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Autore: Tigerlily    16/07/2008    13 recensioni
& Evil Angel!Nuovo arrivo in casa di Selena... che succederà? Questa è la storia della piccola e pepata Selena Morgan e di Digory Miller, rompiscatole, provocatore, un bellissimo diavolo.
POSTATO ULTIMO CAPITOLO^^
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fine

Handsome Devil

 

Capitolo XVI: "Punches"

- Andiamo per gradi, perché piangevi?-, mormorò portandosi una mano sulla faccia e spostandosi i capelli dal volto, portando il dialogo su un argomento, se vogliamo, ancora più spinoso.

[Forse voleva prendere tempo per…]

No, meglio non pensarci, non pensarci e non pensarci…

[E se poi ti sbagliassi come la prenderesti?]

Male.

Abbassai lo sguardo e giochicchiai indecisa con alcuni lacci proprio al centro del mio reggiseno.

Digory schiacciò la mia mano contro lo sterno, sovrapponendoci la sua.

Alzai di scatto il capo e incontrai di nuovo il suo sguardo.

Fissava le nostre mani che si stavano intrecciando indipendentemente dalle nostre volontà.

- Hai delle mani minuscole-, constatò sorridendo divertito.

Io sorrisi di sbieco notando la differenza di proporzioni tra le mie mani e le sue.

Voltai la mia, sua prigioniera, in modo che i palmi si toccassero.

Chinai il capo sul suo petto e baciai la clavicola ben esposta.

- Hai deciso di aggirare la domanda in tutti i modi, eh?-, mormorò con affanno.

Annuii solcando con un dito i suoi addominali, totalmente presa dalla mia nuova attività.

Ok, ero straordinariamente su di giri, ma avevo una paura tremenda di quello che avrebbe potuto dirmi riguardo a ciò che era successo con Dave.

- Nina?-

- Mh?-

- Rispondi-.

Sospirai e appoggiai la testa sulla sua spalla cercando rifugio nell’incavo del collo, come un gatto.

- Ehi!-, mormorò lui piano, sorpreso, accarezzandomi i capelli e una guancia.

- Cos’è successo?-, domandò dolcemente.

Sospirai pesantemente contro il suo collo e vidi davanti a me svolazzare alcuni ciuffi corvini.

Non era giusto. Non se lo meritava.

Non si meritava di essere tenuto all’oscuro.

D’altronde non sapevo nemmeno bene cosa fosse diventato per me lui. Da acerrimo nemico a compagno di porcate in corridoio la strada era lunga e piuttosto impervia; e l’avevamo percorsa tutta senza nemmeno rendercene conto.

Ora sì che mi sentivo morire.

Ero in uno stato confuso e apatico. Diciamo che se e solo se avevo visto giusto (anche perché i segnali erano stati piuttosto evidenti) avevo davanti a me, anzi, avevo sotto di me un mio spasimante.

Che, a dirla tutta, non disdegnavo minimamente.

Dio, che situazione contorta!

Più mi ostinavo a cercare di ragionarci sopra, più il nodo mi pareva ingarbugliato.

Il dato di fatto però era uno solo: stavo avendo dolci effusioni con il mio tanto detestato compagno di banco.

Sospirai di nuovo, persa nei grovigli dei miei pensieri e alla fine prevalse quella voce che mi ripeteva di spiattellargli tutta la verità, con delicatezza, certamente, ma avrei dovuto farlo.

- Sono stata a letto con Dave-, confessai tutt’a un tratto.

[Selena, che ne è stato del buon, vecchio, ribadito e necessario tatto?]

Beh…

Avevo decisamente mandato a farsi benedire tutti i buoni propositi sulla rivelazione.

Però, almeno, adesso Digory sapeva.

A metà, ma sapeva.

L’altra metà era decisamente più umiliante, intima e difficile a dirsi.

Non l’avrei mai detto, ma mi era riuscito più facile confessare una mia debolezza che la stronzaggine altrui.

Non sono mai stata coerente, lo so.

Alle mie parole sentii la mascella a contatto con la mia guancia irrigidirsi.

Mi afferrò la testa con entrambe le mani e se la portò davanti al volto.

- Perché?-, mi domandò con rimpianto e tristezza ben impressi nel tono di voce.

