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Autore: Solstitia    21/04/2014    2 recensioni
Perché proprio a me? Non ho mai fatto nulla di cattivo nella mia vita. Voglio solo vivere, finire il college, trovare una ragazza perfetta per me e mettere su famiglia.
Ma ora non posso più. Cosa ho fatto di male? Perché mi hanno abbandonato tutti?
*Non è vero*
La mia testa scatta nella direzione di quella voce. Chi ha parlato?
*Io ho parlato.*
Mi alzo in piedi e mi guardo attorno. Non c'è nulla, solo ombre e il mio dolore. Sto impazzando?
*Da questa parte.*
...
Quando sento il contatto con quella...energia, mi sento bene, felice, libero. Vivo.
Solo in quell'istante, mi accorgo di star piangendo.
Solo in quell'istante, mi accorgo di essere ancora vivo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Esprimi un desiderio


 

 

- Io -

 

 

 

 

-Devo fare in fretta-

Sto correndo come Usain Bolt alle Olimpiadi del 2012 per tutto il campus alla ricerca del bagno più vicino e, quando finalmente lo trovo, mi ci fiondo dentro.

Mi appoggio al lavandino e tiro fuori dalla tasca interna dello zaino, facendo cadere a terra quasi tutto il suo contenuto, un flaconcino della mia medicina. La ingoio senza bere neanche un goccio d'acqua e mi guardo nello specchio che ho davanti. Una ciocca di capelli castani mi ricade sulla fronte, ho il viso sudato e gli occhi verdi circondati da un alone di occhiaie.

“Cristo, faccio pietà.”

Non ho dormito niente stanotte a causa dei soliti dolori al petto e alla testa, ma ho deciso ugualmente di andare a lezione. Era meglio se fossi rimasto a casa.

Sto riprendendo fiato, quando Brandon e la sua combriccola aprono la porta del bagno facendola sbattere contro il muro.

-Ehi Lucas, sei ancora vivo?- mi dice uno di loro dandomi una pacca sulle spalle.

-Si...si sto bene, grazie.- rispondo raccogliendo le cose che mi sono cadute dalla borsa quando stavo cercando le mie pastiglie.

Quando ho finito, esco correndo dal bagno senza salutare i miei “amici”, e mi dirigo verso il parcheggio del college. Durante il tragitto, vedo il volto dei professori che mi guardano preoccupati, ma faccio finta di niente. Odio far preoccupare le persone.

Sto per raggiungere l'entrata dell'istituto, quando una mano mi afferra il polso della camicia azzurra che indosso.

-Lucas, cosa succede?-

Mi volto verso quella voce e sorrido, seppur controvoglia, alla mia unica amica.

-Allison...sto bene tranquilla. Devo solo tornare a casa.- le dico guardandola negli occhi. Io ed Allison siamo amici fin dall'infanzia e lei è una delle poche persone a sapere del mio reale stato di salute.

La verità? Mi hanno riscontrato la leucemia circa sette mesi fa. L'unica cosa che posso fare è prendere queste stupide medicine, che dovrebbero alleviarmi un po il dolore, ma che funzionano solo per due o tre ore. Non ci posso fare niente. So quando è l'ora di smettere di lottare ed ho accettato la realtà già da molto tempo.

La mia amica l'ha presa addirittura peggio di me. Ha pianto per ore ed ore sulla mia spalla ed ero io quello che la consolava. Non dovrebbe essere forse il contrario?

Le voglio bene, sul serio, ma è quell'affetto che un fratello prova per la sorella, nulla di più. E poi, neanche volendo, le potrei regalare quell'amore che lei merita e che vorrebbe.

-Vuoi che ti accompagni?- mi chiede con sguardo preoccupato. Le sorrido.

-No, lascia perdere. Ti chiamo stasera ok?-

Lei annuisce e mi lascia andare. Nel parcheggio trovo la mia auto in mezzo ad altre centinaia e mi ci accascio sopra.

“Sono distrutto.”

Percorro quei pochi chilometri che separano la scuola da casa mia mettendoci circa trenta minuti in più del dovuto.

Quando arrivo a destinazione, spalanco la porta e salgo le scale per arrivare in camere mia. Mi butto letteralmente sul letto e mi fermo a guardare il soffitto, mentre i miei pensieri volano fuori da questo momento. Sto per prendere sonno, quando un conato di vomito mi obbliga a scattare in piedi e a correre in bagno. Alzo la tavoletta del water e ci getto dentro la faccia.

