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Autore: BrokebackGotUsGood    21/04/2014    1 recensioni
You're home now, not alone now
These arms are here to hold you, don't need to be afraid
So come in, 'cause I've been waiting for the moment to open up this door
And I know that it's not much...welcome to my heart.

Questa è la storia di Brian e Nick, due ragazzi normali con una vita difficile e con tanti ostacoli da superare.
Ma non c'è niente che l'amore non possa combattere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The promise














Jackie se ne stava seduta in cucina, viso nascosto tra le mani e gomiti puntellati sul tavolo, mentre Robert, a qualche metro di distanza da lei, si infilava la giacca con rabbia.
-Maledetto moccioso...- mormorò tra sé e sé, tirandosi su frettolosamente la cerniera, -Se lo trovo gliela faccio vedere una volta per tutte-.
Ma la donna non lo ascoltava, persa com'era nelle proprie ansie e preoccupazioni e impegnata a trattenere le lacrime che, se non fosse stato per Robert che ogni volta le urlava di non fare la frignona, avrebbe già versato.
Non biasimava affatto suo figlio e la sua decisione di allontanarsi da quella vita tossica e opprimente, anche lei, se fosse stata altrettanto coraggiosa, avrebbe fatto lo stesso, ma il non sapere dove si trovava né come stava le trafiggeva lo stomaco come la più affilata delle lame.
E tutto questo era solo colpa sua.
Non avrebbe dovuto lasciarsi sopraffarre dalla disperazione e andare con il primo che aveva avuto la decenza di offrirle un lavoro ma, soprattutto, non avrebbe dovuto lasciarsi trascinare da lui in quel tunnel buio e sinistro che per molti era la soluzione ad ogni problema, nonostante li uccidesse lentamente.
Perché l'alcohol e la droga non avevano fatto altro che renderla una madre assente sotto tutti i punti di vista e apparentemente menefreghista, dal momento che non aveva mai le forze (sia mentali che fisiche) di intervenire quando Brian veniva brutalmente picchiato perché non aveva pulito bene il bagno. Ed era questa la cosa che non avrebbe mai, MAI dovuto permettere: che suo figlio diventasse una specie di servo, nient'altro che uno straccio da poter trattare a proprio piacimento senza dargli la possibilità di ribattere.
Perché ci si accorgeva della gravità delle situazioni solamente quando ci si metteva di mezzo un dolore grande quanto l'allontanamento di un figlio?
Perché si stava rendendo conto solamente ora che così non sarebbero mai potuti andare avanti?
Forse, però, ormai era troppo tardi per ricominciare da zero. 
-Ora provo ad andare a casa di quel Dorough, o come si chiama...vedo se lui ne sa qualcosa!- le urlò Robert dall'ingresso, sbattendosi subito dopo la porta alle spalle.