Ma c’era qualcos’altro che mi sfuggiva: era dannatamente arrabbiato.

Farfugliai qualcosa d’incomprensibile mentre affogavo nell’imbarazzo.

- E piangevi per questo?-, domandò mentre, gettando all’indietro la testa, un sorriso amaro si delineava sul suo volto.

- No-, risposi decisa.

- E perché allora?-, chiese duramente afferrandomi per le spalle in un gesto talmente veloce e inaspettato che dischiusi le labbra inavvertitamente.

Mi baciò con un’irruenza che sfiorava la violenza, ma che sfociava in passione pura e collera repressa.

Cercavo di respingerlo, ma più che tentavo, più me lo ritrovavo vicino, attaccato.

Sentivo distintamente le sue dita indugiare sotto le coppe del reggiseno, scorrere sul bordo e raggiungere il gancio.

Si calmò all’improvviso come una tempesta: la sua fronte sulla mia, una sua mano sulla gota e una piantata sulla schiena, il suo respiro caldo e mostruosamente irregolare che avvolgeva le mie labbra nel desiderio incredibile di toccare le sue ancora una volta.

- Ed è bravo a letto?-, chiese malignamente muovendo appena la bocca in una specie di ringhio.

- Beh, non è questo il punto-, dichiarai sommessamente, guardando ipnotizzata il suo petto andare furiosamente su e giù.

- Ah, no? E allora qual è?-, dal tono di voce capii che sorrideva; forse per il fatto che aveva quell’effetto su di me solo da mezzo nudo.

- Il punto è che David è un emerito stronzo-, credo che fu la rabbia a far scendere una stupidissima lacrima sulla mia guancia.

Vaffanculo! Non potevo, non dovevo fare la vittima! Non ne avevo alcun diritto! Eppure anelavo da morire il suo abbraccio.

Smaniavo perché lui mi circondasse la vita e mi attirasse a sé di nuovo, con più tenerezza, però…

- E io sono senza dubbio un’imbecille-, conclusi stringendo i pugni sulle mie cosce.

- Ce ne hai messo di tempo per capirlo, eh?-, mi prese in giro con un tono di voce tra il perfido e il divertito.

Alzai la testa e notò che stavo di nuovo piangendo.

- Ehi, guarda che stavo solo scherzando…-.

Ok, non era decisamente disposto a collaborare, per cui mi trovai costretta a scagliarmi con tutta l’anima tra le sue braccia in cerca di conforto.

Singhiozzavo irrefrenabilmente, mentre mi accarezzava il capo e lo schiacciava contro il suo torace cullandomi.

Mi morsi un paio di volte l’unghia del pollice destro e poi decisi di confessare tutto in una brodaglia di lacrime salate e voce rotta dal pianto.

Più raccontavo e più sentivo la sua stretta farsi forte e non mi dispiaceva affatto.

Quando le sue labbra raggiunsero il mio occhio per raccogliere una goccia salata testarda che non ne voleva sapere di scendere adeguatamente, capii che avevo avuto bisogno seriamente di quel gesto.

Gli abbracciai la vita con tutta la forza che mi rimaneva dopo il pianto e spalancai gli occhi nel momento in cui lo sentii accarezzarmi la schiena in un gesto tra il consolatorio e il… provocatorio.

Puntai nuovamente i miei occhi nei suoi, mentre il suo indice percorreva imperterrito ogni vertebra che trovava sul suo passaggio dalla base della schiena in poi.

Quella luce un’altra volta.

Non andava affatto bene. Proprio no: stavo cedendo alle sue lusinghe per l’ennesima volta e questo comportava un mea culpa grande come una casa da parte mia.

Io ero inn…

No. Non poteva essere.

Ero andata a letto con Dave pur non essendone innamorata. Non aveva senso.

O meglio ne aveva uno che mi sconcertava e allo stesso tempo mi mandava in orbita ogni fibra del mio essere.

Dovevo accettare che essere toccata da Digory suscitava in me sensazioni ben diverse che l’esserlo da Dave.

[E grazie al cavolo, stupida!]

A rompere l’idillio corporale che stavo avendo sotto i suoi polpastrelli ci pensarono alcuni passi in corridoio.

Era matematico che sarebbe entrato qualcuno.

Di una logica schiacciante.

Mi alzai in piedi di scatto colta in flagrante.

