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Autore: MagikaMemy    16/07/2008    3 recensioni
E' arrivato il momento di dirsi addio. Il momento di capire che niente, per Sora e gli altri, tornerà ad essere come prima.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: surfisti vanitosi, bagnini un po’ tonti e cuochi giganti

“Non è giusto! Kacchan, diglielo anche tu, che questa è un’ingiustizia bella e buona!”

Rikku era in piedi sul letto e puntava Selphie con l’indice, le guanciotte gonfie come fosse un criceto.

Selphie, che stava già svuotando la sua valigia, le mostrò la lingua, con fare bambinesco.

“Spiacente, Ri-pyon, ma IO sono entrata per prima e IO mi scelgo per prima il letto. Non ci vedo proprio niente di ingiusto!”

Kairi e le altre ragazze erano affacciate alla camera da letto, tutte un po’ scocciate.

“Sì, certo, come no. Ti sei catapultata in casa senza nemmeno lasciarci il tempo di accordarci. E poi scusa, se ci hanno dato delle stanze così grandi ci sarà un motivo! Magari deve ancora arrivare qualcuno!” osservò Kairi, mentre Rikku faceva degli strani cenni col capo.

“Sì, infatti! E poi perché tu devi prenderti una camera intera? Ci sono altri tre letti, qui, se non te ne sei accorta!”

Selphie, che aveva svuotato i suoi bagagli fino all’ultima maglietta, sistemò beatamente i pantaloni nell’armadio aperto, mentre le altre la guardavano, furiose.

“Perché io ho bisogno di spazio per godermi al massimo il soggiorno.”
”Qui non siamo alle terme, Selphie. E, se non l’hai dimenticato, non ci siamo fatte mezza giornata di viaggio per riposarci, ma per lavorare!” le ricordò Paine, le braccia incrociate sul petto.

Selphie stava per ribattere, ma inaspettatamente prese la parola Naminè, che era rimasta in silenzio fino ad allora.

“Adesso basta, Secchan! Ti dò cinque minuti per fare spazio nell’armadio e liberare gli altri letti della tua roba, altrimenti appicco un falò sui tuoi capelli, chiaro?!”

Selphie la scrutò, sorpresa, come del resto fecero anche le altre.

Naminè che alzava la voce era…un avvenimento che accadeva più o meno una volta ogni tre anni!

Selphie, saggiamente, decise di lasciar perdere la battaglia e fece come le era stato richiesto; poi si sedette sul suo letto, diede le spalle alle altre e disse secca: “Questo letto però me lo prendo io.”

Rikku, esaltata dalla vittoria, acchiappò il suo bagaglio e iniziò a svuotarlo, canticchiando la jingle di uno spot pubblicitario sui marshmellow ripieni di gelatina che piacevano tanto a Sora.

Kairi e Naminè si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi insieme si diressero verso l’altra camera da letto, che ospitava tre letti.

Mentre Kairi poneva il suo paio di jeans preferiti nel primo cassetto, Naminè riemerse dai suoi vestiti.

“Kairi, ma come mai le stanze sono così grandi?”

“Chissà, magari deve ancora arrivare qualcuno. Insomma, dai ragazzi avanzavano parecchi posti letto.”

Kairi alzò le spalle, e in silenzio lei e l’amica continuarono a svuotare le valigie, mentre dall’altra stanza si sentivano le voci squillanti di Yuna e Rikku che, sovreccitate, stavano parlando di scambiarsi gli abiti.

Verso le due del pomeriggio, Yuna si affacciò poi sulla loro stanza.

“Ehi, ragazze, andiamo dai maschi? Dààài, sono curiosa di vedere il villaggio!”

Rikku appoggiò il mento sulla testa dell’amica, alzandosi in punta di piedi.

“Oh, sì, sì , anche io voglio veder il villaggio, anche io!”gridò, con un sorriso larghissimo.

Si udì un rumore di chiavi e la voce pacata di Paine: “Se interessa a qualcuno, io sto di là dai raga…”

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Yuna e Rikku, stavolta seguite da Selphie e da due decisamente meno energiche Naminè e Kairi, le erano già accanto, pronte per uscire.

Una volta fuori dal bungalow, le due gals e Selphie si fiondarono letteralmente sul portico di quello degli altri, e Rikku bussò minimo cinque volte, con insistenza.

“Riiiiicchaaaaaan! Tesooooro, dài, vieni, andiamo a farci un giro!”

Yuna sorrideva maliziosa.

“Socchan, veini fuori anche tu, dài!”

