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Autore: Madness in me    20/04/2014    1 recensioni
Tre ragazze un po’ fuori dalla norma, cinque ragazzi più fuori dalla norma di loro.
Un intreccio di momenti di vita quotidiana, vita quotidiana di otto adolescenti alle prese con la vita, con la scuola, alle prese con loro stessi, con la musica, con dei genitori che non capiscono, con coetanei che non li sopportano perché “diversi”.
Una semplice storia di amicizie –e anche altro- nata da una mattinata di pioggia e tanta voglia di scrivere.
Dal primo capitolo: < “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.>
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati un po’ di giorni dal mio stupido crollo emotivo.
La sera della cena in casa Motionless avevo parlato a tutti del mio passato nero, di mio padre che picchiava me e mia madre che le prendeva cercando di difendermi, senza però mai ammettere nulla di fronte a me e di tutti i miei complessi.
I ragazzi erano rimasti in silenzio ad ascoltarmi mentre io stavo seduta sulle gambe di Joshua che mi stringeva una mano.
Mi ero sentita più libera e da quella sera il mio modo di vedere le cose era grandemente cambiato.
Avevo avuto tempo necessario per rimontare tutto ciò che era successo nella mia testa.
Ora non avevo una casa sola, ma ne avevo due.
Un giorno stavo da Chris e gli altri, quello dopo stavo da Jim.
Mi sentivo sempre meglio e cominciavo a vedere la fatidica luce in fondo al tunnel.
Ero andata a ritirarmi ufficialmente da scuola, a lavoro andava tutto bene e i ragazzi erano sempre tutti più gasati.
Shannon ci aveva rivelato il suo programma per il futuro ed eravamo stati felicissimi di vederla ricevere l’ennesimo attestato, ora gliene mancavano due e nessuno stile di tatuaggi l’avrebbe mai fermata; inoltre Shan e Lexi avevano deciso, di comune accordo e su proposta di Chris, di vendere il loro piccolo negozietto ed andare a lavorare nell’enorme negozio dei Motionless dove avevano più clienti e quindi più profitto ed ora lavoravano tutti insieme.
Le prove dei Motionless filavano lisce, come anche quelle degli Avenged.
Sì, i Sevenfold continuavano a provare.
L’unica toppa stava nel fatto che costringevano me a cantare al posto di Matt ma io non intendevo, in nessun modo, prendere il suo posto.
Mi ero messa in testa, quando fossi stata abbastanza in forze, di andare a cercare Matt per parlarci, capire che gli stava accadendo e fare in modo che tornasse dai suoi fratelli.
Avevo stretto un bel rapporto, per mia enorme sorpresa, con Valary.
Di certo non la invitavamo alle cene a casa nostra, ma se la incontravamo a qualche festa o in giro, non esitavamo a farla unire a noi, con gran piacere di tutti.
Ci eravamo dovuti ricredere del tutto sul suo conto.
E anche con il resto del mondo, l’atteggiamento di Valary era cambiato.
Ora non era più costretta a portare la sua maschera da stronza senza cuore.
Inoltre, da quel che mi aveva raccontato Lexi, Matt era tornato a scuola e, da quanto avevo saputo, Dan lo stava ospitando nel suo appartamento e ne ero felice.
Dan mi aveva raccontato che gli scatti d’ira di Matt stavano diminuendo e, nel momento opportuno, ne avrei approfittato per provare a risistemare tutto.
Era Venerdì e mancavano tre giorni all’arrivo della “famosa” band che Joshua continuava a tenermi nascosta, facendomi riempire il cervello di seghe mentali.
Ma questo non era tutto, il giorno prima, per mia sorpresa avevo ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto, mentre ero a pranzo alla pizzeria con Dan e Al.
Risposi.
“Pronto ?”
“Elizabeth ?”
“Mamma.. Come fai ad avere il mio numero ?”
“Ho i miei metodi. Senti piccola, mi sono informata e in giro dicono tutti che stai bene, che hai trovato delle meravigliose persone e che hai un posto in cui stare, inoltre hai trovato lavoro. E se fosse davvero così, ne sarei felicissima ma io vorrei, davvero lo vorrei con tutto il cuore, piccola, che venissi almeno a cena una sera a casa, in modo che tu possa confermarmi che le cose stiano davvero così. Se è vero che hai trovato lavoro e che hai un posto sicuro in cui stare, tuo padre ti lascerà andare.”
“M-mamma.. Davvero ? Io.. ho paura.”
“Allora facciamo così, so anche che sei fidanzata. Non importa com’è questo tipo, tatuato o meno, portalo a cena con te, così almeno sarai sicura che tuo padre non farà niente. Ti supplico, bambina mia..”
Rimasi sconvolta dalla voce supplichevole che aveva tenuto mia madre per tutta la conversazione così avevo accettato e ora ero in macchina con Joshua ed eravamo diretti alla terribile cena a casa dei miei.
Joshua aveva una giacca bianca, una camicia nera e dei pantaloni bianchi, era completamente struccato e non aveva neanche le lenti; io avevo un vestito rosso con lo scollo a cuore, a balze, che mi arrivava fino al ginocchio, delle scarpe nere con un tacco da capogiro e un coprispalle nero che mi copriva tutte le braccia, ero truccata leggerissima e avevo i capelli legati in uno chignon alto, con un ciuffo ribelle davanti al viso.
Scendemmo dalla macchina, entrambi tesissimi ed io suonai il campanello.
Il cancello dell’imponente villa si aprì, lentamente.
Feci un profondo respiro, presi per mano Joshua ed insieme ci incamminammo verso la porta che si spalancò.
Mia madre corse fuori, si fermò a metà del vialetto.
Non era cambiata di una virgola.
I suoi lunghi capelli, rossissimi, sciolti che le arrivavano fin sotto le spalle, un elegantissimo vestito nero che le fasciava tutte le forme perfette e tacchi da capogiro anche lei.
Feci qualche passo avanti e, per mia enorme sorpresa, mi ritrovai circondata in un abbraccio così caldo da farmi quasi star male.
“Ciao piccola mia” mi sussurrò, con la voce tremante.
Dopo un po’ sciolse l’abbraccio, mi portò le mani sulle guance e mi guardò un po’.
“Ti trovo benissimo e sei sempre meravigliosa.” Mi sussurrò, baciandomi poi la fronte.
