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Autore: Mafumafu    21/04/2014    1 recensioni
Estratto:
Leonardo scosse la testa e successivamente la girò. I suoi fratelli non sarebbero mai cambiati: ogni giorno la stessa routine, la stessa cantilena. E lui aveva il compito di proteggerli, come se fosse il loro angelo custode; sempre al loro fianco, invisibile e silenzioso.
In fondo era vero: Leonardo amava il silenzio. Qualche volta gli piaceva ascoltare il rumore delle goccioline che cadevano dalle tubature dei condotti; gli dava quasi la sensazione di vivere in una casa normale, magari in aperta campagna, dove è davvero molto raro sentire una sola goccia che raffigurasse la pioggia. E questo lui sapeva essere solo frutto della sua immaginazione. Michelangelo non era il solo ad averne una. Fervida e surreale, a volte.
Genere: Comico, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo Hamato, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
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Appena arrivato alla tana, Leonardo corse subito ad avvertire suo fratello Donatello della situazione; il quale lo ascoltò senza battere ciglio: allo stesso tempo attento e curioso di quello che il fratello dalla maschera blu stava per dirgli.

«Sai che è una cosa pericolosa, vero?» domandò il genio, andando avanti e indietro per il garage, evidentemente sovrappensiero; e piuttosto sorpreso anche dalla richiesta di Leo; che era andanto oltre i suoi sani principi pur di fargliela.
Leonardo comunque possedeva ancora dentro di sé un codice d'onore, e non poteva non tener fede alla promessa fatta a Nozomi.
Perché Nozomi è rosso. Nozomi è vita, la sua. E mai nessuno doveva osare cancellare quel colore: Leo non l'avrebbe mai permesso «Lo so», rispose lui, con voce roca, quasi gli mancasse «Ma per favore Donnie, nessun altro oltre te deve saperlo, per adesso» poi spostò lo sguardo verso sinistra «Non è ancora il momento, capisci?»
Donatello sospirò, fermandosi: era vero, lui era l'unico dei quattro fratelli in grado di poter supportare un'operazione come quella; difficile e su certi versi quasi impossibile da eseguire: ma con l'aiuto della scienza lui poteva anche provar a far qualcosa «D'accordo, ti aiuterò. Ma non ti garantisco nulla» Donnie si portò le mani dietro la schiena, e si girò «Le probabilità di riuscita sono pari al quaranta virgola due percento. Un risultato non molto elevato, oserei dire»
Leonardo espirò e inspirò velocemente, cercando di mantenere la calma «Sono nelle tue mani, fratello»
Dopo quella frase, Donatello non poté far altro che accettare. Quando Leonardo usava quelle otto lettere, stava a significare che qualcosa di importante vi era di sicuro.
E aveva capito benissimo, lui: Leonardo era innamorato...
«Non c'è un altro motivo del perché mi hai raccontato tutto ciò, Leo?» Donnie fece una piccola pausa «la ragazza dai capelli rossi, ad esempio?»
Il Leader fu preso completamente alla sprovvista. Non sapeva e non riusciva a rispondere a quella domanda, oltre a non volerlo fare.
Si sentiva in imbarazzo «No, non ce n'è» e sapeva di star mentendo: le verità era che Donatello ci era passato; e ancora adesso egli era innamorato della loro amica April. Quindi, poteva perfettamente capirlo più di chiunque altro. Gli sembrava semplicemente la persona più indicata, la più adatta. E di questa sua decisione Leo non s'era pentito affatto.
Ci fu un lungo e imbarazzante silenzio, ma finalmente il Leader si decise ad aprire bocca «Grazie, Donnie»
E Donatello sorrise, mettendo poi ben in evidenza il suo unico dente mancante al centro della bocca.
Leonardo gli voleva un bene dell'anima. A tutti i suoi fratelli ne voleva.
«Non c'è bisogno che mi ringrazi, fratellone»
Già, lui era il più grande. Colui che aveva il compito di salvaguardare i suoi fratelli, la sua famiglia; compreso suo padre.


