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Autore: Simonne Lightwood    21/04/2014    3 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio, appeso alla parete rigorosamente bianca della camera da letto, segnava mezzanotte meno un quarto. 
Le persiane delle finestre erano abbassate e l'unica fonte di illuminazione nella stanza era un fascio luce, proveniente dal corridoio, dal momento che la porta della stanza era stata lasciata semiaperta.
Alec era disteso sul suo letto, sotto le coperte, con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Il ticchettio costante dell'orologio e il respiro regolare del ragazzo erano gli unici suoni udibili, dal momento che tutti erano andati a letto. 
Era stata una giornata intensa per i Nephilim dell'Istituto, che avevano deciso di andare a dormire un po' prima del solito. L'assemblea del Conclave era durata più del previsto a causa dell'improvvisa apparizione di Sebastian, il quale aveva minacciato a morte tutti gli Shadowhunters che si fossero opposti alla sua volontà. 
Alec non poteva fare a meno di ripensare a quello che era successo quella mattina, dopo che Sebastian se n'era andato. Dal momento che ai componenti del Conclave non interessava altro che salvare la propria pelle e quella di Clary, Alec aveva deciso che sarebbe andato a liberare Magnus da solo. Il Cacciatore non si sarebbe mai aspettato di ricevere l'appoggio di tutta la sua famiglia, dei suoi amici e di persone che conosceva a malapena, come la famiglia Blackthorn, o i Carstairs. Per lui era stata una più che piacevole sorpresa e non aveva nascosto la sua gioia, rivolgendo -per la prima volta dopo la sua rottura con Magnus - un sincero sorriso carico di speranza e gratitudine alle persone che si erano offerte di aiutarlo.
Alec sentì una porta chiudersi e il lieve suono di passi avvicinarsi sempre di più alla sua stanza. Poi qualcuno bussò alla porta, nonostante fosse stata lasciata semiaperta. 
-Jace? Sei tu? - Chiese Alec, aspettandosi di vedere la sagoma dell'amico fare capolino dalla porta. 
Invece ad entrare fu sua madre, che indossava una camicia da notte bianca ed era scalza. I suoi lunghi capelli neri, così simili a quelli di Isabelle, erano sciolti e le ricadevano sulle spalle, arrivando quasi fino al ventre. In mano teneva una pietra di Stregaluce, che emanava un familiare bagliore azzurro.
-No, Alec. Sono io. -Disse la donna, avvicinandosi con cautela al letto del figlio. 
-Mamma? Cosa ci fai qui? Pensavo stessi dormendo. - Chiese il ragazzo a voce bassa, per non svegliare il resto della famiglia. Poi si mise a sedere, facendo spazio a Maryse, la quale si sedette sul bordo del letto, appoggiando la pietra di Stregaluce su un cuscino.
-Stai tranquillo, sono sicura che quasi nessuno stia dormendo. - Lo tranquillizzò lei. -Tuo padre è sceso in cucina a prepararci una pozione per il sonno, Jace è nella sala delle musica che sta suonando il piano. Forse tu non lo senti da qui, ma da camera mia riesco a sentire ''Per Elisa'' di Mozart. - Disse lei con un sorriso. Alec sapeva quanto sua madre amasse sentire Jace suonare, dal momento che il talento musicale dei Lightwood era pari a zero.
-Ma Izzy e Taylor? Anche loro sono sveglie? - Alec era sorpreso, pensava di essere l'unico ancora sveglio, a fissare il soffitto, immerso nei suoi pensieri.
-È da mezz'ora che sento Isabelle rigirarsi nel suo letto, sai che lo fa quando non riesce a dormire. Per quanto riguarda Taylor, mi ha detto di soffrire d'insonnia. Da quando ha perso sua madre dorme pochissimo, neanche quattro ore. Non potevo non crederle dopo aver visto le sue occhiaie.- 
-Oh. - Alec un po' era dispiaciuto per quella ragazza. Aveva perso tutta la sua famiglia eppure si stava impegnando a costruirsi una nuova vita, ad andare avanti. 
-Alexander.. ti volevo parlare di ciò che è successo oggi. - Disse Maryse, mentre il suo volto tornava serio. -Sei consapevole di aver fatto una scelta molto imprudente, vero? - 
Alec fece un respiro profondo. -Sì, mamma. Fidati, so cosa mi aspetta. -
-Allora sai anche cosa aspetta tutti noi, dal momento che abbiamo deciso di aiutarti? - 
Il ragazzo serrò la mascella. Maryse stava per caso cercando di fargli cambiare idea? Voleva convincerlo a rinunciare al suo tentativo di salvare Magnus?
