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Autore: Misaki Ayuzawa    20/04/2014    2 recensioni
Questa è la storia di William Herondale, da quando è arrivato all'Istituto fino a ... beh, fino alla fine. Tenterò di descrivere al meglio gli episodi di cui già siamo a conoscenza sia quelli che invece sono avvolti nel mistero, o meglio: nella mente del personaggio più complesso di TID. Spero passiate a dare un'occhiata! :)
I:"I libri mi fanno credere che c’è chi sta peggio di me, anche se ammetto che consolarmi con le disavventure di personaggi immaginari non è esattamente una cosa da persone normali, non che io mi creda sano di mente, anzi sto valutando, ultimamente, la possibilità di farmi visitare da uno strizzacervelli mondano …"
V:"La cerimonia è conclusa e i Cacciatori, fino ad un momento fa silenziosi, si alzano in piedi e applaudono. Io, in questo momento, ho soltanto un pensiero che mi occupa la mente: non sono più solo."
X:"Mi tocco il viso, contrariato, e fisso il mio sguardo in quello di Jem.
“Questo” e faccio un ampio movimento con il braccio “non deve saperlo nessuno.”
Le persone che stanno passeggiando nel parco hanno preso guardarmi, mentre a grandi falcate mi dirigo verso l’Istituto. Quelle anatre me la pagheranno …"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlotte Branwell, Henry Branwell, James Carstairs, Jessamine Lovelace, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’Angelo

“They dined on mince, and slices of quince 
Which they ate with a runcible spoon; 
And hand in hand, on the edge of the sand, 
They danced by the light of the moon, 
The moon, 
The moon, 
They danced by the light of the moon.”

La voce mi esce roca, merito dell’alcol. Faccio per prendere un’altra grande sorsata dal boccale ma, evidentemente, non ho stretto bene la mano intorno all’oggetto cilindrico, perché questo mi cade addosso e io mi impregno ulteriormente dell’odore del whiskey. Ingoio il nulla, e credo di avere uno sguardo alquanto assente quando una “gentil donna” si sporge verso di me e mi chiede se voglio usufruire del suo servizio. Scuoto la testa e guardo da un’altra parte, cercando spaesato la porta della Devil Tavern. Devo uscire, sono troppo ubriaco. Sto per alzarmi ma la donna, che sta ancora tentando di convincermi a passare la notte con lei, mi ributta sulla panca. Scoppio a ridere, senza motivo e prendo a cantare, stonatamente.
“Have you heard of the blind harper,
Now he lived in Hogmaven town,
He went down to fair England,
To steal King Henry's wanton Brown.

First he went unto his wife,
With all the haste as go could he,
This work he said will never go well,
Without the help of our good grey mare.

Said she, you take the good grey mare,
She'll run o'er hills both low and high,
Go take the halter in your hose,
And leave the foal at home with me.

He's up and went to England gone,
He went as fast as go could he,
And when he got to Carlisle gates,
Who should be there but King Henry.

Come in, come in you blind harper,
And of your music let me hear,
But up and said the blind harper,
I'd rather have a stable for my mare.

The king looked over his left shoulder,
And he said unto his stable groom,
Go take the poor blind harper's mare,
And put her beside my wanton brown.

Then he's harped and then he sang,
Til he played them all so sound asleep,
And quietly he took off his shoes,
And down the stairs he did creep.

Straight to the stable door he's gone,
With a tread so light as light could be,
When he opened and went in,
He found thirty steeds and three.

He took the halter from his horse,
And from his purse he did not fail,
He slipped it over the wanton's nose,
And tied it to the grey mare's tail.

Then he let her loose at the castle gates,
She didn't fail to find her way,
She went back to her own colt foal,
Three long hours before the day.

Then in the morning, at fair daylight,
When they had ended all their cheer,
Behold the wantong brown had gone,
So had the poor blind harper's mare.

Oh, Alas, said the blind harper,
Ever als that I came here,
In Scotland I've got a little colt foal,
In England they stole my good grey mare.

Hold your tongue said King Henry,
And all your mournings let them be,
You shall get a far better mare,
And well paid shall our colt foal be.

Again he harped and again he sang,
The sweetest music he let them hear,
He was paid for a foal that he never lost,
And three times worth the good grey mare.

He was paid for a foal that he never lost,
And three times worth the good grey mare.”

“Oh, ma sei gallese, per caso?” Urla la donna sguaiatamente. “Ho sempre avuto un debole per gli stranieri.” Aggiunge, maliziosa, passandosi la lingua sulle labbra bagnate di birra e poggiandomi una mano sul petto.
“Ho ancora un vasto repertorio!” Mi alzo di scatto, portando in alto il boccale, come se stessi brindando. Bevo ancora.

“Fuori di qui, siamo chiusi!” Mi urla contro l’oste e, strattonandomi, mi butta fuori dalla taverna, nell’aria calda di agosto, mitigata dal consueto venticello notturno.
“Non è necessario …” barcollo. “Non è necessario essere scorrrtesci.” Strascico le parole, gesticolando di fronte alla porta ormai chiusa del locale.
Prendo un bel respiro e, non del tutto certo del perché io stia tenendo i pantaloni in mano e non li porti addosso, mi avvio lungo Fleet Street dove, tra parentesi, una decina di fantasmi mi guardano divertiti. Ho scoperto di riuscire a vederli senza alcuno sforzo, né da parte mia né da parte loro. Strano, ma la cosa ha i suoi vantaggi.

Sento dei colpetti fastidiosi al fianco.
Ahia! Sento dei colpi decisi, al fianco. Ruoto la testa, poggiata su qualcosa di duro, e apro un occhio, infastidito dalla luminescenza di una stregaluce. Oh, ecco perché sto tanto scomodo: sono disteso sul pavimento del corridoio dell’Istituto. Ad ogni modo, alzo lo sguardo e vedo una Jessamine sconcertata che mi da dolorosi calci.
“Ti. Vuoi. Alzare? Non è il mio risveglio preferito, quando trovo uomini seminudi lungo il tragitto verso la sala da pranzo.”
“Oh, davvero? E io che pensavo che non aspettassi altro!”
Ricevo un altro calcio, dritto al costato, mentre mi rimetto in piedi.
“Il buongiorno si vede dal mattino, cara Jessie.” Soffoco un conato mentre Jessamine, lisciandosi le gonne, mi supera.
Tra le mani stringo ancora i pantaloni e ora capisco il motivo per cui non li indosso: alla Devil Tavern qualche bastardo, mentre sonnecchiavo, mi ha tatuato un dragone gallese sulla parte interna della coscia, tuttavia non posso vedere l’intera figura, in quanto parte è nascosta dalle mutande che, sì, fortunatamente, indosso.

 


Spazio autrice:Ora qualcuno mi insulterà per aver reso Will un vero e proprio ubriacone, ma scrivere di questo è stato divertente. E poi, Will stesso confessa a Tessa di essersi ubriacato sul serio, a volte, per imparare a fingere in maniera credibile. La poesia iniziale è una nonsense di Edward Lear. Invece, la canzone che Will canta si chiama "The blind Harpre" e vi consiglio di ascoltare, perchè è molto bella! Qui il link: Kate Rusby - The Blind Harper - YouTube Beh, arrividerci e alla prossima :)

  
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