Il giorno dopo Leonardo di diresse, come stabilito con Nozo la sera prima, all'ospedale dove ospitava quest'ultima. E non appena Leo entrò di soppiatto nella stanza della ragazza, trovò ella con gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta. E certamente non stava schiacciando un pisolino ristoratore. Lo poteva chiaramente intuire dai due smeraldi verdi che avevano smesso di illuminare gli occhi di lei. Per non parlare delle guance: le quali avevano perso ogni colorito. Lasciando la pelle completamente bianca.
Leonardo indietreggiò, e quasi non inciampò su uno sgabello vicino al letto; dato che si era avvicinato per osservarla meglio. Scioccato, a dir poco scioccato.
Lo sgabello infine fece un sonoro tonfo, cadendo inesorabilmente sul pavimento.
Qualcuno lo aveva sentito; e infatti, avvertiva dei passi avvicinarsi a quella stanza. Man mano sempre più velocemente.
Ma in un batter d'occhio, la tartaruga sparì dalla finestra, senza lasciar traccia.
Non poteva crederci. Non aveva mantenuto fede alla promessa...
Lei era... era...
No, non voleva nemmeno pensarci. Soltanto il giorno prima aveva instaurato una vera e propria conversazione con la ragazza dai capelli rossi. E invece, in quel momento, lei aveva lasciato il mondo dei vivi per sempre.
Tutta colpa di quella maledetta malattia: tutta colpa di quella stramaledettissima leucemia.
Tutta colpa del bianco, che, simile a un bianchetto aveva cancellato ogni traccia di quel rosso che tanto amava. Divorandolo con egoismo. Prosciugando senza ritegno l'anima che risiedeva dentro la ragazza dai capelli rossi.
E Leo, ancora sperava, che si trattasse tutto di un orrendo e interminabile incubo.
Ma evidentemente non lo era affatto.


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Erano passati tre anni dall'ultima volta che Leonardo aveva fatto quella capatina all'ospedale; e i quattro fratelli non erano solo cresciuti fisicamente, ma avevano appreso cose che durante i loro diciassette anni non erano riusciti ad afferrare completamente. Tuttavia, anche se cresciuti, avevano ancora molta strada da percorrere.
Raphael era diventato, incredibile ma vero, più calmo; e circa dodici ore al giorno sedeva al Dojo su uno dei cuscini a disposizione, e si immergeva completamente nella meditazione.
Che gli faceva senz'altro bene: come una medicina curativa. Pensi che non ci sia speranza e per un po' di tempo lasci perdere; ma alla fine va tutto a degenerare. E lì ti accorgi di dover andare a prendere dei seri provvedimenti.
Aveva calmato i bollenti spiriti, certo, ma non li aveva spenti del tutto.
Infatti qualche scatto d'ira lo aveva eccome.


Donatello? Sempre lo stesso Donatello. Ma con molta più esperienza nel campo scientifico.
Lui se lo ripeteva sempre: se fosse stato umano si sarebbe sicuramente laureato in medicina; senza ombra di dubbio.
Egli adorava la medicina. Lo affascinava. Come anche la fisica e la chimica; dove non aveva eguali, dove nessuno era mai riuscito a batterlo.



Leonardo invece, anche dopo due lunghi anni, non era ancora riuscito a rimuovere dalla mente la ragazza dai capelli rossi.
E Donatello l'aveva aiutato molto; come anche Mikey e Raph. Loro, infatti, una volta saputo quanto successo, dallo stesso Leonardo, non si erano certo tirati indietro. E lo avevano aiutato a superare quel lungo trauma, che ancora, segretamente, lo tormentava.
Sì, perché non era per niente guarito.
Il Leader la vedeva ovunque; neanche fosse uno spirito a cui avesse fatto un torto, nei suoi sogni o incubi che fossero: nemmeno Leo sapeva bene come definirli. Fatto stava che non riusciva ancora a liberarsene.
Ma stavolta lui doveva tacere, per il bene suo e della sua famiglia; doveva far finta di esser guarito del tutto.