-Non sono stato io a chiedervi di aiutarmi. - Disse, frustrato. -Vi siete offerti di vostra spontanea volontà di venire con me, devo forse ricordartelo? -
-Ma non avevamo altra scelta! - Esclamò lei, esasperata. -Pensi che io e tuo padre vi avremmo davvero lasciati partire da soli per questa missione suicida? Per quanto siate in gamba, Jonathan Morgenstern è troppo forte per voi. - Il volto di Maryse era teso, Alec poteva leggere la preoccupazione nei suoi occhi. -Ho già perso un figlio, per colpa di quel mostro, non posso permettere che..- 
-Mamma - disse con gentilezza Alec, prendendo le mani tremanti di sua madre tra le proprie e costringendola a guardarlo negli occhi. -Ti prometto che sarò prudente. Tutti noi lo saremo. L'odio verso quell'essere ci rende più forti e più uniti. Abbiamo avuto la meglio su di lui già una volta, chi ti dice che non ci riusciremo di nuovo? - Fece una breve pausa e, vedendo che negli occhi azzurri di sua madre c'era ancora un velo di incertezza, andò avanti. -Noi siamo i Nephilim, i prescelti dall'Angelo, i paladini della giustizia. Combattere il male è il nostro dovere e sacrificare le nostre vite per gli innocenti dovrebbe essere un onore. Affronteremo Jonathan, combatteremo con tutte le nostre forze e non ci arrenderemo mai. Non ci faremo sottomettere da lui, perchè i figli di Raziel non si sottomettono a nessuno. - Disse, accarezzando le nocche ruvide della madre.
Quando finì di parlare vide con sollievo che Maryse aveva accennato un sorriso e i suoi occhi celesti, uguali a quelli di Alec, brillavano nell'oscurità della stanza. Poi la donna si protese verso di lui e lo abbracciò, stringendolo forte, come non faceva da molto tempo. Alec ricambiò il gesto, sorridendo tra sè. 
-Ti voglio bene, Alexander e sono fiera si te. Non dimenticarlo mai, qualsiasi cosa accada. - Gli sussurrò lei all'orecchio, poco prima di sciogliere l'abbraccio e dirigersi verso la porta. 
-Ti voglio bene anch'io, mamma. Non ti deluderò, lo prometto. - Rispose Alec, poco prima che Maryse sparisse dalla sua vista, chiudendosi la porta alle spalle. 
Alec si rimise sotto le coperte, abbracciando il cuscino. L'indomani stesso sarebbero andati al rifugio di Sebastian. Non c'era più tempo: Sebastian avrebbe potuto impossessarsi del sangue di Magnus da un momento all'altro. Il moro scacciò quell'orribile pensiero dalla sua mente e chiuse gli occhi, cercando di prendere sonno, che questa volta non tardò ad arrivare. Alec si addormentò, cullato dal ticchettio incessante della lancetta dei secondi e dal lontano suono del piano, che il ragazzo avrebbe potuto ascoltare per ore e ore.
 
Nella Biblioteca dell'Istituto l'atmosfera era carica di tensione. C'era un continuo viavai di Shadowhunters che entravano e uscivano, tornando nella Biblioteca con armi prese in prestito dall'armeria. In fondo stavano andando a combattere contro il figlio del demone più antico e potente, senza nessuna ricompensa. Prestare le proprie armi ai Nephilim che si sono offerti di aiutarli era il minimo che i Lightwood potessero fare, per ringraziarli.
In fondo alla stanza c'era un gruppo di Nascosti che chiacchieravano tra di loro, gesticolando. Si trattava perlopiù dei licantropi del branco di Luke, che non ci avevano pensato due volte e avevano accettato di combattere al fianco del loro capo. Insieme a loro c'erano anche Jordan e Maia, che stavano parlando con uno dei Figli della Luna.
Clary, seduta sul divano rosso, era stretta tra le braccia muscolose di Jace, ma non riusciva a godersi la compagnia del ragazzo che amava, in quel momento. La tua mente era affollata da mille pensieri, uno più brutto dell'altro. 
E se attaccare Sebastian fosse un grande errore? E se lui si fosse già impossessato dei poteri di Magnus? E se qualcuno di loro rimanesse gravemente ferito, o peggio ancora morisse?
-Clary!? - I pensieri della Nephilim furono bruscamente interrotti da Jace, che la guardava con aria interrogativa. Dalla sua espressione capì che il ragazzo doveva averla chiamata più di una volta, ma lei era troppo distratta per accorgersene.