Non smettevo di sorridere.
Scossi poi la testa e mi voltai verso Joshua, che stava dietro di me.
“Mamma, lui è Joshua.” Dissi.
Mia madre, raggiante, fece un passo verso di lui porgendogli la mano e dicendo “Amber White”.
Per mia enorme sorpresa Joshua fece un mezzo inchino, prese la mano di mia madre e le baciò, lievemente il dorso, rimettendosi poi dritto e dicendo “Joshua Balz”, sfoggiando il più bel sorriso di sempre.
“Che ragazzetto educato, bene bene. Entriamo ragazzi, avanti.” Disse mia madre, facendoci strada.
Entrammo in casa e davanti la porta trovammo i due maggiordomi  -e notai che non erano più gli stessi che c’erano il giorno che ero andata via, fatto strano dato che i precedenti erano con i miei genitori da quando ero piccola- che ci presero le giacche e le portarono nella cabina armadio.
Io e Josh ci sedemmo sul divano, attendendo mia madre che era andata a chiamare mio padre.
“Non sapevo di questi tuoi modi così.. nobili” sussurrai, sorridendo, a Josh.
“Non lo sapevo nemmeno io, Chris mi ha fatto lezione tutto il pomeriggio” disse lui, alzando le spalle e ridacchiando.
Gli strinsi la mano quando sentii i passi pesanti di mio padre scendere le scale.
Josh mi carezzò il dorso della mano con il pollice sussurrandomi “Calma, andrà tutto bene” ed io annuii.
Quando mio padre comparve all’entrata del salotto io e Josh ci alzammo in piedi, in sincrono ed io mi irrigidii, terribilmente.
Mio padre mi fissava ma non aveva il suo solito sguardo accusatore, sembrava quasi.. stupito ?
Giacca e cravatta, come suo solito, con i suoi capelli neri tutti perfettamente in ordine ed i suoi occhi color cioccolato sgranati verso di me.
“Elizabeth..” sussurrò, ed un brivido percorse la mia schiena.
Mi padre fece qualche passo verso di me e rimase a pochi centimetri di distanza, porgendomi la mano.
“Ti trovo bene..” sussurrò, sorridendo.
Strinsi la sua mano e quando stavo per rispondere, mi attirò a sé abbracciandomi.
Rimasi stupita.
Mio padre non mi aveva mai abbracciata.
Alle sue spalle, vidi mia madre asciugarsi una lacrima e capii.
Il mio andare via doveva aver risvegliato in loro qualcosa, non sapevo cosa.
Sciolto l’abbraccio Joshua si presentò e poi andammo tutti a tavola.
Raccontai ai miei genitori di Jimmy, Chris e i ragazzi, del mio nuovo lavoro e loro apparvero estasiati di sapere tante belle notizie.
Eravamo arrivati al dolce quando mia madre tossicchiò, si pulì le labbra con un tovagliolino e poi parlò.
“Volevamo assicurarci che tu stessi bene ed avessi un posto sicuro in cui stare perché noi.. ci trasferiamo.” Annunciò.
Guardai prima lei poi mio padre, confusa.
“Vi.. vi trasferite ?” domandai.
Mia madre annuì poi a parlare fu mio padre.
“Non siamo stati affatto degli ottimi genitori, abbiamo fatto schifo su ogni fronte e spero che tu per questo un giorno potrai perdonarci. Ci trasferiamo a Londra e non vogliamo trascinarti con noi. Abbiamo deciso di ricominciare, tua madre ha di nuovo trovato lavoro come sarta ed io sono riuscito a farmi spostare negli uffici della banca a Londra. Detto questo, volevamo essere sicuri tu stessi bene perché così potrai continuare la tua vita qui. Ogni volta che avrai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, anche soldi, o un posto in cui stare, alza il telefono e verrò a prenderti personalmente.” Detto ciò sospirò e prese la mia mano “Elizabeth, spero un giorno potrai perdonarmi per tutto il male che ho fatto a te e a tua madre.” Stavo per piangere ?
No, non avrei pianto.
Ero stanca di piangere.
Strinsi la sua mano e sorrisi.
“Io ti ho già perdonato. Vedere la pelle di mamma priva di lividi, vedervi così uniti e vedere che avete avuto il coraggio di lasciarmi libera beh.. Ve lo siete meritato il mio perdono. Ma voi perdonate me, se non sono mai stata la figlia che volevate.”
“ACCIDENTI, NO!” gridò mia madre, attirando la mia attenzione “Tu sei perfetta, perfetta per noi. Siamo noi che abbiamo sbagliato, ma tu sei perfetta, piccola mia. Dico davvero. I tuoi sogni, la tua grinta, il tuo coraggio sono tutto ciò che a noi è sempre mancato.” Concluse, sorridendo.
Sorrisi anche io.
“Grazie.” Sussurrai.
“Dunque, Joshua, posso fidarmi a lasciarti la mia bambina ? Ti prenderai cura di lei ?” domandò mia madre, poggiando una mano su una spalla di Joshua.
“Assolutamente sì, signora White. Mi prenderò cura di lei. E oltretutto non sarò solo, anche tutti gli altri si prenderanno cura di lei e sarete sempre i ben venuti in casa nostra se mai vorrete venire a trovarla ed assicurarvi che tutto fili liscio.” Rispose, sorridendo.
Mia madre si allargò in un enorme sorriso e ringraziò.
Finita la cena salimmo tutti insieme al piano di sopra ed entrammo in camera mia ed io cominciai a raccogliere nelle valigie tutto ciò che c’era di mio che mi sarei voluta portare via, quando la camera fu completamente vuota e le mie 6 valigie furono pronte, abbracciai fortissimo i miei ringraziandoli per tutto, asciugai le lacrime di mia madre, accolsi con piacere i baci di mio padre poi io e Josh caricammo i bagagli in macchina e partimmo.
“Wow..” sussurrai, a metà strada, accendendomi una sigaretta.
“Stupita ?” mi domandò lui.
“Da morire ma.. sono così felice. In fondo non sono neanche tanto anziani, possono benissimo rifarsi una vita e.. mi hanno appena lasciata libera.” Sussurrai, sull’orlo di una crisi di gioia.
Joshua mi prese la mano sorridendo.
