Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Dragon410    22/04/2014    2 recensioni
«Lo so Dominick, ma mettiamo in pericolo migliaia di persone là fuori.» disse Kate puntando il dito verso la finestra.
«Trentamilasettecentoquarantatre, per la precisione.» disse lei saltando giù dalla scrivania. Iniziò a camminare attraverso la stanza nervosamente, passando una mano tra i ciuffi dei capelli corti che andavano un po’ dove volevano.
«Trentamilasettecentoquarantadue, senza l’uomo o la donna che c’è dietro a questi omicidi.»
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Correva sulla provinciale con una velocità tale da faticare nel vedere le poche altre auto che, in piena notte, tornavano verso casa. L’unica cosa che riusciva a solidificare nella sua mente era l’immagine di Lucas, morto chissà dove per chissà quale motivo; forse aveva capito qualcosa, ma come aveva fatto il serial killer a saperlo?
Forse lo seguiva, ma quello non era il suo modo di agire.
Pigiò violentemente sul clacson quando un’auto le tagliò la strada; la superò continuando ad accelerare incurante dei limiti di velocità.
Pregava di poter trovare il suo migliore amico ancora vivo, di poterlo abbracciare ancora una volta.
Ma negli occhi di Jones aveva visto la verità: il suo migliore amico non sarebbe più stato al suo fianco, se non nel suo cuore.
 
Quando arrivò nel luogo dell’incidente, l’ambulanza aveva appena caricato il corpo ormai privo di vita di Lucas.
Dominick uscì dalla vettura barcollando e andò verso il dirupo dal quale Lucas era uscito dalla strada. Intorno a lei tutto era diventato silenzioso: ogni uomo dell’unità presente sapeva bene che rapporto ci fosse tra i due. Tutti stavano rispettando quel momento terribilmente struggente.
Dominick era caduta a terra in ginocchio e urlava contro il cielo che, quella sera, sembrava aver deciso di spegnersi e privarsi della luminosità delle stelle. Anche lui la rispettava.
Urlava come una matta e sbatteva i pugni a terra con veemenza. Urlava il nome di Lucas come se servisse a riportarlo indietro. Si chiedeva come avesse potuto abbandonarla così, come se di lui non ci fosse più bisogno.
Quando si sentì afferrare per le spalle cercò, dimenandosi, di divincolarsi. Sperava fosse lui, ma sapeva che non lo era.
«Lasciami!!» urlò.
Quando si voltò, George la stava guardando con un’espressione davvero dispiaciuta.
«Tu…» disse lei a denti stretti alzandosi in piedi. Estrasse la pistola e la puntò verso il suo viso solo dopo averla caricata.
«Dominick, abbassa la pistola.»
«Tu sei stata l’ultima persona che ha visto Lucas.» disse senza celare la provocazione e il sospetto.
Lui si passò una mano tra i capelli e fece un passo indietro, probabilmente facendo solo finta di non cogliere la provocazione: «Farò finta di non aver sentito quello di cui mi hai appena accusato.»
Lei abbassò l’arma e si fece da parte mentre un meccanico specializzato scendeva lungo il burrone per esaminare l’auto quasi completamente distrutta.
«So che tenevi molto a quel ragazzo ed è per questo che lascio a te il compito di scoprire quello che sta succedendo. Il caso è tuo e solo tuo, ora hai carta completamente bianca.» così dicendo George si voltò dalla parte opposta per avviarsi vero la sua macchina.
Ma Dominick non aveva intenzione di lasciarlo andare così facilmente: la morte di Lucas non poteva essere stato un semplice incidente, una coincidenza. Doveva aver scoperto qualcosa, o aver detto troppo al capo. In quel caso, lui doveva essere sicuramente collegato al caso. Forse Lucas aveva fatto bene a dubitare sempre di lui.
«In questo caso- disse lei con un’enorme forza d’animo- sei in cima alla lista degli indagati. Ti voglio nella sala degli interrogatori domani, subito dopo pranzo.» non le importava del rispetto, ormai non aveva quasi più niente da perdere.
George si voltò di nuovo nella sua direzione senza preoccuparsi di apparire colpito da quell’affermazione: «Come vuoi, ma ti avverto che stai facendo un errore enorme.» la minacciò, poi si allontanò definitivamente.
Dominick sospirò; per qualche minuto aveva dimenticato l’accaduto, ma pian piano la consapevolezza di quella perdita la invase.
Guardò di nuovo verso il basso: la decapottabile di Lucas era completamente distrutta, probabilmente aveva rotolato per parecchi metri. Non aveva piovuto, l’asfalto era completamente asciutto, non c’erano segni di ghiaia o di pericolo.
Il problema doveva essere nei freni: la strada, infatti, era parecchio in pendenza e anche a velocità moderata la frenata avrebbe lasciato dei segni sull’asfalto.
