Come on, Doctor, show me the stars.
8. About doubles and brothers and shadows {Ten/Martha}.
«Osserva Martha…», si esalta il Dottore, puntando il
cacciavite sonico contro l’astruso oggetto. «E… ding!», esclama a gran voce,
complimentandosi con se stesso.
Martha si passa una mano sul volto, dopodiché proclama: «Dottore, ti devo
ricordare che fra poco inizio l’ennesimo turno di lavoro? E, per la cronaca,
non il mio lavoro».
«Vuoi provare la mia macchina che fa ding?».
Il Dottore sarà sempre lo stesso, che possa vivere novecento o più anni, ha l’intuito
di uno scienziato e la curiosità di un bambino. Forse è quel binomio, per
quanto inusuale, a renderlo unico.
Ma, in alcuni momenti, il Dottore abbassa le spalle e modula il tono di voce: «Ti
prometto che ne usciremo, Martha».
È proprio in quegli attimi di pura, semplice e spensierata quotidianità che
Martha ritorna sui suoi passi e si rende conto che non rimpiangerà mai la sua
decisione: «Lo so, Dottore. Anche perché ogni statua inizia a sembrarmi un
angelo piangente, quindi spero che il tuo… ding, collabori!».
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Lo sfondo della storia è l’episodio “Blink”, in cui appunto compare la macchina che fa ding. Che poi è anche un riferimento a “The Day of the Doctor”.
Insomma, ci sono affezionata. Per quanto riguarda il prompt,
per “brothers” ho inteso Martha e il Dottore, anche
se lei provava dei sentimenti per lui. Ma d’altronde a me piaceva molto più l’aspetto
“amichevole” del loro rapporto. :3