 
❦❦❦



-Davvero, non riesco a crederci! E' una cosa assurda!- 
-Cosa c'è di così assurdo?-
-Andiamo, è impossibile che in una casa così grande non abbiate una stanza per gli ospiti! Ce l'ho perfino io!-
-Ma non ce l'abbiamo, come tu stesso puoi vedere-.
Brian era rimasto a bocca aperta e Nick, cercando di contenere un sorriso molto divertito, stava tentando di convincerlo ormai da cinque minuti del fatto che, nonostante fossero presenti due bagni, una lavanderia, una sala da pranzo grande quanto quella del Titanic e un salotto altrettanto immenso, non ci fosse una stanza per gli ospiti.
E ciò era dovuto semplicemente a due cose: che gli ospiti dei suoi genitori non erano mai stati soliti dormire in casa loro e, in primo luogo, che lui non aveva mai avuto nessun amico da invitare, ma preferva non tirare fuori quest'ultimo argomento.
Nonostante stessero parlando a bassa voce per evitare di svegliare i coniugi Carter, l'incredulità era stata ben percettibile nella voce di Brian, che non riusciva a togliersi dal viso quell'adorabile espressione di stupore; poi, però, quella stessa espressione fece sorgere un pensiero nella mente di Nick, che divenne improvvisamente serio e anche un po' dispiaciuto.
-N-non...non ti va di...di dormire con me...?- chiese impacciatamente, abbassando la testa e deglutendo silenziosamente. -Perché se è così, io posso dormire sul divano, non c'è proble...-
-Che? No!- lo interruppe il maggiore, riabbassando poi la voce dopo essersi accorto di averla leggermente alzata -Assolutamente no! Scusa, non volevo che tu mi fraintendessi...Con questo non intendevo dire che mi avrebbe infastidito dormire con te, anzi!- Ok, quell'anzi non avrebbe dovuto aggiungerlo, ma ormai gli era sfuggito. -Ero semplicemente sorpreso, tutto qui. Ma non c'è nessun problema, davvero-.
A quelle parole, il biondino si rilassò visibilmente e sorrise, decisamente sollevato nel vedere che, contrariamente a quello che aveva pensato, Brian era sereno all'idea di condividere lo stesso letto.
Per dormire.
I due si sorrisero e poi si incamminarono verso la fine del corridoio, dove una porta in legno lucido si apriva su quella che sarebbe dovuta essere la camera del diciottenne: Brian cercò di ignorare l'agitazione che gli stringeva lo stomaco sottoforma di morsa e si convinse mentalmente che ''non succederà assolutamente niente, quindi stai calmo e rilassati''.
Quando Nick aprì la porta, che non fece neanche un minimo cigolio sui cardini ben lustrati, ciò che si presentò davanti agli occhi di Brian non fu, come chiunque si sarebbe aspettato, un letto enorme, un armadio grande abbastanza da contenere dieci uomini e muri ricoperti da una costosissima carta da parati, bensì la normalissima camera di un ragazzo: pareti di un azzurro chiaro, fotografie di famiglia, poster di varie band attaccati qua e là e un letto grande giusto per contenere al massimo due persone.
Meglio, in questo modo si sarebbe sentito più a suo agio di come lo sarebbe stato in una camera che faceva concorrenza a quella del principe William d'Inghilterra.
-Questi dalli pure a me- sussurrò gentilmente il minore, prendendogli i vestiti che aveva indossato durante la sera che aveva ancora tra le braccia. -Te li metto qui sulla sedia, così domani mattina li trovi già pronti-.
Brian annuì. -Va bene, grazie-.
Per dormire, Nick gli aveva dato una semplice maglietta leggermente più larga della sua taglia e dei comodi e caldi pantaloni appartenenti a qualche vecchia tuta, ed essere completamente avvolti dal profumo del ragazzo era, come già aveva avuto modo di constatare, una sensazione a dir poco splendida.
Lo faceva sentire bene, lo faceva sentire protetto, in qualche modo, e ancora di più quando era stretto tra le sue braccia: non ricordava di essersi mai sentito così bene mentre abbracciava qualcuno.
Ma era normale, dopotutto: chi non si sarebbe sentito in paradiso tra le braccia della persona che amava?
Ora che quella consapevolezza era diventata più limpida nella sua mente, si era reso conto che provare quel genere di sentimenti per Nick non era più così sconvolgente come poteva sembrare all'inizio: ora sembrava che non ci potesse essere niente di più bello, di più idilliaco e di più perfetto, sentiva che doveva essere esattamente così e niente e nessuno avrebbe potuto cambiare le cose.
Perché lui credeva che niente accadesse per caso, e se la vita aveva deciso quella strada per lui...beh, sarebbe arrivato fino in fondo per vedere dove portava.