All’interno del dormitorio, i ragazzi, non appena udirono quelle ‘vocine leggiadre’, aprirono la porta, se non altro per evitare che Rikku la frantumasse.

Sora uscì sul portico, con l’aria un po’ assonnata e i capelli arruffati.

Kairi notò, con grande, grandissima rabbia, che Yuna lo guardava con fin troppo interesse.

Da quando provava qualcosa per Sora?!

Aveva tanti bei ragazzi ai suoi piedi, perché doveva proprio scegliere lui, cavolo?!

Wakka chiuse il bungalow, e tutti assieme si diressero verso l’anfiteatro.

.

**

La spiaggia del villaggio lasciò tutti a bocca aperta…ad eccezione, ovviamente, di Rikku, Yuna e Sora, che vedendo quella specie di paradiso tropicale non poterono fare a meno di gridare come matti e correre verso la riva.

Ma stavolta nessuno aveva osato lamentarsi…come avrebbero potuto farlo?

Avevano ragione, quei tre, a farsela praticamente addosso.

Quella non era una spiaggia…era più…una specie di fotografia da cartolina!
I fiori di hibiscus rosa e gialli coloravano cespugli dal fogliame ti tante sfumature diverse, la sabbia brillava sotto i raggi del sole…e poi le palme, l’acqua cristallina e trasparente, il profumo di sale che pervadeva l’aria.

Roxas sentiva quell’aroma entrargli nelle ossa.

Adorava il mare, lo faceva sentire…lontano da tutto e da tutti.

A pochi metri di distanza vide il bar e il gazebo dove avrebbero dovuto lavorare Riku e Kairi.

Stava per mostrarlo a sua cugina, quando sentì Yuna gridare qualcosa.

“EHI, RAGAZZI! GUARDATE LA’! IN ACQUA!”

Tutti, Roxas compreso, si voltarono a veder il motivo di tanta confusione.

Tra le onde altissime, in lontananza, vide un ragazzo su una tavola da surf.

Era un tizio un po’ strano, con dei capelli rossi pettinati un pò all’indietro, stile Goku di Dragon Ball.

Roxas sbuffò vedendolo muoversi sicuro di sé tra la schiuma delle onde.

Bah, si vedeva a tre chilometri di distanza, che era un cretino che sapeva solo vantarsi della sua bravura.

Odiava i tipi così, credevano di poter governare il mondo.

E poi chissà da quanti anni faceva surf, era ovvio che fosse un esperto, di quelli fissatissimi che vanno al mare anche in pieno inverno per esercitarsi.

Sora, come gli altri del resto, continuava a studiare i suoi movimenti con tanto di commenti.

“Uuuaaaaooo, guarda come cavalca le onde! Hai visto, Riku?”

“Già, devo ammettere che è in gamba” accordò Riku stranamente.

Sora, senza accorgersene, mise una mano sulla sua spalla.

Riku fortunatamente non era il tipo da arrossire, cosa che lo rendeva alquanto felice, visto che con la sua carnagione sarebbe stato subito evidente, ma non riuscì a trattenere un mezzo sorrisetto mentre Sora lo guardava, speranzoso.

“Riku, anche tu sai surfare! Mi insegni? Eh? Eh?” chiese, con l’insistenza e la voce di un bambino di tre anni.

Riku sbuffò e gli gettò un’occhiataccia.

“Neanche morto! Non riusciresti a restare in equilibrio sulla tavola per più di cinque secondi!”

“Uffaaa, ma se non mi fai provare è normale che non imparerò mai! Eddàààài per favooore!”

“T’ho detto di no, Sora…”

Proprio in quel momento, il surfista, che nel frattempo si era avvicinato alla riva, uscì dall’acqua, la tavola con sopra disgenate delle fiamme stretta sotto il braccio.

Rikku diede una gomitata a Yuna, che represse per miracolo l’istinto di fare un fischio d’apprezzamento.

Il giovane, vedendo un gruppetto così numeroso, si avvicinò correndo.

Quando li ebbe raggiunti, facendo calare il più profondo silenzio, sorrise accogliente.

“Ciao, ragazzi! Cosa ci fate qui? Oggi è Domenica, la spiaggia è chiusa. Non potete starerestare, mi spiace” disse gentilmente.

Roxas lo studiò per qualche istante.

I capelli rossi ora erano resi ancora più scuri dalla luce del sole, ma quello che notò di più fu ill colore degli occhi.

…non era normale…cioè..non potevano esistere degli occhi così verdi…non li aveva mai visti tanto luminosi!

Controvoglia, dovette ammettere che era abbastanza carino.

…oddio…no! Un momento!

Aveva appena pensato che un RAGAZZO fosse carino?

