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Autore: LaGrace    22/04/2014    1 recensioni
"Per anni immaginai la Montagna Solitaria e le imponenti sale di Erebor riposte sotto di essa. Per anni io e mio fratello Fili ci preparammo ad affrontare il viaggio alla riconquista della nostra patria.
Eravamo appena scesi dal dorso delle grandi aquile e riuscivamo a scorgerla in lontananza: la nostra montagna, la nostra casa."
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Ciao a tutti, in questa fanfiction ho voluto riscrivere parte della storia de "Lo Hobbit" partendo dal secondo capitolo della trilogia di P.J.
Guardando il film mi ha molto colpito il legame che si stava creando tra Kili e Tauriel e ho pensato che sarebbe stato interessante descrivere la storia dal punto di vista di kili.
I primi capitoli terranno abbastanza fede al secondo film "La desolazione di Smaug", ma poi.. MISTERO!
Auguro a tutti una buona lettura e spero di ricevere le vostre opinioni =)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4


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L’arrivo a Pontelagolungo >>
 

Mi sentii scuotere e tornai alla realtà.
Balin stava raccogliendo dieci monete per ognuno di noi, in modo da poter pagare il chiattaiolo e le armi che ci avrebbe fornito in seguito.
La ferita doleva, ma il dolore era sopportabile. Afferrai il bordo del barile, mi alzai e diedi la mia parte, poi il mio sguardo si levò verso l’orizzonte celato da un velo di nebbia e riuscii ad intravedere la sagoma di una grande montagna. Rimasi immobile, gli occhi e la bocca spalancati, tanta era la gioia da farmi scordare la ferita. La nostra meta era vicina e finalmente avrei potuto vedere Erebor nel suo enorme splendore.
“Il denaro, presto!” irruppe Bard, udii Bilbo chiamarlo per nome un momento fa.
 “Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste, non prima” disse Thorin.
“Se apprezzate la libertà farete come vi dico, ci sono guardie più avanti!” rispose.
Ci infilammo nuovamente negli scomodi barili e attendemmo.
La chiatta si fermò e Bard scese. Bilbo, che era nella posizione tale da tenere sott’occhio l’uomo, ci informava delle sue azioni.
 “Parla con qualcuno, sta puntando il dito verso di noi. Ora si stringono la mano!” disse.
Che avesse in mente di tradirci? Poi qualcosa di viscido mi cadde in testa, pesci appena pescati. Bard stava facendo riempire i  barili di pesce, davvero un bel modo per nasconderci.
Passati cinque minuti già iniziavo ad avere la nausea, tra il pesce puzzolente e la gamba dolorante, non ne potevo davvero più, avevo bisogno di aria fresca. Non riuscii a trattenermi, un gemito provenne dalla mia gola, a quel punto sentii qualcosa colpire il mio barile.
“Silenzio. Siamo alla barriera per il pedaggio” rimproverò Bard.
Poi la chiatta iniziò a rallentare fino a fermarsi.
“Halt. Ispezione merci, documenti per favore!”
Eravamo giunti alle porte della città.
Rimanemmo fermi per un po’, non ne capivo il motivo, dall’interno del barile non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. All’improvviso il mio barile si inclinò e capii che stavano svuotando i barili in acqua.
“Fermi” ordinò un’altra voce.
Tornai dritto, ancora qualche pesce buttato in acqua e mi avrebbero scoperto.
“Alza la chiusa!”
Iniziammo a muoverci, ma dopo un po’ ci fermammo di nuovo. Bard ci fece uscire ribaltando i barili.  Non era stato piacevole, cadendo sbattei la testa e un pesce mi finì in bocca. Aveva un gusto orribile.
Seguimmo Bard, poi un ragazzino gli corse incontro.
“Papà, la nostra casa è sorvegliata” disse il giovane.
L’uomo ci guardò, dopodiché ci fece fare un'altra strada per raggiungere la sua casa.
La cosa divenne imbarazzante quando ci espose il suo piano, ma non c’erano alternative. Pochi minuti dopo cominciammo a spuntare uno dopo l’altro fuori dal suo gabinetto.
Bard e i suoi tre figli ci accolsero in casa e ci diedero dei capi asciutti, poi andò a recuperare le armi promesseci.
Nel frattempo ci radunammo.
“Domani comincia l’ultimo giorno d’autunno”disse Thorin.
“Il dì di Durin comincia dopodomani, dobbiamo raggiungere la montagna prima di allora ”precisò Balin.
“E se non ci riusciamo? Se falliamo nel trovare la porta prima di quel momento allora …” chiesi preoccupato.
“L’impresa sarà stata inutile!” concluse Fili.
Bard tornò con le armi avvolte in un telo nero, le appoggiò al tavolo e ce le mostrò.
Ero confuso, quelle non erano vere armi, presi in mano una specie di martello.
“Cos’è questo?” chiese Thorin  tenendo qualcosa simile ad un arpione.
“Una gaffa ” rispose Bard.
“E questo?” chiesi riferendomi all’oggetto che ancora tenevo in mano con aria perplessa.
“Mazzapicchio lo chiamiamo, forgiato dal martello di un fabbro”rispose, poi disse: “ pesanti da maneggiare, lo ammetto, ma per difendere la vostra vita sono meglio di niente”.
“Ti abbiamo pagato per delle armi, spade e asce forgiate in ferro” disse Gloin rabbioso.
Molti di noi rifiutarono le cosiddette armi.
“Di migliori ne troverete solo nell’armeria della città, tutte le armi forgiate in ferro sono lì sotto chiave”ribatté Bard.
“Thorin, prendiamo quanto ci viene offerto e andiamo, ci siamo arrangiati con meno ” disse Balin nel tentativo di evitare problemi, poi aggiunse: “io dico di andarcene ora!”.
“Non andrete da nessuna parte, spie sorvegliano questa casa e forse ogni molo e banchina della città. Attenderete il calare della notte!”ordinò Bard.
 