Forse le sue pastiglie erano troppo logore o, peggio, qualcuno aveva manomesso i pedali. Quello che era certo, era che Lucas stava correndo un po’ troppo; probabilmente aveva una teoria, o addirittura aveva scoperto qualcosa di più e voleva riferirlo in fretta a lei.
Si sentì in colpa. Era stata lei a mandarlo da George. Era stata lei a permettere la sua morte.
Quando il meccanico risalì, Dominick si presentò a lui come capitano.
«I fili sono tagliati di netto.» riferì, affannato per la risalita.
L’avevano ammazzato. Avevano ammazzato il suo migliore amico come una bestia. E lei avrebbe combattuto per vendicarlo e sbattere in cella l’autore di tutti quei delitti.
Si avviò lentamente, con le lacrime che continuavano a scorrere imperterrite sul suo viso, verso la sua auto. Non poteva tornare da Kate in quelle condizioni. Doveva recuperare il controllo su sé stessa e sulle sue emozioni: avrebbe trovato il tempo di piangere Lucas quando quella faccenda si sarebbe risolta definitivamente. Con ogni probabilità avrebbe vagato il resto della notte, senza meta, poi sarebbe andata in ufficio di prima mattina e avrebbe affrontato la stampa, interrogato i genitori della ragazza e il capo. Infine, con tutta la forza di cui necessitava, avrebbe chiamato i genitori di Lucas e li avrebbe avvertiti che avevano perso anche il loro ultimo figlio, probabilmente per mano della stessa persona che aveva lasciato morire Jennifer.
Si promise che avrebbe scovato quel bastardo prima del mercoledì successivo, impedendogli così di compiere un altro delitto.
Doveva concentrarsi: senza l’aiuto di Lucas sarebbe stato tutto molto più difficile. Lui era sveglio, attento ai dettagli, mentre Dominick era troppo impulsiva. Doveva impegnarsi al massimo, per lui e per Kate.
Ripensò alla loro prima lite con amarezza: era successo durante uno dei primi casi al quale avevano lavorato insieme, quando una banda, che all’epoca sembrava di poco conto, aveva iniziato a sperimentare alcuni gas per nuove bombe. Lucas era arrivato subito alla conclusione, ma lei non l’aveva ascoltato nemmeno per un secondo. Quando, finalmente, erano arrivati alla verità, tutto si era rivelato secondo le idee di Lucas. Erano più giovani, molto più orgogliosi, e non si erano parlati quasi per un mese intero.
Dominick aveva sempre pensato che fossero gemelli separati alla nascita per quanto si capivano e per quanto si volevano bene. Si sentiva spaccata a metà e non poteva permettersi di perdere anche l’altra parte di lei: se avesse fallito anche con Kate, per lei non ci sarebbe stata più alcuna ragione di rimanere al mondo.
 
Alle due del pomeriggio aveva già parlato con i giornalisti e con i genitori di Alessia, l’ultima ragazza assassinata.
Dominick era seduta al tavolo degli interrogatori con la scheda di Lucas aperta davanti a lei; era quasi irreale il pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco. Stava per interrogare l’uomo dal quale aveva imparato la maggior parte delle cose e che, per molto tempo, le aveva dato la possibilità di mettersi in gioco. Si era sempre fidata di lui, nonostante Lucas non fosse d’accordo.
Però gli ultimi avvenimenti non potevano far altro che condurre a lui: nel rapporto dell’incidente era scritto chiaramente che i freni erano stati tagliati con un paio di forbici da giardiniere. Quello non poteva che essere avvenuto mentre Lucas era a casa di George.
Quando Kate fece capolino dalla porta, seguita dal capo, Dominick non parve minimamente sorpresa: aveva tentato di convincerla ad allontanarsi dal caso, ma anche lei voleva a tutti i costi sbattere in cella il colpevole di tutto quel dolore.
George si sedette di fronte a lei e si guardò intorno assaporando quella strana sensazione.
Kate si appoggiò con la schiena al muro, di fianco alla porta.
«Strana la sensazione che si prova a stare da questa parte, ma non ho intenzione di abituarmici.» George sfidò Dominick con le parole e con lo sguardo, ma dietro di esso si celava un velo di rammarico facilmente distinguibile.
Lei digrignò i denti e tentò di reprimere un moto di rabbia; se non era lui il colpevole, comunque sapeva qualcosa. Glielo si leggeva nel linguaggio non verbale.
Alzò la cartella gialla e gliela sventolò davanti agli occhi: «Qui dentro è scritto chiaramente che i freni dell’auto di Lucas sono stati manomessi. Non può che essere successo mentre lui era in casa tua.»
George non esitò nella sua risposta: «Era venuto per parlare con me, come gli avevi ordinato, e siamo stati insieme per tutto il tempo- le allungò il cellulare- lì troverai il video della telecamera del mio studio; e, prima che tu me lo chieda, è l’unica che ho in quanto nell’ufficio tengo documenti di massima segretezza.»