Avevo diviso le valigie in modo da avere tutto ciò che mi serviva sia in casa Motionless che in casa Sullivan così prima passammo a casa di Jim e lasciai li le tre valigie, poi ripartimmo dopo aver preso un caffè con Jim e gli altri e avergli raccontato tutto e raggiungemmo casa Motionless dove passammo la serata tra birra e sigarette a raccontare tutto ciò che era successo.

 











Guardai l’orologio sul mobile che segnava le 16.30.
Alle 18.00 dovevo andare a lavoro e stavo sul dannato libro di filosofia dalle 14.30.
Il mio cervello era in procinto di esplodere malamente.
Sbuffai, poggiando la faccia sul tavolo e chiudendo il libro.
Era inutile continuare a rileggere quelle dannate tre pagine, il giorno dopo sarei andato interrogato e ci sarei andato molto alla “o la va o la spacca” e tanti cari saluti.
Mi alzai, raggiunsi l’angolo cottura del piccolo appartamento e accesi il fuoco sotto la macchinetta del caffè che avevo precedentemente preparato.
Oggi non sarei riuscito ad incontrarmi con Dan dato che doveva fare anche il pomeriggio al negozio, segno che o Brian o Effie sarebbero mancati.
Chissà come mai.
Stavo per versare il caffè nella tazzina quando qualcuno bussò alla porta.
Poggiai di nuovo la caffettiera sul fornello e mi avvicinai alla porta.
“Chi è ?” gridai.
“Matt ? Sono Effie!”
Rimasi in piedi, fermo, come paralizzato dietro la porta.
Cosa cazzo ci faceva lì ?
Cosa voleva ?
Mi prese il panico.
“UN SECONDO” gridai, istericamente e mi fiondai in camera per infilarmi un paio di jeans e una maglietta dato che avevo il vizio di girare per casa in boxer.
Poi feci un profondo respiro ed aprii la porta.
Effie, con i capelli sciolti, gli occhi sempre ricoperti di trucco e –per mia sorpresa- la mia enorme felpa a coprirla fino alla ginocchia, sorrideva nervosamente.
Feci un passo indietro “Prego” dissi ed Effie ringraziò entrando nell’appartamento.
Chiusi la porta e le feci strada in cucina in un pesantissimo silenzio.
Versai il caffè in due tazzine, sicuro che non lo avrebbe rifiutato.
Lei ringraziò e si mise seduta a tavola, ed io la imitai.
“Ho disturbato ?” domandò poi.
“Oh, no tranquilla. Avevo appena finito di studiare filosofia” risposi, sorseggiando il mio caffè.
Dopo qualche istante di silenzio imbarazzante mi decisi a parlare.
“Perché sei qui ?” le domandai.
“Per mille motivi, Matt e voglio dirteli tutti. Ho avuto molto tempo per pensarci e finalmente sono qui, quindi non intendo tenermi dentro nessuna delle cose che ho intenzione di dirti.” Rispose lei, diventato improvvisamente seria.
Annuii “Ti ascolto” dissi.
“Prima di tutto, parliamo di noi.” Fece un profondo respiro “E’ ora di chiudere tutto il capitolo precedente e ricominciare da zero. Io sono innamorata, follemente, di Joshua e non intendo fare alcun passo indietro ma so anche, ne sono certa, che tu sei  innamorato di Valary anche se sbagli a dimostrarlo. Quindi io direi di azzerare tutti gli errori che ci sono stati prima e ripartire da zero.” Mi disse.
Annuii “Va bene” le porsi la mano “Matthew Charles Sanders, ma puoi chiamarmi Matt.” Conclusi.
Lei sorrise e strinse fortissimo la mia mano “Elizabeth White ma DEVI chiamarmi Effie” disse, senza smettere di sorridere.
Sciolsi la stretta di mano e tornai serio, come anche lei.
“Parlami degli scatti di rabbia.” Mi disse, con fermezza.
Deglutii.
“Sono iniziati.. quando avevo 13 anni e sono andati peggiorando ma ora con l’aiuto della madre di Dan, che è una psicologa, ci sto lavorando e ora riesco a controllarmi di più.” Conclusi.
Effie sorrise “Fantastico, sono felicissima. Ora passiamo alla parte pratica.” Concluse ed io la guardai, confuso e lei riprese a parlare “Prima di tutto, voglio che tu parli con Jim e gli altri. Hanno bisogno di te, non solo come cantante, ma anche come fratello. Hanno bisogno del vero Matt e ora che sono certa che il vero Matt c’è ancora, voglio che tu torni da loro.”
La guardai, nel panico “E se loro non volessero ?”
“Ti fidi di me ? Non aspettano altro.” Concluse sorridendo ed io annuii.
“Quando avremo risolto con Jim, Lexi, Shan e gli altri, passeremo a Valary.” Disse poi, alzandosi ed avvicinandosi al davanzale della finestra, spalancando quest’ultima ed accendendosi una sigaretta.
Mi avvicinai a lei.
“Non credo Valary voglia avere più nulla a che fare con me.” Dissi, sconfortato.
Effie mi poggiò una mano su una spalla, accarezzandomi e sorridendo, poi disse “Ti stupirai di vedere quanto è cambiata Valary.” E sentii un tocco di dolcezza nella sua voce che mi stupì.
Continuammo a parlare per un’oretta poi lei andò via, dicendomi che mi aspettava la sera, dopo il lavoro, a casa di Jim per parlare con gli altri ed io accettai.
Andai a lavoro e rimasi sovrappensiero tutto il giorno, quando staccai, in macchina, le mani mi sudavano dal nervoso.
Raggiunsi casa di Jimmy nel pieno del panico, suonai il campanello e attesi.
La porta si aprì mostrando la piccola figura di Effie che, sorridente, mi abbracciò senza pensarci troppo.
Rimasi stupito da una tale accoglienza ma dopo qualche secondo ricambiai l’abbraccio.
Entrammo in casa e raggiungemmo la cucina dove trovai Jimmy a capotavola con JC in braccio, Brian di fianco a Shannon e di fronte a loro Zacky di fianco a Lexi, presi posto all’altro capo del tavolo salutando tutti con un cenno della mano ed Effie si mise di fianco a me, alla sua destra Brian che non aveva alzato gli occhi dal tavolo nemmeno per salutarmi.
