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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    22/04/2014    1 recensioni
In un grande prato pieno di papaveri rossi ce ne sono due candidi, rari e bellissimi. Le donzelle che si recano a raccogliere i fiori, osservano quei due esemplari inconsueti e rinunciano a strapparli. Per loro i papaveri devono essere necessariamente rossi e quei due non sono altro che un errore a cui la natura non è stata capace di rimediare.
Quei due fiori sono Destiny e Fabrizio, che ognuno a modo suo si distinguono dalla società che li guarda e non riesce a comprenderli. Quando il caso un giorno li farà incontrare nascerà tra i due un'amicizia che supererà ogni ostacolo e li aiuterà ad andare avanti. Si trasformerà in amore?
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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La zingara dalla pelle diafana

Give me Love like her

Camminavo lungo la stradina di campagna con un cesto di vimini in mano.  Il sole era già alto in cielo e mi riscaldava la pelle. Man mano che mi avvicinavo al villaggio udivo sempre meno il cinguettio degli uccelli, che veniva sostituito dai rumori del paese. Risate, grida, le ruote dei carri che venivano trainati da cavalli esausti… era il giorno di Carnevale ed era normale che vi fosse tanto trambusto.  Ogni anno veniva organizzata una grande parata durante la quale i paesani indossavano gli abiti più strani e bizzarri con l’unico scopo di fare baccano e divertirsi.  Quando entrai in paese il falegname insieme ad un gruppo di ragazzi  stava montando una statua buffa  fatta di carta su un carro a ruote. Lo guardai ammirata cercando di capire cosa rappresentasse :  doveva essere una simpatica caricatura del governatore perché molti gli lanciarono contro della frutta e risero. Dopo aver assistito a quella simpatica scenetta, continuai a camminare fino alla panetteria. Aprii la porta di legno ed il mio ingresso venne accompagnato dal suono di una campanella.  C’erano già diverse persone in fila ad attendere che la donna col grembiule rosso dietro il bancone distribuisse a tutti ciò che desideravano. Loro alzarono lo sguardo e mi fissarono con un’espressione diffidente. Abbassai la testa rassegnata : ero ormai abituata a quegli sguardi. Le zingare sono delle ladre, persone poco raccomandabili e vanno evitate. Quando fu il mio turno riversai tutte le monete che avevo in tasca sul bancone di mogano e le contai velocemente.
-Se non hai i soldi per pagare, non riceverai nulla! Qui non si regala niente!- puntualizzò la panettiera.
-No, no… sono sicura di averli!-
Dopo che li ebbe contati anche lei, mi consegnò due grandi pezzi di pane circondati da una carta scura. Li presi, li riposi nel mio cesto e lasciai la bottega. Mentre percorrevo le varie stradine, ombreggiate da alte querce, passai accanto all’alto edificio di pietra in cui Fabrizio stava studiando. Ripensai allora alla conversazione che avevamo avuto quella mattina : mi aveva dato altre indicazioni sulla festa di questa sera e consegnato i vestiti che avrei dovuto indossare. Fissai una finestra e mi chiesi se anche lui mi stesse pensando.
L’ idea di partecipare alla festa non mi entusiasmava per nulla : non ero mai stata una persona molto socievole ed intervenire ad un ricevimento in cui mi sarei sentita un’intrusa mi sembrava un’idea folle. Avevo i nervi a fior di pelle e la tachicardia al solo pensiero. Tuttavia non potevo mancare, non potevo deludere Fabrizio. E poi avrei trascorso la serata insieme a lui e ci saremmo sicuramente divertiti. Cercai di autoconvincermi e di sorridere, ma la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto non mi abbandonò. Mai. Nemmeno quando sul far della sera, indossati i vestiti che mi erano stati consegnati, mi ammirai nel riflesso di un lago. Portavo una gonna lunga viola dal tessuto leopardato lunga fino al ginocchio e una camicetta viola, le mie braccia erano coperte da una giacchetta trasparente dello stesso colore. Il mio vestiario mi soddisfaceva molto, nonostante fosse diverso da quello che mettevo di solito. Quando tuttavia entrai nella sala adibita alle feste che venivano organizzate in quel villaggio, capii che i miei vestiti erano del tutto inappropriati. Tutte le ragazze lì presenti indossavano abiti corti e leggeri, molto eleganti. I loro capelli erano tagliati corti e arricciati, mentre la loro fronte era cinta da una fascia brillantinata da cui, in alcune, usciva una piuma di struzzo. Il loro sguardo si posò su di me : mi guardarono dalla testa ai piedi. Pregai non si accorgessero del rossore che doveva aver colorato le mie gote. Per fortuna arrivò Fabrizio a tirarmi fuori dall’imbarazzo. –Quella è mia cugina, si chiama Destiny. Siate gentili con lei.-
-Scusami tanto! Questi vestiti appartenevano a mia madre, ma a quanto pare non sono più in linea con la moda odierna. Questi americani! Importano nuove mode così velocemente. Ora le ragazze si fanno chiamare le  flappers girls , si sentono emancipate così!- si giustificò.