Non…non…non poteva crederci!

Cavolo, cavolo, cavolo!

Forse, a forza di sentirsi dire che era gay, lo era diventato per davvero!

Accidenti a Sora, Kairi e tutti gli altri quando gli davano dell’omosessuale!

Solo perché non aveva mai avuto una ragazza! Oltretutto, non era stata colpa sua se Natsumi Fukoji lo aveva rifiutato l’anno prima!

Sospirò per cercare di calmarsi, gli occhi socchiusi.

Kairi lo notò, ma decise di fingere indifferenza e di chiedergli spiegazioni più tardi.

La ragazza tornò a guardare lo sconosciuto.

Cavolo, quello sì che era un palestrato.

Sembrava appena uscito da Baywatch, porca miseria.

Sora, nel frattempo, aveva preso a parlare a mitraglietta.

ADORAVA conoscere nuove persone.

“Scusaci, non volevamo rompere! Stavamo solo dando un’occhiata in giro…sai, siamo venuti qui per lavorare…”

Il ragazzo sussultò, con un largo sorriso.

“Oh, voi dovete essere il gruppo da Tokyo! Bè, benvenuti al’Issho Ni Natsu Club! Mi chiamo Kozumi Axel.” Porse una mano a Sora, che tutto contento gliela strinse calorosamente.

“Piacere, Mayumi Sora! Ma puoi chiamarmi Socchan!”

Axel gli fece l’occhiolino ed esibì un piccolo ghigno.

“D’accordo, Socchan! Non vedo l’ora di conoscerti meglio!”

Tutti gli altri, cogliendo una nota parecchio preoccupante nella voce di Axel, sorrisero imbarazzati, al contrario di Sora che, ovviamente (e con grande esapserazione di Kairi) non aveva assolutamente immaginato che potesse esserci un doppio senso.

Sora sentì qualcosa afferrarlo per una spalla, e un attimo dopo Riku gli si era parato davanti, tra lui e Axel, costringendoli a mollare la stretta.

Roxas e Kairi si scambiarono un’occhiata un po’ preoccupata.

Riku, acontrario, sembrava tranquillo come non mai.

Lui e Axel rimasero a osservarsi per un attimo, come due lupi pronti a combattere per un pezzo di carne.

Poi il più grande si mise a ridere, cogliendo tutti alla sprovvista.

“Ahah! Mi sa che tu sei un tipo tosto, eh? Come ti chiami?”

Riku non rispose, e Sora capì che stava per perdere le staffe.

Gettò uno sguardo disperato a Roxas che, tanto per cambiare, dovette intervenire.

Si aggrappò al braccio dell’amico e fece una bozza di sorriso.

“Yamamoto Riku. Scusalo, non è un tipo di molte parole.”

Axel, che fino ad allora non aveva fatto caso agli altri, tanto meno a lui, si chinò come se avesse a che fare con un bambino piccolo, ritrovandosi dritto davanti al suo volto.

“…toh, guarda…ma i nani non erano personaggi delle fiabe?” disse, malignamente.

Yuna, Selphie e Tidus sogghignarono, il resto del gruppo si limitò a pregare che Roxas resistesse.

Kairi specialmente era preoccupata.

Suo cugino era particolarmente sensibile sulla questione dell’altezza.

Cioè, in realtà era solo pochi centimetri più piccolo della media, ma lui vedeva questo dettaglio come la vergogna più grande che un uomo potesse subire.

E il fatto che fosse amico di Riku, alto e slanciato stile giraffa, non aiutava di certo Roxas a sentirsi a suo agio.

Certo, anche Sora non era particolarmente alto, ma Roxas non si arrendeva, affermando che più bassi di lui c’erano solo i neonati.

Kairi, ogni volta che il cugino inziava uno dei suoi monologhi sull’ altezza, si dileguava con una scusa per non prenderlo a sassate, istinto che riusciva a remprimere per un miracolo.

Roxas sentì la vergogna invadergli la testa e confonderlo, di conseguenza decise di passare alla difensiva.

“Scusa, ma come cavolo ti permetti?!” esclamò con parecchia frustrazione.

Axel gli scompigliò i capelli, cosa che lo irritò ancora di più.

“Era solo un american joke. Be quiet!”

“’Be quiet’ un corno! E poi scusa, ti sei mai visto allo specchio? Non credere di essere perfetto!”

Axel, stupito dalla tenacia di quella specie di gnomo biondo, rise beffardo.

