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Autore: TheShippinator    20/04/2014    6 recensioni
C'è questo muro, alla NYADA, chiamato La Tela Bianca. Lì puoi essere te stesso, lì puoi scrivere, disegnare e raccontarti. Blaine non pensava che ne avrebbe mai avuto bisogno, finchè non si ritrova con un pennarello in mano ed una rosa davanti. Ancora di più, Blaine non pensava che qualcuno avrebbe deciso di trasformare quella rosa in un bouquet.
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Blaine, Sebastian e Thad sono amici e coinquilini, a New York; Kurt, Santana e Rachel anche. Blaine e Kurt non si conoscono ancora, ma Santana farà di tutto per far sì che questa lacuna, nelle loro vite, venga colmata.
• Pairings: Thadastian, Dantana, Klaine •
• Quattro capitoli, già completati •
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!
Oh. Mio. Chris. Ma voi siete MATTI. Okay, devo dirlo: non mi sarei mai immaginata un riscontro tale per questa ff e non troverò mai le parole più adatte per dirvi grazie come vorrei, quindi GRAZIE. E in questo “Grazie” è racchiusa tutta la mia gratitudine, per coloro che commentano, mettono la storia tra le preferite/seguite/ricordate ed anche per chi la legge soltanto! Ora vivo di ansia da prestazione per l’ultimo capitolo, sappiatelo!
Vi lascio alla lettura di questo capitolo un po’ di passaggio, sperando che vi piaccia, e vi auguro una Buonissima Pasqua!

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Sabato sera era arrivato e, nonostante un iniziale ripensamento di Blaine, alla fine l’avevano convinto ad andare fino in fondo. Esatto. Aveva pensato, per un nanosecondo, di chiamare Santana e dirle che aveva sviluppato un improvviso, forte raffreddore o che si era ricordato di dover fare una ricerca urgentissima, ma poi erano arrivati Thad e Sebastian. Soprattutto il secondo, era riuscito a convincerlo ad uscire, per una sera. O meglio, l’aveva forzatamente ficcato in un paio di jeans neri, mentre Thad lo costringeva ad infilare le braccia ed il collo in una delle sue camicie. Quando finalmente Blaine si era arreso, aveva lottato strenuamente per poter, almeno, completare il suo outfit con uno dei suoi adorati papillon. Thad aveva ceduto, ma aveva anche insistito per passargli le dita tra i capelli cementati dal gel e renderglieli un po’ più mossi e scompigliati.
«Così sei perfetto!» esclamò Thad, lavandosi le mani e fissando la creazione sua e di Sebastian. Blaine non era irriconoscibile, ma era decisamente più figo del solito, e di questo i due ragazzi erano ben fieri.
«Manca solo il tocco finale. Hai detto che era un evento in maschera, quindi sono passato questo pomeriggio in un negozio e ho comprato queste…» disse Sebastian, avvicinandosi all’amico con una mascherina nera in una mano. L’altra era impegnata a tenere teso un elastico sottile e trasparente. Nonostante i mugolii di Blaine, Sebastian gliela infilò e gli coprì gli occhi e parte del naso.
«Adesso sei perfetto!» precisò il più alto dei tre, voltandosi verso Thad e passandogli orgogliosamente un braccio attorno alle spalle, mentre anche lui si infilava la mascherina.
«Siamo tutti e tre perfetti, già. Possiamo prendere le giacche, ora, ed uscire di casa? Faremo tardi!» disse il latino, mentre Blaine si grattava il naso da sotto la mascherina.
«E se poi…»
«Ehi, niente andrà storto, okay? Io, te e Thad berremo un paio di drink, chiameremo un taxi e torneremo a casa. Ci divertiremo e finalmente conosceremo la tua amica di Lima. Non hai detto che aveva un coinquilino gay?» domandò Sebastian, casualmente, mentre Thad allungava la giacca sia a lui che a Blaine.
«Imbarazzante e gay. Non so…» borbottò il ragazzo, infilandosi l’indumento ed abbottonandolo.
Sebastian fece spallucce, quindi i tre si avventurarono fuori di casa.
Avevano appuntamento, con Santana ed i suoi amici, proprio fuori dal portone del condominio. Come si era aspettato, loro erano già tutti lì ed indossavano a loro volta delle mascherine, in tinta con gli abiti che s’intravedevano attraverso i cappotti aperti. Thad si fece subito avanti, allungando una mano verso la ragazza più vicina, bionda. «Piacere, sono…»
«No, aspetta!» esclamò subito quella che Blaine riconobbe chiaramente come Santana. Non poteva bastare una mascherina a renderla irriconoscibile.
«Non vogliamo che si rovini il gioco, no? Evento in maschera vuol dire che non si sa con chi si balla, quindi… niente nomi, nessuno si deve conoscere. A parte, beh… a parte voi-sapete-chi.» disse la ragazza, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Blaine ne fu impressionato, lui sicuramente non sarebbe stato capace di mantenere il segreto per tutta la serata.
«È il secondo riferimento ad Harry Potter nel giro di due giorni, devo iniziare a preoccuparmi?» domandò una voce dolce, ma indubbiamente maschile, il cui proprietario era vestito di lilla, azzurro e viola in uno stile curato che comprendeva un gilet ed un cappello basso, con visiera, appoggiato quasi in maniera casuale sulla nuca. La sua maschera era viola scuro e gli occhi azzurri erano puntati su Santana. Quello doveva essere il coinquilino della sua amica. Blaine si ritrovò ad esaminarne l’aspetto e si guadagnò una discreta gomitata da parte di Sebastian.
«Devo andare a recuperarti gli occhi? Credo che ti siano accidentalmente caduti in prossimità del suo culo…» sussurrò Sebastian al suo orecchio. Blaine gli rispose con un’altra gomitata, quindi spostò lo sguardo verso Santana.
«Porcellana, non costringermi a farti diventare Porcellina definitivamente.» rispose semplicemente lei.
«È stato una volta ed era Halloween! E tu facevi The Situation!» ribatté lui, mentre la ragazza faceva a tutti cenno di seguirla e si dirigeva verso la fermata dell’autobus. Blaine scorse, con lo sguardo, la combriccola estranea. Il ragazzo stava vicino alla più bassa di tutti, che sembrava estremamente posata, quasi fosse in attesa di un ciak per iniziare a piroettare in mezzo al marciapiede. Il ragazzo la teneva sottobraccio, ma sembrava più rilassato di lei. Non si voltarono nemmeno una volta verso di loro, come invece fecero Santana e la ragazza bionda che lei teneva per mano. Ad un certo punto, la sua amica gli rivolse anche un occhiolino, per salutarlo, al quale lui rispose con un cenno del mento.