-Scusami, Jace - mormorò lei, imbarazzata -stavo pensando a ciò che ci aspetta tra poco e non ho sentito ciò che mi hai detto. -
-Devi smetterla di pensare che succederà qualcosa di terribile a tutti i costi. - Le suggerì lui, in tono paziente. -La preoccupazione e l'angoscia non faranno altro che peggiorare le cose. - Disse, mentre le sue lunghe dita da pianista giocavano con i riccioli della ragazza. 
Clary annuì, cercando di scacciare quei pensieri. -Cosa mi avevi detto prima, quando non stavo ascoltando? -
-Ti avevo chiesto se hai preso il tuo stilo. Non lo vedo appeso alla tua cintura. - Disse lui, indicando il cinturone di cuoio di Clary, dal quale pendevano due spade angeliche e un pugnale. 
-Lo stilo! - Esclamò lei, accorgendosi di non averlo preso. -Che sciocca che sono, l'ho lasciato a casa. - 
Jace sfilò il proprio stilo dalla cintura e lo porse a Clary. -Prendi il mio. Ti serve per guarirti le ferite che potresti ricevere in battaglia. Non ti lascerò andare senza. -
-Ma Jace, non posso. - Protestò lei. -Tu ne hai bisogno quanto me. Se dovessi rimanere ferito.. -
-Prendilo e basta. - Ordinò lui, in un tono che non ammetteva repliche. -Preferisco rimanere ferito io piuttosto che veder sanguinare te. -
Clary non era d'accordo, ma in quel momento discutere con Jace era l'ultimo dei suoi desideri. Prese lo stilo dalla sua mano e se lo infilò nella cintura.
In quel momento, la porta si aprì di nuovo e ad entrare fu Taylor. I suoi lunghi capelli erano di nuovo raccolti in una treccia, arrotolata in uno chignon ordinato. Evidentemente non le piaceva tenere i capelli sciolti, pensò Clary. Sotto i suoi occhi erano evidenti le occhiaie scure, nonostante avesse cercato di coprirle con il correttore. Come gli altri Nephilim, la ragazza indossava la tenuta da Cacciatrice ma, al contrario di tutti gli altri, dalla sua cintura pendeva una sola spada, infilata accanto allo stilo. Clary le fece un gesto con la mano, invitandola a raggiungerli, e fu solo quando la ragazza si girò verso di loro che Clary vide l'arma appesa al cinturone di cuoio. La rossa spalancò gli occhi per la sorpresa. Dalla cintura di Taylor pendeva un'ascia lunga quasi un metro, con una robusta impugnatura di legno e la lama lucidata e splendente, sulla quale erano incise tre rune del potere angelico, una accanto all'altra. Quell'affare doveva pesare un quintale! Ecco perchè aveva preso una sola spada. 
-Ciao Jace. Ciao, Clary. - Li salutò lei, quando li raggiunse.
-Ciao, Tay. Allora hai deciso di venire anche tu con noi? - Chiese Jace, nonostante conoscesse già la risposta.
-Certo che sì. Non vorrete mica lasciarmi a casa? - Chiese lei, incrociando le braccia contro il petto e mettendo un finto broncio, facendo ridere il fratello. 
-Clary, va tutto bene? Sembri perplessa. - Osservò Taylor, notando l'espressione sconvolta della Cacciatrice.
-Tu.. t-tu davvero..- bofonchiò Clary, indicando la cintura della bionda. 
-Oh, ti riferisci a questa? - Chiese lei, abbassando lo sguardo e, con un sorriso, sfilò l'ascia dalla cintura e iniziò a giocarci, spostandola da una mano all'altra come se fosse una pallina da tennis. Clary rimase a bocca aperta. Quella ragazza era alta -o meglio bassa - e magra quanto lei. Aveva l'aspetto di una bambola porcellana con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhioni ametista, eppure combatteva con un'ascia lunga solo una cinquantina di centimetri meno di lei? Clary aveva sempre creduto che le armi ''alternative'' come le mazze e le asce fossero usate dagli gli omoni alti e muscolosi, come Robert, ad esempio. Evidentemente si sbagliava. 
-Ma io credevo che.. - balbettò Clary, osservando la spada che Taylor faceva roteare come se pesasse quanto un'arancia.
-Ti ho detto che le spade non sono il mio forte, non che non fossi specializzata in un'arma. - Disse lei, con un sorriso orgoglioso.
-Quindi il tuo strumento di battaglia è l'ascia? - Chiese Jace, che era sorpreso quasi quanto Clary, ma cercava di non darlo troppo a vedere.