“Oh, ma vedi, la perfezione è solo questione di punti di vista. Prendi il surf, ad esempio” e con la mano accarezzò la tavola su cui, Roxas notò per la prima volta, erano disegnate delle fiamme rossissime, contraddizione alquanto bizzarra, in effetti “durante le competizioni, per alcuni giudici sei il peggior surfista del mondo…per altri, invece, usi delle tecniche perfette’, appunto. Non c’è una regola fissa al riguardo. Quello che per te è perfetto per altri può essere la cosa più sbagliata del mondo.”

Roxas rimase un attimo spiazzato da quel ragionamento, che in fondo era giusto, ma pur di non perdere la faccia si sarebbe arrampicato sugli specchi fino alla fine.

Stava per ribattere, quando Sora con voce angelica, disse: “Scusa una cosa, Kuzumi” ma Axel lo interruppe bruscamente “Oh, niente Kuzumi. Chiamami Axel.”

“D’accordo, Axel. Axel, scusa, se oggi non si può stare qui in spiaggia…tu che ci facevi in acqua?”

Axel sembrò essere contento di sentirsi fare questa domanda, e rispose prontamente e con la voce carica di orgoglio: “Oh, la domenica la spisggia è per lo staff. Io vengo a quest’ora solo perché è deserto, ma verso le quattro tutti i ragazzi che lavorano al club vengono qui.”

“Quindi tu lavori al club?” chiese Kairi, che a questo punto non ci capiva più niente.

Axel diede un’altra carezza alla tavola e la guardò con uno sguardo come innamorato.

“Esatto. Sono l’insegnante di surf.”

Yuna e Rikku, con gran disgusto di Paine (la quale, insieme a Kairi e Naminè, sembrava essere l’unica dotata di buon senso) emisero qualche gridolino eccitato, rendendo Axel ancora più orgoglioso e, secondo Roxas, vanesio.

Questi non riuscì a remprimere uno “tsk”, che richiamò l’attenzione di Axel, il quale lo guardò tutto fuorchè offeso.

“Sento una nota di disappunto nella tua voce, gnomo.”

Roxas sentì le viscere contorcersi.

Basta, non ne poteva più di essere trattato così!

“Io ho un nome, porca miseria! Mi chiamo Tachibana! Roxas Tachibana!” disse, furoi di sé per la rabbia.

Axel gli fece l’occhiolino, divertito.
“Bè, Roxas, forse se mi pregherai in ginocchio ti darò qualche lezione.” Esclamò tranquillo e sicuro di sé.

Roxas incrociò le braccia sul petto e voltò il capo, mostrando (falsa) indifferenza da quelle parola.

“Per favore! Io non ho alcuna voglia di imparare a surfare, tanto meno se a insegnarmelo c’è uno come te.”

Axel aprì la bocca per ribattere, ma fortunatamente quel bisticcio fu interrotto da una voce sconosciuta provenire da lontano.

“AKUCHAAAAAAAAAAAN!”

Tutti si voltarono verso il chiosco.

Un ragazzo poco meno alto di Axel, biondissimo, con un’acconciautra sparata stile aculeo, correva verso di loro, agitando le braccia con fare frenetico.

Riku notò una raccapricciante somiglianza con Sora, paura che si rivelò fondata quando il giovane arrivò e si buttò tra le braccia di Axel, proprio come Sora faceva semrpe con lui.

Il nuovo arrivato stringeva fortissimo Axel, il quale lo abbracciava amichevolmente.

“Demmy!! Cosa ti è successo? Ti sei perso delle onde stratosferiche!”

Demyx continuava a cingere il collo di Axel con le braccia, scena che Roxas evitò di guardare con la scusa di allacciarsi una scarpa.

“Scusa Akuchan! Saix-sama mi voleva vedere! Doveva darmi la nuova divisa!” e mostrò una busta che teneva stretta in mano.

Axel gli accarezzò una spalla e, raggiante, lo voltò verso i ragazzi.

“Questo è Demyx, ragazzi! E’ il bagnino della spiaggia!”

Il biondino sorrise euforico.

“Ciao a tutti! Potete chiamarmi Demmy, se volete!” disse esuberante.

Sora, evidentemente esaltato per aver trovato un suo simile, si fiondò a presentarsi.

“Piacere Demmy! Io sono Mayumi Sora, ma tutti mi chiamano Socchan! E lui” prese Riku per un braccio muscoloso “ E’ Riku!”

Demyx lo salutò con un ‘come va?” ma il ragazzo più giovane si limitò a restare in silenzio, cosa che lo fece restare un po’ male.

Rikku, decisa a sdrammatizzare la situazione, si fece avanti.