“Siamo qui per ascoltarti.” Disse Jimmy.
Presi un profondo respiro.
“Allora” cominciai, fissando il tavolo “Io voglio scusarmi con tutti voi, le mie scuse ad Effie sono arrivate e ora è il turno di scusarmi con tutti voi. So che ai vostri occhi sono apparso come un mostro ed avete tutte le ragioni di non credere a ciò che ora vi dirò, ma lo dirò lo stesso: Punto primo, sono innamorato perso di Valary e con lei ho sbagliato tutto. Ma questo è un discorso che affronterò con lei. Riguardo tutti voi, non ho molto da dire, mi sono comportato da coglione ma posso spiegare. Soffro, come sapete, di attacchi di rabbia, rabbia repressa che sfocia poi in quei miei terribili attacchi di violenza ma mi sto facendo curare. La situazione è caduta a picco quando mia sorella si è trasferita ed i miei nervi sono saltati di brutto perché, come sapete tutti, non si può vivere in casa mia senza mia sorella. La madre di Dan, che fa la psicologa, mi sta aiutando a risolvere tutti i miei problemi. Ci sto lavorando, per il resto, posso solo chiedere perdono.” Detto ciò alzai lo sguardo e trovai gli occhi di tutti puntati contro di me.
“Chi mi assicura che sei di nuovo il Matt di prima ?” domandò Brian.
“Nessuno, devi solo fidarti.” Risposi, di getto.
Ci fu un pesantissimo silenzio poi Lexi si alzò, si avvicinò a me e rimase in piedi al mio fianco.
Stavo per parlare ma lei mi diede uno schiaffo in pieno volto che mi costrinse a girare il viso dall’altro lato.
Tornai a guardarla e la trovai con gli occhi pieni di lacrime così mi alzai e lei si buttò tra le mie braccia e la strinsi nel mio abbraccio.
“MALEDETTO BASTARDO, HO TEMUTO DI PERDERTI, CHE FRATELLO DEL CAZZO, VAFFANCULO MATT, VAFFANCULO!” gridava, piangendo.
“Scusami. Non me ne andrò più.” Le sussurrai, stringendola a me.
Mi voltai, sempre con Lexi tra le braccia e trovai tutti in piedi che sorridevano, solo Effie era rimasta seduta ma sorrideva anche lei.
Quando Lex si calmò abbracciai, uno ad uno, tutti gli altri.
Mentre abbracciavo Brian mi disse “Sei mio fratello e mi ha infranto il cuore vederti comportare così, fa un’altra stronzata del genere e io ti giuro che ti ammazzo.”
Sorrisi “Non accadrà più.”
“Bene, ora corri dalla tua donna, aspetta solo te.” Mi disse, sciogliendo l’abbraccio e dandomi una pacca sulla spalla.
Confuso, mi voltai verso Effie che se ne stava sulla porta della cucina.
“Andiamo, Valary ci aspetta.” Mi disse ed io non obbiettai, la seguii fuori casa e salimmo in macchina.
Arrivammo in fretta a casa Di Benedetto ed io seguii, in silenzio, Effie fino alla porta di casa.
Lei bussò e rimanemmo in attesa.
Michelle aprì la porta e, con voce scocciata e un’espressione schifata in volto, gridò “VALARY, C’E’ QUELLA SFIGATA DI CLASSE TUA”, sentii ribollire il sangue ma notai la calma impassibile di Effie così decisi di rimanere in silenzio.
Michelle sparì all’interno dell’abitazione lasciando il posto a Valary che spalancò la porta e, senza accorgersi di me, strinse Effie in un caldissimo abbraccio.
Valary non era come me la ricordavo, era assurdo.
Aveva dei jeans stretti, una maglia dei pantera e tutti i capelli sciolti e lasciati alla rinfusa.
Niente a che vedere con come ero abituato a trovarla di solito.
“Val, c’è qualcuno per te.” Sussurrò Effie, facendosi da parte.
Valary alzò lo sguardo e rimase come pietrificata, portandosi una mano davanti alla bocca.
Effie le prese la mano come a rassicurarla e lei si rilassò, ma di pochissimo.
Poi fece un passo avanti ed Effie rimase appoggiata al muro, accendendosi una sigaretta.
“Perché sei qui ?” mi chiese Valary, con voce tremante.
“Sono qui per chiederti di perdonarmi per tutto ciò che ho fatto. Sono stato orribile, con te e gli altri ma con te.. beh, ho fatto veramente schifo.” Dissi, facendo un passo verso di lei.
Valary abbassò gli occhi e sospirò, sconfortata.
“Val, ti prego, guardami.” Dissi, disperato ed attesi che lei alzasse la testa e mi guardasse “Sono qui, sto cambiando. Sto lavorando su me stesso per essere migliore ma non posso, davvero non posso essere migliore se non ho te al mio fianco. Ti amo con tutto me stesso e non c’è altra donna all’infuori di te che vorrei, ti prego, dammi un’altra possibilità. Giuro che non la butterò all’aria.” Conclusi, con voce tremante.
Valary mi guardò, scrutò nei miei occhi.
Sembrò come se mi stesse guardando dentro, la sentii come infilarsi sotto la mia pelle e studiare ogni minima parte di me.
Poi, finalmente, la vidi sorridere.
“Me lo prometti ?” sussurrò.
“Te lo prometto.” E detto ciò, Valary si buttò tra le mie braccia ed io la strinsi fortissimo iniziando a baciarla.
Quando entrambi ci fummo calmati, entrammo in casa, attraversammo il salotto ed uscimmo nel giardino sul retro, sedendoci tutti e tre su una panchina.
Le ragazze mi raccontarono di tutto ciò che era successo in quei giorni in cui mi ero allontanato, mi avevano raccontato della grande amicizia che stava nascendo tra loro due e di come Effie era riuscita a buttare giù tutti i pregiudizi dei ragazzi su Val e fare in modo che cominciassero ad apprezzarla.
In più mi avevano detto che Valary aveva cominciato ad apprezzare tremendamente tutta la musica che piaceva a noi, questo con l’aiuto anche di Lexi e Shannon e di come Valary aveva deciso di “cambiare look”, mi avevano raccontato di come si era allontanata dal gruppo di stronzette formato da sua sorella e le altre due oche e di come si era sentita libera nel potersi mostrare al mondo esattamente per ciò che è.