Iniziai a sentirmi debole, brividi percorrevano il mio corpo, sintomo che annunciava la febbre. Mi sedetti e guardai la fasciatura che avvolgeva la mia ferita. Ero preoccupato. Non volevo che questo imprevisto mandasse a monte la missione, ho fatto tutta questa strada per entrare in quella montagna e non sarà un graffio e un po’ di febbre ad impedirmelo.
Non passò molto tempo da quando Bard uscì di casa, che Thorin e Dwalin iniziarono ad organizzare un piano per recuperare le armi di cui parlava l’uomo. Uscimmo di casa, nonostante il divieto del figlio, il sole stava tramontando e con attenzione ci dirigemmo verso l’armeria.
A fatica tenevo il passo e il respiro si faceva sempre più affannato, ma tentai di nascondere il mio mal stare.
Riuscimmo ad entrare attraverso un’alta finestrella. Alcuni di noi facevano da scala per permetterci di raggiungerla. Feci una rincorsa e alla fine mi detti lo slancio piantando i piedi sulle schiene dei tre compagni che formavano la scala.
Giunsi nella stanza. Thorin e Nori mi passavano le armi, poi una smorfia di dolore tradì il mio volto.
“Stai bene?”mi chiese Thorin. A lui non sfuggiva nulla, era preoccupato come uno zio si preoccupa per il proprio nipote.
“Ce la faccio, andiamocene via!” tentai di essere convincente, ma fallii miseramente quando ebbi un mancamento e tutte le armi che tenevo in mano caddero rumorosamente giù per le scale insieme a me.
Le guardie accorsero immediatamente puntandoci le spade contro.
Rivolsi il mio sguardo accigliato verso Thorin, che mi fissava a sua volta. Avevo combinato un bel guaio.
Venimmo scortati alla dimora del Governatore il quale uscì irritato e in vestaglia da notte.
“Che cosa significa questo?” chiese.
“Li abbiamo sorpresi a rubare armi, signore” rispose la guardia.
“Ah, nemici dello stato?”disse il Governatore.
“Un disperato gruppo di mercenari come mai nella vita, signore”.
Presumo fosse un suo consigliere a parlare.
“Frena quella lingua, tu non sai con chi parli, lui non è un criminale qualunque. Lui è Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror ” disse Dwalin.
“Noi siamo i nani di Erebor e siamo venuti a reclamare la nostra terra natia”affermò Thorin con fierezza.
La gente iniziò a radunarsi intorno a noi incuriosita, Thorin parlava dello splendore che un tempo questa città possedeva.
“Io garantirei il ritorno di quei giorni, riaccenderei le grandi fornaci dei nani e farei fluire benessere e ricchezza di nuovo dalle sale di Erebor”.
La folla esultò alle parole di Thorin, ma una voce gridò smorzando questo entusiasmo: “Morte, ecco cosa ci porterai. Fuoco di drago e rovina!”.
Bard si fece strada tra la gente rivolgendosi a Thorin, il quale rispose: “potete dare ascolto a questo oppositore, ma io vi prometto una cosa. Se riusciremo, tutti condivideranno le ricchezze della montagna!”
“Tutti voi, avete dimenticato quello che è successo a Dale? Avete dimenticato quelli che sono morti nella tempesta di fuoco? E per quale motivo, la cieca ambizione di un Re della montagna, così preso dall’avidità da non riuscire a vedere oltre il proprio desiderio”.
Le parole di Bard si fecero strada tra la folla.
“Suvvia, non dobbiamo, nessuno di noi, essere così frettolosi a dare la colpa. Non dimentichiamo che è stato Girion, signore di Dale, tuo antenato, che fallì nell’uccidere la bestia” intervenne il Governatore puntando il dito verso Bard.
“Non hai alcun diritto ad entrare in quella montagna” disse Bard rivolgendosi a Thorin.
“Io sono l’unico ad averlo” ribatté Thorin, poi riprese: “mi rivolgo al governatore degli uomini del lago. Vuoi vedere la profezia realizzata? Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo?”.
Seguì un momento di silenzio, poi il Governatore parlò: “E io dico a te: benvenuto Re sotto la montagna!”
La gente esultò a gran voce dopo aver udito quelle parole, riponevano le loro speranze in noi e nella nostra impresa.

 Il governatore ci offrì alloggio, alcuni di noi iniziarono a festeggiare, mangiando e bevendo. Io, però, mi sentivo debole e stanco, avevo bisogno di riposo per non rischiare di fare ulteriori danni a causa delle mie condizioni.
Mi abbandonai tra le coperte, non curandomi del baccano che Bofur stava facendo e mi addormentai, emozionato all’idea che il giorno seguente sarei entrato nella famosa Montagna Solitaria.
 
 
 

  
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