“Oh, non farci caso, è sempre di malumore! Comunque,” e le si affiancarono, come sempre, Yuna e Paine “noi siame Rikku, Paine e Yuna!”

“E io sono Selphie!” si aggiunse Selphie sorridente.

Tidus e Wakka, felici di fare amiczia, soprattutto se i ragazzi in questione erano patiti di sport, non esitarono a stringere le mani di Axel e Demyx.

“Wakka, piacere!”

“Sakura Tidus! Non vedo l’ora di lavorare con voi!”

Demyx e Axel ricambiarono le strette, poi Axel si accorse dell’espressione imbronciata di Roxas.

“Demmy, il nano che vedi si chiama Tachibana. Tachibana…Roxas, giusto?”

Quest’ultimo, sentendosi chiamare, si voltò e disse meccanico.

“Piacere Demyx. Io sono Roxas.” Gettò uno sguaro di fuoco ad Axel “ e smettila di dirmi ‘gnomo’. O almeno, se proprio vuoi fare il simpatico, vedi di cambaire il tuo repertorio, visto che usi sempre gli stessi insulti.”

“Cercherò di ricordarmelo.”

Senza dire nulla, e senza evidentmente notare che intorno a loro c’erano più o meno dodici persone, abassò la schiena in modo da trovarsi faccia a faccia col più piccolo.

Roxas, sentendo le punte dei nasi che si sfioravano, ebbe un brivido di disagio.

Un momento…era davvero disagio?

…sì, sì, certo..insomma, cos’altro sarebbe potuto essere?

“Sei interessante, cucciolo. Ma attento, te sei solo un cangolino domestico scappato di casa…e i randagi del mondo esterno sanno essere pericolosi. Got it memorized?”

Roxas si sentì avvampare, e con un gesto rapido si allontanò, per niente spaventato.

“Se credi che mi farò insultare da te, ti sbagli di grosso. Te lo assicuro. Non sono tanto dolce come sembro. Spiacente, stavolta hai proprio sbagliato bersagli!.”

E, detto questo, si allontanò verso il club sotto lo sguardo stupito di Axel e quelli imbarazzati di Demyx, Sora e gli altri.

***

Sora correva per la spiaggia come un pazzo.

Ok, forse Axel non aveva tutti i torti, riguardo alla bassezza di Roxas…però in effetti non era stato tanto carino a farglielo presente…

“Rox! Roxaaaas, aspetta un po’!”

Roxas sentendosi chiamare, si voltò verso il mare, vedendo un Sora ansimante frenare bruscamente a pochi centimetri da lui.

“Che c’è?” chiese un po’scocciato, nonostante sapesse che era ingiusto prendersela con Sora.

Quetsi però non fece caso al tono dell’amico, anche perché stava ancora tentando di prendere fiato.

“Uff…andiamo, non essere offeso!”

“Io non sono offeso!” esclamò Roxas, rendendosi conto di quanto fosse patetico negare l’evidenza.

Sora sorrise poco convinto.

Ok, forse non era molto sveglio per certe cose, ma non al punto da non riconoscere una menzogna così visibile..

Inarcò un sopracciglio, così, tanto per dimostrare che il suo quoziente intellettivo, nonostante il resto del mondo pensasse il contrario, non era ancora arrivato a zero.

Roxas, già frastornato di per sé, si chiese perché, perché Sora doveva scoprire di avere ancora un cervello in un momento nel quale già lui era abbstanza in crisi senza il bisogno di sentire le perle di saggezza dell’amico.

“Senti Rox, non devi prendertela. Axel stava solo scherzando.” Sora fece un minuto di pausa “…devi ammettere però che sembra proprio uno che riscuote succeso. Le ragazze stavano praticamente tutte sbavando…” gli si illuminarono gli occhi per un breve istante “tranne tua cugina, ovviamente. Lei è troppo intelligente per prendersi la tipica cottarella del bagnino del club vacanze.”

“Lei è troppo intelligente per TE” aggiunse e puntualizzò Roxas.

Sora sentì praticamente due mani che gli SVUOTAVANO il petto, togliendogli il cuore e i polmoni.

“Grazie, Rox. E’ bello vedere che tifi per me!”

Roxas, intuendo che Sora ormai pensava ad altro, decise di stare al gioco e dargli corda.

“Senti So, io sono il tuo consulente amoroso, e in quanto tale devo essere sincero con te!” gli circondò le spalle con un braccio, con fare apprensivo “…non hai spreanze con mia cugina” terminò, secco.

Sora avrebbe voluto spaccargli la testa come se fosse una pignatta, ma si limitò a reprimere l’istinto di sputargli in un occhio e allontanarsi.