Valary era in braccio a me, con il viso nell’incavo del mio collo ed Effie era seduta di fianco a noi.
“Beh.. posso solo.. ringraziarti, davvero, Effie. Senza te non so come avremmo fatto.” Sussurrai, sorridendo.
“Nah, non serve. Godetevi il vostro amore.” Detto ciò si alzò, imitata da Val che la abbracciò, poi Effie abbracciò anche me ed infine se ne andò augurandoci buonanotte.
“Resti qui, stanotte ?” mi domandò Val.
“Resto quanto vuoi.” Risposi.
E la baciai, godendo di tutto l’amore che riusciva a darmi, quell’amore che avevo bramato per tanto, senza mai riuscire a raggiungerlo davvero, a causa mia.




















Ero in salotto con Devin e Ryan a guardare la tv mentre aspettavamo che Effie tornasse dalla sua “missione speciale” per riportare Matt in famiglia.
Aveva insistito perché la lasciassi andare da sola ed io l’avevo accontentata ma ora ero li a morire d’ansia a tal punto che quando il campanello di casa suonò, balzai in piedi e raggiunsi la porta in un secondo, tirai su il citofono e me lo portai all’orecchio chiedendo, istericamente, “CHI E’ ?” ma la voce che mi rispose non era affatto quella di Effie.
“Se indovini, ti regalo una confezione di tacos.” Disse la voce.
Aprii il cancello, ridendo e rimasi in attesa davanti la porta aperta.
Non avevo detto nulla ad Effie di chi sarebbe arrivato perché sapevo che era una band che lei aveva molto a cuore, una band che ascoltava fin troppo e per la quale avrebbe dato di matto.
I quattro scesero dall’auto carichi di valigie ma il primo ad arrivarmi addosso fu Vic, gridando “JOSHUA CAZZO QUANTO TEMPO, CIAOOOOO!” ed io lo abbracciai, ridendo.
Gli altri si avvicinarono e poggiarono a terra le valigie, salutandomi per poi seguirmi all’interno della casa e salutare Devin e Ryan.
“Chris e Ricky ?” domandò Jaime.
“Sono al piano di sopra a prepararvi la stanza.” Rispose, sorridendo, Ryan.
“Allora saliamo!” dissi io, e tutti insieme salimmo raggiungendo la stanza che Chris e Ricky stavano preparando per i Pierce The Veil, che era poi la stanza di Ryan e Devin che vi avrebbero rinunciato ed avrebbero dormito con me ed Effie.
“RAGAZZI!” gridò Ricky, fiondandosi contro i quattro appena arrivati e facendosi stringere in un enorme abbraccio.
Quando i quattro si furono sistemati scendemmo in salotto a mangiare la pizza che Ryan aveva riscaldato –o meglio bruciato- al forno.
“Allora, questa famosa ragazza ?” domandò Mike, dopo aver ingoiato il pezzo di pizza.
“La stiamo aspettando, non sapeva che sareste arrivati oggi. Sapeva che sareste arrivati tra tre giorni.” Risposi, sorridendo.
“Ma esattamente perché non le hai detto nulla ?” domandò Jaime.
“Questa ragazza è una nostra grande fan.” Rispose, al mio posto, Mike, orgoglioso.
“FIGO! Quindi sentiremo urli e pianti e robe isteriche di questo genere ?” domandò, saltellante, Jaime, ricevendo uno scappellotto dietro la testa da Tony.
“Che ho detto ?” fece Jaime.
“Smettila, poverina. Le faremo prendere un colpo!” disse Tony, sbuffando.
Tutti scoppiammo a ridere.
“Vi renderete subito conto del perché è così legata a voi.” Disse improvvisamente serio, Chris.
Tutti lo guardammo, noi seri e i Pierce The Veil incuriositi.
Vic stava per parlare ma il campanello di casa suonò di nuovo.
“DEVE ESSERE LEI!” gridò Ricky, nel panico e tutti ridemmo della sua faccia nervosa.
“Okay, preparatevi!” disse Devin, spingendo Jaime davanti la porta.
I quattro si misero in piedi, in riga, davanti la porta, ridendo.
Risposi al citofono e riconobbi la voce di Effie, così aprii il cancello e lasciai la porta chiusa, tirandomi indietro ed affiancando Chris e gli altri.
Mike, ridendo, si fece qualche passo avanti.
Quando Effie bussò, Mike aprì la porta dicendo “Buonasera!”, senza smettere di sorridere.
Vidi Effie sbiancare completamente poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
Sussurrò “Porca puttana.”, sconvolta e richiuse di botto la porta.
Mike si voltò verso di me, ridendo.
“Ma che caz-“ sussurrò Jaime.
“MINIMO LE E’ PRESO UN INFARTO, ODDIO, ANDATE A VEDERE!” gridò, preoccupato, Tony.
“GUAI A VOI SE APRITE QUESTA FOTTUTA PORTA SENZA IL MIO PERMESSO!” gridò Effie da fuori, facendo ridacchiare tutti.
“JOSHUA.” Gridò ed io trattenni a stento una risata.
“SI ?” dissi.
“SONO REALI ?”
“TERRIBILMENTE”
“E TU LO SAPEVI ?”
“SI”
“TI ODIO”
“NON E’ VERO”
“NO, INFATTI, MA OK. OK. APRI.”
Ridacchiando feci cenno a Mike di aprire la porta e lui lo fece.
Effie rimase davanti a lui, fissandolo in tutta la sua altezza poi improvvisamente si buttò addosso a lui gridando e abbracciandolo.
Mike, senza smettere di sorridere, la abbracciò.
Dopo dieci minuti Effie corse da Tony e lo abbracciò, fece lo stesso con Jaime e con Vic.
Poi si avvicinò a me e mi abbracciò, tremando.
Quando ci fummo calmati passammo tutti in salotto dove Effie si mise seduta tra Mike e Vic ed iniziò a raccontare, con fin troppa tranquillità, tutta la sua vita.
Raccontò loro quanto la loro musica la avesse aiutata in quegli anni e i sorrisi orgogliosi dei ragazzi erano imperdibili.
