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Autore: Viviane Danglars    16/07/2008    5 recensioni
8 - Vesper
- Non c’è sangue, Nanao – le rivelò con dolcezza.
» [Shunsui/Nanao] [raccolta di one-shot: non sempre l'acqua fa sentire puliti]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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L’accappatoio azzurro è un mio mito grazie a Paolo Conte. Per altro, trovo ci sia qualcosa di stupendo nell’usare l’accappatoio di un altro – naturalmente dipende da chi è quest’altro. Ah, e personalmente amo farmi la doccia verso sera, mentre si è in via di preparare la cena. Non ho idea del perché. Fa casa.
Comunque… sono terrorizzata, questa è la mia primissima fic pseudo yaoi, la prima in assoluto. °_° Qui ho veramente bisogno di critiche e consigli.
Ah… Byakuya è OoC. XD Ovviamente. XD Anche Renji, mi sa. u,ù

-> [Edit] Voglio solo sottolineare quanto l'Upside Down e la sua autrice mi abbiano davvero ispirato! *_* E per non toglierle niente del suo, chiarisco che l'idea della moto di Renji (che qui io cito, e la citazione vale come un omaggio ;P) le appartiene e che è stato dopo aver letto i suoi bellissimi lavori che l'ispirazione e il desiderio di scrivere questa fic sono nati... quindi tutto il merito va a lei. ^^


Accappatoio azzurro (it’s wonderful)
[ByaRen]