“Grazie eh! Che amico! Anche un pezzo di legno mostrerebbe più tatto di te!”

Roxas si mise a ridere, e per dare fastidio a Sora gli strofinò un pugno sulla testa, agitandogli i capelli.

“Ma nooooo, sceemooooo! Sai quanto gel ci ho messo stamattina per sistemarli?”

“Non te ne basterebbe un furgone intero per dare un senso a quella specie di criniera!”

Sora sorrise, nonostante avrebbe voluto mettergli il broncio.

“Brutto….” Si avvicinò a Roxas cercando di acchiapparlo per fargli il solletico, consapevole del fatto che l’amico ODIASSE quando lo faceva, ma la voce di Rikku lo costrinse a demordere.

“SOCCHAAAAAN! ROKUCHAAAAAN! VENITE? AXEL E DEMYX SI SONO OFFERTI DI FARCI DA GUIDE!” gridò la ragazza da lontano, agitando il braccio.

Sora, le mani sulle ginocchia piegate, guardò Roxas serio.

“…davvero vuoi dare ad Axel la soddisfazione di mostrarti offeso?”

Roxas arrossì di botto nuovamente, poi si grattò una guancia timido e si voltò dall’altra parte.

“…ti odio quando ti comporti da migliore amico.”

Sora sorrise raggiante e, dopo aver dato un pugnetto sulla spalla di Roxas, corse verso il resto del gruppo.

Non ebbe bisogno di voltarsi.

Sapeva che Roxas anche stava correndo dietro di lui.

**

“E, ultimo ma non meno importante, il ristorante!” esclamò Demyx con tono trionfante, mostrando la cupola in tutta la sua…bè, la sua trasparenza.

Wakka gli rivolse una smorfia intollerante.

Sarà stato anche simpatico, ma il fatto che Selphie non facesse che guardarlo lo irritava parecchio, dovette ammetterlo.

“E noi anche mangeremo qui?” chiese Tidus, curioso, che in momenti come questi si dimostrava molto, molto simile a Sora.

L’unica differenza tra i due era che Tidus sapeva mantenere il suo tono di vita in modo abbastanza tranquillo, e, soprattutto, non si metteva in mostra come Sora, che, al contrario, faceva dell’esibizionismo la sua unica ragione di vita.

Kairi sospirò.

Possibile che quel ragazzo non avesse ancora imparato che il mondo non era come quello descritto nei manga?

Cioè, Sora era quel tipo di persona che, se alle dieci del mattino gli dicevi così, per scherzo, che c’era un mondo popolato solo da fatine e centauri dall’altra parte del muro accanto a casa sua, restava fino alle sette di sera a cercare di creare una bomba energetica come quella di Goku di Dragon Ball per aprirsi un passaggio ed andare a vederlo.

Definirlo ‘ingenuo’ era un complimento, e Riku amava stuzzicarlo con insulti vari.

Il più famoso?

Quella volta che gli aveva detto: “Quando la natura farà lo sbaglio di creare un essere peggiore di te, vorrà dire che ci riporterà tutti allo stato di primati.”

Ovviamente la frase si era dimostrata troppo complicata per Sora, che nonostante tutto però aveva capito che Riku gli aveva dato praticamente della scimmia, cosa che non aveva gradito molto e aveva causato a tutti un forte dolore alle orecchie per gli insulti che il più piccolo era riuscito a tirare fuori, mentre il diretto inetressatosi era reinfilato gli occhiali e aveva ripreso a leggere come se niente fosse, così, ignorando quel matto che, accanto, saltava sul posto perdendo le staffe.

Kairi sospirò ricordando quell’esperienza, che fu comunque molto comica, e di nuovo lo sguardo gli cadde su Sora, che parlava all’orecchio di Roxas mentre Demyx spiegava dove avrebbero mangiato loro dello staff.

Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva sempre trovato questo aspetto di Sora…come dire? Affacsinante.

Certo, si rendeva conto da sola di quanto la cosa fosse assurda, e non prese nemmeno in lontana considerazione di parlarne alle altre.

L’unica che sicuramente l’avrebbe ascoltata senza giudicare era Naminè, sempre pronta ad aiutarla.

Sì, forse la codsa migliore era parlarne con lei.

Ma prima, capì, avrebbe dovuto chiarirsi un po’ le idee.

Solo allora avrebbe deciso come reagire.

“Forza, venite!”

“Ma, ma Demyx! Qui c’è scritto che la mensa a quest’ora è chiusa…” fece Yuna.

Axel le mise una mano sulla spalla, cosa che provocò reazione sia da parte di Tidus che, e neanche lui stesso ne capì il motivo, di Roxas.