La bionda doveva necessariamente essere la sua ragazza, Dani, quella di cui Santana gli aveva parlato diverse volte… a rigor di logica, quindi, la mora ed il ragazzo erano i suoi coinquilini, quelli che frequentavano la NYADA. Blaine si voltò verso destra, per fare il punto della situazione con Thad, ma lo trovò impegnato a cercare di respingere scherzosamente le eccessive attenzioni di Sebastian, che gli stava probabilmente sussurrando sconcerie all’orecchio.
Sospirando, tornò a camminare in silenzio. Quella serata era stata fatta per permettergli di socializzare e dimenticare, per qualche ora, che era solo… ed ecco che, invece, si ritrovava esattamente al punto di partenza.

«È carino…»
«Ma se non gli si vede nemmeno la faccia!»
«Non poteva non mettere la maschera, è nel dress code! Però sembra comunque carino!»
«E se poi viene fuori che è pieno di brufoli? E se…»
«E se la pianti e ci provi?»
Kurt e Rachel si voltarono all’unisono verso Santana. Avevano bisbigliato fra loro fino a quel momento, parlando dell’unico gay chiaramente single dell’altro gruppo. Non era stato difficile capire che era lui il famoso Hobbit, l’amico di Santana; non solo perché era il ragazzo più basso del gruppo, ma anche perché gli altri due, che l’accompagnavano, sembravano non essere in grado di non gravitarsi attorno per più di tre secondi netti.
«E se ti fai gli affari tuoi? Sai che non ci volevo nemmeno venire, in quel posto, io!» rispose Kurt, sempre sussurrando e sporgendosi a sua volta verso Santana.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, mentre Dani slanciava il braccio in fuori, per avvisare il conducente dell’autobus che stavano aspettando proprio lui.
«Ogni tanto devi uscire, e non necessariamente solo per andare a lezione, sai?» borbottò la ragazza, mentre indicava agli altri tre di fare in fretta a salire.
«Io esco! Con Adam!» ribatté Kurt, seguendola, dopo che lo Hobbit, quello alto e quello chiaramente latino, li ebbero preceduti.
«Ah, sì, la Mela… senti, non ti sto dicendo che ti devi trascinare il Mezzuomo nel bagno del locale e scopartelo finché…»
«Santana!» la interruppe Kurt, ma lei andò avanti come se lui non avesse aperto bocca.
«…finché l’unica lettera del suo nome che riesce a dire è la “ah!”, ma… dovresti decisamente trascinare il Mezzuomo del bagno del…»
«Santana!» questa volta furono in due ad interromperla, sia Kurt che Rachel, mentre Dani rideva tra sé e sé e spingeva la sua ragazza verso un sedile.
«Senti, Kurt, a parte gli scherzi… nessuno dice che devi davvero fartelo stasera, ma perché non provi a… non so, almeno divertirti? Magari potete diventare amici.» disse la bionda, facendogli l’occhiolino da dietro la sua maschera verde oliva.
Kurt sbuffò e lanciò un’occhiata allo Hobbit, in maniera piuttosto circospetta. Si lasciò andare ad un mugolio, sedendosi, quindi, su uno di due sedili sistemati in coppia. Quello vicino a lui fu occupato subito da Rachel, con la quale intavolò in fretta una conversazione sul prossimo compito di recitazione, nel tentativo di evitare l’argomento “ragazzo gay e single” per almeno dieci minuti.

«Due Margarita, un Gin Lemon, un Cuba Libre, due bionde medie ed un Cosmo!» urlò quasi Santana, sovrastando il suono della musica alta, all’interno del locale. «Questo giro offro io!»
Il ragazzo in viola si portò subito avanti, posando una mano sulla spalla della ragazza.
«No, offro io! Ho risparmiato un mucchio di soldi, da quando Adam mi paga tutti i caffè!» esclamò lui, facendo scoppiare a ridere sia Dani che Rachel. Santana si limitò a guardarlo con un’espressione che era un misto tra l’offeso, lo stupito e l’irritato. A Blaine non sfuggì l’occhiata che gli lanciò, ma lui si limitò a sorridere ed applaudire il ragazzo, esattamente come fecero Sebastian e Thad.
Santana aveva detto che il suo coinquilino era single, ma a quanto pareva era rimasta un po’ indietro con le notizie. Blaine cercò di non rimanerci troppo male. Era tutta la sera che si divertivano, ballando tra loro, gli uni con gli altri, anche se prevalentemente con i propri amici. Nonostante tutto, Blaine aveva ballato con Dani, Santana e la ragazza piccolina; Thad ad un certo punto era finito a ballare con Santana ed il suo coinquilino, ma era stato trascinato via dopo poco da Sebastian, che sembrava non gradire il fatto che il suo ragazzo stesse troppo vicino a qualcun altro; Santana, invece, li aveva trascinati in pista uno per uno, uno dopo l’altro, ed aveva passato una buona mezz’ora ad improvvisare balletti sincronizzati assieme ai suoi due amici, ripetendo all’infinito che era così che facevano al loro vecchio Glee Club.
«Questi li offre la casa!» esclamò il barista, piazzando sul tavolo sette bicchierini di plastica molto piccoli, che cominciò a riempire con vari tipi di liquori, fino a presentare, in ognuno, qualcosa che sembrava un piccolo cervello immerso in un liquido giallo-rosato.
Blaine non si stupì del regalo: dopotutto erano al terzo giro e la testa cominciava anche a girare un po’ a tutti. Lui e Thad erano messi meglio, visto che si erano limitati a qualche birra, e Sebastian aveva un’alta resistenza all’alcol, anche se dopo qualche sorso del suo Cuba Libre iniziava a barcollare un po’, ma la piccoletta sembrava completamente andata ed il ragazzo era decisamente alticcio. Santana e Dani erano ragionevolmente brille e si perdevano di vista a malapena. Avevano le dita intrecciate e più di una volta, Blaine le beccò a tirarsi l’una verso l’altra per scambiare un veloce bacio o anche qualcosa di più approfondito. Nonostante tutto, nessuno rifiutò lo shortino offerto dalla casa, nemmeno Thad e Blaine, consci che, comunque, quello sarebbe di sicuro andato alla testa di entrambi, visto il grado alcolico decisamente più elevato rispetto alle due birre che avevano già preso.
La piccoletta ed il ragazzo, così come Dani e Santana, sollevarono i loro cocktail stretti in una mano ed afferrarono i bicchierini con l’altra.
