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Autore: Tefnuth    20/04/2014    1 recensioni
Nella Berlino del futuro,Tom è il figlio di uno scienziato che, nel suo laboratorio al centro della città, sta lavorando ad un progetto segreto cui il padre lo ha reso partecipe. Tuttavia,come il collega del padre, Tom non conosce tutta la verità di questo progetto e sarà dura proteggerlo da chi se ne vuole impossessare, ma con lui ci saranno i fidati amici Georg e Gustav.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~ “Sono passati anni da quando ti conosco, ma tu non accenni ancora a svegliarti. Come mai Bill, ti annoia così tanto il mondo qua fuori?” disse Tom, non aveva indossato il camice non ne aveva bisogno. Era vero che erano passati anni dal loro primo incontro, adesso Tom era un giovane uomo che era diventato assistente del padre assieme a Josef e le sue mansioni erano molto diverse da quelle che ricopriva da bambino, quella sera però la sua era solo una visita di piacere. Non era la prima volta che Tom entrava di nascosto nel laboratorio per osservare l’inquilino del congegno che troneggiava nella stanza: il viso di quel ragazzo era così simile al suo, ma era immobile come lo era il resto del suo corpo; sembrava una statua fredda e impassibile, un guscio vuoto. Come faceva tutte le volte che veniva a fargli visita, Tom inserì nel computer il cd in cui registrava tutti i dati rilevati durante la giornata approfittando del fatto che non c’erano né il padre né Josef; nonostante non potesse instaurare un vero dialogo adorava stare in sua compagnia “Prima o poi dovrai uscire da qui o diventerai una prugna secca” continuò sogghignando, la sua mano si muoveva velocemente sul vetro; in cuor suo sperava che anche la mano di Bill si muovesse di nuovo ma non era più accaduto da quel giorno.


“La porta d’ingresso è qua dietro, sbrigatevi” disse un uomo, il passamontagna calato sulla testa e la pistola ferma nella mano destra. Era accompagnato da tre uomini ugualmente abbigliati ed armati che stavano sorvegliando l’entrata secondaria dell’edificio. La porta aveva un sistema di apertura elettronico ad alto livello, anche un hacker avrebbe avuto difficoltà ad eludere il sistema di sicurezza eppure l’uomo più piccolo del gruppo tirò fuori dalla borsa un piccolo marchingegno che collegò al sistema e in pochi minuti la porta si aprì senza far scattare il sistema di allarme “Le sonde interne sono attive?” chiese uno dei tre, a giudicare dalla sua figura era il più grosso ed anche la sua pistola era la più grande “Per quelle non posso farci nulla, ma ho la planimetria completa con le posizioni delle sonde. Sarà facile eluderle ed arrivare al laboratorio, per l’uscita non ci saranno problemi” disse quello che aveva fatto aprire la porta. Rispetto al resto dell’edificio il corridoio dell’entrata posteriore era più trascurato, dal momento che veniva utilizzato unicamente nei casi di emergenza oppure come passaggio per trasportare i materiali durante i lavori di costruzione. Utilizzando quell’ingresso gli intrusi arrivarono direttamente al secondo piano dell’edificio, da quel momento innanzi avrebbero dovuto fare attenzione alle telecamere che scannerizzavano l’interno della costruzione “A cento metri ci sono due camere-sonda con movimento sincrono, seguite i miei movimenti e non fate i coglioni altrimenti ci scopriranno subito” disse il più piccolo che con passo sicuro si dirigeva nella direzione delle telecamere. Bastarono pochi passi per vedere le due telecamere posizionate nell’angolo tra la parete e il soffitto che puntavano i loro obiettivi a destra e sinistra scannerizzando e registrando quello che entrava nel loro raggio d’azione “Sarà uno scherzo distruggerle” disse il più grosso del gruppo, aveva già tolto la sicura alla sua arma ma fu subito fermato “Hai il cerume nelle orecchie? Ho detto che non devono essere distrutte, se una sola va in corto circuito scatterà l’allarme e sarà tutto inutile. Lo ripeto, dobbiamo aggirarle, e ora muovetevi” disse il leader e dopo un attento calcolo dei tempi di percorrenza delle camere-sonda fece dei grandi passi per poter velocemente superare il loro raggio d’azione “Andiamo lumaconi, la notte non è così lunga come credete” esortò gli altri due componenti del gruppo che riuscirono a superare le telecamere ma non con la stessa facilità di chi li aveva preceduti, uno rischiò di cadere all'indietro proprio nell’istante in cui l’occhio della telecamera stava tornando indietro “Attenti maledizione, mi farete uccidere” disse acido il capogruppo noncurante del peso che dovevano trasportare gli altri due “Aspetta che usciamo da qui e vedrai come lo faccio scappare” disse l’uomo che stava per far scattare l’allarme a causa del peso dell’attrezzatura che portava con se “Fa lo sbruffone solo perché il capo ci ha detto di stare ai suoi ordini, appena ne avremo l’occasione potremmo dargli il ben servito che si merita”.
Sapevano tutto avevano una planimetria completa dell’intero edificio che indicava l’esatta posizione di ogni telecamera-sonda, tuttavia non potevano conoscere le telecamere nascoste che Keane aveva fatto installare quando aveva iniziato a lavorare al suo progetto; erano telecamere fisse a rilevamento termico nascoste all’interno delle mura praticamente invisibili, indipendenti dalla rete principale, collegate al computer del laboratorio “E questi chi sono?” si chiese Tom non appena il suo sguardo si posò sul monitor centrale, sapeva che si stavano dirigendo lì non c’era altro motivo ma aveva timore di quali fossero le loro intenzioni. La prima cosa che Tom fece fu chiudere i pannelli scorrevoli per nascondere Bill e poi cancellò tutti i dati presenti sul computer, quando loro iniziarono a forzare la porta d’ingresso software e hardware erano del tutto puliti.


