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Autore: lena30    21/04/2014    2 recensioni
Il vero amore può sconfiggere la morte perchè è capace di sopravviverle ... perciò l'amore conta ... come nella omonima canzone .... E' la storia di Gabriel e Claudia forse narrata con una maggiore attenzione ai loro pensieri, alle loro emozioni alla loro essenza ... spero di riuscirci ... siate clementi ... è la mia prima storia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Munari, Gabriel Antinori
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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IV
Avrebbe dovuto sentirsi soddisfatta, appagata: finalmente Gabriel si era lasciato convincere ad accettare il suo aiuto, finalmente aveva capito che la risposta agli enigmi della sua vita erano seppelliti nel suo passato ed aveva trovato la giusta determinazione per affrontarli, per cercare di capire cosa si nascondeva dietro la sua amnesia .
Eppure si sentiva solo un’idiota egoista: sapeva di non essere nella condizione di poterlo assistere durante il percorso terapeutico che lui avrebbe dovuto intraprendere: era troppo coinvolta, ma solo in quel momento sembrava rendersene conto, come se si fosse sollevato il velo di menzogne che aveva raccontato anche a se stessa per giustificare il suo interesse verso di lui.
 Cercò allora di essere sincera ed onesta con se stessa e fu costretta ad ammettere, seppure a malincuore, che non erano stati solo motivi altruistici a spingerla ad indagare su di lui, sul suo passato; dovette riconoscere che era rimasta affascinata da lui fin dal loro primo incontro quando non avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi di fronte ad un prete, e forse quando lo aveva saputo si era sentita inspiegabilmente ed irrazionalmente ancora più attratta. 
Per giustificare con la propria coscienza il suo interesse lo aveva trasformato in un caso clinico; si era costruita nella propria immaginazione l’ipotesi di una infanzia spezzata dai lutti e dalla perdita dei genitori, il bambino che, per il senso di gratitudine che sentiva per chi lo aveva cresciuto, aveva inconsapevolmente seguito le sue orme, senza aver avuto realmente la possibilità di scegliere cosa diventare.
La costruzione di questa teoria presentava inoltre anche un’altra prospettiva allettante: le offriva la speranza di poter immaginare che un giorno, superati i traumi del passato, lui avrebbe potuto scegliere un’altra vita dove magari poteva esserci posto anche per lei; il sottile filo di quella speranza la aveva condotta sin lì, ora ne era consapevole, così come era consapevole del fatto che quella stessa speranza non le consentiva di affiancarlo nel percorso della terapia: era un tremendo conflitto di interessi che non le lasciava scampo; ora toccava a lei scegliere ma sapeva quale sarebbe stata la sua decisione, non avrebbe mai potuto ingannarlo così, qualsiasi cosa ci fosse o potesse esserci tra di loro avrebbe avuto un senso ed una possibilità solo se lei fosse stata sincera: doveva solo trovare il coraggio e la forza di dirglielo, anche perché lui, dopo essere stato così titubante e confuso, era diventato perentoriamente deciso e non intendeva più rinviare o sottoporsi al percorso di analisi che pure lei gli aveva consigliato; voleva immediatamente affrontare il ritorno alle sue origini, alla casa di suo padre e dava per scontato che lei lo accompagnasse.
E quando, seppure debolmente, lei aveva provato a spiegargli che non era la persona più adatta ad aiutarlo, lui aveva zittito le sue fragili proteste, dicendole che in realtà lo stava già facendo. 
Alla fine, quando finalmente il momento era arrivato, glielo aveva detto: sarebbe stato molto difficile dimenticare la sua espressione smarrita ed interrogativa, sapeva bene che lui non aveva immediatamente capito cosa realmente intendesse dirgli perché era imbarazzata e ci aveva girato intorno dicendogli di non essere né la sua psicologa né tantomeno un’amica e di dover scegliere cosa essere per lui, poi quando aveva visto che lui ancora non capiva era stata costretta ad essere meno sibillina e rivelargli che il vero problema era quello che provava per lui, che era troppo coinvolta per aiutarlo; a quel punto lui non aveva replicato ma l’aveva guardata in maniera strana e lei incapace di sostenere oltre il suo sguardo, era andata via.
Lui era rimasto lì su quella panchina non sapeva per quanto tempo, con lo sguardo fisso al punto in cui la figura di Claudia, via via che si allontanava, si era confusa con la linea dell’orizzonte; la aveva guardata andar via incapace di distogliere lo sguardo, incapace di muoversi, di seguire l’istinto che, nel momento stesso in cui lei gli aveva svelato i suoi sentimenti, aveva sentito impellente dentro di sé e che gli rendeva quasi indispensabile toccarla, abbracciarla, tenerla stretta a sé per consolarla, per dirle che anche lui sentiva le stesse cose, l’identico impulso, il medesimo desiderio reso ancora più accentuato dalla consapevolezza che quelle sensazioni erano un qualcosa di proibito, qualcosa che gli era negato ma che voleva quasi disperatamente; e nello stesso tempo cominciava a formarsi dentro di sé l’idea che se quel qualcosa era nato non poteva essere sbagliato; e mentre quel tumulto di pensieri si agitava in lui, era rimasto immobile cercando di assorbirle; mai avrebbe potuto immaginare che anche lei provasse le stesse cose; era sorprendentemente piacevole ma allo stesso tempo spaventosamente terribile l’idea di Claudia che provava dei sentimenti per lui, che sentiva lo stesso desiderio, lo stesso impulso irrefrenabile; adesso che tutto era chiaro, palese tra di loro si chiedeva dove avrebbe trovato la forza per starle lontano, per non assecondare il suo istinto, il suo desiderio di amarla e di essere amato da lei.
Aveva lottato fermamente perché non accadesse: si era aggrappato alla ragione, al buon senso, alla sua fede, ma era stato tutto inutile; aveva tentato dapprima di ignorare e poi di maltrattare quel sentimento che gli stava scoppiando dentro ma poi aveva capito che non poteva opporsi; i suoi tentativi erano stati vani; pensava che sarebbe stato così meravigliosamente semplice prenderle la mano, trattenerla, impedirle di andare via, dare consistenza al suo desiderio di stringerla a sé e di baciarla così come desiderava fare da tanto tempo, fino a perdere il fiato e la ragione, potersi perdere in lei per ritrovare se stesso, ma non sarebbe stato giusto: lei non meritava i suoi dubbi, le sue incertezze, meritava qualcuno che la amasse senza riserve, qualcuno che scegliesse lei e non tornasse più indietro.
Non poteva farle questo ma non poteva nemmeno rinunciare a lei.
A fatica si era ridestato da quelle fantasie ad occhi aperti ed era stato nuovamente catapultato nella sua realtà; non aveva proprio messo in conto di dover affrontare i suoi demoni senza la presenza di Claudia accanto a sé e sentiva di essere quasi sopraffatto dall’idea; ma non poteva fare a meno di provarci; gli era costato tanto giungere a quella determinazione: aveva dovuto combattere con se stesso, con le proprie paure, le proprie angosce ed aveva anche dovuto subire le recriminazioni dello zio che era terrorizzato dall’idea che gli potesse accadere qualcosa e scaricava la colpa di tutto su Claudia che, a suo parere, non aveva fatto altro che riempire la sua vita di dubbi; ma lui aveva assolutamente bisogno di ricostruire il suo passato e poi anche lei non si sarebbe aspettata qualcosa di diverso da lui; doveva cercare di capire cosa si celasse al di là dei suoi incubi ed il punto di partenza era lì, la casa di suo padre.  
  
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