”

Attenda in linea, per favore. Vado a controllare.” Liesel non rispose. Non staccò gli occhi dallo schermo del televisore benché stesse capendo poco e niente del film ora muto e si portò alla bocca un'altra cucchiaiata di gelato. Era proprio curiosa di sapere quanto le sarebbe venuto a costare quel dannato risarcimento. “Eccomi.” annunciò la donna. “Guardi, qui non risulta che sia avvenuto alcun pagamento. E nemmeno che ci sia pervenuta la constatazione amichevole dal signor Kaulitz.

Liesel aggrottò la fronte sbattendo più volte le palpebre. Com'era possibile?

Mi sembra strano, ho compilato la constatazione pochi giorni fa. Doveva essere già stata inviata.” ribatté confusa.

In questi casi, può essere che l'altra parte scelga di non presentare nulla.”

Liesel era sempre più basita. Ci doveva essere un errore, il mangiacrauti aveva chiaramente espresso il proprio disappunto ed era parso fortemente convinto quel giorno nel farle compilare la constatazione. Che dovesse ancora presentarla?

Può succedere che non arrivi per errore?” domandò ancora troppo sospettosa per arrendersi all'evidenza.

No, guardi, funziona tutto telematicamente e non ci sono mai stati problemi. In questo caso, le ripeto, è la controparte che ha scelto di non chiedere il risarcimento. A meno che non faccia richiesta più avanti ma se mi dice che l'avete compilata giorni addietro, è più probabile che abbia scelto di non fare nulla.”

Questa, poi.

Va bene, grazie.” si arrese quindi.

Si figuri. Arrivederci.

Riattaccò.

Restò per qualche attimo con lo sguardo fisso – ma del tutto vuoto – sul televisore e la mano che reggeva ancora il cucchiaio ferma a mezz'aria.

Perché Kaulitz aveva scelto di non presentare la constatazione? Era così convinto e risoluto quel giorno. Che l'avesse presa solamente in giro? Che si fosse pentito? Che si fosse reso conto che quel dannato graffietto, per una rockstar come lui, faceva altamente ridere? O che fosse stato uno stranissimo e losco gesto di pura gentilezza? Non era possibile, nemmeno la conosceva.

Ripristinò il volume del film e sotto le chiacchiere improbabili di un cucciolo di Beagle si portò l'ennesimo cucchiaio di gelato alla bocca.

Vai a capire gli uomini.





***





Inserì la chiave nella toppa cercando di fare il meno rumore possibile. La girò digrignando i denti non appena scattò producendo un rumore secco. Erano le due di notte e non voleva che Liesel si spaventasse o lo vedesse in quelle condizioni. L'avrebbe solamente riempito di domande e non aveva per nulla voglia di parlare.

Il suo viso era ancora bagnato di lacrime – reduce da una violenta lite con Damian – e l'aria incredibilmente distrutta. La verità era che non riusciva più a sostenere tanto dolore. Non aveva mai creduto possibile che l'amore potesse fare così male, che potesse strappargli anche quella poca voglia di vivere che gli era rimasta grazie alla sua migliore amica. Si chiedeva il perché di tanto strazio, si chiedeva se non fosse degno di amare e di essere amato. Perché aveva l'impressione di essere respinto da tutti? Dalla sua famiglia, dal ragazzo che amava. Forse la sua vita era stata concepita per una continua lotta, anche interiore. E nonostante andasse fiero della sua identità, a volte si chiedeva perché Madre Natura non l'avesse fatto nascere eterosessuale. Forse tutti quei problemi che lo tormentavano nella vita non avrebbero trovato terreno fertile in quel caso. Tutto ciò che desiderava era una normale esistenza, una pace ed una tranquillità che attualmente gli mancavano nonostante l'incredibile amore che ogni giorno Liesel e la sua famiglia gli mostravano. Ma a lungo andare sapeva che non gli sarebbe bastato e sapeva anche che non vi sarebbero sempre stati per lui. Liesel si sarebbe creata una famiglia, avrebbe messo su casa per conto proprio con il suo uomo, a differenza di ciò che lei si ostinava a ripetere. Che ne sarebbe stato di lui? Sarebbe stato in grado di continuare a condurre la propria vita in completa solitudine? Sarebbe stato fortunato nel trovare anche lui l'amore? Quello vero, quello ricambiato, quello sereno.

Con un lieve sospiro richiuse la porta alla sue spalle e si asciugò le lacrime salate. Posò silenziosamente le chiavi sulla ribaltina e si voltò in direzione del divano dove una figura dormiente catturò la sua attenzione.

Gli venne spontaneo sorridere ed avvicinarsi alla sua migliore amica, profondamente addormentata e rannicchiata sul divano. Una vaschetta di gelato vuota sul tavolino di fronte – sorrise immaginando che si sarebbe strafogata di dolci nella sua assenza – e la televisione ancora accesa ma priva di volume che trasmetteva una sorta di televendita su gioielli.

Si piegò sulle ginocchia e le poggiò leggera una mano sul viso. Le sfiorò gentilmente la pelle liscia – tanto liscia da non averne mai sentite altre lontanamente simili – e la osservò pensieroso.

Le palpebre calate e rilassate, l'espressione beata ed un sorriso quasi impercettibile sulle labbra.

Era così indifesa quando dormiva, così dolce. I muri crollavano, la freddezza si scioglieva e l'inconsapevolezza le permetteva di gettare per un momento quella corazza fatta di rabbia repressa, scontrosità e sarcasmo. Ora vi era solo Liesel, nuda e cruda. La Liesel che non aveva vissuto l'esperienza di un padre assente, la Liesel che non era stata tradita dal ragazzo che amava, la Liesel che non era costretta a combattere con un fratello succube della droga. Davanti i suoi occhi, la Liesel che tanto adorava.

Le posò un bacio lieve sulla gota prima di rimettersi in piedi. Cercò il telecomando con il quale pose fine a quell'inutile programma e cercò di farsi strada nell'oscurità, fino a che non raggiunse la rampa di scale che l'avrebbe condotto in camera.

Forse dormire gli avrebbe fatto bene.


  
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