Renji sbadigliò distrattamente, aprendo la finestra del bagno, e si affacciò per osservare la notte e respirare un po’ d’aria. La città era stupenda, da lì, ed era ancora così viva, persino a quell’ora. Poteva vedere muoversi le luci delle macchine, e immaginare di essere su quelle strade, magari in moto…
La città è tutta un’altra cosa, di notte.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare un po’ dalla stanchezza. Era stanco, sì, ma stanco nel modo giusto: aveva lavorato molto e aveva avuto una nottata movimentata, che l’aveva lasciato non solo stanco ma anche soddisfatto.
Ed ora era stanco, soddisfatto e pulito, una sensazione rara e incredibilmente piacevole. Inoltre il fatto di essere appena uscito da una doccia fredda faceva sì che il contatto con l’aria notturna gli provocasse un particolare numero di brividi lungo la schiena, nonostante l’accappatoio.
Si ritrovò a sorridere, al nulla e con gli occhi chiusi – conseguentemente, da idiota -, solo al pensiero di stare indossando un accappatoio. Di solito si dava giusto un’asciugata veloce; non gli piaceva perdere tempo per una cosa che tanto sarebbe successa comunque come l’asciugarsi. Non dedicava particolare attenzione nemmeno ai capelli. Erano resistenti, come la sua pelle.
- Che stai facendo? -
- … un accappatoio lilla? -
Byakuya sostò per un istante sulla porta in silenzio, preso in contropiede. Renji, che si era girato, poté notarlo perché l’altro aveva corrugato impercettibilmente la fronte, senza dismettere ovviamente il suo sguardo impassibile.
- E’ azzurro. -
- E’ lavanda. -
- Azzurro chiaro. - Byakuya decise di lasciar perdere. – Comunque. Cosa stai facendo? -
- Niente, ho fatto entrare un po’ d’aria. -
- Sono le due di notte… -
Renji si strinse nelle spalle, affondando le grandi mani nelle tasche dell’accappatoio azzurro, e sorridendo con l’aria di sfida che non faceva neppure apposta a metter su. – E con questo? Tu cosa fai sveglio? Quando sono venuto a farmi una doccia, dormivi. -
- Sto lavorando. – Byakuya aveva messo su la camicia che portava il giorno stesso al lavoro, sopra ai pantaloni del pigiama. Così, pensò Renji distrattamente, il profumo messo al mattino per uscire di casa e l’odore di sesso si sarebbero mischiati.
- Alle due di notte? -
- C’è una mail che preferisco spedire entro domattina. -
- E quanto ti ci vorrà? – chiese l’altro un po’ seccato. Ciò che gli piaceva del suo lavoro era che una volta terminato non ci doveva più pensare.
- Non lo so. – Byakuya si scostò dalla porta quando lo vide passargli accanto; Renji lo oltrepassò e si diresse in cucina.
- Hai fame? – chiese da lì, alzando la voce.
Con un impercettibile sospiro, l’altro gli andò dietro. All’inizio della loro frequentazione poteva avere avuto delle fisime riguardo all’abitudine di Renji di impadronirsi del suo spazio, ma ormai ci si era abituato.
- Renji, sono… -
- … le due di notte, e allora? Siamo entrambi svegli ed io ho fame. – Il rosso dei suoi capelli era l’unica cosa che faceva capolino mentre il ragazzo si chinava verso il frigo.
Byakuya sorrise. Faceva veramente a pugni con il colore dell’accappatoio.
Sul piccolo tavolo della cucina era posato, aperto, il portatile. Di fianco, Byakuya aveva riposto gli occhiali dalla montatura sottile che portava per leggere.
A Renji gli occhiali piacevano. Ovviamente, al loro possessore, un po’ meno. Comunque il fatto di doverli portare non gli pesava particolarmente, se non per motivi pratici; di sicuro, non toglievano nulla allo sguardo glaciale di Byakuya Kuchiki.
Quel piccolo tavolo non era stato pensato per consumare i pasti, per quello c’era una sala da pranzo non grande ma funzionale. Renji, però, preferiva restare in cucina. – Non capisco il senso di una sala da pranzo nell’appartamento di uno scapolo, - diceva.
In quello non aveva tutti i torti.
- Perché non vai a farti una doccia anche tu mentre io preparo qualcosa? -
Byakuya riportò lo sguardo sulla schiena dell’altro e batté un paio di tasti al computer. – Hai intenzione di distruggermi la cucina a quest’ora? -
- No, be’, faccio qualcosa di commestibile. -
- Allora perché senti la necessità di allontanarmi? -
- Era solo un’offerta premurosa – protestò l’altro. – Tu ti rilassi ed io ti preparo qualcosa di pronto per quando hai finito. Hai anche da ridire? -
Byakuya aveva un altro concetto del rilassarsi, era questo il punto. Spostò occhiali e portatile, giusto per sicurezza. – Va bene. A tra dieci minuti. -
Renji gli rivolse un gran sorriso e agitò la mano a mo’ di saluto. Byakuya lo ignorò e si diresse verso il bagno.
In ogni caso, voleva lavarsi.
Richiuse la finestra che Renji aveva lasciato aperta e che aveva già raffreddato tutto il bagno. Poi aprì l’acqua e la lasciò riscaldare un poco, osservando il getto della doccia che formava un ruscello brillante contro la parete della cabina modernissima del suo bagno assai lussuoso.
Il suo appartamento era troppo impersonale. Ma lui era un uomo pratico e, al di là di tutto, non aveva grandi necessità. Le cose meno che funzionali erano rimaste nella casa di famiglia, fuori città.
Si spogliò e si infilò sotto l’acqua, disturbato dal pensiero che l’aveva colpito ed ora non voleva andarsene via. La casa di famiglia. Perché gli era venuto in mente di collegarla a Renji?
Rovesciò la testa lasciando scorrere l’acqua tra i capelli. Renji non l’avrebbe mai visto, quel posto. Non riusciva ad immaginare un’occasione in cui gli sarebbe stato possibile portare il suo… ragazzo? Amante? Coinquilino part-time? Palla al piede? Comunque, portarlo nella dimora dei Kuchiki.
