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Autore: Kruaxi    22/04/2014    1 recensioni
[Spazio 1999]
[Spazio 1999]Per molti della mia età, me compreso, Spazio 1999 è stata la prima serie TV ad introdurci nel meraviglioso universo dello sci-fi televisivo. 'Star Trek' era ancora sconosciuto nell'Italia del 1976, con solo due canali RAI e la tv in bianco e nero. Riguardandola oggi è una serie sempre affascinante, ma scientificamente non ha il minimo senso, quando non affoga nel ridicolo. Vorrei provare a spiegare quello che, chissà, gli autori si son dimenticati di dire...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’orologio della base segnava le 02.15 am.

Nient’altro che una convenzione, non essendoci riferimenti di sorta per giustificare quell’orario, semplicemente era il ‘tempo di Alpha’.

Koenig si muoveva, insonne ed agitato, nel suo letto.

Il pensiero ripercorreva continuamente gli avvenimenti di quel giorno.

Le rivelazioni di Bergman erano state sconvolgenti; finora le avevano velocemente condivise soltanto con i maggiorenti di Alpha: Paul Morrow, la dottoressa Russell, Kanu ed Alan Carter.

Era stata una riunione piuttosto burrascosa: Paul aveva espresso delle perplessità riguardo le scoperte del professore, Kanu aveva ribattuto che, visto che Bergman aveva usato il ‘suo’ computer, non potevano che essere perfettamente autentiche. La Russell si era limitata ad ascoltare mentre Carter, al solito propenso all’azione, implorava di poter subito partire verso il punto di emissione del presunto campo di smorzamento.

Koenig alla fine li aveva azzittiti tutti, ordinando un piano d’azione per una prima ricognizione del punto indicato da Bergman, nel mare Nubium.

-Domani, a mente fredda, equipaggeremo un’Aquila con tutti i sensori possibili e la piloteremo in remoto fino al punto in questione, che chiameremo ‘sito Rosso’. La riunione è sciolta.

Le parole del comandante rispedirono tutti ai loro compiti precedenti, ma la dottoressa si fermò ancora un po’: -John... è una notizia molto importante, quando informeremo tutti gli altri ?

Koenig le cinse le spalle, con fare affettuoso e delicato: -Helena, non voglio alimentare speranze di sorta, non ancora... Oltretutto, per quel che ne sappiamo, un simile marchingegno, ammesso esista davvero, potrebbe essere di un pericoloso senza pari...

-E’ logico,- la dottoressa avvicinò il viso a quello di Koenig, -una cosa in grado di gestire un’energia così... immensa... potrebbe distruggerci se non sappiamo interpretarla.

Il comandante le arrivò ancor più vicino, prossimo a sfiorarle le labbra con le sue: -non soltanto... quella cosa ci sta tenendo in vita e se accidentalmente la spengessimo...

-Saremmo naufraghi nel nulla, per sempre...

John l’abbracciò strettamente, e la baciò con impeto.

Ore dopo, da solo nel suo letto, Koenig iniziò a rilassarsi ed a lasciarsi andare al sonno.

‘Non la faremo spengere, Helena, piuttosto bruceremo insieme.’

 

Sandra Benes osservava Paul Morrow impegnato alla consolle. Quell’uomo l’aveva protetta, l’aveva consolata dopo la morte del suo fidanzato, perito con la sua Aquila distrutta da un ‘Sole nero’, l’aveva curata... e quasi inevitabilmente si erano trovati amanti.

Forse era solo un incrocio fra solitudini, anche Paul aveva perso molto: non sapeva ancora quanto fossero davvero forti i suoi sentimenti per lui.

‘Viviamo alla giornata, cos’altro possiamo fare ?’

Sandra si mise a guardare il monitor centrale; sullo schermo un’Aquila automatizzata stava per raggiungere un punto  remoto del mare Nubium.

La telemetria finora riportava un volo tranquillo, tutto era assolutamente operativo.

