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Autore: Ai_Sellie    21/04/2014    1 recensioni
C’è una ragazza che prende il mio stesso treno e scende alla fermata della metropolitana prima della mia.
Indossa spesso un paio d’orecchini a cerchio, di quelli enormi, d’argento probabilmente, ed ha il viso coperto di lentiggini. E parla tanto, tantissimo; non sta mai zitta, in effetti, il che mi lascia sempre un po’ basito: come si fa a parlare tanto ad un’ora simile del mattino?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La seguente storia ha partecipato al contest "Emozioni al primo sguardo" indetto da FairLady sul forum di EFP. C:
Io odio la prima persona, perché diavolo ho deciso di scrivere una cosa del genere? /0
Betata dalla gentilissima Chu. :3

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Da quando mi sono iscritto a psicologia ed ha avuto inizio la mia vita da studente pendolare, la mattina, ancora troppo addormentato per ripassare qualunque materia, ho preso l’abitudine di osservarmi un po’ intorno e, qualche volta, d’imbambolarmi a fissare con forse un pelino troppa insistenza questa o quella persona che ha attirato la mia attenzione.
C’è una ragazza che prende il mio stesso treno e scende alla fermata della metropolitana prima della mia. Non l’ho mai incrociata su nessun viaggio di ritorno, ma all’andata ha la curiosa abitudine di salire sempre sullo stesso vagone.
Indossa spesso un paio d’orecchini a cerchio, di quelli enormi, d’argento probabilmente, ed ha il viso coperto di lentiggini. E parla tanto, tantissimo; non sta mai zitta, in effetti, il che mi lascia sempre un po’ basito: come si fa a parlare tanto ad un’ora simile del mattino?
Quando casualmente mi è sfuggito questo dettaglio davanti a mia madre, durante una cena, lei mi ha sorriso quasi intenerita, ma non ha detto niente. Qualche giorno dopo mi ha chiamato al cellulare durante l’ora di pranzo: « Non è stata per niente una cosa carina, quella che hai detto l’altra sera » mi ha rimproverato. « Quella ragazza – ti riferivi alla figlia del fruttivendolo, vero? Ho chiesto in giro – è una persona adorabile e gentilissima, non è certo colpa sua se è muta. Non tollero che mio figlio faccia battute del genere, chiaro? ».
Ho riattaccato dopo essermi scusato per il mio comportamento, ma con addosso un fastidioso senso di frustrazione perché, ve lo giuro, quella ragazza parla tantissimo!
A gesti, certo, in una lingua che per il momento mi è quasi del tutto sconosciuta, ma trascorre tutti i viaggi a ridere e scherzare con la sua amica, probabilmente raccontandole che cosa ha fatto la sera prima o che voto ha preso nell’ultimo esame.
Ride spesso, in silenzio, portandosi inconsapevolmente una mano a toccarsi gli occhi, e quando capita che la sua amica perda il treno, risponde a tono alla linguaccia fattale dal bambino di passaggio o dice grazie con un gesto della mano alla sporadica vecchietta che le fa posto accanto a se, mettendosi la borsa sulle ginocchia.
Quella ragazza parla; forse non sempre viene capita, ma parla.
E mi piace, voglio conoscerla.
Credo proprio che oggi salterò la colazione per arrivare in stazione un po’ prima del solito, così da riuscire a salire sul treno subito dopo di lei ed occupare il posto vicino al suo.
La saluterò e mi vergognerò a morte nel rivelarle con che nome assurdo hanno deciso di battezzarmi i miei genitori, ma poi sorriderò e non importa se non capisco una parola di quello che dice, vorrà dire che le chiederò d’insegnarmi quella lingua di cui al momento conosco solo il modo di dire ‘grazie’.
  
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