Con la coda dell’occhio vidi Digory assumere un’espressione disinvolta e indifferente mentre a fatica cercavo di tornare a indossare la mia maglietta.

- Ma che diamine stat… Nina?-. Erica irruppe sulla scena e, dal tono di voce capii che era a dir poco scioccata.

Avevo la faccia ancora prigioniera della mia T-shirt.

- ‘on è ‘me ‘ensi!-, tentai di dire in un risultato molto ridicolo.

- Invece è proprio come pensi, Erica, stavamo facendo cose, come dire, sconce in corridoio e tu ci hai disturbati-, mentre diceva queste parole con pura malignità nella voce, sentii il suo braccio avvolgermi la vita e attirarmi a sé.

- ‘asciami!-, biascicai incastrata.

- Voi due… cosa?-. Dovevo spiegare. Cioè, in realtà non c’era nulla da spiegare: le nostre situazioni in fatto di vestiti parlavano da sole.

Volevo almeno provare a giustificarmi.

Digory, con molta grazia, tirò giù la mia maglietta in modo che la mia faccia facesse capolino e la mia pancia fosse coperta.

Ecco, così andava meglio.

Aprii la bocca per cominciare la mia arringa di difesa, quando vidi, con disappunto, la mia amica salterellare come una pazza.

- Io lo dicevo! Sì! Oggi in classe non era tutta una finta allora! Che bello! Che bello! Quando Dave ti ha baciato stamattina, credevo che il tuo cervello si fosse definitivamente estinto! Ma vedo che ti sei ravveduta! Yuhuu!-. Parlava e ballava. Saltava e gridava.

Pensai seriamente che Dave si fosse dato allo spaccio.

- Eri?-. Guardavo attonita e incredula la scena e non mi accorsi che l’Uomo del Monte aveva deciso di fare una capatina in pianura: precisamente sul mio orecchio.

- Visto? Lo dice anche lei: sono meglio io-, soffiò.

Mi voltai di scatto fissandolo negli occhi beffardi e sicuri di sé, non sapendo cosa fare né dire, così risolsi la faccenda baciandolo sulle labbra.

Lo lasciai di stucco e sorrisi della mia capacità di stupirlo ancora.

Mi voltai verso Erica che sorrideva e ridacchiava.

- Eri, a proposito, cosa ci fai qua?-.

La mia amica si battè una mano sulla fronte.

- Ah, già! Ehm, mi ha mandato quella di biologia che vi ha dato per dispersi…-, mormorò arrossendo.

Mi guardai le scarpe, imbarazzata.

- Ed è leggermente… incazzata-, concluse con una smorfia.

- D’accordo è ora di rientrare-, constatai guardando l’orologio.

Digory annuì e anche Erica.

- Ehm, che scusa inventiamo?-, domandai esitante.

- Mmmh, tu eri in bagno e hai visto che ero senza maglietta e, nella tua magnanimità, mi hai dato una mano a trovarla-, propose Digory.

- Giusto!-, approvai. Cavoli, stavo dando ragione a lui! Il mondo aveva deciso di andare al contrario quel giorno…

- Ehm, non per smorzare l’entusiasmo… Ma dove la troviamo una maglia per Digory?-, chiese ragionevolmente Erica.

- Beh, la mia è fradicia-, fece notare Digory raccogliendola dalla panca dove non mi ero nemmeno accorta l’avesse appoggiata.

- Ok, proviamo ad andare in palestra… di solito hanno qualche tuta che conservano per chi se la dimentica… Una T-shirt l’avranno di sicuro-, propose Erica dopo aver ponderato un po’ la questione.

Io amo quella donna! Sfrecciammo in palestra senza farci notare. Per Digory fu una vera impresa, vista la sua mole, ma ce la facemmo.

Frugammo un po’in uno stanzino adiacente agli spogliatoi e alla fine trovammo qualcosa che riuscisse a coprirlo adeguatamente.

Era persino nera. Niente di più azzeccato.

Tornati in classe la professoressa perse una decina buona di minuti a rimproverarci.

Minacciò di abbassarci ad entrambi la condotta ma, sentita la scusa, si limitò a scrivere la seconda nota sul registro della giornata.

Che donna misericordiosa!

Ci rimandò a posto, indignata perché nessuno dei due sembrava minimamente scalfito dai suoi discorsi.