Nessuno aveva dubitato del semplice intento scientifico di questa missione, ma ai più balzava all’occhio l’estrema agitazione di Alan Carter, incapace di star fermo, che balzava senza meta da una consolle all’altra: strano nervosismo per una missione routinaria del genere.

-ETA al sito Rosso: due minuti e 12 secondi,- la voce di Morrow era sempre sicura ed autorevole,

 -Altezza 120 piedi, velocità 603 km/h.

-Qualche anomalia nelle rilevazioni ?- Bergman nascondeva a stento la curiosità.

-Niente al momento, professore, a parte quello che già conosciamo...

-Guarda John,- Bergman indicò su di un monitor un sottile raggio partente dal sito, che saliva in verticale fino a raggiungere l’estrema orbita lunare, -ovviamente è una ricostruzione al computer del fenomeno, che risulta altrimenti del tutto invisibile...

-Il raggio sembra avere un diametro di neppure tre metri,- commentò il comandante, -è davvero difficile credere che possa trasportare energie così immense.-

-Oh, sicuramente immense !- Bergman alzo le braccia al cielo, con un improvviso scatto, -però chi ci dice che ‘energie’ sia il termine giusto... Non ho mai visto nulla del genere, non sono in grado di classificarle, perlomeno non ancor...

La voce gli si strozzò in gola: l’Aquila era sparita, come un disegno cancellato in fretta su di un foglio.

Per una frazione di secondo tutto tacque ma, prima ancora che scattassero gli allarmi, Paul indicò incredulo lo schermo centrale: -Eccola lì !

L’Aquila era ricomparsa dal nulla, a pochi chilometri da base Alpha, sempre perfettamente operativa.

-La riporti nell’Hangar 4 Paul,- disse il comandante, -e fatene una scansione approfondita prima di mettervi piede !

Il personale in sala era ammutolito, tutti guardavano Koenig con fare interrogatorio.

-Ecco,- sorrise Bergman, -non bastava la velocità ultra luce... ci voleva anche il teletrasporto...

 

Più tardi, un eccitatissimo Bergman colloquiava con il comandante: -John, John... stiamo assistendo a cose che daranno da fare agli scienziati per i prossimi secoli !

-Sempre se mai ci saranno questi scienziati, Victor.

-Sempre ottimista tu, eh ?- Bergman mostrò un tabulato al comandante: la fredda stampa ad aghi era cosparsa di mille aggiunte autografe dello scienziato.

-Guarda John... non era teletrasporto. Dal sito Rosso è partito un raggio che ha creato una bolla di curvatura intorno all’Aquila, Non è mai sparita, semplicemente era troppo veloce perché potessimo rilevarla. Ce l’hanno rispedita intatta quando si stava avvicinando troppo.

-Vuoi dire che non potremo mai avvicinarci al sito Rosso ?- Koenig non nascose il disappunto.

-Beh, no...- Bergman si toccò il mento con fare pensieroso, -o meglio, pensavo di no finché non mi è tornato in mente il caso Gorbacho...

-Gorbacho ?- Koenig lo guardò perplesso, -ma... è una leggenda, forse una bufala, il delirio di alcuni cosmonauti un po’ troppo inclini alla vodka...

-La pensavo come te John, ma...- Gli sottopose un vecchio libretto riportante la storia della prima colonizzazione umana della Luna, -guarda la posizione, tutto torna.

Il comandante lesse l’intestazione del paragrafo: il mistero del cosmonauta Gorbacho.

La storia la ricordava, risaliva agli anni sessanta, al tempo dell’ottava missione lunare sovietica.

In ritardo sui primi NERVA americani a propulsione atomica, i russi erano tuttavia sbarcati in forze sin da subito con i loro LK 700 a propulsione chimica prima, e poi con gli enormi Tupolev 17 nucleari.