E non voleva percorrerla con nessun altro, se non con Nick.
Mentre l'oggetto dei suoi pensieri sistemava le coperte, Brian si appoggiò con una spalla allo stipite della porta e osservò con interesse ogni suo movimento, lasciandosi sfuggire involontariamente un lieve sospiro e un dolce sorriso; studiò ogni singola parte del suo corpo, dai tratti delicati del viso, che in quel momento vedeva di profilo, alle linee armoniose della schiena e delle braccia forti, e ad ogni centimetro su cui i suoi occhi si posavano cresceva il desiderio di poter sentire quella pelle calda e morbida sotto i palmi delle sue mani e di far nascere, su quella stessa pelle, brividi con leggeri baci e tocchi fuggenti.
Voleva Nick.
Ma se i sentimenti nei suoi confronti non lo spaventavano più, ci pensava quel desiderio bruciante a metterlo in allarme: come si sarebbe dovuto comportare se un giorno... insomma... sarebbe accaduto l'inevitabile? 
''Piccolo dettaglio: prima che l'inevitabile accada dovreste stare insieme, in teoria. E, dal momento che non è così, non hai motivo di preoccupartene ora''.
-Preferisci dormire da una parte in particolare?-.
La voce del minore lo riscosse bruscamente dai suoi pensieri, facendolo sussultare leggermente sul posto. -Oh, ehm...n-no, è indifferente-
-Va tutto bene?-
-Sì sì, stavo...stavo solo pensando a cose di poco rilievo-.
Ed ecco che in Nick sorse di nuovo quel doloroso dubbio.
Sì, lui era certo che ciò che affliggeva Brian non fosse affatto qualcosa ''di poco rilievo'', anzi, era sicuro di sapere perfino di cosa si trattasse.
E, nonostante fosse difficile per lui da accettare, non poteva nemmeno biasimarlo, ma non capiva perché lui continuasse a negarlo e a volerlo nascondere.
Sostenne il suo sguardo per qualche secondo, con una dolorosa fitta che gli aveva improvvisamente trafitto lo stomaco e un pizzicore agli occhi che aveva tutta l'aria di essere un'avvisaglia di lacrime, poi abbassò la testa con un silenzioso sospiro e si sedette lentamente sul letto, guardando un punto imprecisato davanti a sé.
-Brian...ascolta, non sei costretto a dormire con me, va bene?- disse con il tono più pacato che gli riuscì, ma piuttosto roco. -V-voglio dire...- ecco, ora la sua voce iniziava ad incrinarsi -...Neanche io sarei particolarmente entusiasta di condividere il letto con...con uno come me. Quindi ti capisco, sai...-.
Dovette fare uno sforzo disumano per trattenere le lacrime che, come fuggitivi che bramavano di evadere da una prigione, insistevano prepotentemente per potersi liberare e per poter lasciare la loro scia salata lungo le sue guance.
Si era sempre odiato profondamente dal giorno in cui aveva realizzato di essere diverso dagli altri, ma non si era mai sentito così sbagliato come in quel momento: sì, Brian gli aveva esplicitamente confermato di voler essere ugualmente suo amico e non aveva mai dato l'impressione di essere anche solo minimamente infastidito dalla sua natura, ma cosa gli diceva che non fosse, appunto, solo un'impressione? 
-Con uno come te...come?- chiese Brian con tono indagatore, aggrottando leggermente la fronte.
Fu allora che Nick non riuscì più a contenersi.
-Con un gay, con un finocchio, o come mi si vuole chiamare! Perché continui a sforzarti di farmi credere che la cosa non ti tocca minimamente? Non hai paura che possa venirmi qualche...qualche scatto, che ne so?! Io non... non riesco a...-.
Brian si avvicinò velocemente a lui, che si era inconsapevolmente alzato dal letto, e tese le mani in avanti nel tentativo di calmarlo. -Nick...- 
-Perché vuoi illudermi facendomi credere che la nostra può essere un'amicizia normale? A quest'ora chiunque sarebbe scappato da me a gambe levate e...e invece tu...-.
Il diciottenne scoppiò a piangere nello stesso momento in cui Brian lo tirò verso di sé e lo strinse forte tra le sue braccia, facendogli affondare il viso nella sua spalla e ovattando così i singhiozzi. -Nick, calmati, sshh...calmati- gli sussurrò, posandogli una mano sui capelli biondi.
Nick ci mise qualche istante per ricambiare la presa, ma quando lo fece si ancorò letteralmente e quasi inconsciamente alle spalle del maggiore, aumentando maggiormente la stretta e lasciando uscire liberamente le lacrime e singulti.
Restarono così per qualche minuto, abbracciati accanto al letto e senza dire una parola, con il pianto di Nick come unico disturbatore del silenzio.