Anzi, a dir la verità ascoltai solo metà ramanzina, ero persa a captare la presenza di Digory al mio fianco.

Mi elettrizzava saperlo vicino e non potevo fare a meno di rievocare e assaporare gli attimi vissuti poco tempo prima.

Quando ci sedemmo notai che Dave fosse era su una guancia e ciò mi fece spuntare un sorriso soddisfatto sul volto.

Gli sguardi che invece Digory lanciò a Dave quando si sedette bruscamente vicino a me mi fecero preoccupare.

Ormai avevo imparato a conoscerlo: era adirato e non poco.

Mi rifiutai di continuare a pensare a cosa avrebbe potuto fare in quello stato. Tendevo ad essere piuttosto paranoica con le mie supposizioni.

Mi lasciai trasportare dalla noia mortale della lezione e la mia attività cerebrale si ridusse al pensiero fisso della campanella.

Erano passate due ore quando finalmente fummo liberi di andarcene.

Mi incamminai fuori trascinata da Erica che voleva sapere ogni particolare della mia scappatella.

Uscita dal cancello respirai pieni polmoni l’aria della libertà mentre le figure di Dave e Digory mi sfilavano di fianco.

- Divertito con Nina?-, mormorò David guardando dritto di fronte sé. Notai che Digory sorrideva, calmo, a sua volta.

- Mai come te a prenderla per il culo-, rispose con una naturalezza tale da costringere l’impassibile Dave a bloccarsi proprio a qualche metro da me.

- Ah, te l’ha detto-, disse, tradendo una certa agitazione nel prendere una sigaretta tra le labbra.

- Sì. Sei un bastardo-, lo informò gentilmente Digory guardandolo frugare nella tasca alla ricerca di un accendino.

- Lo so-, sorrise malignamente Dave. Fece appena in tempo a far scattare la fiamma, che un cazzotto s’infranse sul suo bel viso facendolo arretrare pericolosamente.

Contrariamente a quanto mi aspettassi, non si sorprese più di tanto, aggrottò solamente la fronte, tastandosi il rivolo di sangue che scorreva da un angolo della sua bocca.

Mi portai una mano sulle labbra, scioccata per quanto stava accadendo. Fortunatamente c’era poca gente oltre a me, Erica e loro due, quindi si riunirono in pochi ad osservare la scena.

Digory si avvicinò lentamente a Dave e lo afferrò per il colletto della camicia bianca avvicinando il volto al suo come per dire qualcosa di inconfessabile.

- Anch’io lo sono-, sibilò indignato spingendolo all’indietro.

Dave barcollò e sorrise piegandosi in avanti.

Digory si avvicinò piano, guardingo, ma l’altro lo sorprese con uno scatto avventandosi su di lui.

Partì un cazzotto in direzione dello stomaco di Digory che si piegò in due dal dolore.

Io trattenni il fiato come Erica, mentre il resto dei presenti incitava i due nell’arena.

- Smettetela!-, gridai quando Digory si rialzò sferrando una serie di cazzotti sul ventre di Dave.

Ma non sentivano la mia voce, sovrastata dal frastuono che facevano le altre.

Non si vedeva nemmeno più un professore, non c’era nessuno con un minimo di autorità che potesse separarli.

All’improvviso decisi che era abbastanza.

Pur essendo in parte felice di ciò che stava subendo Dave, non potevo ritenermi orgogliosa di questi miei pensieri.

In fondo a letto con lui ci ero andata per mia volontà e, anche se mi aveva presa in giro dal primo momento in cui era entrato nella mia vita, per me aveva pagato abbastanza.

Io ed Erica ci scambiammo uno sguardo d’intesa; così, mentre lei afferrava David per la vita tentando di trattenerlo, io mi scagliai contro Digory come un Davide mezzo scemo che cerca un infelice corpo a corpo con un Golia già incavolato.

Incapace di tenerlo a dovere, mi spostai in avanti, frapponendomi tra i due, abbracciandolo e spingendolo indietro per quanto potessi.

- Digory!-, strillai mentre i miei talloni minacciavano di cedere sotto il suo peso.

Smise di dimenarsi e mi guardò alzando un sopracciglio in pieno disappunto, come se si fosse appena accorto di una zanzara piuttosto fastidiosa.