«A noi ed a quella che, si spera, sia solo la prima uscita di molte!» esclamò la più bassa, portando lo shortino in alto, vicino al suo Gin Lemon, imitata dai suoi amici. Thad e Blaine sollevarono solo lo shortino verso l’alto, mentre Sebastian si limitò ad un breve cenno con la mano.
Buttando indietro la testa, fecero sparire il contenuto del bicchierino giù per le loro gole. Il liquido bruciava, ma era anche piacevolmente dolce, troppo per uno che aveva bevuto solo birra, fino ad allora.
Blaine fece una smorfia, posando il piccolo contenitore di plastica sul bancone, proprio mentre la piccoletta lanciava un urlo entusiasta e si attaccava alla cannuccia del suo drink. Il ragazzo la imitò, dopo aver rovesciato di nuovo il bicchierino sopra alla sua bocca aperta, per riuscire a berne ogni singola goccia. Blaine lo fissò anche un po’ troppo insistentemente, finché lui se ne accorse e gli rivolse un veloce occhiolino, accompagnato da un mezzo sorriso malizioso con le labbra avvolte attorno al bordo del bicchiere. Sollevò le sopracciglia, voltandosi, per assicurarsi che lui non stesse flirtando con qualcun altro. No, dietro a Blaine c’era solo una ragazza impegnata ad esplorare la cavità orale di quella che era chiaramente la sua fidanzata, almeno per quella sera. Tornò a guardare il ragazzo, che adesso sembrava decisamente impegnato a leccare via, da tutto il bordo del bicchiere, la scia di limone e zucchero con la quale il barman aveva decorato il Cosmopolitan. Si fece beccare in flagrante, quando lui sollevò lo sguardo e lo incatenò al suo, senza interrompere quello che stava facendo.
«Oh, Signore misericordioso…» mormorò Blaine quasi in preda al panico, mentre un vago calore -che di sicuro non aveva nulla a che fare con l’alcol- andava a spandersi sul suo collo e sulle guance. Oddio, ci stava davvero provando con lui? Il bel ragazzo? Il coinquilino di Santana? Perché ci stava provando con lui? Era da un secolo che non si sentiva così. Si voltò in fretta afferrando Sebastian per un braccio, fregandosene delle sue proteste per aver interrotto quello che, a detta sua, era “il bacio gay del secolo, tra lui e Thad” e lo trascinò un paio di metri più in là.
«Ci sta provando con me!» esclamò Blaine, parlando a voce troppo bassa, per essere udito sopra al frastuono della musica.
«Cosa??» chiese Sebastian, avvicinandosi e porgendogli l’orecchio.
«Ci sta provando con me! Il coinquilino di Santana ci sta provando! Mi ha fatto l’occhiolino e ha sorriso ed adesso sta facendo quella cosa, con la lingua…!» esclamò di nuovo, urlandogli quasi nell’orecchio.
Sebastian si allontanò e fissò spudoratamente l’argomento della loro conversazione, che in quel momento era intento a ballare molto poco castamente con Santana.
«Beh, congratulazioni! Sapevo che non ti saresti portato dietro niente, quindi l’ho fatto io per te!» esclamò Sebastian, infilandosi la mano in tasca ed estraendone un preservativo ed una bustina usa e getta di lubrificante.
«Ma sei pazzo?! Nascondi quella roba, non me lo voglio fare nel bagno di un bar!» esclamò Blaine, spingendo via la sua mano. Sebastian obbedì, sbuffando piano.
«Almeno balla con lui!» esclamò quindi, prendendolo per un braccio.
«Cosa?» domandò Blaine, cominciando a respirare affannosamente, mentre Sebastian lo riportava dov’erano prima.
«Okay, ascolta, io comincio a sentirmi la testa leggera, quindi non ho voglia di parlare. Ecco…»
Sebastian prese la birra di Blaine, rimasta a Thad, e la infilò in mano all’amico. Facendo forza sul suo polso, poi, lo obbligò ad avvicinare il bicchiere alla bocca. Blaine cercò di protestare, ma il liquidò s’inclinò tanto pericolosamente da rischiare di cadergli sui vestiti, quindi iniziò a bere. Spalancò gli occhi, mugolando per protesta, ma Sebastian non si spostò finché lui non si fu scolato tutto il bicchiere. Solo allora lo liberò, e Blaine prese un profondo respiro, portandosi un pugno alla bocca e ruttando piano.
«E adesso, vai lì e strusciati contro il suo sedere. E non ruttargli in faccia.» borbottò Sebastian, voltandosi ed avvolgendo le braccia attorno al collo del suo ragazzo, il quale fece l’occhiolino a Blaine prima di venir distratto da attività decisamente più piacevoli.
«Difficile, quando qualcuno ti ha appena costretto a bere un bicchiere di birra intero tutto d’un fiato!» gli strillò dietro Blaine, irritato. La testa gli si era alleggerita, a causa degli sbalzi di grado alcolico. Senza pensarci su troppo, si diresse in pista, raggiungendo in fretta Santana e Dani, che adesso stavano ballando vicine.
La mora si affrettò ad afferrarlo per un braccio, mentre Dani prendeva un grande sorso del suo Margarita.
«Blaine, Blaine… Blaine…» disse la ragazza, dimenticandosi che non doveva chiamarlo per nome. Aveva lo sguardo vacuo ed un triste broncio sulle labbra. «Mi dispiace per quello che ha detto Kurt… lui è stupido e quell’Adam è un vecchio… viscido… non stanno insieme, okay? Voglio ancora che… che…»
Non riuscì a terminare la frase, perché Dani l’afferrò per un braccio ed invertì le loro posizioni, distraendola e facendola ridere.
Blaine scosse il capo, sbattendo le palpebre. Kurt. Era quello il nome del ragazzo? Probabilmente sì. Si diresse verso di lui, che stava ballando assieme alla piccoletta, la quale si dimenava con il braccio libero verso l’alto e la bocca ancora incollata alla cannuccia del suo Gin Tonic.
Blaine iniziò a muoversi a tempo di musica, più perché il suo corpo aveva deciso di tenere il ritmo che per altro, ma Kurt lo vide e si aprì in un largo sorriso.
«Io e te non abbiamo ancora ballato!» esclamò, avvicinandosi e lui e lanciandogli, con nonchalance le braccia attorno al collo, lasciando le mani libere di pendere mollemente oltre la sua schiena. Il suo bicchiere era sparito. Istintivamente, Blaine portò le mani ai suoi fianchi e le posò sulla stoffa del gilet, quasi con il timore di premere troppo.
«Già!» disse solamente, sovrastando la musica alta.
«Adoro questa canzone!» esclamò quindi Kurt, chiudendo gli occhi e lasciando andare la testa all’indietro.