-Sì. Ho iniziato a preferire l'ascia alle spade da quando avevo dodici anni. È un'arma molto efficace se sai come usarla. -
Taylor si sedette sul divano accanto a Clary, e la ragazza si guardò attorno. Nella Biblioteca c'erano più persone rispetto al giorno prima. Vide sua madre parlare con i genitori di Alec e Isabelle, mentre Luke stava dando indicazioni al suo branco, poco più in là. Da più di dieci minuti, ormai, nessuno era più entrato in Biblioteca. Evidentemente erano arrivati tutti. Mancava poco, pensò tra sè e sè, con una fitta allo stomaco. 
Taylor sembrò accorgersi della sua agitazione e le strinse gentilmente la mano, come per cercare di rassicurarla, mentre Jace si alzava per andare da Alec e Isabelle. La stretta gentile della bionda sembrò tranquillizzare Clary, che si rilassò e sorrise alla ragazza, la quale ricambiò il sorriso.
Una voce femminile, a pochi metri di distanza da loro, attirò l'attenzione di Clary.
-No, Emma. Tu non verrai con noi. Quante volte devo ripetertelo? - Una donna dell'età di Jocelyn era inginocchiata di fronte a una ragazzina che doveva avere non più di dodici anni. 
-Ma mamma, non è giusto! - si lamentò Emma, i cui capelli biondi erano in contrasto con i suoi occhi marroni. -Helen e Mark ci vanno. - 
-Helen e Mark sono entrambi più grandi di te. Hai da poco iniziato l'allenamento, non importa quanto tu sia in gamba nel combattimento. - Insistette la donna.
-Uffa! Non mi lasciate fare mai niente. - Bofonchiò la ragazzina, mettendo il broncio.
-Sei l'unica che si lamenta qui. - Le fece notare la madre. - Prendi esempio da Julian: lui non ha mai fatto tante storie per venire a combattere con noi. - 
La biondina non disse niente, ma continuò a tenere il broncio. 
-Senti, Emma. - Continuò la donna, dopo aver fatto un respiro profondo. -Combattere non è sempre piacevole come credi. Lo sai che dopo questa battaglia io e tuo padre potremmo non tornare più, non è vero? - 
La ragazzina annuì e il suo broncio si trasformò in un miscuglio tra paura e tristezza.
-Voglio che tu rimanga a casa al sicuro, insieme a Jules e ai suoi fratelli. - Disse la madre, nel cui tono severo c'era anche dell'affetto.
Emma non protestò, invece diede un bacio sulla guancia alla madre e si incamminò verso un ragazzino che doveva avere la sua età. I suoi capelli castani erano scompigliati e sporchi di vernice e il suo viso serio si accese quando Emma lo raggiunse. Clary ci mise un paio di secondi per riconoscerlo. Quello era il fratellino di Helen Blackthorn, che circa due settimane prima le aveva chiesto se era triste perchè non aveva fratelli. 
Clary sorrise tra sè e spostò nuovamente lo sguardo sulla donna, che ora stava parlando con Helen e un'altro ragazzo, simile a lei.
-Quindi è lì che rimarranno i bambini mentre noi andiamo a combattere. - Disse lei. 
Clary corrugò la fronte. Non aveva sentito la prima parte della frase.
-Nostra madre ha detto che va bene, non c'è problema. - Disse Helen, con un sorriso. 
-Mancano pochi minuti alle undici. - Osservò il ragazzo accanto a Helen. -Tra poco chiameranno la figlia di Jocelyn per aprire il portale. -
Clary non potè non notare la sua particolare bellezza. Era alto, forse anche più di Jace, era muscoloso e aveva i suoi stessi capelli biondi, ma ciò che colpì Clary maggiormente furano i suoi occhi bicolore. Il ragazzo aveva un occhio dorato e l'altro azzurro. La Cacciatrice non aveva mai visto niente di simile e ne rimase meravigliata. Le sue orecchie erano leggermente a punta, come quelle di Helen. Aveva sentito dire che nella famiglia Blackthorn scorresse sangue di fata. 
La donna lanciò un'occhiata all'orologio appeso sopra la scrivania sorretta da angeli e annuì. Nel frattempo, il presunto fratello di Helen si era girato verso di loro e stava fissando Taylor con interesse, ma la ragazza non sembrò nemmeno accorgersene, dal momento che era impegnata ad ascoltare la discussione tra due licantropi, dall'altra parte della stanza. 