Michelangelo. Beh, che dire: divenne una grande soddisfazione per il Maestro Splinter. Egli era cresciuto molto mentalmente, anche se caratterialmente rimaneva sempre lo stesso Mikey; solo un po', quel po' che bastava per renderlo una persona completamente differente da quella che era stato in passato.
Non più invadente, certo, ma pur sempre Michelangelo.
Lo stesso Mikey che si barricava in camera a leggere i fumetti sui supereroi, alcuni rubati addirittura dal fratello maggiore Leonardo; senza ricordarsi nemmeno di metterli al loro posto.
Poi Leo se ne accorgeva e lui doveva mettere il turbo: correre e trovare un posto sicuro nel quale nascondersi.
Era diventato più responsabile, più ubbidiente, più attento, scaltro; e se n'era accorto quella sera mentre si allenava con suo fratello Leonardo sui kata.
Il suo respiro risultava più tranquillo e rilassato, la sua concentrazione era totalmente rivolta in un punto fisso disegnato nella sua mente. E sentiva le vibrazioni del suo corpo danzare armoniosamente e contemporaneamente con l'udito.
Quella volta, aveva messo facilmente al tappeto Leonardo, cosa mai successa in tutta la sua intera esistenza: solo perché era stato maggiormente più attento alle spiegazioni del Maestro rispetto alle altre volte.
Si sentiva una persona nuova, completamente diversa; anche se con lo stesso senso dell'umorismo.
E, guardandosi allo specchio, aveva notato quel piccolo particolare che lo differenziava dagli altri suoi fratelli. E più lo guardava, e più lo disgustava: e si chiedeva come aveva fatto ad indossare per tutti quegli anni quella maschera. Le code di essa erano veramente corte, e gli davano quell'aria infantile che egli iniziava a sopportare sempre meno.
Così, un giorno, prese la decisione di cambiarla. E magia fu: in batter d'occhio indossava una nuova maschera arancione dalle code lunghe, e finalmente sentiva essa sfiorargli le spalle. Una sensazione fantastica.
Mai nella vita si era sentito così vivo come in quel momento.



Dicembre era alle porte, e il freddo cominciava a far sentire la sua inevitabile presenza. I quattro fratelli erano usciti a fare un'esercitazione attraverso i grandi condotti delle fogne.
Raphael stava ad occhi chiusi, mentre le mani affusolate tenevano saldamente i suoi due pugnali, con calma. Cercando di domare l'istinto che stava solamente dandogli brutti consigli.
E ci stava anche riuscendo.
“sinistra”, egli sentì una figura muoversi in quella direzione.
“destra”, la figura aveva cambiato ancora una volta strada.
“Lo sento di nuovo. Stavolta è talmente vicino da poter facilmente individuare la sua prossima mossa” Raphael rise fievole “che illuso” e in quel momento i suoi sai bloccarono, anzi, incastrarono attraverso un loro spiraglio libero, la lama tagliente della katana del Leader dei quattro fratelli, Leonardo.
«Ti stai un po' rammollendo ultimamente, fratellone» Raph sogghignò.
«Sta zitto e combatti!» esclamò Leo «Non cantar vittoria così facilmente», successivamente, avanzò di un passo e avvicinò il volto alla lama della propria katana, sorridendo beffardamente, marcando bene un'unica parola che avrebbe sicuramente snervato il fratello dalla maschera rossa: dopotutto, non era ancora cambiato del tutto «”fratellino”»
Raphael cambiò espressione, e si mosse velocemente per schivare la fendente lama della katana che si era ormai liberata dalla stretta morsa dei suoi sai.
Per bloccare il colpo ancora un'altra volta.
E ancora.
E ancora.


Alla fine, vittorioso, Leonardo ebbe la meglio su Raphael «Non temere, Raph» iniziò il Leader «Ti andrà meglio la prossima volta» egli ridacchiò, e poi s'avvicino al fratello dalla maschera rossa, chinandosi verso di lui e porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Raph la fissò per un attimo, poi roteò lo sguardo e sbuffò: tutta scena! Non appena il Leader corrugò la fronte, il Focoso scoppiò a ridere, prendendo a volo quella mano che il fratello dalla maschera blu gli aveva teso «la prossima volta ti farò mangiare la polvere!»
Leonardo sorrise, poi si guardò intorno: «Ma dove sono finiti Donnie e Mikey?»
Raphael lo guardò, poi fece spallucce «Non ne ho idea»




Michelangelo e Donatello avevano finito già da un pezzo di allenarsi: aveva vinto Donnie lo scontro, ma solamente perché Michelangelo sembrava pensare a tutt'altro invece che alla lotta.
Che il vecchio Mikey stesse per prendere il controllo della situazione?
No, non era così:
«Sei sicuro di stare bene?» disse il genio, seguendo a ruota il fratello dalla maschera arancione, che ad un certo punto, a combattimento terminato, si era affrettato a percorrere una direzione completamente diversa da quella per rientrare alla tana.
«Mai stato meglio, Donnie» disse lui «Ho sentito delle vibrazioni provenire verso questa parte» e scuotendo il capo continuava a ripetere «non sono matto, non sono matto»
«Magari è il brutto tempo che fa brutti scherzi: stanotte, infatti, è anche previsto un temporale!» commentò Donatello, cercando di trovare una supposizione logica a quegli strani eventi.
«Vedo qualcosa lì!» additò infine la tartaruga dalla maschera arancione: una forma rettangolare, ben definita, e infondo al condotto.