Fu durante una di queste missioni che il maggiore Gorbacho, già eroe dell’Unione Sovietica, esplorando da solo il mare Nubium a bordo di un cingolato si era, a sua detta, imbattuto  in una piccola collinetta dalla strana conformazione conica. Abbandonato il mezzo, si era inizialmente diretto verso quella che gli era sembrata una piccola struttura artificiale ai piedi della collina.

Una volta raggiuntala, l’aveva identificata come una porta metallica, perfettamente liscia ed apparentemente nuovissima. Tutti i tentativi di aprirla andarono a vuoto e neppure il laser portatile la scalfì minimamente. Intanto il cosmonauta registrava filmati e faceva foto, inviando il tutto in diretta alla nave madre che rimaneva stranamente muta ai suoi richiami.

Infine Gorbacho prese un jet pack dal cingolato e, lentamente, ascese verso la sommità della collina, alla ricerca di una visione d’insieme.

A trenta piedi di altezza si ritrovò a volteggiare presso la nave della sua spedizione, a più di duecento chilometri dal punto precedente.

L’accoglienza non fu amichevole: nessuno credette alla sua storia, inoltre non c’era traccia di informazioni pervenute da lui nei computer della nave. Ed ancora, pensando che il cosmonauta fosse in difficoltà, visto che non rispondeva ad alcuna chiamata, il comandante della missione aveva fatto tornare in remoto il cingolato, che si trovava ormai ben distante dall’ultima posizione dove Gorbacho l’aveva parcheggiato. Una successiva rapida ricognizione satellitare sugli ultimi punti dove la telemetria era stata attiva non diede alcun risultato.

Gorbacho fu messo agli arresti e successivamente, al ritorno sulla Terra, venne degradato ed espulso dal corpo dei cosmonauti. La storia divenne immediatamente una leggenda, puro folklore russo. L’inchiesta parlò di anossia dovuta ad azione negligente ma, fra gli americani, la boutade sulla distilleria di vodka clandestina nel mare Nubium diventò assai popolare.

Invero, ricordava koenig, certe voci dell’intelligence sussurravano l’esistenza di strani referti sull’accaduto in possesso dei sovietici, ma tutto scomparve durante la breve, e fortunatamente limitata, terza guerra mondiale del 1976.

Milioni di persone erano morte in quel breve conflitto, tuttavia ne era derivato un pianeta finalmente unito, senza più divisioni etniche, politiche e religiose.

Koenig si sganciò da quei ricordi lontani: -Victor, pensi che a Gorbacho sia successo quel che è capitato all’Aquila ?

-E’ plausibile,- Bergman annuiva, -Gorbacho ricorda di essere scomparso all’altezza di trenta piedi, l’Aquila era a circa cento piedi... deve esserci come un ombrello di copertura, qualcosa che si estende fino ad una certa altezza... Non molto in alto a dire il vero, su quel punto, casualmente, noi od altri saremo passati centinaia di volte ma dubito così bassi... Inoltre il mare Nubium...

-Non è mai stato di vero interesse, e nessuno l’ha mai esplorato a fondo.- Concluse Koenig.

 

La sera stessa, il comandante fece un lungo discorso all’attenzione di tutti gli alphani.

Spiegò la situazione senza censure e fu ben attento nel non creare pericolose aspettative.

-Domani,- disse, -una spedizione si avvicinerà in volo al sito Rosso, salvo atterrare in quella che pensiamo sia un’adeguata distanza di sicurezza. Il viaggio continuerà con le buggy lunari.

Il computer ha già scelto l’equipaggio, ovviamente saranno della partita anche il dottor Bergman ed Alan Carter, oltre al sottoscritto...

-John,- la Russell gli si avvicinò e, sottovoce: -Non devi andare, serve un comandante alla base...

-Helena, niente nell’universo può tenermi lontano da quella che potrebbe essere la salvezza di Alpha.

-Oppure la sua distruzione...- Aggiunse la dottoressa, ma troppo a bassa voce perché qualcuno potesse sentirla.

   
 
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