“Oh, ma noi abbiamo un permesso speciale! Vero Dem?”

“Come no, Akuchan! Venite.” E aprì la porta d’ingresso verniciata in bianco.

Il gruppetto ormai numeroso entrò piano piano, e Paine guardando fuori vide i bungalow in lontananza e la vegetazione che circondava la cupola.

Cacchio, quel posto era talmente lussuoso da far paura.

Demyx e Axel, mentre gli altri si guardavano attorno, stupiti ed incuriositi, si avviarono verso una porta sulla quale era scritto: “Cucina. Vietato entrare”.

“Da questa parte!” li chiamò Demyx energico, e spalancò l’uscio.

I ragazzi furono accolti da un’insieme di profumi e aromi totalmente estranei, ma invitanti e particolari.

C’era parecchio calore là dentro, e quando riuscirono a veder tra gli sbuffi di fumo osservarono i tavoli e i fornelli disordinati e pieni di roba che li copriva.

Demyx si guardava intorno, quasi sembrasse stesse cercando qualcosa.

“Xaldichaaan! Xaldichaaaaan!” chiamò d’un tratto, avanzando per il corriodio tra due file di tavole.

Una voce un po’ cavernosa penetrò nella stanza.

“Demyx! Quante cavolo di volte devo dirtelo di non chiamarmi così??”

“Non so chi è, ma questo mi sta simpatico” fece Riku, guadagnandosi una gomitata da Rikku, che lo guardò torva.

“Sbaglio o era una subdola allusione?” chiese, sospettosa.

Riku finse di non aver sentito e si allontanò mesto, riuscendo a raggiungere Sora e Roxas in fondo al gruppo.

Sora gli mostrò uno dei suoi tremila sorrisi.

“Ehilà, Ri! Che ne pensi? E’ fico qui, no?” chiese sottovoce.

Riku rispose altrettanto piano, ma per non farsi sentire dagli altri, tutti presi comunque a guardarsi attorno per cercare il proprietario della voce, dovette chinarsi vicinissmo all’amico per farsi sentire.

Bè, lo ammise a sé stesso, avrebbe mentito dicendo che era stata una cosa del tutto casuale.

Cioè, l’idea di poter sentire il fiato di Sora così vicino a lui non è che gli facesse proprio schifo, ecco.

“Punto uno: non dire MAI PIU’ ‘fico’, e te lo chiedo a nome della popoplazione mondiale. Sembri un vecchio imprenditore statale che ha bevuto troppo sakè alla festa di natale della ditta. Punto due: questo posto è troppo lussuoso, e non appena si accorgeranno di aver assunto un gruppo di ragazzini” guardò Sora divertito “capitanati oltretutto da un minorato mentale, ci sbatteranno subito fuori.”

Sora gonfiò le guanciotte e gli mostrò la lingua, profondamente offeso.

“Uffaaa, quanto sei antipatico, Riku! Se non volevi venire potevi restartene a casa!” e detto questo, gli diede le spalle e incrociò le braccia.

Riku si lasciò scappare una piccola risatina e avvicinò le sue labbra all’orecchio del’altro.

“…dài, scusami. Però anche tu sei permaloso forte, eh!”

“Permaloso? Chi, IO?” chiese Sora, senza voltarsi.

Riku sorrise.

“Va bene, fa come vuoi.” E senza aggiungere altro si allontanò e tornò verso Rikku e gli altri.

Sora, aprendo un occhio, diede un rapido sguardo di lato, ma vide che Riku era andato via.

Aaah, ma in fondo a chi importava di quel caprone con i capelli bianchi?

Era insopportabile, alle volte!

Roxas in quel momento lo raggiunse, divertito.

“So, se ti vedesse un regista di film horror adesso ti chiederebbe subito di fare da comparsa in un suo film. Che ti è successo?”

Sora, nervoso, si girò di scatto.

“A me? Mpf! Proprio niente!!”

Roxa inarcò un sopracciglio, sorridendo.

In quel momento, si udirono dei passi e finalmente l’uomo che aveva gridato prima venne fuori.

Era un tizio sulla quarantina o giù di lì, e Roxas giurò di non aver mai visto in vita sua una persona con un corpo così imponente.

Era altissimo, le braccia grandi e muscolose messe in mostra dalla maglietta a mezze maniche bianca.

Sotto indossava dei pantaloni a scacchi bianchi e neri e un grembiulo sporco, e aveva i capelli divisi a grandi ciocche, raccolti a loro volta in una lunga coda di cavallo ondeggiante.