«Non la conosco…» disse Blaine, cercando di capire quanto l’altro fosse ubriaco e quanto fosse alticcio lui stesso.
«Nemmeno io, ma mi piace il suo ritmo!» disse di nuovo Kurt, oscillando i fianchi e travolgendo Blaine in quel ballo un po’ scomposto.
Rimasero così, in silenzio, a ballare con la musica che perforava loro i timpani, per alcuni minuti.
«Mi piace il tuo cravattino! È molto di classe!» disse ad un certo punto il ragazzo, sfiorando con la punta delle dita il bordo del papillon al collo di Blaine.
«… grazie! Sei l’unico che la pensa così!» rispose Blaine, sgranando un po’ le palpebre.
Kurt continuò a carezzare il bordo del papillon, finché le punte del pollice e dell’indice si chiusero su una delle sue estremità. Blaine lo poté sentire tirare piano la stoffa, fino a sciogliere il nodo del fiocco e lasciare che quello pendesse, ormai non più annodato, ai lati del colletto della sua camicia. Senza nemmeno chiedergli il permesso, e continuando a fissargli il collo, passò poi a sbottonargli i primi due bottoni. Subito, Blaine si sentì libero di respirare più facilmente. Avrebbe tanto desiderato potergli levare la maschera e guardarlo davvero, scoprire che cosa c’era dietro a quell’accessorio viola scuro, che nella penombra del bar sembrava nero.
Kurt non disse nulla, ma lo fissò negli occhi, andando nuovamente ad incrociare le braccia dietro al suo collo. Blaine iniziò a respirare a malapena, e questa volta non era certo colpa della stretta del cravattino. L’alcol gli era andato alla testa e si sentiva come avvolto in una bolla fatta di nuvole.
«Sto facendo un gioco!» esclamò all’improvviso la voce della ragazza bassa. Una mano gli si posò su una spalla ed un gesto imperioso lo fece ruotare su sé stesso.
Kurt non si staccò da lui, ma continuò ad abbracciarlo. Si lasciò andare ad una breve risatina, quando la sua amica, dalle palpebre pesanti ed il viso ancora nascosto da una mascherina grigio perla, si avvicinò a Blaine per permettergli di sentirla. Kurt si sporse un po’ alla destra del volto dell’altro, probabilmente per udire a sua volta le parole della ragazza, premendo con noncuranza il petto contro la sua schiena. Stare stretti in quello strano abbraccio, intrappolato tra lui e lei, fece andare il cuore di Blaine in fibrillazione.
«Si chiama “Bacia qualcuno che non hai mai baciato”! Io non ti ho mai baciato!» esclamò quindi lei, portandosi avanti e premendo insistentemente e scompostamente le labbra su quelle di Blaine. Più a causa dell’istinto che per altro, Blaine si ritrovò a rispondere al bacio. La ragazza era lenta nei movimenti e piuttosto violenta, e la sua bocca sapeva di alcol e limone. Blaine poteva sentire lo sguardo di Kurt fisso sulle loro labbra, e la cosa gli fece andare il sangue alla testa. Nel giro di qualche secondo, comunque, lei si staccò, ridendo come una matta, dandogli poi la schiena e dirigendosi verso Santana.
Blaine si ritrovò lì a sbattere le palpebre, colto ancora alla sprovvista da quel gesto, mentre Kurt lo afferrava, con entrambe le mani, per il cravattino dal nodo sciolto, e lo costringeva a girarsi.
«Adesso anche tu stai giocando a questo gioco.» disse Kurt, e non sembrava che fosse una domanda.
«E tu?» domandò Blaine, ancora senza fiato e stordito.
«Tu non eri gay?» domandò quindi Kurt come se nemmeno Blaine avesse parlato, inclinando un po’ il capo e facendo un cenno con il mento verso l’amica, mentre anche le sue palpebre si facevano pesanti.
Prima che potesse rispondere, vennero distratti nuovamente dalla voce della ragazza.
«Tu non sei il latino che sto cercando!» stava gridando, mentre faceva girare un ragazzo dalla pelle scura che, probabilmente, aveva scambiato per Thad.
«Se cerca di baciare Thad, Bas darà i numeri…» disse Blaine, più tra sé e sé, che parlando con Kurt. Il ragazzo lasciò andare il suo cravattino, portandogli le braccia al collo e le labbra vicino alla sua tempia.
«Lo farà!» rispose Kurt direttamente nel suo orecchio, abbastanza vicino da udirlo perfettamente. «Ogni volta che si ubriaca, bacia qualcuno. Fortunatamente non ha mai baciato un estraneo.»
«E a te? Ti ha mai baciato?» chiese Blaine, conscio che il momento tra loro fosse ormai stato rovinato, ma voltandosi comunque, obbligando Kurt ad arretrare un po’ con il viso.
Il ragazzo, con sua grande sorpresa, annuì.
«Gioco della bottiglia, penultimo anno di liceo. Si è presa una cotta per me, quella volta, ma poi le è passata quando mi ha baciato da sobria.» raccontò lui, mentre Blaine, con un’audacia che non credeva di possedere, infilava la punta degli indici nelle tasche del suo gilet e lo tirava di più verso di sé, imitando i gesti di prima, dell’altro, con il suo cravattino.
«Ma tu non eri gay?» domandò a sua volta, coronando il tutto con un mezzo sorriso.
Kurt gli sorrise a sua volta, senza rispondergli.

«No che non voglio baciarti, nana! E neanche lui, quindi vattene!»
La ragazza se ne andò offesa, mentre Sebastian avvolgeva un braccio, protettivo, attorno alle spalle di Thad.
«Stava solo giocando…» scherzò il ragazzo, che non aveva avuto troppi problemi a stamparle un veloce bacio sulle labbra, quando lei glielo aveva chiesto.
«Non mi importa.»
«È ubriaca!»
«Non mi importa!»
Thad rise, circondando il volto di Sebastian con le mani, per scambiare con lui quello che era un vero e proprio bacio.
Alcuni secondi dopo, si separarono e spostarono gli occhi sulle altre coppie intente a ballare, sulla pista. La piccoletta, adesso, era incollata alle labbra della ragazza alta e mora, mentre la bionda rideva di gusto. Poco lontani da loro, c’erano…
«Oh mio Dio. Thad, vedi anche tu quello che vedo io?» domandò Sebastian, sgranando le palpebre.
«Credo di sì, Bas… Credo che Blaine abbia…» rispose Thad, deglutendo e leccandosi le labbra.
«Rimorchiato.» concluse Sebastian per lui. Si guardarono e un grande sorriso esplose su entrambi i loro volti, mentre sollevavano le mani per darsi il cinque.