Quando finì di parlare, i ragazzi si alzarono e la strinsero in un enorme abbraccio di gruppo.
Dopo l’abbraccio Effie si illuminò, tirò fuori il cellulare dalla tasca e digitò un numero, rimase in attesa poi urlò.
“SHAN, A CASA MOTIONLESS IL PRIMA POSSIBILE, CI SONO I FOTTUTI PIERCE THE VEIL” sentimmo Shannon gridare dall’altra parte del telefono e scoppiammo tutti a ridere, poi Effie bloccò il telefono e lo rimise in tasca senza smettere di sorridere.
Poi si alzò e venne a mettersi in braccio a me.
“Come mai ci hai parlato della tua vita così tranquillamente ? Alla fine neanche ci conosci..” sussurrò, curioso, Jaime.
“Vero, ma voi conoscete me.” Disse lei, sistemandosi meglio sulle mie gambe.
“Come ?” fece ancora Jaime.
“Dalle vostre canzoni io so che mi conoscete, non di persona ma sapete che ci sono. Sapete che nel mondo esistono persone come me, distrutte ed abbattute che hanno solo bisogno di essere tirate su e se voi foste brutte persone di cui non ci si può fidare, sono certa che non scrivereste canzoni simile.” Rispose, tranquilla.
Vic e Tony si illuminarono in un meraviglioso sorriso, Jaime annuì dicendo “Beccati.” E Mike sorrise, accendendosi poi una sigaretta.
Il campanello suonò ed io mi alzai, aprii il cancello, attesi qualche secondo poi aprii la porta sorridente, trovandoci dietro Shan e Lex visibilmente nervose.
“S-sono davvero qui ?” mi domandò Lexi, mentre entrambe entravano.
Annuii, senza smettere di sorridere ed indicai il salotto.
Shan e Lexi si guardarono per qualche secondo poi corsero verso il salotto da cui sentii poi provenire le loro grida di totale gioia.
Chiusi la porta senza smettere di sorridere e tornai lì dove trovai Lexi in braccio a Jaime che rideva senza freni e Shannon che cercava disperatamente di stringere in un abbraccio Vic, Tony e Mike in contemporanea.
Affiancai Joshua che stava in piedi vicino al divano tutto sorridente.
Quando tutti ci fummo calmati e dopo aver fatto quasi un centinaio di foto con i Pierce the Veil, le ragazze annunciarono che sarebbero tornate a casa prima che i genitori finissero nel panico dato che erano uscite tutte e due di casa in gran fretta, lasciando tutti in pensiero.
“Domani qui alle cinque e un quarto per le prove, Lex.” Disse Joshua mentre accompagnavamo le ragazze al cancello e Lex annuì, felicissima.
Rimanemmo davanti al cancello mentre le due salivano in macchina ma proprio quando stavano per chiudere gli sportelli, Mike sbucò fuori dalla porta gridando “RAGAZZE, EHI ASPETTATE!” e raggiungendoci.
Le due si affacciarono ai finestrini e Mike si poggiò dal lato di Shannon.
“Shannon, devo chiederti un favore!” disse.
“Dimmi tutto.” Rispose, sorridendo e incuriosita, Shan.
“Guarda questo” e detto ciò le diede un foglio “E dimmi che ne pensi, vorrei tatuarlo ma sulla gola non trovo nessuno in grado di tatuarmi e ho saputo che sei specializzata in quasi tutti i tipi di tatuaggi.” Concluse.
Shan studiò il foglio e disse “Sì, si può fare. Vieni a lavoro con Chris e gli altri domani e ci mettiamo a lavoro.”
Detto ciò Mike sorrise veramente felice poi raggiunse me e Josh, salutammo le ragazze che partirono e poi rientrammo tutti in casa.
Rimanemmo un’oretta in salotto poi, piano piano, risalimmo tutti e ce ne andammo a letto.
In camera con me e Josh c’erano Devin e Ryan e passammo così un’altra ora a ridere delle stupidaggini di Devin, prima di riuscire a prendere sonno.





















Mi giravo e rigiravo nel letto senza pace.
Sbuffai, sonoramente.
“Ehi..” farfugliò Ricky, assonnato, accarezzandomi una guancia “Che succede ?”
“Incubi di merda. Mi sono svegliato e non ho più sonno.” Sospirai.
“Posso fare qualcosa ?” domandò, strusciandosi una mano sugli occhi e tirandosi su di poco, il tanto che bastava per guardarmi in faccia.
Sorrisi nel buio e gli accarezzai una guancia.
“No piccolo, torna pure a dormire. Vado a bere un bicchiere d’acqua e poi torno.” Risposi, baciandolo ed alzandomi.
Uscii silenziosamente e scesi le scale.
Mi piaceva muovermi al buio.
Non faticavo molto a vedere e mi sentivo.. quasi al sicuro, nel buio.
Nascosto da occhi indiscreti.
E poi il silenzio della notte mi piaceva da morire.
C’era una pace pazzesca.
Entrai in cucina ed accesi la luce, per poi sobbalzare, spaventato.
Mike se ne stava seduto a tavola, con una sigaretta tra le dita e una birra poggiata sul tavolo, si voltò a guardarmi, stupito.
“Ehi” dissi, avvicinandomi al lavandino ed aprendo l’acqua, per prendere poi un bicchiere.
“Ehi Chris, scusa se ti ho spaventato.” Mi disse, sorridendo.
Misi l’acqua nel bicchiere, chiusi il lavandino e mi voltai a guardarlo.
“Nessun problema, che cazzo facevi al buio da solo ?” domandai, poi bevvi tutto d’un sorso il mio bicchiere d’acqua.
“Niente è che non riesco a dormire, ho tutti gli orari sballati da quando giriamo il mondo senza una cazzo di sosta e ho dormito per tutte le 13 ore di volo, ora non ho più sonno. E tu ? Che fai sveglio ?” mi domandò, bevendo un sorso della sua birra.
Presi posto di fianco a lui.
“Incubi, come sempre.” Sospirai.
“Sigaretta ?” disse, porgendomi il pacchetto.
“No grazie, sto facendo di tutto per smettere.” Risposi, sorridendo.
“Grandioso. Dovrei provare anche io.” Disse ed entrambi scoppiammo a ridere, sapendo che era impossibile che Mike smettesse di fumare.