-


«Cosa ci faceva una scatola di legno all'interno di una fogna?» domandò sarcasticamente Raphael «e ve lo chiedete anche? Dovreste saperlo che qui passa di tutto: pesci rossi morti scaricati dal cesso, bambole senza testa, macchinine senza ruote...» e, del tutto indifferente della faccenda, aggiunse «Non è che sia una novità, insomma»
«Forse non hai visto bene cosa abbiamo tra le mani» ribatté Donnie, «i simboli che vi sono riportati sopra sembrano massonici» . Poi ci pensò su, con una mano sotto al mento, «è molto, molto strano»
I tre fratelli tacquero.
«Ebbene sì» concluse Donatello «Credo proprio si tratti di massoneria»
In quel momento, Raphael s'alzò di scatto dal divano e alzò le braccia in aria «Tutte cazzate!»
«Guarda che non dovresti prenderla così alla leggera!» rispose il genio, ma il fratello focoso era già andato via.
«Calmo quanto vuoi, ma non cambierà mai» affermò Leonardo.
Donnie annuì.
Mikey intanto continuava a guardare quella scatola di legno con interesse, chiedendosi il perché riusciva a sentirne le vibrazioni soltanto lui.
Donatello l'avrebbe esaminata il giorno dopo, e Michelangelo s'era fatto prendere dalla curiosità; tuttavia non aveva intenzione di sfiorarla in nessun modo.


-


Quella notte Michelangelo non riusciva a chiudere occhio, e s'era alzato dal letto piuttosto di fretta. Gli era venuto l'impulso irrefrenabile di correre al bagno; che durò solamente dopo aver sorpassato la cucina. Egli infatti tornò indietro: qualcosa aveva preso totalmente la sua attenzione.
Si trattava di una strana forza, simile ad una calamita; che aveva costretto il festoso ad avvicinarsi davanti al tavolo della cucina, con gli occhi puntati su quella strana scatola di legno dal simbolo triangolare.
La scatola emanava una strana energia violetta, che fece ancor più incuriosire Mikey, oltre ad incutergli un po' di timore.
Così l'aprì.
Al suo interno un semplice foglietto di carta. Michelangelo sospirò e poi sbuffò subito dopo; sollevato sì, certo: ma non c'era nient'altro?
Tutto lì?
Gli sembrava alquanto strano; così aprì il foglietto, giallognolo e impolverato. Ciò dava prova della sua vecchiaia: doveva esistere da molti anni, se non forse secoli.
Vi erano scritti degli strani simboli; che per qualche ragione misteriosa Michelangelo riusciva a decifrare perfettamente.
Corrugò la fronte.
«”se stai riuscendo a leggere questo messaggio, non spaventarti: sta solo a significare che sei il prescelto. Congratulazioni!» Mikey deglutì. Prescelto “di cosa”? «Adesso sei pronto per la seconda fase?”» Michelangelo rise con nervosismo «No, non direi.
« “Per portare a termine l'atto, dovrai solo poggiare questa lettera vicino al cuore e ripetere per tre volte “la nascita”! Quanto sei fortunato, prescelto!”»
Michelangelo restò immobile per un secondo; poi si prese coraggio, e poggiò il foglio aperto sul petto, “non ci credo”, pensava, “non ci credo affatto” «La nascita...» non ci credeva ma la paura aumentava, «La nascita...» creandogli un nodo in gola, «La nascita!» e facendogli strizzare gli occhi e serrare i denti più forte che poteva. E aveva paura ad aprirli, in quel momento. Come se sentisse una strana presenza dietro di sé.
Ma quando pian piano lo fece: il nulla. Niente era cambiato.
Non era successo niente.
Mikey rimase sorpreso, ma poi scoppiò in una fievole risatina «Che stupido», si disse; e poi ripiegò il foglio, sistemandolo nuovamente al suo posto, dentro la scatola di legno.
«Devo smetterla di credere alla favole» e, scordandosi di dover andar in bagno, Michelangelo tornò in camera sua per cercare di prender sonno.