«Hai visto se si sono baciati? Non voglio che sia una botta e via, Blaine non ha bisogno di quella roba, di nuovo…» borbottò Thad, ma Sebastian scosse la testa.
«Troppo pensare, mi fa male la testa… Ma hai ragione. No, non li ho visti.»
Thad sospirò e restò a fissarli, ma i due sembravano intenti a ballare, parlare e flirtare, nulla di più.
Prese un altro sorso della sua birra, posando sul bancone il bicchiere, nel quale era rimasto solo un dito di quel liquido chiaro.
«Lasciamolo fare e balliamo un po’…» propose Sebastian, quindi si trascinò il ragazzo in pista, mentre la mora strillava contro alla piccoletta, che aveva probabilmente provato a baciare anche la sua ragazza.

Nessuno dei due vide Blaine baciare Kurt, quella sera, così come le amiche di Kurt non lo videro baciare Blaine… perché non ci fu nessun bacio.
I due andarono avanti a ballare per un po’, ma quando Rachel li disturbò per la seconda volta, semplicemente, si separarono e vennero travolti dai deliri senza senso della ragazza. Stanchi della musica alta e di bere, poi, decisero tutti di uscire a prendere una boccata d’aria, magari fare una passeggiata. Non era nemmeno troppo tardi, ma lo era abbastanza da rendere le strade silenziose. Ogni loro parola, ogni loro risata, si perdeva come un’eco nelle grandi vie secondarie di New York. Non c’erano troppe macchine che gironzolavano, solo qualche sporadica vettura privata ed alcuni taxi, ogni tanto. Nessuno di loro era abbastanza lucido da rendersi conto che avevano ancora tutti le maschere; ad un certo punto, Santana aveva anche deciso che non le importava più che non si conoscessero gli uni gli altri, ed aveva iniziato a chiamare quasi tutti per nome. Dopo un’altra ora passata a gironzolare per il quartiere, i ragazzi si ritrovarono davanti allo Starbucks dove lavorava Santana.
«Ma siamo vicini a casa!» esclamò Blaine, come la ragazza l’aveva già chiamato più volte. Kurt aveva capito che lo Hobbit di cui lei parlava sempre era lui e, decisamente, aveva anche capito che non era fidanzato con il ragazzo più alto. Blaine l’aveva chiamato Bas, mentre quello che Rachel aveva baciato, era Thad.
«Hai ragione!» esclamò Santana, quasi stupita, fissando l’insegna del locale con occhi spalancati. «Allora dobbiamo andare di là!»
La ragazza indicò convinta la strada dalla quale erano appena arrivati, ma il latino, ridendo, indicò dietro di lui con il pollice.
«Credo che sia più di là!» la corresse, e lei puntò subito il dito dove lui aveva indicato.
«Di là!» esclamò di nuovo, prendendo per mano Dani e trascinandosela, di corsa, verso casa.
Kurt si sentiva barcollare e la testa era decisamente leggera. Era molto più alticcio di quanto pensasse, ma la camminata gli aveva fatto bene. La sua mente era meno annebbiata di prima, ed anche se ricordava quello che era successo quella sera, le scene avevano un sapore lontano, come se non le avesse vissute lui. Inoltre, stentava ad inserire alcuni avvenimenti in ordine cronologico. Quello che sapeva, per certo, era che ci aveva spudoratamente provato con il Mezzuomo. Lui non sembrava aver voglia di fargliela pesare, anche perché a sua volta aveva risposto al flirt, ma entrambi, ora che erano più lucidi, sembravano piuttosto imbarazzati. Qualche volta si erano lanciati uno sguardo complice, ma non avevano più parlato da soli, come quando erano in pista.
Kurt non era il tipo spudorato che diventava quando beveva. Generalmente era timido, ma determinato, romantico, sagace… eppure quando beveva -cosa che non faceva, comunque, molto spesso- perdeva parecchie inibizioni e diventava quello che, in molti, avrebbero definito un ragazzo normale. Si lasciava andare all’istinto, e molto spesso questo lo portava a fare cose stupide, come appunto era successo quella volta che aveva acconsentito a baciare Rachel durante il gioco della bottiglia. Avrebbe dovuto rifiutarsi, ma non l’aveva fatto e Rachel si era presa una cotta per lui. Kurt prese un profondo respiro, decidendo che non era quello il momento di pensarci, e, con la mente alleggerita che si ritrovava, non gli fu facile spostare la sua attenzione sul gruppo che stava camminando verso i palazzi. Diede una tirata a Rachel, per farla camminare. La ragazza era decisamente quella messa peggio, completamente ubriaca e dalle palpebre ormai troppo stanche anche per essere tenute aperte. Si trascinava dietro al gruppo, attaccata a Kurt… o meglio, pesava sul braccio di Kurt, che la doveva trascinare e, instabile come era già da solo, l’operazione era abbastanza complicata. Dal canto suo, Santana non era di alcun aiuto. Probabilmente avrebbe passato la notte con Dani, ma Kurt non era preoccupato: era così stanco che era certo che si sarebbe addormentato come un sasso una volta toccato il letto.
Quando raggiunsero il portone, Sebastian tirò fuori le chiavi ed aprì, facendo passare tutti prima di chiudere la fila. Santana e Dani, senza nemmeno salutare, erano già corse verso destra.
«Grazie della serata. Dillo tu a Santana, okay?» disse Blaine, rivolgendogli un timido sorriso. Kurt ricambiò ed annuì.
«Grazie a voi… ora la porto su, prima che mi vomiti sulle scarpe…» disse lui, indicando Rachel, che farfugliava cose a proposito del fatto che era vero che la terra girava.
«Sicuro di non avere bisogno di una mano?» domandò Thad, che sembrava sinceramente preoccupato.
Kurt scosse il capo e, come aveva supposto prima di compiere quel gesto, fu davvero una stupidaggine. Ebbe un mezzo capogiro e barcollò appena. I pensieri non raggiungevano la parte razionale del suo cervello abbastanza in fretta da impedire al suo corpo di fare quello che voleva.
«No, no, ce la faccio! Alla prossima!» disse con entusiasmo, prima di voltarsi ed iniziare a tirarsi Rachel dietro.
Una volta arrivato nel loro appartamento, la quale porta era stata maldestramente lasciata aperta da Santana e Dani, portò Rachel in camera e la fece sdraiare sul letto a pancia in giù. Cercando di ignorare il suo stesso cerchio alla testa, andò a recuperare un secchio -che sistemò vicino al letto- quindi si schiaffò di fianco a lei, senza avere la forza di raggiungere la sua “camera”.