Presi a giocare col bordo del bicchiere.
“Ehi, c’è qualcosa che non va ?” mi domandò.
Annuii.
Io e Mike eravamo amici da un sacco di anni, come anche tutti noi Motionless con i Pierce The Veil e Mike mi conosceva bene.
Lui aveva quel suo strano modo di imparare a conoscere le persone in pochissimo tempo e sapeva ogni cosa di ognuno di noi.
“In realtà sì..” sussurrai.
“Vuoi parlarne ?” mi chiese.
Annuii “Mi farà sicuramente bene sfogarmi un po’.”
Mike si voltò completamente verso di me, spense la sigaretta finita nel posacenere e prese a fissarmi.
“Sai..” cominciai “Sono spaventato da questa situazione che è venuta a crearsi. Intendo Effie, Shannon, Lexi e gli altri ragazzi. Tu ci conosci, sai che noi ragazzi siamo abituati a stare tra di noi, siamo abituati ad essere scansati praticamente da tutti e finora ci andava bene così. Ma ora.. ora è come.. Come se anche io riuscissi a sentirmi parte di questa grande famiglia formata da Effie, Jimmy e tutti gli altri..”
“E.. cosa ti spaventa ?” mi domandò lui.
“Mi spaventa l’idea che potrebbero presto stancarsi di noi, infrangere i cuori di Ricky e gli altri e.. io non potrei mai perdonarlo.” Ammisi, tristemente.
“Chris, ascoltami. Non accadrà, ok ? Non posso assicurarti nulla, è vero, perché non vivo nelle loro teste ma io potrei quasi mettere la mano sul fuoco per la certezza che ho che questo non accadrà. Almeno non con Effie e le ragazze. Gli altri devo conoscerli ancora, ma da come tu ed Effie me ne avete parlato, sono quasi certo anche di loro.” Mi disse.
“E io cosa devo fare, Mike ? Sono nel panico. Ho così paura che possa andare tutto male.” Dissi, passandomi, sconfortato, una mano in faccia.
“Devi solo avere fiducia.” Mi disse, sorridendo.
“Io ? Fiducia ? Io non so neanche più cosa sia la fiducia.” Dissi.
“Eppure ti stai fidando di me, ora.” Ammise lui.
Rimasi a fissarlo.
“Effettivamente..” sussurrai, ridacchiando.
“Chris, credimi, fidati di loro. Lasciali provare. Hai lasciato provare anche me, mio fratello e Tony e Jaime e non mi sembra sia andata male, o sbaglio ?” domandò, poggiandomi una mano su una spalla.
“Vero. ..Va bene. Li lascerò provare.” E detto ciò sorrisi.
Mike mi abbracciò ed io lo strinsi.
Dopo un po’ si alzò dicendo “provo ad andare a dormire o domani non riesco ad alzarmi per venire a lavoro con voi.”
“D’accordo, risalgo anche io tra poco.”
“Sei come un fratello per me, tu come anche Ricky e gli altri e non lascerò che nessuno infranga i vostri cuori. Ma non posso neanche lasciare che affoghiate nel vostro buio da soli, non quando ci sono delle persone valide che tendono le loro mani, insieme a me, per tirarvi su.” Disse, fermo sulla porta, sorridendo.

Sorrisi anche io sussurrando “Grazie.”
Mike fece un cenno con la mano poi si avviò verso le scale, sparendo alla mia vista.
Mi voltai verso la finestra e mi misi ad osservare il cielo completamente nero, coperto da terribili nuvoloni neri.
Il tipico cielo che piaceva a me.
Improvvisamente, davanti ai miei occhi, cominciarono a passare tante immagini.
La prima fu quella delle braccia di Effie, piene di cicatrici.
L’avrei aiutata a guarire.
Poi ci fu l’immagine di Shannon che si impegnava, con tutta se stessa, nell’arte dei tatuaggi.
L’avrei aiutata a raggiungere la cima.
Poi ecco Lexi, furiosa e raggiante dietro la sua batteria.
L’avrei tenuta per mano in tutto il percorso che ci aspettava in quel mondo tortuoso e pericoloso che era il mondo della musica.
Poi ci furono Jim e gli altri, Matt e Val compresi.
Sorrisi.
Non sapevo bene come mi sarei potuto rendere utile con loro, ma qualsiasi cosa, l’avrei fatta.
Perché erano una famiglia distrutta ma coraggiosa, proprio come ero io con i ragazzi.
Ed eccoli, i ragazzi.
Ricky, con quelle sue labbra sottili e il corpo fino come un grissino; Joshua con quel suo sorriso da scemo e la voglia di arrivare in alto; Devin con quel suo modo di fare così da idiota che nascondeva fin troppa dolcezza e premura nei confronti di chi gli stava a cuore e Ryan, con quel suo continuo preoccuparsi di tutti, dimenticandosi sempre del resto del mondo.
Ed insieme a loro, c’ero io.
E c’erano i nostri demoni.
Quei demoni da cui correvamo via, tenendoci tutti per mano.
Quei demoni che ci volevano morti, quelli che avevano sempre provato ribrezzo per noi, che ci avevano sempre etichettati come “non abbastanza”, etichettati come quelli che non sarebbero mai arrivati da nessuna parte, quei demoni che pensavano che ci saremmo fermati ma che non sapevano che noi eravamo li per rimanere, eravamo li uniti, per combattere ed insieme nessuno ci avrebbe mai fermati.
Improvvisamente, fui colpito da un lampo di genio.
Presi un foglio ed una penna e cominciai a scrivere.
Mi accorsi di aver passato tutta la notte sveglio a scrivere quando Ricky sbucò in cucina dicendo “Crì.. sei stato qui tutta la notte ?” avvicinandosi.
Guardai fuori dalla finestra, notando stupido il sole.
Poi tornai a guardare Ricky, sorridendo.
“Vieni qui!” gli dissi, su di giri e lui si avvicinò.
Gli passai il voglio e gli chiesi di leggere, ad alta voce.
Ricky si schiarì la voce poi iniziò a leggere mentre io lo guardavo, estasiato.
I am an enemy of everything, my life is not for sale, my heart is in this fight forever, what can you take from me ?
When there’s not a single fucking day I haven’t fought to stay alive ?