“Questa porta ha un codice di sicurezza molto più alto delle altre, non riesco a forzarla” disse lo sconosciuto hacker che grazie ai suoi congegni era riuscito ad eludere le telecamere principali e ad aprire tutte le porte, ma quella era il primo vero ostacolo che trovò in tutta la serata “Fatti da parte, questa volta ci penso io” disse il nerboruto puntando la sua arma contro la serratura elettronica della porta “No, così ci farai….” provò a ribattere l’hacker ma l’uomo sparò prima che potesse finire la frase “Ormai siamo arrivati a destinazione, ci possiamo permettere un po’ di rumore in più” disse lui mentre la porta si apriva  “Che strano, non siamo gli unici ad essere qua stasera” disse l’uomo di corporatura media indicando un ragazzo che stava vicino alla postazione del computer “Deve essere Tom Kaulitz, il figlio dello scienziato – disse l’hacker - . Ehi moccioso, togliti di mezzo abbiamo da fare ” era sicuro che lui se la sarebbe data a gambe “Perché dovrei andarmene ? In fondo questo è anche il mio laboratorio, siete voi gli intrusi” ribatté il ragazzo, aveva del fegato “Non fare lo sbruffone, sappiamo che tuo padre sta lavorando ad un progetto segreto. Adesso ci farai vedere cos’è, ci darai i dati e forse ti lasceremo andare” “Progetto segreto? Ma che vi siete fumati? Qua non c’è niente controllate voi stessi” disse Tom, sapeva di azzardare troppo parlando in questo modo ma doveva mostrarsi sicuro di se per poterli convincere “Non preoccuparti ora controllo io” disse l’hacker e dopo aver fatto cenno agli altri due di tenere d’occhio il ragazzo  che fece allontanare dalla postazione, entrò nel sistema del computer ma la sorpresa fu amara: non c’era niente.
“Che vi avevo detto? Non c’è nulla da rubare” disse Tom, era molto più tranquillo rispetto a pochi istanti prima “Maledetto bastardo, cos’hai fatto dei dati che c’erano qua dentro?” gli chiese l’hacker, i suoi occhi erano diventati rossi per la rabbia “Semplice, non ci sono mai stati. Secondo me però fareste meglio ad andarvene – si scostò di poco da dove era per mostrare una seconda pulsantiera -  non volendo ho premuto questo e credo proprio di aver appena chiamato la polizia. Mi dispiace” fece spallucce “D’accordo, ragazzi distruggiamo quello che c’è qua dentro, tanto non ci serve a nulla” disse il criminale, adesso anche lui aveva tirato fuori la sua pistola; Tom riuscì a nascondersi un attimo prima che i tre criminali iniziarono a sparare e a crivellare di colpi l’intero laboratorio, se ne andarono una volta svuotati i caricatori.
Quando il rumore assordante degli spari finì, passò ancora un lunghissimo minuto prima che i muscoli di Tom iniziassero a rilassarsi, posò le mani a terra e oltre al freddo del pavimento sentì un liquido caldo bagnargli le mani, il cuore iniziò a battergli più velocemente di quanto non avesse mai fatto; fu l’allarme del computer ad attirare la sua attenzione “Cambiamento nei parametri dei segni vitali” risuonò l’altoparlante in tutta la sala, lo sguardo di Tom si posò subito al congegno che conteneva Bill: aveva delle perdite di liquido ed anche il suo inquilino sembrava dare segni di sofferenza con i suoi piccoli movimenti del viso “Merda” gridò Tom mentre cercava di capire come poter risolvere la situazione “Posso fare solo una cosa” pensò il ragazzo e subito dopo compose il codice per dare inizio al processo di risveglio. Non appena premette l’ultimo tasto,il vetro della macchina iniziò a scorrere verso l’alto per far fuoriuscire l’acqua, più il livello si abbassava e più il corpo di Bill cadeva sulla base per appoggiarsi poi del tutto ancora privo di sensi; Tom gli si avvicinò e gli tolse la maschera dell’ossigeno, sapeva quello che doveva fare ma aveva il timore di toccare anche solo la pelle del ragazzo “Forza dimmi che respiri” gli sussurrò mentre gli faceva la respirazione cardio polmonare finché Bill non tossì ed inspirò autonomamente per la prima volta “Oh grazie” Tom aveva le lacrime agli occhi, la felicità che provava in quel momento poteva essere paragonata solo a quella di un uomo appena diventato padre soprattutto in quei pochi istanti in cui Bill aprì i suoi occhi color nocciola; adesso doveva solo trovare il modo per portarlo fuori  da lì in sicurezza prima del reale arrivo della polizia, dal momento che prima aveva mentito sul fatto di aver fatto scattare l’allarme.

 
  
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