Si fermò a fissare il soffitto, ma decise che era troppo, per lui. Si girò lentamente, molto lentamente, a pancia in giù, perché così sdraiato sentiva l’estremo bisogno di… vomitare, forse? Gli girava tutto. Tutta la stanza sembrava ruotare vorticosamente intorno a lui, così chiuse gli occhi. Il profumo dei capelli di Rachel era troppo forte, per il suo naso e, nemmeno con gli occhi chiusi, sembrava che il mondo avesse deciso di rallentare. Prese un paio di respiri lenti, cercando di autoconvincersi che tra qualche minuto tutto sarebbe andato meglio. Non seppe quando si addormentò, ma, miracolosamente, lo fece.
Il risveglio fu altrettanto traumatico. Di fianco a lui, Rachel era piegata verso il pavimento e stava rimettendo quella che probabilmente era la sua anima, nel secchio che le aveva messo di fianco la notte prima. Grazie al cielo, lui non sentiva di dover vomitare, ma la testa… ah, quella era incredibilmente dolorante.
Si alzò, molto, molto, molto lentamente. Non diede il buongiorno a Rachel, visto che il saporaccio che sentiva sulla lingua era qualcosa di probabilmente inumano e non aveva alcuna intenzione di aprire la bocca, se non per infilarci dentro uno spazzolino. E un bicchiere d’acqua con un’aspirina. E del caffè.
Si diresse subito in bagno, dal quale, comunque, provenivano gli stessi rumori che gli avevano dato il ben svegliato. Santana era piegata sulla tazza del gabinetto e stava vomitando, i capelli tenuti fermi, in alto, da una grossa pinza. Kurt mugolò, stringendo le gambe, perché la vista del gabinetto gli aveva appena ricordato di avere una vescica e che la stessa era incredibilmente piena.
Palesò la sua presenza con un debole gemito, ma Santana lo ignorò.
Kurt si diresse al lavandino, afferrando il proprio spazzolino, ricoprendolo di una quantità esorbitante di dentifricio ed infilandoselo in bocca. Strofinò forte e per molto tempo. Se lo passò anche sulla lingua e risciacquò con due grandi sorsi d’acqua.
«Ne hai ancora per molto?» chiese, alla fine, con voce roca. Santana sputò un paio di volte, quindi tirò lo sciacquone.
«Credo di aver… finito… per una mezz’ora.» biascicò lei, avvicinandosi svelta al lavandino, per risciacquarsi la bocca.
Kurt non perse tempo nemmeno a chiudere la porta o ad aspettare che lei fosse fuori. Si sentiva ancora un po’ inibito dall’alcol della sera prima. Quando fece per abbassarsi quelli che pensava fossero i pantaloni del pigiama, si ritrovò a premere le mani su una cintura. Aveva… dormito… vestito?
Rimandò i rimorsi di coscienza a dopo, quindi si slacciò la cintura, il primo bottone dei jeans e poi abbassò la cerniera.
«Niente più timidezza?» domandò sarcastica Santana, che si stava lavando i denti.
«Priorità.» borbottò Kurt in risposta, mentre finalmente rilasciava un sospiro di sollievo, cominciando a fare pipì.
Non ci furono altre conversazioni, finché tutti e quattro non furono svegli e seduti, come zombie, intorno al tavolo della cucina. Eccetto Rachel. Rachel se ne stava sdraiata sul divano, avvolta in un paio di coperte, con il secchio di fianco. Ogni tanto biascicava qualcosa e Kurt o Dani si alzavano per aiutarla in qualunque cosa volesse.
Santana aveva lo sguardo fisso nel vuoto e le mascelle serrate. Aveva aperto bocca, dopo essere uscita dal bagno, solo per bere un po’ di caffè ed un bicchiere d’acqua a piccoli sorsi. Rachel aveva avuto il permesso solo di bere dell’acqua ed un analgesico. Kurt e Dani, invece, sorprendentemente, si ritrovarono anche piuttosto affamati, circa una quarantina di minuti dopo essersi reidratati. Kurt stava sgranocchiando una fetta di pane tostato, quando Dani intavolò la conversazione.
«Allora… vi ho visti ieri sera, tu ed il moretto.» disse la ragazza, facendogli l’occhiolino.
«C’erano fin troppi moretti, in quel posto…» svicolò Kurt, avvicinando alle labbra la seconda tazza di caffè della giornata.
«Lo sai di chi parlo. L’amico di Santana, quello con il cravattino…» disse lei, sollevando un sopracciglio.
Kurt la fissò, soppesando le parole, quindi assottigliò le palpebre ed arricciò le labbra.
«Molto di classe, vero?» borbottò, beccandosi una gomitata e non riuscendo a trattenere un mezzo sorriso.
«Oh, lo sapevo! E allora?» domandò lei, di nuovo, mentre Santana spostava, in silenzio, lo sguardo su di lui.
«E allora… niente. Non è successo niente. Abbiamo ballato un po’, abbiamo scherzato, poi lui ha baciato Rachel credo…» disse Kurt, sollevando le iridi al soffitto, pensieroso.
«Cosa?» lo interruppe Santana, spostando in fretta lo sguardo da Kurt all’ammasso di coperte sul divano, che era Rachel.
«Stava giocando a “Bacia qualcuno che non hai mai baciato”…» si limitò a spiegare lui, e Santana si rilassò.
«Ah, già… ma lui è gay. Lo sai, vero?» sottolineò lei, sollevando le sopracciglia.
«Sì, l’ho più o meno intuito…» borbottò Kurt, vagamente imbarazzato, mandando alla mente le volte in cui, la sera prima, Blaine l’aveva tirato verso di sé prendendolo per il gilet.
«Gli hai chiesto il numero?» domandò Dani, addentando una fetta di pane tostato a sua volta.
Kurt sollevò lo sguardo e fissò il vuoto. L’aveva fatto?
Si controllò le mani, in caso l’avesse scritto lì, ma quelle erano pulite. Prese il cellulare dalla tasca e scorse la rubrica, alla ricerca di un Blaine, un Hobbit o anche un Mezzuomo. Niente, nulla di nulla.
Santana gli prese il cellulare dalle mani, senza badare alle sue proteste, e scorse la rubrica a sua volta , quindi glielo restituì, sbuffando.
«Niente.» confermò alla fine, dirigendosi verso il bagno.
«Credi che non sappia controllare da solo?» ribatté Kurt, vagamente offeso.
«Hai controllato sotto “9 pollici e 3/4” o “Mr Bel Culo”?» domandò lei, voltandosi.
«Certo che no, perché avrei dovuto salvarlo in quel modo?» domandò Kurt, sollevando un sopracciglio.