Brian si sentì uno stupido per aver fatto nascere in lui quei pensieri, anche se non volutamente: non doveva pensare alle sue sciocche preoccupazioni quando il minore se ne sarebbe potuto accorgere, altrimenti avrebbe potuto fraintendere, come infatti era successo; sì, si era un po' agitato prima di entrare nella sua camera, ma era un'agitazione positiva, dovuta al fatto che avrebbero passato la notte insieme, e il non poterglielo dire lo stava letteralmente uccidendo dall'interno.
Dopo un po' sentì che, lentamente, i sussulti delle spalle di Nick dovuti ai singhiozzi stavano diminuendo, riducendosi a un respiro affannoso; Brian quindi lo staccò delicatamente da sé in modo da poterlo guardare e gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli le guance con i pollici con il pretesto di asciugargli le lacrime.
-Nicky, guardami negli occhi- lo invitò dolcemente, facendo alzare gli occhi rossi e lucidi del biondino; gli sorrise con fare rassicurante, non smettendo di accarezzarlo, e lo guardò con fermezza, determinato a fargli capire che andava tutto bene e che non c'era niente di cui doversi preoccupare. -Non c'è niente, niente che mi dia fastidio o che cambierei di te: sei un amico fantastico e una persona meravigliosa, ogni singolo secondo che passo con te è perfetto, come potrei anche solo pensare di scappare a gambe levate? No, non ho paura di te, se è questo che vuoi sapere, anzi, in questo momento non c'è altro posto in cui vorrei essere. E non ti sto illudendo, non potrei mai farti questo. La nostra amicizia è tra le cose più belle che mi siano mai capitate e voglio che si rafforzi ancora di più, indipendentemente da ciò che potrebbe dire la gente-. Sperava di non essersi spinto troppo oltre, ma quando doveva parlare di quanto stesse maledettamente bene quando erano insieme, le parole uscivano quasi senza che lui stesso se ne rendesse conto. -Spero che anche tu voglia lo stesso-.
Nick lo guardò come se fosse un miraggio, come se non riuscisse realmente a credere di avere davanti un ragazzo così eccezionale, visibilmente emozionato e con gli occhi nuovamente lucidi e in procinto di far uscire nuove lacrime, stavolta, però, di gioia e di sollievo.
Cercò di fare qualcosa di vagamente simile ad un sorriso e annuì, aumentando la presa attorno alle sue spalle. -Sì. Sì, certo che lo voglio, e...scusa se ti ho aggredito in quel modo, so che tu non sei come tutti gli altri, il fatto è che...- deglutì e abbassò lo sguardo, facendo una breve pausa per trovare le parole giuste, e Brian gli accarezzò velocemente il braccio per incitarlo a continuare. -Il fatto è che ho subito tante di quelle delusioni che...ora che ho incontrato un amico vero mi sembra troppo bello per essere vero, e ho paura che possa finire tutto da un momento all'altro sempre per la stessa causa. I primi anni di liceo, quando ancora nessuno sapeva, qualche amico ero riuscito a farmelo, ma poi, una volta che il mio segreto è venuto a galla, non hanno esitato neanche un istante a mandarmi a fanculo. Quindi cerca di capirmi, se a volte ho questi sbalzi...-
-Certo, Nicky. Ma ora non dovrai più preoccuparti di niente. Io non ti lascerò mai da solo, neanche se dovesse crollare il mondo, te lo prometto. E' il minimo che possa fare dopo averti invaso casa-.
Entrambi fecero una mezza risata, che servì per alleggerire un po' l'atmosfera, poi tornarono a guardarsi e Nick poté leggere negli occhi del maggiore tutto il supporto e la comprensione che aveva sempre cercato, ma che non era mai riuscito a trovare in nessun altro se non i suoi genitori; sì, finalmente la vita aveva deciso di sorridere anche a lui e se c'era una cosa di cui era totalmente certo, quella era che mai più gli sarebbe ricapitato di conoscere qualcuno di assolutamente fantastico come Brian e che non doveva fare altro se non tenerselo stretto.
Perché da allora in poi non lo avrebbe più lasciato andare, questo era poco ma sicuro.
Questa volta riuscì a fare un sorriso vero, colmo di felicità e immensa gratitudine, e non poté trattenersi dall'avvolgere nuovamente Brian con le sue braccia.
-Grazie- sussurrò contro la sua spalla, ti amo, avrebbe voluto aggiungere, ma ovviamente non lo fece.
Brian lo strinse forte, sentendo un bisogno vitale di far durare il più possibile quel contatto. -No, non ringraziarmi-.
Il silenzio tornò padrone di quella camera, ma la tensione in esso era completamente scomparsa, lasciando spazio a un timido raggio di sole per illuminare (seppur ancora debolmente) quella corda d'oro che, senza che ancora loro due lo sapessero, li avrebbe legati per il resto della loro vita.