Anche se in definitiva non gli sarebbe dispiaciuto. Quella casa era pur sempre parte di lui.
A Renji sarebbe piaciuta? Ne dubitava; non era il suo genere…
A quel punto – l’acqua che gli scorreva sul viso era quasi riuscita a sciogliere e addolcire la fronte impercettibilmente corrugata – Byakuya fu interrotto nei suoi discorsi distratti da sotto-la-doccia, da un ticchettio proveniente dalla sua destra.
Aprì la porta della cabina.
- A cosa hai dato fuoco? -
- Perché hai chiuso l’acqua? -
Renji indicò dietro di lui e Byakuya chiuse gli occhi, irritato. Sospettava che le ciocche di capelli gocciolanti non lo aiutassero in quanto a serietà.
- La cucina esiste ancora? – esplicitò.
- Sì. – A quel punto Renji sollevò le mani rivelando un sacchetto di biscotti. Un attimo dopo, ne aveva ficcato uno nella bocca dell’altro.
Byakuya non poté fare altro che staccarne un morso prima di sollevare a sua volta una mano per togliersi il dolce dalla bocca. – Era questo che intendevi col “preparare”? Aprire una confezione di biscotti? -
- Be’, li ho assaggiati, e sono buoni – si difese l’altro. – Non ti facevo tipo da tenere dei biscotti in casa. -
Byakuya si strinse nelle spalle. Perché non avrebbe dovuto mangiare biscotti?
- Hai finito? – si informò Renji alludendo con un cenno della testa alla doccia.
- No. -
- Posso entrare? -
Una piccola pausa. Renji posò i biscotti sul lavandino. Byakuya aprì di più la cabina, in silenzio. – Stanotte hai deciso di passarla in bianco – commentò soltanto, ma senza opporsi.
Renji si tolse l’accappatoio, anche se lo fece in tono un po’ canzonatorio spingendo Byakuya ad alzare gli occhi al cielo.
- Guarda, scusa, ma magari lo riutilizziamo dopo il tuo accappatoio lavanda… -
- E’ azzurro. -
- Non si è mai visto un azzurro simile. Non è che mi hai fatto usare quello di tua sorella? … No, Rukia non metterebbe mai una cosa così effeminata. -
Renji richiuse la porta della cabina con il suo peso, lanciando un’occhiata a Byakuya che lo osservava, distaccato, per quanto possa essere distaccata la persona con la quale ti trovi nudo in una cabina doccia. Sembrava scettico. Perché sembrava sempre scettico?
- Cosa c’è che non ti convince? -
- In che senso? -
- Sembri sempre scettico. -
- E’ nella mia natura. -
Renji allungò una mano per riaprire il getto dell’acqua. – Sono io che non ti convinco? -
Byakuya sospirò piano. – Ti ho detto che non è vero. -
Per tutta risposta, Renji si fece invasivo, ma in fondo era sempre invasivo. Lo era un po’ come lo sono i bambini timidi, o i cuccioli, quando tentano e poi si ritraggono, per attirare la tua attenzione senza sapere fin dove possono spingersi. Sfregò le caviglie contro le sue caviglie, sollevò le mani per riavviare le ciocche di capelli neri ai lati del viso. Stava pensando.
- Renji. -
- Non voglio diventare melenso. -
Byakuya sospirò, ancora, e sollevò le mani a sua volta, aggrappandogliele alle spalle. Erano spalle grandi, quelle di Renji. Non si dovrebbe consolare qualcuno che ha spalle così. – Perché dovresti essere melenso? -
- Mi giudichi ogni volta che mi guardi, Byakuya. -
L’altro non negò. Ma stavolta gli risparmiò il sospiro. – E’ nella mia natura. -
Inaspettatamente fu Renji a negare, e la cosa gli strappò un po’ di rabbia, mentre scuoteva la testa col risultato di bagnarsela del tutto. – Non è nella tua cazzo di natura. E’ quello che ti hanno insegnato. Ma potresti risparmiartelo, con me. -
- Non lo risparmio neanche a me stesso – protestò Byakuya, un po’ duramente. Renji appoggiato contro di lui, le sue mani aggrappate alle scapole di Renji, non cambiarono, ma la situazione era più tesa. Non c’era un briciolo di romanticismo, non c’era nemmeno eccitazione, il che era peggio.
Stavolta fu Renji a sospirare, ma in maniera ben diversa da quella stile Kuchiki. Aveva chinato il capo, ritrovandosi a drappeggiare di capelli rossi la schiena di Byakuya. Fu l’altro a fare la prima mossa stavolta – non capitava spesso – e mosse per primo la mano sulla schiena di Renji, accarezzandogli i tatuaggi, con il suo tocco da aristocratico innato. – Non è cattiveria. -
- Lo so. Mi dispiace. -
- Di cosa? – chiese Byakuya sorpreso. Renji si scostò un poco e gli posò le labbra sulla spalla, ma non era un vero bacio, era più il primo contatto che gli fosse venuto in mente.
- Avevamo detto che nessuno avrebbe cercato di cambiare l’altro. Non devi smettere di essere come sei. -
- Non ho mai avuto intenzione di farlo. – Era una frase dura, ma sulle labbra di Byakuya, in quel momento, era uno scherzo. L’unico tipo di scherzo che si concedesse. Contro la sua spalla Renji sorrise e Byakuya si ritrovò le mani impigliate tra i suoi capelli.
Ogni volta che gli capitava, gli veniva voglia di tirarli, accarezzarli, ingarbugliarli. Erano qualcosa che attirava la voglia, quei capelli.
- Sabato torno a casa per prendere delle cose. Vieni con me? -
Il tono era casuale. Apparentemente. Renji non se lo bevve affatto. – A casa Kuchiki? -
- Sì. -
Piccola pausa. Rumore dell’acqua.
- Solo se andiamo in moto. -
- No. -
- Guido io! Non ti fidi? -
- Andiamo in macchina. E guido io. -
- Che devi prendere? Non può stare sulla moto? -
- No. -
- Ma non è tanto distante… -
- Ho detto di no, Renji. -
- Ora mi impegno e tra mezz’ora mi dirai di sì. -
- Lavati, piuttosto… -
- … urlerai di sì! -



Grazie per i commenti a Helen Lance e Ino_Chan :P
   
 
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