«Tu no, ma in caso l’avessi fatto io…» disse lei. «Ora scusa, devo vomitare.» disse, semplicemente, chiudendosi la porta alle spalle.
Kurt rimase a fissare il punto in cui lei era sparita, per poi voltarsi di nuovo verso Dani.
«Sbaglio, o era un’altra citazione su Harry Potter?» chiese, sbattendo le palpebre, mentre lei ridacchiava, nascondendo il viso dietro al suo bicchiere di spremuta.

La domenica passò piuttosto velocemente, visto che si erano svegliati tardi. Non che fosse una novità, per Sebastian e Thad, ma per Blaine… beh, nemmeno la domenica lui amava alzarsi ad orari improponibili. Gli piaceva svegliarsi a metà mattina, prendere una tazza di caffè, preparare con calma il brunch e poi svegliare i suoi due amici. Non fu così, questa volta, e tutti e tre si ritrovarono a barcollare per casa, con ancora i vestiti addosso, all’una del pomeriggio. Blaine aveva un vago mal di testa, ma non era nulla di insopportabile. Nonostante si fosse aspettato di essere assalito di domande sia da un amico che dall’altro, a causa di quello che era successo sulla pista da ballo, né Thad né Sebastian diedero cenno di volergli chiedere nulla. Parlarono soltanto, in generale, di quanto fosse stata divertente la serata, di quanto fosse stata irritante “la nana” (questo, ovviamente, era Sebastian) e di quanto effettivamente Kurt fosse carino.
Andarono tutti a letto presto, quella sera, perché la stanchezza della nottata precedente gravava sulle loro membra più di quanto avrebbero voluto ammettere.
Il giorno dopo, Blaine sapeva che avrebbe potuto dormire un po’ di più, quindi lo fece, svegliandosi solo intorno alle nove. Aveva lezione nel primo pomeriggio, quindi non andò a prendere il caffè da Santana. Comprò, invece, un hot dog per strada, arrivando alla NYADA subito dopo pranzo.
Stava finendo di leccarsi via la senape dalle dita quando lo vide.



Con tutto quello che era successo nel fine settimana, Blaine si era quasi dimenticato del murale. A quanto pare, però, non l’aveva fatto l’altra persona, che aveva, probabilmente, risposto quella mattina. Il pennarello rosso scuro aveva tracciato molte linee, quindi probabilmente c’era voluto un po’ di tempo.
Blaine rimase immobile, a fissare il muro con ancora il pollice in bocca, prima di sfilarlo da lì e pulirlo sui pantaloni. Le labbra erano lievemente separate, mentre osservava, quasi affascinato, il disegno.
Il suo omino, quello alto, quello che porgeva dei fiori… quell’omino era stato vestito.
Mai come adesso, comunque, avrebbe potuto essere certo di una cosa: l’altra persona era un uomo. Quell’omino era un uomo e non era semplicemente vestito come un anonimo essere umano di sesso maschile, ma aveva delle caratteristiche. Aveva un cappello, aveva dei capelli con un’acconciatura particolare, aveva dei vestiti… quelli erano stivali al ginocchio? Era così particolareggiato, che Blaine non poté fare altro che convincersi che quella persona fosse lui. Fosse l’altro.
Sopra al suo omino, ora vestito, però, c’era qualcosa di nuovo. Un grosso punto di domanda, interamente colorato di rosso. E tu, chi sei?
Si allontanò quanto bastava da poter scattare una foto del murale, quindi la inviò subito a Sebastian.
Non dovette attendere molto perché l’altro lo chiamasse.
«Sebastian…» rispose Blaine, cominciando a camminare avanti ed indietro.
«”Sei ancora davanti a quel muro, Blaine? Pensavo ti fosse passata, dopo la serata con…”»
«Ma non ci siamo nemmeno presentati!» sbottò subito Blaine, il quale ultimo pensiero era sicuramente Kurt, in quel momento. «So il suo nome soltanto perché me l’ha detto Santana, non perché l’ha fatto lui! Ci siamo visti una volta sola ed era ubriaco! Non sapeva nemmeno quello che faceva!»
«”Era alticcio e perlomeno lui l’hai visto! Che mi dici di questo qua? Eh? Blaine, non perderti dietro a queste sciocchezze romantiche… trovati qualcuno di vero.”» rispose Sebastian, con voce a metà tra l’irritato ed il supplichevole.
«Lui è vero. Quel muro non si disegna da solo!» esclamò Blaine, sospirando ed allontanando il cellulare dall’orecchio per qualche secondo. «Ascolta. Se volevo la predica, chiamavo Thad…»
«”Ehi!”» esclamò la voce di Thad, da lontano. Probabilmente Blaine era in vivavoce.
«Scusa, Thad, ma sì, se volevo la predica chiamavo te, non Bas. Ho chiamato Bas…»
«”Io ti ho chiamato”»
«… ho chiamato Bas perché ho bisogno… ho bisogno di… non potete arrabbiarvi con me, se ci sto provando. Io sto cercando di trovare qualcuno, ma non è facile e mi dispiace se sembro una ragazzina rompipalle! Voi lo sapete cosa vuol dire avere qualcuno davvero, io no e mi manca. Sento che c’è un qualcosa che mi manca e fa male e questo… muro mi aiuta. Questa persona mi aiuta. Quindi… io risponderò e non mi interessa se pensate che sia una cattiva idea o meno. Lo farò comunque.» esclamò Blaine, senza dare a nessuno dei due il tempo di rispondere.
Chiuse la chiamata e cominciò a camminare in fretta diretto all’aula, già in ritardo. Svoltò l’angolo, superando la porta chiusa dietro alla quale qualcuno stava cantando. Non che fosse insolito, alla NYADA facevano anche quello, per una buona metà del tempo. Non prestò attenzione alla cosa, infatti, troppo concentrato sul suo futuro disegno. Avrebbe pensato, durante la lezione, a come riportare esattamente sé stesso su quella parete e, prima di andare a casa, avrebbe risposto.

«Sebastian, fammi vedere quella foto un’altra volta…» disse Thad, aggrottando le sopracciglia e facendo cenno con le dita, al ragazzo, di consegnargli il cellulare.
«L’hai già vista due volte…» protestò l’altro, sfilando il cellulare dalla tasca dei pantaloni e porgendoglielo. Erano sdraiati sul divano, intenti a studiare ognuno per conto suo, ma Sebastian non riusciva a fare a meno di essere in continuo contatto fisico con l’altro. Se ne stava, infatti, posato con la testa sulle sue cosce, mentre Thad teneva il libro posato sulla sua faccia.