Il giorno dopo Michelangelo si svegliò con un terribile mal di testa. E non capiva il motivo.
Forse perché s'era addormentato di botto non appena la sua testa s'era completamente immersa sul comodo e soffice cuscino? Era una scarsa ipotesi, ovviamente; ma la sua mente non sembrava trovare risposte più coerenti.
Aprì gli occhi azzurri e si alzò di scatto, si guardò intorno, vide una candida ragazza dai capelli violacei e gli occhi gialli, e spostò lo sguardo altrove, con noncuranza. Prese la sua maschera arancione e la indossò, annodando e stringendo per bene il nodo; mentre le lunghe code di essa già gli ricadevano sulle spalle. Infine indossò la cintura, tutto il suo equipaggiamento e poi fece per uscire dalla stanza; ma proprio in quel momento si bloccò, con gli occhi fissi sulla porta, che pian piano iniziavano a sgranarsi. Solo allora aveva effettivamente razionato ciò che aveva appena visto: così si girò. La ragazza dagli occhi gialli inclinò la testa e, con un'espressione apatica alzò un braccio, per poi esclamare: «Ben svegliato, Padrone»
Mikey cacciò un forte urlò e poi vide tutto buio.
La ragazza sbatté le palpebre.


-


Leonardo s'allarmò: «Oi, Mikey! Oi, Mikey! Mi senti?»
Michelangelo non riuscì nemmeno a distinguere a chi appartenesse quella voce. Lentamente, la tartaruga dalla maschera arancione aprì gli occhi, e la sua vista non lo voleva aiutare di certo: tutto era sfocato, non chiaro. Inguardabile. Così inguardabile che avrebbe tanto voluto richiudere gli occhi e tornare a dormire.
«... dov'è?» sussurrò questi, mettendosi seduto sul divano, mentre con una mano si massaggiava le tempie.
«Dov'è chi?» domandò Raphael, corrugando la fronte.
«Come chi...?» fece per dirlo, ma si fermò appena in tempo. Deglutì.
Loro non riuscivano a vederla! Lui era l'unico!
Perché? Non riusciva proprio a farsene una ragione...
Perché?!
Così si alzò in fretta e lasciò di corsa la stanza, sotto gli occhi stupiti di Donnie, Raph e Leo.
«Ho un déjà-vu» affermò il genio, guardando Leo di sottecchi; il quale si accorse subito dello sguardo rivoltagli dal fratello dalla maschera viola «huh?»


-


La porta della camera di Michelangelo sbatté violentemente, e l'arancione si guardò intorno, trovando subito la fonte di quella sua agitazione «Tu!» la indicò «Tu! T...», deglutì «C-cosa vuoi da me?!»
Lo spirito (perché sì, se Michelangelo era l'unico a vedere quella ragazza doveva per forza trattarsi di tale forma astratta) guardò Michelangelo negli occhi. Senza alcuna minaccia. Calmo «Ma come, padrone...» ella sospirò «non ne hai idea?»
Mikey scosse lentamente il capo.
«Ieri sera hai svolto un rituale» poi, stranamente, sul suo viso comparve un inquietante sorrisino «Ricordi, padrone?»
Michelangelo iniziava a sudare freddo «Ricordo...»
«Beh, a quanto pare mi hai evocata.
«E starò al tuo fianco per l'eternità» lo spirito emise una piccola risatina «non sei contento?»
E la tartaruga sbarrò gli occhi, non riuscendo a credere alle sue orecchie.
Sicuramente, anche se avesse parlato; nessuno gli avrebbe mai creduto sulla parola. E anche se l'avessero fatto, non voleva immaginare la reazione dello spirito nei suoi confronti. E quello che aveva fatto la sera precedente lo metteva alle strette ancor di più dal dire la verità ai suoi fratelli, facendogli sentire il cuore in gola.
Era un qualcosa che sentiva lui. Non poteva rivelarlo così ai quattro venti: poteva essere pericoloso per tutti.
E non stava divagando: c'era uno spirito in camera sua!
«Il mio nome è Vriska, e il mio compito è quello di renderti felice,» ed ecco, lo spirito si preparava a farlo di nuovo; ad emettere un'altra di quelle sue snervanti risatine «Padrone»
Michelangelo allora svenne una seconda volta.
 
  
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