-Non preoccuparti- lo rassicurai.
-Ma sono sicuro che nessuno se ne sarà accorto!-
“Un corno” pensai.  Tutti mi fissavano e ne ero consapevole.
Mentre mi stava parlando,  sentimmo che qualcuno lo stava chiamando. Ci girammo di scatto entrambi in quella direzione e vedemmo una scintillante presenza. Una ragazza dai capelli biondi fluenti e ricci, dagli occhi circondati da un pesante ombretto nero e dalle labbra carnose e ricoperte da un rossetto fucsia acceso si avvicinò a noi. Indossava un abito nero di merletto molto semplice,  che aveva cucito al centro del petto un elegante cameo bianco. Portava al collo una lunga collana di perle che si abbinava alla sua carnagione chiara. Le sue gambe erano coperte da calze nere su cui erano ricamati dei graziosi fiori.
-Oh Queen! Questa è mia cugina Destiny!- mi presentò alla sua amica. Sorrisi falsamente, mentre l’umiliazione mi cuoceva tanto da farmi salire le lacrime agli occhi.
La ragazza mi ignorò completamente e si rivolse al mio amico rimproverandolo per essersi allontanato e ordinandogli di andarle a prendere un bicchiere di champagne.  Mi innervosì vederlo servire come un bravo cameriere quella ragazza arrogante. Mi chiesi se fossero fidanzati e quali fossero i rapporti tra di loro : osservai gli occhi gelidi di Queen e tremai al pensiero di doverle rivolgere la parola, capii quindi che solo da Fabrizio avrei potuto ricevere delle risposte. Mi feci spazio tra i tanti ragazzi intenti a scatenarsi nelle danze, a baciarsi o a parlare con voce languida, fino a raggiungere il mio amico. Lo vidi intento a prendere un bicchiere alto e luccicante e mi avvicinai.
-La tua ragazza chiede e tu obbedisci, no?-lo attaccai furiosa, guardandolo dritto negli occhi.
-Ma Queen non è la mia ragazza. O meglio non ancora!  E’ la ragazza più popolare della scuola e questa sera ha accettato di venire alla festa con me. Sono sicuro che facendo la mossa giusta diventerò presto il suo ragazzo. Augurami buona fortuna!-
“Credevo di essere la ragazza con cui eri venuto alla festa”sussurrai a mezza voce, mentre lui si stava allontanando.
Cercai intorno al tavolo del buffet un posto a sedere e trovato uno sgabello mi accomodai. Impressi sul mio volto un sorriso così che a quei ragazzi sembrasse che mi stessi divertendo e cercai di confondermi con la tappezzeria. E credo che alla fine vi riuscii davvero dato che nessuno mi rivolse la parola, né mi guardò più. Presi dal tavolo uno di quegli alti bicchieri di cristallo e osservai la mia immagine tra le bollicine dello champagne. Ero stata davvero sciocca a pensare che potesse andare diversamente : che fossi tra gli zingari o tra gli uomini la situazione non era diversa. Ero destinata ad essere asociale, abbandonata a me stessa e dovevo farmene una ragione. Seguendo questi pensieri così tristi era davvero difficile trattenere le lacrime e così per distrarmi mi misi ad osservare la festa. I ragazzi erano ormai completamente ubriachi e stringevano forti le loro ragazze che storcevano un po’ il naso all’odore di alcol che proveniva dalle loro bocche, ma abituatesi rapidamente li baciavano avidamente. Osservai che le feste degli uomini non erano così diverse dalle serate che si svolgevano tra zingari : alla fine entrambe finivano con un branco di persone brille che giacevano con delle donne. E la civiltà che gli uomini ostentavano era solo apparente! Il mio cervello smise di fare stupide osservazioni quando i miei occhi videro Fabrizio e Queen ballare insieme. Una lacrima mi scivolò lungo il viso. Decisi che era arrivato il momento di andare via, capii che non intendevo più restare lì ad osservare la felicità altrui. Ero pur sempre un essere umano e non potevo procurarmi dolore da sola. Mi alzai dalla sedia e mi avviai verso l’uscita, sgomitando tra le persone che trovavo sulla pista. Quando uscii fuori dalla porta e fui avvolta dall’oscurità della notte, provai un senso di sollievo come se fossi tornata a respirare dopo una prolungata apnea. Osservai la grande luna sopra di me e immaginai come sarebbe stato bello nascere luna, essere sempre calma e imperturbabile, non essere costretta a vivere.
-Destiny te ne stai andando?- mi chiese Fabrizio. Era sulla soglia e mi guardava preoccupato.
-Non c’è nulla per me lì dentro. -dissi stizzita.
-Ma perché ce l’hai con me? Cosa ho fatto? -
    -La colpa non è tua... è tutta mia. Sono stata io che ho sbagliato, che ho creduto che tu fossi diverso da quei ragazzi lì dentro che non hanno sentimenti né sensibilità. –
-Ma io sono diverso!- si difese lui.
-In ogni caso cerchi di somigliare a loro!-
Le mie parole furono interrotte dall’arrivo di Queen che, dopo aver raggiunto Fabrizio, lo invitò a tornare dentro. Lui si voltò e si immerse nell’assordante suono che proveniva dal giradischi e nelle luci accecanti, lasciandomi sola fuori.
(Vi consiglio di ascoltare questa canzone, mentre leggete il resto: https://www.youtube.com/watch?v=FOjdXSrtUxA )
 Give me love like never before
Cos lately I’ve been craving more
And It’s been a while but I still feel the same
Maybe I should let you go