Okay, Thad stava studiando, Sebastian si godeva la sua compagnia.
«Lo so, ma c’è qualcosa che mi sfugge…» continuò Thad, mordendosi il labbro inferiore.
Sebastian spostò il libro dalla propria faccia e lo guardò, attento.
«Fa vedere…» borbottò, tirandosi su e sbirciando a sua volta la foto.
«Non ti… ricorda qualcuno?» domandò Thad, inclinando il capo e zoomando sul cappello disegnato, per poi muovere il dito sullo schermo e lasciar scivolare l’immagine fino al gilet e poi gli stivali.
«Oddio…» mormorò, senza riuscire a trattenere un sorriso. «Sebastian!»
Thad sollevò lo sguardo sul suo ragazzo, arcuando le sopracciglia, carico di aspettativa.
«Cosa?» domandò l’altro, facendo spallucce con aria incerta, guardando di nuovo l’immagine.
«Sebastian, è Kurt!»
Le sopracciglia dell’altro si sollevarono un po’, quindi avvicinò il cellulare per vedere meglio. Restò a fissare l’immagine, mentre una sorta di ghigno divertito andava a formarsi sulle sue labbra.
«Non ci posso credere…» mormorò, a metà tra lo stupito e l’incredulo.
Restarono entrambi in silenzio qualche secondo, senza riuscire a spostare gli occhi dallo schermo del cellulare.
«Dovremmo dirglielo?» domandò alla fine Sebastian, lanciando un’occhiata a Thad, prima di tornare a guardare la foto.
Thad si prese qualche attimo per ponderare una risposta.
«No,» disse, scuotendo il capo e voltandosi a fissare Sebastian. «Risulteremmo pressanti. Non stiamo facendo altro che chiedergli di uscire con lui, se glielo diciamo finirà per pensare che ci stiamo inventando di tutto pur di fargli lasciar perdere quei disegni. Lo capirà da solo, prima o poi. Non può essere così tonto da non riconoscerlo, no…?»
Sebastian dondolò il capo a destra e a sinistra, mettendo via il cellulare e sollevando gli occhi al soffitto con un sospiro.
«Sono curioso di scoprirlo…»

Kurt era appena tornato al posto, gli applausi dei suoi compagni che gli riecheggiavano ancora nelle orecchie. Aveva finito di esibirsi davanti alla classe giusto qualche minuto prima, con A Thousand Miles. Era una di quelle canzoni dal ritmo dolce ed allegro che, però, nascondevano un significato vagamente malinconico nel testo. Lui lo sapeva, lo sapevano tutti, ma spesso ci si soffermava soltanto sulle note e sul ritmo incalzante, più che sulle parole. Aveva cercato di non pensare troppo, mentre cantava, più che altro perché non sapeva a che cosa voleva pensare. A chi voleva pensare. Si era ritrovato a farsi passare davanti agli occhi immagini di sabato sera, di quando aveva ballato e parlato con Blaine, sostituite poi da immagini di sé stesso che vedeva quel disegno sul muro, aggiornato da una persona la quale identità restava ancora un mistero. Le sensazioni che gli dava il sapere che qualcuno prendesse in considerazione anche un suo semplice disegno, l’emozione di ritrovare una risposta, il brivido dell’anonimato… erano tutte sensazioni strane, sensazioni che gli sarebbe piaciuto provare con qualcuno di fisico, ma che fisico, ancora, non era. Voleva conoscerlo però. Voleva conoscere quella persona ed aveva deciso di rivelarsi. Magari l’avrebbe incontrato da qualche parte, a scuola. Magari lui l’avrebbe riconosciuto e l’avrebbe fermato. Magari gli avrebbe porto dei fiori.
Kurt sorrise tra sé e sé, mentre la mente lo dirottava sull’immagine di Blaine ed il sorriso scompariva. Lui, lui era davvero reale. Lui era stato così reale, tra le sue braccia, per una sera intera. Non poteva dire di essersene innamorato a prima vista, ma di sicuro aveva sentito qualcosa. Quel ragazzo gli piaceva, gli piaceva il suo modo di fare, gli piaceva quel cravattino e gli piaceva anche il fatto che non sapesse perfettamente come fosse fatto il suo volto. Di nuovo, il mistero dietro alla maschera, anche se questa volta non era la maschera di un anonimo. Si era trovato bene, con lui, e gli sarebbe piaciuto vederlo ancora. Voleva, però, conoscere quella persona. Sarebbe stato corretto, no? Non poteva uscire dalla sua vita così, senza dire più nulla. Inoltre, gli aveva chiesto di palesarsi a sua volta, con quel grosso punto di domanda.
«Sveglia, bell’addormentato! La lezione è finita!» esclamò Adam, dandogli un colpetto sulla spalla.
Kurt si voltò a guardarlo, quindi sorrise vagamente. Non aveva tenuto affatto in considerazione Adam e la sua palese attrazione nei suoi confronti. Kurt non l’aveva mai davvero ricambiata, ma i suoi atteggiamenti gli piacevano. Gli piaceva essere corteggiato, essere ritenuto importante, in qualche modo. E se, per colpa di Blaine o dell’Anonimo, avesse perso Adam?
“Beh,” si ritrovò a pensare. “Se se ne va perché trovo qualcuno, vuol dire che non sono così importante come dice…”
«Arrivo…» borbottò, spalancando gli occhi, per il suo stesso pensiero.
Adam lo squadrò, con espressione incerta.
«Va… tutto bene?» domandò, inclinando il capo.
«Sì… sì, tutto okay, possiamo andare.» affermò Kurt, sorridendo vagamente e precedendolo verso l’uscita dalla classe.

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Il prossimo è l’ultimo capitolo, gente! Ansiaaaa xD
Spero che questo vi sia piaciuto, ci siamo quasi! Resta solo un disegno, e immagino che sappiate tutti che cosa seguirà quello che Kurt ha appena lasciato sul muro, vero? Ma soprattutto, su le mani chi vuole prendere a sberle anche Sebastian e Thad per non essere corsi a dire a quel tonto di Blaine che quello sul muro è Kurt! Perché ragazzi, quando si dice essere ottusi… xDD Io adoro Blaine. Davvero.
Come al solito, vi invito a lasciarmi una recensione, se volete, e se invece preferite insultarmi per le mie ff precedenti o fare due chiacchiere, vi lascio il link della mia Pagina d'Autore su fb (Cliccate pure qui)!
Se volete contattarmi potete farlo anche su Ask (Andy TheShippinator)
Ci leggiamo domenica prossima, con il l’ultimo capitolo!

Un bacio, Andy <3
  
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