- Basta-, implorai a bassa voce poggiando la testa sul suo petto.

- Se è questo che vuoi-, mormorò un po’ contrariato accarezzandomi il capo.

Intanto avvertii la gente intorno allontanarsi, dato che lo spettacolo era finito.

Mi voltai e vidi Dave passarsi un braccio sulla bocca per asportare via il sangue dalla bocca.

Fissò me e poi Digory con occhi che ancora reclamavano vendetta, ma Erica lo spinse via accompagnandolo al motorino.

Rimasi sola con Digory che si appoggiò al muro sfinito, distrutto e con un’evidente ecchimosi sulla guancia sinistra.

La sfiorai con tutta la delicatezza possibile ma lui si scansò appena toccai la pelle, mormorando un "Ahia" sofferente.

- Scusa-, sussurrai timidamente.

Digory sorrise per quanto gli fosse possibile.

- Perché?-, domandai di getto, riferendomi all’accaduto, perforando le sue iridi con tutta la forza che la mia curiosità e la mia smania di sapere dalle sue labbra la verità scatenavano.

Il sorriso divenne amaro e appoggiò la testa al muro passandosi una mano sulla faccia, forse indignato per la mia domanda.

- Non l’hai ancora capito?-, chiese tra i denti respirando ancora a fatica per la lotta di poco prima.

Mi aggrappai al suo petto con un’espressione dura sul volto, salendo sulle punte dei piedi per essere il più possibile vicina al suo volto.

- Io voglio sentirtelo dire-, dichiarai con voce decisa, adirata e arrochita dall’emozione.

Si chinò, serio, bello anche se pieno di lividi.

I suoi occhi mandavano lampi e quasi m’intimorivano. Ma non mi lasciai sottomettere continuai a scrutare nelle sue iridi con i piedi ormai doloranti, ma risoluta a non cedere.

Sorrise appena, in un modo che mandò in visibilio il mio cuore già impazzito.

Chino su di me, lo avvertii sistemarmi una ciocca dietro l’orecchio osservandomi attentamente.

- Se te lo dico, tu cosa fai?-, alitò sfiorando il mio naso col proprio.

- Impazzisco-, confessai a fatica sfiorando le sue labbra.

- In senso buono, voglio sperare-, soffiò beffardo prolungando quell’attesa martoriante.

- Impazzisco per te-, sussurrai accarezzandogli la guancia buona, senza staccare i miei occhi dai suoi, impaziente.

Mi guardò, negli occhi tenerezza, desiderio, passione e amore lottavano per la supremazia.

Io mi morsi un labbro, tradendo la mia fretta di sapere.

Lui capì che dentro di me stavo bruciando e sorrise soddisfatto di essere riuscito nel suo intento.

Le sue labbra toccarono le mie e il mio cuore parve fermarsi per un’eternità.

- Sono innamorato di te-

 

 

 

Epilogo

 

 

Stavo facendo i compiti sdraiata sul letto di mia madre. Sono sempre stata un tipo strano quanto a posti dove scrivere; solitamente prediligevo il pavimento di camera "mia", ma in questi ultimi tempi avevo bisogno di un luogo più accogliente e il più possibile lontano da Dave.

Era passata più di una settimana da quando Dave e Digory se l’erano date di santa ragione e io non mi trovavo molto a mio agio neppure in casa mia, con David sempre in qualche modo presente.

Non appena era rientrato in casa mezzo morto, mamma era quasi impazzita. Fortunatamente non era ridotto poi così male e lo curammo tempestivamente.

Il biondo aveva ancora il torace dal petto all’ombelico cosparso di lividi (l’avevo potuto notare perché mamma l’aveva spogliato di fronte a me), ma nulla di rotto.

Non disse nulla su chi lo aveva ridotto in quello stato, nonostante mia madre gliel'avesse chiesto ripetutamente.

Senso di colpa, pensai. Ma non ne ero sicura. Ormai, per quanto riguardava Dave, non mi sentivo più sicura di nulla.

Confesso che provai pena per lui.

Non così tanta però da indurmi a dirgli qualcosa.

Sospirai.

Sentii la porta aprirsi e lasciai che la penna si accasciasse sul libro per poi alzarmi in piedi.

Mia madre entrò e mi venne vicino piuttosto velocemente, stropicciandosi le mani.