We’re finding hope in the hopeless, I am still their voice that gets stuck in your head.
I am me and I have come to fucking scare you to death because that’s what you deserve you disgusting piece of shit.
I know the only words that you have for me are give up and get out.
You'd like to think that we've been beaten but we're here to stay , forever and always.
Every single day not giving up, living up all my dreams so go ahead and look like I’m inferior.
Condescension, suffering, callousness and loathing are the badges I have earned for my cause and I am finding hope within hatred, a reason to persist, to push past everything.
We are here and we have come to scare you to death because that’s what you deserve you fucking fake ass hypocrites.
I know the only words that you have for me are give up and get out, you'd like to think that we've been beaten but we're here to stay, forever and always.
So loud , we are the ones that you pushed away for drowning your voice out.
You’d like to think we've been defeated, but we’re here to stay, forever and always
Ricky si fermò per qualche secondo poi alzò gli occhi, lucidi, dal foglio e li puntò su di me, sorridendo.
“Continua, ti prego.” Sussurrai.
Ricky annuì, si schiarì di nuovo la voce e riprese.
We've been through everything and we all have our scars.
We may be broken but you can’t kill all of us!
Think before you fucking speak.
I am no villain, think before you fucking speak.
People fear what they don’t understand and so now beauty has become the fucking beast.
Maybe you didn't hear me ? I said go fuck yourself!
I know the only words that you have for me are give up and get out, you’d like to think that we've been beaten but we’re here to stay, forever and always.
So Loud, we are the ones that you pushed away for drowning your voice out.
You’d like to think we've been defeated, but we’re here to stay, forever and always.

Ricky poggiò il foglio sul tavolo e prese a fissarmi, ormai in lacrime.
“Chris.. è.. E’ MERAVIGLIOSA!” gridò, alzandosi e buttandosi tra le mie braccia.
“Chris.. cazzo, sì. E’ .. perfetta.” Annunciò Joshua, entrando in cucina seguito da Effie.
Entrambi mi guardavano estasiati.
“Eravate qui ?” domandai, accarezzando la testa di Ricky che, tra le mie braccia, piangeva.
“Sì” disse Josh, facendo un passo verso di me “Siamo arrivati appena Ricky ha iniziato a leggere e siamo rimasti ad ascoltare.. spero non ti dispiaccia.” Concluse.
“Perché dovrebbe ? Questa canzone è anche per voi. E’ per tutti voi, per noi. La mia famiglia.” Risposi, sorridendo.
Ricky si strinse ancora di più a me e anche Josh ed Effie si unirono all’abbraccio.
Avevo la fronte poggiata a quella di Josh quando lui parlò.
“Come la chiamiamo ?” domandò.
“Non so.. è stata scritta in una notte di demoni.. i miei.. quelli che infestano i miei incubi.. non saprei..” sussurrai, confuso.
“Devil’s night.” Annunciò, singhiozzando, Ricky.
“E’ perfetto.” Dissi, tirandogli su leggermente il viso e baciandolo.
“Non vedo l’ora che si sveglino gli altri, dobbiamo scrivere la musica e provarla, dobbiamo assolutamente portarla al concerto dei Pierce The Veil!” gridò, su di giri, Joshua quando tutti ci fummo seduti a tavola mentre Effie preparava il caffè.
Guardai tutti e tre e sorrisi.
La mia famiglia.. era perfetta.
Ed era il premio più bello per tutto ciò che io e gli altri avevamo dovuto affrontare fino a quel punto.
Ora non eravamo più soli ed avremmo superato tutto.
Quel giorno scrivemmo la musica e provammo incessantemente Devil’s night, finché non ci venne perfetta.
Salendo al piano di sopra per andare a farmi una doccia, sentii, dalla camera di Joshua, un ronzio familiare.
Aprii la porta e trovai Shannon che tatuava qualcosa sulla schiena di Effie.
“Che fate ?” domandai, curioso.
Shannon, senza fermarsi, mi disse “Vieni qui.”
Obbedii.
Raggiunsi Shannon ed Effie e mi avvicinai.
Ciò che vidi mi stupì.
Sulla schiena di Effie ora c’era un enorme nastro arrotolato intorno ad un cuore che sembrava fatto di vetro, pieno di crepe da cui sgorgava sangue e sul nastro c’era, chiara ed inconfondibile la scritta “WE MAY BE BROKEN BUT YOU CAN’T KILL ALL OF US.”
Mi portai una mano davanti la bocca e, per mi infinita sorpresa, una lacrima bollente scivolò lungo il mio viso.
Effie si abbassò la maglietta si girò, stupita.
“C-Chris oddio.. piangi ?” mi domandò, avvicinandosi.
Ma prima che potesse dire altro, la tirai a me e la strinsi in un abbraccio fortissimo, stando attento a non toccare la sua schiena.
Io, il grande Chris, quello freddo che manteneva la calma in ogni situazione, piangevo stringendo convulsamente tra le mie braccia una piccola ragazza tutta ossa.
“Perché piangi ?” mi sussurrò lei, con la faccia schiacciata sul mio petto.
“Perché ti stai facendo questo tatuaggio ?” le domandai, tra le lacrime.
“Perché deve essere il nostro motto. E’ la canzone scritta da te e dedicata all’unica vera famiglia che io abbia mai avuto ed io ci tengo da morire. Perché è così, finché siamo tutti insieme, nessuno potrà ucciderci o abbatterci.” Disse.
La strinsi ancora di più.
“Grazie.” Sussurrai “Grazie per avermi ricordato com’è avere una famiglia, grazie per avermi insegnato che anche un cuore spaccato può riprendere a battere.” Detto ciò la sentii singhiozzare e le baciai la fronte.
La mia famiglia era sempre più bella.
Rimasi in stanza con Effie e Shannon ad assistere al tatuaggio, quando ebbero finito le abbracciai entrambe poi me ne tornai in bagno, con l’intento di farmi la doccia, canticchiando Devil’s Night.



























Ed eccomi di nuovo qui, belli miei aw
Spero tanto che il capitolo sia piaciuto.
Grazie mille alla mia Diggio per avermi aiutata a ritrovare l'ispirazione persa.
Somuchlove,
Sah. 

  
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