❦❦❦


I due ragazzi si sistemarono sotto le coperte e, una volta spenta la luce e sdraiati entrambi a pancia in sù, restarono a guardare il soffitto per un po', ripensando a tutto quello che era accaduto solamente nell'arco di un'ora.
Brian non riusciva a togliersi dalla testa la mancata confessione sul divano, mentre Nick continuava a ripetersi a mente le parole di Brian, assaporandone il dolce e bellissimo suono: ''Io non ti lascerò mai da solo, neanche se dovesse crollare il mondo, te lo prometto''.
Sorrise al pensiero che, per una volta, avrebbe potuto fidarsi e poteva stare certo che Brian avrebbe mantenuto la sua promessa, aiutandolo e supportandolo ogni volta che avrebbe avuto voglia di mollare tutto e farla finita: finalmente non era più solo, finalmente poteva veramente contare su qualcuno e quel qualcuno, per di più, era la persona più dolce, premurosa, paziente, comprensiva e sexy dell'universo.
Non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe potuta cambiare così velocemente.
-Bri...?- sussurrò dopo qualche altro istante, mantenendo lo sguardo sul soffitto. 
-Sì?-.
Passò qualche altro secondo di silenzio, poi Nick deglutì silenziosamente e chiuse gli occhi, facendo un impercettibile sospiro. -Stammi vicino-.
Brian, dopo un attimo di confusione, ricevette il messaggio quando vide la mano del biondino allungarsi per cercare la sua: anche se non poteva vederlo, essendosi girato su un fianco, fece un sorrisino addolcito, poi, senza pensarci due volte, gli si avvicinò e gli avvolse la vita con un braccio, stringendolo a sé e facendo aderire il petto alla sua schiena.
Dio, stringerlo in quel modo, in un letto, era una cosa assolutamente unica e irripetibile! Quando gli sarebbe ricapitato di potergli stare così vicino per una notte intera, avvolto dal suo profumo e dal calore del suo corpo?
''Spero presto''.
E in circostanze diverse.
Già, perché, anche se non ne erano ancora pienamente consapevoli, i sentimenti che provavano l'uno per l'altro erano troppo forti per essere contenuti in una semplice amicizia, per quanto forte essa potesse essere: no, quel legame era destinato a crescere e a diventare più forte, fino a portarli verso un traguardo dal quale non avrebbero più voluto fare ritorno.
Ma ora non era più tempo di pensare, perché il sonno stava cominciando a farsi sentire sul serio e, in effetti, sarebbe stata anche ora di dormire.
-Buona notte, Bri-.
Anche Brian chiuse gli occhi, lasciandosi andare alla stanchezza e aspettando di venire accolto tra le braccia di Morfeo. -Buona notte, Nicky-.



























Scusate se il capitolo è un po' più corto dei precedenti, ma serviva da ''intermezzo'', diciamo, poiché dal prossimo in poi inizieranno a complicarsi un po' le cose. 
Spero di non aver fatto qualcosa di assolutamente illeggibile, anyway...
Qualche volta ogni tanto mi farò viva a fine capitolo, giusto per far vedere che questa...ehm, chiamiamola ''storia''...ha ancora un'autrice. Lol 
Ringrazio mamogirl per le sue fantastiche recensioni e chiunque stia seguendo in silenzio, e...niente, al prossimo! ^__^



 
   
 
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