- Selena, David ha deciso di partire-, mi disse piano.

La notizia non mi sorprese più di tanto.

Scappare era la sua professione e poi non credo avesse molte idee su come risolvere la nostra situazione.

Perciò sospirai.

- Quando parte?-, chiesi incrociando le braccia al petto.

- Ora-.

Questo mi sorprese.

Diamine! Veloce il ragazzo!

- Io non ho provato a fargli cambiare idea, d’altronde va a raggiungere i suoi genitori in America… forse finalmente riusciranno ad avere un dialogo-.

Smisi di ascoltarla.

Per quanto fosse importante instaurare un rapporto decente con i suoi, mi sentii terribilmente responsabile della sua partenza.

Schizzai fuori dalla stanza per raggiungere la mia.

Ci trovai David chinato sulle proprie valige, intento a chiuderle.

Non ebbi il coraggio di chiamarlo.

Lui si alzò in piedi prendendo la sacca a tracolla con una smorfia di dolore ed afferrò le valige tirandole su.

A quel punto mi notò, appoggiata allo stipite.

Mi guardò per alcuni secondi con negli occhi un ombra di dispiacere che forse era solo una mia immaginazione. Mi passò di fianco, fissando un punto davanti a lui.

Io facevo lo stesso con la finestra aperta.

- Scusa-, lo sentii mormorare.

Ma quando mi voltai, lui mi dava già le spalle.

*********************************************** 

- Nana! C'è uno che ti aspetta al portone!-, gridò Alessandro una volta riattaccato il citofono, annullando ogni mio pensiero sulla partenza di Dave appena avvenuta.

- Grazie, moccioso!-, urlai di rimando, scendendo le scale, infilandomi alla bell'e meglio il mio giubbotto di jeans.

- Ciao, Gigante Buono!-, lo salutai gettandomi tra le sue braccia.

- Ma non ero deficiente, cretino rompiscatole, meglio conosciuto come Digorydiota?-, domandò ridendo, accogliendomi sul suo petto.

Alzai lo sguardo puntellando il mento contro la sua camicia.

- E' per questo che ti amo-, sussurrai, sorridendo.

- Perchè sono idiota?-, chiese alzando un sopracciglio, poco convinto.

Scossi la testa.

- Perchè sei Digory-, risposi e vidi il sorriso beffardo dipingersi ancora una volta sul suo volto mentre mi afferrava la nuca.

Dovetti mettermi in punta dei piedi per potergli dare un bacio come si deve; un bacio come quando si è innamorati.

 

 

The End

 

 

 

Tigerlily'space

Buonasera, darlings^^! Vi informo che sono alquanto nei casini riguardo a computer e connessione ^^''''! Quindi, purtroppo, posterò i ringraziamenti singoli solamente verso il dieci agosto, quando sarò di ritorno dalla Germania ç.ç!
Concedetemi un piccolo ringrziamento per la mia Manu, la mia cuginetta, visto che è grazie alle sue idee e al suo computer se sono riuscita a postare u.u. So, thanx, mimma ^^!
Vorrei dirmi felice di essere, per la prima volta, riuscita a finire una mia storia. Invece, pur essendo contenta, la malinconia mi rode di già u.u.
Digory e Nina mi sono entrati nel cuore: dapprima protagonisti di una storia di mafia che avevo tentato di scrivere e poi abbandonato, e adesso di "Handsome Devil".
A proposito questo titolo è merito di mia zia che mi ha inculcato la passione per gli Smiths. "Handsome Devil" è appunto una loro canzone.
Grazie a lei, dunque, e a tutte voi che mi avete seguito fino a qui, chi dall'inizio, chi da metà, chi verso la fine.
Grazie di cuore: non so cosa avrei fatto senza di voi.
Sappiate che tengo moltissimo al giudizio di ciascuna.
Concludo dicendovi che se non ne avete ancora avuto abbastanza delle mie storie xD, mi potete trovare, visto che qualcuno me l'ha chiesto^^, in De Lilio et Cervo, sezione Harry Potter, e tra poco tornerò alla riscossa con una stroria nuova di zecca, sempre su Harry Potter, intitolata "Point of No Return - So You Melt my Heart"  ^^!

Un bacione a tutte ^_____^!
Giulia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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