«Controlleremo. Ma, ora, voglio sapere dov’eri…per ogni omicidio.»
Kate sussultò incredula: Dominick non aveva mai mancato di rispetto a nessuno, tanto meno a lui.
«Non ho intenzione di rispondere a questa tua insolente provocazione.»
Dominick scattò in piedi e sbatté violentemente il pugno sul tavolo facendolo tremare leggermente.
“Fa che mantenga la calma” prego Kate.
«Sono stato in ufficio durante la maggior parte degli omicidi. Mi trovavo nella mia villa solo in due occasioni e avevo ospiti. Dominick, ho testimoni che possono provare tutto.»
Lei si azzittì; non poteva aggiungere altro, nemmeno a rifletterci per una vita intera.
«Posso andarmene?» domandò sicuro di sé.
Lei non poté far altro che annuire e lasciare che lui uscisse da quella stanza senza dire niente, lasciando lì in cellulare perché potessero controllare la veridicità della sua affermazione sul video.
«Kate, porta il video giù in laboratorio poi va a casa con la scorta e rimani lì finché non arrivo.» si alzò in piedi e si avvicinò a lei di qualche passo. Cercava in tutti i modi di allontanare il pensiero che la sua vita stesse andando, letteralmente, in pezzi.
«Dovresti andare a casa anche tu, o venire da me.» tentò di convincerla Kate passandole una mano sulla guancia.
«Devo chiamare i genitori di Lucas. Mi conoscono, è mio compito farlo. Non posso lasciare che un’altra persona comunichi loro questa notizia. È la seconda volta che perdono un figlio; sua madre impazzirà definitivamente.»
Si guardarono un istante negli occhi, come a promettersi che nessuna delle due avrebbe abbandonato mai, per nessuna ragione, l’altra. Si diedero un leggerissimo bacio stringendosi le mani a vicenda, poi uscirono dalla saletta.
Senza lasciarsi andare.
Quello che era success aveva fatto capire a entrambe quanto è importante far sentire le altre persone amate finché se ne ha la possibilità. E l’avrebbero fatto, d’ora in poi.
Percorsero il corridoio che portava all’ufficio di Dominick insieme, mano nella mano, e chiunque le vedesse sorrideva; tutti sapevano della loro storia e tutti avevano rispettato il silenzio fino a quel momento.

Aveva lasciato Kate con la scorta e ora era nel suo studio, seduta alla scrivania, con il telefono all’orecchio che continuava a squillare. Aveva riattaccato sette volte fino a quel momento; ogni volta che la madre di Lucas rispondeva, a lei si mozzava il fiato. Non sapeva come dirle che Lucas aveva lasciato il mondo così, senza avvertire nessuno.
Quando quella voce squillante suonò per l’ottava volta, Dominick fece un respiro profondo: «Alexandra?»
Fu silenzio per qualche secondo: «DOMINICK! Bambina mia, da quanto tempo!» dovette allontanare leggermente la cornetta per non perdere l’uso dell’udito.
«Alexandra, vorrei averti chiamata per il semplice piacere di farlo.»
Di nuovo silenzio. Quando Jennifer, la sorella di Lucas, era morta, lui non era riuscito a dirlo a sua madre e l’aveva lasciato fare a Dominick: aveva usato quelle stesse parole.
«Lucas. Che cos’è successo a Lucas?»
Dominick ricominciò a piangere, senza controllo: «Lui è stato bravo fino alla fine, Alexandra iniziò a dire singhiozzando- ha scoperto qualcosa sul caso al quale stiamo lavorando. Ce l’hanno ammazzato!» disse urlando.
La donna dall’altra parte iniziò a urlare insieme a lei; urlava i nomi dei due figli che aveva perso. Erano stati strappati alla vita nello stesso modo, in situazioni nelle quali non avevano niente a che fare.
«Alexandra ascoltami- disse Dominick tentando di calmarla- lo prenderemo. Kate ed io lo vendicheremo. Ma il funerale deve essere fatto assolutamente domani, o non ci sarà più tempo per arrestare quel bastardo prima che faccia un’altra vittima. Organizzerò tutto io, glielo devo.»
Alexandra continuava a urlare, ma acconsentì.
Quando riagganciarono, Dominick ricominciò a battere i pugni sul tavolo.
Era cresciuta insieme a Lucas; erano stati neonati, bambini, ragazzi, uomini e colleghi insieme. Si conoscevano, si rispettavano, in un certo senso si amavano.
Dominick si toccò il retro della spalla, dove sapeva che sarebbe per sempre stato un pezzo di Lucas: in quel punto, portava un tatuaggio con su scritto “Until we will together, everything we will fine!”.
Finché saremo insieme, andrà tutto bene.
Quel tatuaggio l’avevano entrambi: l’avevano fatto per il loro diciottesimo compleanno.
«E ora, Lucas, andrà comunque tutto bene?» urlò Dominick al cielo.



 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Dragon410