“Merda, merda”

Ho freddo, non mi sento più le gambe e sento che sto per perdere conoscenza. Ed è ciò che succede.

 

Nel mio sogno, mi trovo come al solito in un'immensa stanza oscura e vuota, con le gambe contro il mio petto e la testa appoggiata contro di esse.

Perché proprio a me? Non ho mai fatto nulla di cattivo nella mia vita. Voglio solo vivere, finire il college, trovare una ragazza perfetta per me e mettere su famiglia.

Ma ora non posso più. Cosa ho fatto di male? Perché mi hanno abbandonato tutti?

*Non è vero*

La mia testa scatta nella direzione di quella voce. Chi ha parlato?

*Io ho parlato.*

Mi alzo in piedi e mi guardo attorno. Non c'è nulla, solo ombre e il mio dolore. Sto impazzando?

*Da questa parte.*

Viene dall'alto. Quando guardo sopra di me, la vedo. Una figura candida mi sta fissando e mi tende la mano. Cosa significa? Mi sta sorridendo, riesco a percepirlo.

Non ho più paura e cerco di avvicinarmi di più, allungando anche la mia di mano.

Quando sento il contatto con quella...energia, mi sento bene, felice, libero. Vivo.

Solo in quell'istante, mi accorgo di star piangendo.

Solo in quell'istante, mi accorgo di essere ancora vivo.

 

 

Quando mi sveglio, sono con il viso accasciato sulle piastrelle del bagno e non filtra più alcuna luce dalla finestra. Devo essere rimasto incosciente per un po di ore.

Lentamente mi alzo e mi sostengo con l'aiuto del muro, finché non arrivo in camere mia.

Guardo l'orario che lampeggia sulla sveglia. Fantastico, sono già le 21.50.

Prendo qualche libro dello zaino con l'intento di fare almeno qualche compito di storia e matematica, ma niente. Non riesco a concentrarmi. Dovrei anche chiamare Allison, ma non me la sento. Decido di farmi un panino e solo quando scendo le scale, mi accorgo che la porta di casa è aperta.

“Cavolo, devo essermi dimenticato di chiuderla quando sono arrivato oggi pomeriggio...”

Poi sento un rumore provenire dalla cucina.

Afferro subito la lampada del corridoio e lentamente mi avvicino.

“Che sia un ladro?”

Mi affaccio alla porta e intravedo qualcuno che si muove dietro all'anta aperta del frigorifero.

-Fermo!- urlo con tutto il coraggio che mi è rimasto, mentre una goccia di sudore freddo mi scivola sul collo. Quello che vedo, mi fa impietrire all'istante.

Una ragazza, più o meno della mia età, con lunghi capelli biondi che sembrano quasi bianchi, sta cercando di aprire un vasetto di tonno.

Quando mi sente urlare, si volta verso di me e spalanca gli occhi azzurri come il cielo.

È bellissima.

“No, aspetta...”

-Chi sei? Che ci fai in casa mia?- le dico abbassando al lampada. Mi sembra piuttosto innocua.

Lei si aggiusta il lungo abito azzurro e si volta del tutto verso di me.

-Piacere di conoscerti, io sono Ruth!- mi dice allungando una mano verso di me.

“Come nel sogno...”

-Io sono Lucas, ma si può sapere che ci fai qui?-

Mi avvicino leggermente di più, quando un capogiro mi obbliga ad attaccarmi al tavolo.

“No, non ora, basta” Mi fa male tutto: il cuore, la testa, la gola. Inizio a tossire e mi sembra di non riuscire più a respirare.

Mi accascio in ginocchio sul suolo freddo, mentre con una mano mi copro la bocca. Questo attacco è più violento del solito. La vista mi si fa sempre più appannata e tutto intorno a me si fa più buio, mentre l'ultima cosa che vedo, è quella ragazza che mi si avvicina, inginocchiandosi accanto a me e bisbigliando qualcosa che però, non sarebbe mai arrivato alle mie orecchie.

“È la fine?”

*È l'inizio*





Note d'autore
Ta ta ta taaaannnnnn
Eccomi qui con un'altra storia *w*
Che ve ne pare di questo capitolo? Premetto già che "Esprimi un desiderio" non avrà molti capitoli...penso tre o quattro, dipende da come dividerò la storia!
Ringrazio i futuri lettori in anticipo...se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate ;D
Al prossimo capitolo!


Solstitia
  
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