Sulle guance, infine, troneggiavano due lunghe, lunghissime basette.

Demyx, vedendolo, gli saltò addosso come con Axel, simile ad un cagnolino.

“Xaaaldin, chebellochebellochebello che sei già tornato!”

Il gigante lo acchiappò brusco per le spalle e lo mise a terra, impassibile a tutte quelle feste.

“Oh, sì certo, al giorno d’oggi è talmente rischioso per quelli come me andare a fare la spesa al supermercato lontano meno di un chilometro da qui.”

Demyx sembrò offeso.

“Certo che lo è! Non si sa mai cosa può capitare!”

Xaldin alzò gli occhi al cielo, e solo allora si accorse di tutta quella gente che gli occupava la cucina.

“E questi moccioso chi sono?”

“La simpatia dev’essere di casa qui, eh?” fece Roxas a bassa voce, guadagnandosi un’occhiataccia di Axel.

Gli altri, semplicemente terrorizzati alla vista di quell essere mastodontico, erano rimasti immobili e non osavano fiatare.

“Ma i mammut non si erano estinti?” sussurrò Rikku a Yuna, che scosse la testa scioccata.

Sora, intanto, sembrava essere di nuovo con la testa fra le nuvole, del tutto disinteressato a quello che stava succedendo, troppo preso dal torto appena subito da Riku.

Come al solito, a rompere l’imbarazzo fu Demyx, che intanto saltellava attorno a Xaldin come una ballerina in tutù.

“Xaldichaaan, loro sono i ragazzi da Tokyo! Alcuni lavoreranno con te! Ti ricordi, Saix te ne aveva parlato…”

“Ah già già…beh,io avevo chiesto dei camerieri, non gli ultimi nati del popolo lillipuzziano, ma suppongo che dovrò accontentarmi!”

Roxas guardò il soffitto, pregando il signore che, porca miseria, desse un taglio a quella storia dell’altezza.

Ormai era diventato il suo incubo!

Mentre Xaldin parlava allo sfortunato gruppo delle varie mansioni ‘del perfetto cameriere’,Axel ebbe finalmente l’occasione di studiare Roxas con calma, troppo preso dai suoi monologhi interiori per rendersi conto che qualcuno lo stava fissando.

Però.

Certo, era insopportabile, permaloso, e fin troppo sveglio per i suoi gusti.

Ma cavolo, che occhi che aveva.

Note dell’autrice:

Eccolo qui, è arrivato Axel, finalmente XDXD E con lui anche tutto il divertimento *__*! Ho deciso di creare tra lui e Roxas un rapporto tipico dei personaggi di alcuni manga, ovvero…quando due litigano ma in realtà si piacciono a morte! Certo, entrambi ci metteranno parecchio ad ammetterlo…chissà come finirà?

Mi spiace s eho pubblicato in ritardo, ma spero sia valsa la pena aspettare!

Piccola nota: Riku sta diventando sempre più pericolosamente esplicito XD ma non mi preoccuperei se fossi in Kairi, anche perché diciamocelo, Sora non è motlo sveglio per queste cose ^___^’ ma è adorabile lo stesso, nonostante sià scemottoXD.

Bene, ora rispondo alle recensioni!

SoraRoxas: anche iu mi sono sempre chiesta come cavolo Saix se la sia procurata, quella cicatrice! Mmh…magari ‘giocando’ con Xemnas XDXD! Sì, è vero, Kairi diventa sempre più consapevole di ciò che prova per Sora…ma sai com’è, i capitoli sono tanti ancora, e io ho parecchia crudeltà nelle vene, quindi…aspetto un tuo commento! ^^

Yunie The Black Angel: per gli intreci amorosi ver e prorpi dovrai aspettare il prossimo capitolo, mi spiace…intanto, però io terrei il conto dei corteggiatori e corteggiatrici di Sora…in fondo…anche Axel sembra aver avuto un mezzo colpo di fulmine per il nostro scemetto prefertio…mah, chi lo sa? Spero di averti incuriosita ! Grazie mille per i complimenti

Piccola_Stella_Senza_Cielo: oh, non saprei, dovrsti preoccuparti di tutti e due, in effetti! Ricorda che Riku sarà anche un batsard (grazie eh! Nd Riku) ma sono io che lo faccio apparire così…in questo capitolo poi è veramente esplicito XD mi fa ridere se penso che non ho mai scritto nulla di RiSo prima d’ora, e ogni volta che scrivo di quei due rido come una cretina…SPERO CHE IL CHAPPY TI SIA PIACIUTO!

Un bacione a tutti, al prossimo capitolo! Grazie per aver letto

   
 
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