Ero seduta vicino al fuoco insieme ad un gruppo di zingari, come ogni sera del resto. Questa notte tuttavia era diverso : il mio viso non aveva la solita espressione calma e serena di sempre. Piegatolo sulle mia braccia, accovacciata nell’oscurità singhiozzavo disperata. E non mi importava se li stavo disturbando, se stavo rendendo la loro cantilena ancora più triste. Con dei tamburi cantavano in coro l’amore tradito di un principe che dopo aver amato una gitana, era stato abbandonato perché lei bramava la sua libertà, cosa che lui non poteva darle.
 My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love

Più il suono diventava travolgente e più i gemiti mi scuotevano il mio petto. Gli avevo aperto il mio cuore, gli avevo raccontato il mio passato, mi ero fidata. Maledissi la mia ingenuità che mi aveva fatta innamorare del primo ragazzo che avevo incontrato. Ricordai tutti gesti dolci che mi aveva rivolto e mi chiesi se il ragazzo che avevo conosciuto fosse lo stesso di quella sera, se fosse davvero esistito. E in quell’istante desiderai di morire, maledissi donna Jasmine per avermi salvato e dunque condannata ad un mondo che non aveva un posto per me.
Che capitolo triste! Mi fa piacere però di aver trovato una collocazione storica al mio racconto: gli anni 20! Le flappers girls avevano uno stile che adoro! Spero vi sia piaciuto il capitolo e anche la canzone che vi ho proposto, che pur essendo recente ha un suono (soprattutto nella parte finale) che ho trovato particolarmente adatto ad una serata tra zingari. Comunque ho le foto degli abiti di Destiny e Queen:
 Queen http://www.polyvore.com/gatsby_dresses-black_lace_20s_inspired/thing?context_id=2545624&context_type=lookbook&id=83312932
Destiny: https://www.facebook.com/236038786472591/photos/pcb.630359780373821/630359713707161/?type=1&theater
Alla prossima e grazie di recensire!!
 
  
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