-Mark, vai a chiamare Livia e dille cos'abbiamo deciso. - Disse Helen e il biondo raccolse la balestra che aveva lasciato momentaneamente tra i suoi piedi e si diresse dall'altra parte della stanza, sparendo tra la folla. 
In quel momento, la profonda voce di Robert interruppe le chiacchiere dei presenti, attirando su di sè la loro attenzione.
-Sono le undici in punto. - Disse, dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio -È giunta l'ora. - 
Non c'era bisogno di aggiungere altro, i presenti sapevano benissimo a cosa si riferisse. 
Jocelyn e Luke, dall'altra parte della stanza, lanciarono uno sguardo d'incoraggiamento a Clary, ancora seduta accanto a Taylor. La rossa si alzò e si diresse verso l'unica parete del tutto spoglia della Biblioteca, per disegnare la runa che avrebbe aperto il portale per la Hunton School. Ma, mentre sfilava lo stilo dalla cintura, nella sua mente apparve una runa. Questa volta non si trattava di una runa nuova: era lo stesso marchio che aveva visto il giorno prima, quello simile a un quadrifoglio. La runa dell'immunità. Clary sentì un brivido percorrerle la schiena: era come se la runa le stesse gridando ''usami!''
-Clary, va tutto bene? - Le chiese Maryse, preoccupata, vedendo che la ragazza era rimasta immobile con lo stilo in mano.
-Io.. - iniziò Clary, attirando gli sguardi incuriositi di Nephilim e licantropi su di sè. Fece un respiro profondo e proseguì. -Ieri ho visto una runa  -annunciò -una runa che non avevo mai visto prima. Dal momento in cui è apparsa nella mia mente ho percepito la sua potenza e ho capito che sarebbe stata indispensabile non solo per me, ma anche per altri. Sento che questo è il momento di usarla.- 
Nella Biblioteca era calato il silenzio. Tutti erano curiosi di sapere a cosa servisse questa runa. Dal giorno in cui Clary aveva creato la runa dell'Alleanza, nella Sala degli Accordi, nessuno aveva mai più dubitato delle straordinarie capacità della ragazza. 
-Di cosa si tratta? - Chiese la donna che poco prima aveva convinto la ragazzina a non andare in battaglia con loro. 
-È una runa dell'immunità. - Spiegò Clary. -Sento che ci proteggerà da qualcosa, anche se non so esattamente da cosa. Ho bisogno che vi fidiate di me e vi lasciate marchiare, vi prometto che è per il vostro bene. -
Ci fu un attimo di esitazione, poi Jocelyn si fece avanti, rimboccandosi la manica della tenuta e porgendo il braccio a Clary, con un sorriso di incoraggiamento. Clary appoggiò la punta dello stilo sul braccio della madre, chiuse gli occhi e iniziò a disegnare. Quando ebbe finito, aprì gli occhi e guardò il suo lavoro: la runa era uguale a come l'aveva vista. 
Pochi istanti dopo, si era formata una fila di Cacciatori e Nascosti che aspettavano di essere marchiati da Clary. La Nephilim fece un respiro profondo, si rimboccò le maniche e iniziò a disegnare la runa sulle braccia di tutti i presenti, uno dopo l'altro.
Quando ebbe finito, diede un'occhiata alla folla che ammirava soddisfatta l'opera di Clary, e sorrise tra sè. 
-Allora è vero - disse Taylor, sorridendo alla rossa -tu sei la creatrice. -
-La creatrice? - Chiese Clary, confusa.
-La creatrice di rune. - Spiegò la bionda. -È così che ti chiamano a Idris. -
-Allora sono io, in persona. - Ammise Clary, ridendo. Dopo di che si voltò e inziò a disegnare un'altra runa sulla parete. Clary sapeva dove si trovava la Hunton School. Era la scuola che un tempo aveva frequentato la sorella di Simon, e per la Cacciatrice non fu difficile visualizzarla nella propria mente. 
I Nephilim e i Nascosti indiettreggiarono di qualche passo, mente il bagliore del portale che si stava aprendo aumentava. Mentre il vortice nero si espandeva, Clary fece un passo indietro. Poi prese il coraggio e si tuffò nel vuoto, seguita dagli altri.
 
ANGOLINO DELL'AUTRICE
Ho inserito un piccolo spoiler di alcuni personaggi di TDA perchè non vedo l'ora di leggerle la trilogia.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto :))
Dovrò scervellarmi parecchio per scrivere il prossimo perchè le idee le ho ma il problema è metterle per iscritto. Ma dal momento che non ho una vita sociale è così che passo il mio tempo libero, quindi vado a mettermi al lavoro.
-Simo
  
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