SILENCE

A Stiles non piaceva il silenzio, per questo cercava sempre di riempirlo con fiumi di parole. Perché nel silenzio i suoi pensieri rimbombavano come le parole in un dirupo, amplificati. E il più delle volte non erano pensieri belli. Per quanto cercasse di non pensarci, finiva sempre con il riflettere sulla piega decadente che la sua vita aveva sempre avuto. Solo le parole lo salvavano dalla disperazione.
Di tutt’altro avviso era Derek. Nonostante i suoi pensieri fossero tristi quanto – se non di più – di quelli di Stiles, a lui ricordare il passato infiammava più di qualunque altra cosa. Erano il dolore e la rabbia a farlo andare avanti. Solo il silenzio gli permetteva di concentrarsi su di essi.
Ma il silenzio, da quando nella sua vita era entrato un petulante umano iperattivo, sembrava solo un ricordo lontano e sfocato, che alle volte si ritrovava a non rimpiangere troppo. Già, alle volte, perlopiù quando erano soli, lontano da ascoltatori dalle orecchie sovrannaturali, gli piaceva ascoltare la voce di Stiles, perdersi nei suoi discorsi inconcludenti. Le sue parole erano il sottofondo perfetto per Derek.
 Perché le troppe parole di Stiles colmavano il fumoso silenzio di Derek e il laconico silenzio di Derek faceva pensare Stiles.
Stiles, però, non aveva il minimo senso della misura e quando il lupo gli si sdraiava accanto e chiudeva gli occhi dandogli il tacito permesso di parlare, esagerava e partiva in quarta, parlando fitto fitto fino a quando Derek non gli ringhiava di tacere un po’.