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Autore: alaskha    22/04/2014    5 recensioni
“Noi potremmo darvi un passaggio” disse Bradley.
“Ma che..?”intervenne James, basito.
Bradley non lo guardò neanche, ed Ashton prese in mano le redini.
“Dove state andando?”
“Di preciso, da nessuna parte” lo informò il riccio, mentre occhi azzurri si massaggiava teatralmente la fronte, scocciato.
“Perfetto, allora - si strinse nelle spalle Ash – tu che ne dici, Luke?”
“Non so, chi ci assicura che siano gente per bene? Insomma, quanti anni avranno.. 15, al massimo?” buttò lì Luke.
“Sono comunque più alto di te, assassino di furgoni” ribattè offeso James.
“È un pick – up” si difese Luke.
“Ti correggo, era un pick – up” gli tenne testa James, con un sorrisino beffardo.
“Smettetela” suggerii loro, mettendomi tra i due.
“Tu che ne dici, Cecilia?” mi mise in mezzo Bradley.
“Già, che ne pensi, Cece? - Ash mi si avvicinò – che abbiamo da perdere?”
Già, che avevamo da perdere?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James McVey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.

Ensenada



Da perdere non avevamo nulla, certo, ma quei quattro erano proprio degli svitati senza speranza. Avevano un mini frigo solo per le corone, una scorta infinita di Marlboro che appartenevano a Connor o Tristan (ancora non li distinguevo bene) e strumenti musicali buttati ovunque. Ashton era rimasto con gli occhi luccicanti davanti alle sigarette e Luke si stava guardando furtivamente intorno, mentre io stavo apprezzando il materasso ricoperto di lenzuola leggere e colorate: davvero molto comodo.
“Ti piace qui?”
Guardai James stendersi accanto a me, così mi scostai prontamente, appena la sua spalla toccò la mia.
“Ma che fai?” domandai, confusa.
“Che c’è? Questo è mio, sei tu l’abusiva” si difese lui.
Così scossi la testa, stendendomi nuovamente accanto a lui.
“Io non sono un’abusiva, il tuo amico Bradley ci ha offerto un passaggio”
“Chiamami Brad!” urlò.
Io sorrisi, mi facevano ridere tutti quegli idioti messi insieme.
“A proposito, dov’è che andate?” chiese James.
“A Tijuana”
“Bello”
“Già”
“Parli davvero così poco? Eppure sei una donna” scherzò James.
“Cos’è questa storia che non avete una meta precisa? Vagherete nel nulla per sempre?” ma io decisi di ignorarla.
“Perché no?”
Si voltò verso di me, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non c’è nulla da sorridere, odio le persone senza un’idea precisa”
“Tu non mi conosci”
“No, è vero” gli concessi.
Passammo qualche istante in silenzio, sdraiati l’uno accanto all’altro, mentre Tristan ed Ash fumavano, Connor suonava il basso e Luke e Brad tracannavano da una bottiglia di Corona.
“Allora, ti piace?” mi chiese ancora James, determinato ad ottenere una risposta.
“Molto, in effetti ho sempre sognato di viaggiare su un mini van con cinque svitati e stendermi su un materasso buttato a terra per caso”
James sembrò offeso, mentre giocava distrattamente con il lembo della sua canottiera.
“Guarda che sono seria – tentai di rimediare – eccetto forse per la parte degli svitati”
Lui sorrise, mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi.
“Cecilia, mi piace il tuo nome”
Lo guardai stranita.
“Davvero?”
Lui annuì, convinto.
“È uno di quei nomi su cui potrei facilmente scrivere una canzone”
“Tu scrivi canzoni?”
“Se James scrive canzoni? È il nostro.. com’è che si dice..?” s’intromise Tristan.
“Scrittore di testi?” improvvisò ovvio Brad.
“Lo sapevo” gli fece il verso Tristan.
Dopodiché la conversazione tornò di nostro dominio, solo io e James.
“Quindi siete una band?”
“Ci proviamo” fece il modesto.
“E come vi chiamate?”
“The Vamps” rispose, guardandomi ed aspettando una mia reazione.
“Carino – dissi – giusto per non essere presuntuosi, mi piace”
James scoppiò a ridere, e Luke ci guardò in modo strano.
“Che ne dite di fermarci qualche minuto?” improvvisò Hemmings, tenendo quegli occhi fulminei su di me.
“Buona idea” gli fece eco Connor, posando il basso per terra.
Così Joe, che avevo imparato fosse il loro autista, frenò bruscamente ed aspettò che tutti noi scendessimo da quell’adorabile mini van. Mi stiracchiai e guardai James superarmi, accendendosi una sigaretta.
“Fumi?” gli chiesi.
“Ah – ah – assentì – e tu?”
Scossi la testa, in risposta negativa.
“Meglio così”
Lo guardai stranita, dopodiché Luke mi mise un braccio intorno alle spalle, trascinandomi all’ombra di una palma lì in mezzo al nulla del deserto di San Diego.
“Luke lasciami e reprimi questo tuo animo da Travis Maddox, per favore” gli dissi, liberandomi della sua presa ferrea sulle mie spalle.
“Travis chi? – mi domandò, confuso – Cece, non fare la pazza in questo momento, devo parlarti”
“Chiamami Pidge” gli feci l’occhiolino, ma lui che non era un fan sfegatato di “Uno splendido disastro” come me, non capì, ovviamente.
Ma c’era qualcosa che Luke Hemmings capiva, effettivamente?
Così lui scosse la testa, lasciando perdere.
“Quel McVey, non mi piace per niente” cominciò.
“Si chiama James” lo corressi.
“Fa’ lo stesso, mi sta comunque sui coglioni, indipendentemente da come lo chiami”
Roteai gli occhi al cielo, spazientita.
“E perché mai?”
“Luke, Cece.. ripartiamo tra qualche minuto!” ci avvisò Tristan, tornando sul mini van, al riparo dal sole cocente.
Luke si limitò a lanciargli un’occhiata, tornando poi a guardare me.
“Allora?” lo spronai a parlare.
Ma quando aprì bocca, il mio iPhone prese a squillare, e quando vidi quel nome lampeggiare sul display, risposi subito.
“Ehi, Zayn” lo salutai.
“Ehi piccola, come vanno le cose? Vedo che non siete ancora morti, almeno questo ve lo concedo” scherzò.
“Non mi fai ridere neanche un po’, sai?”
 “È Zayn?” domandò Luke.
“No, è Harry, ma ho deciso di chiamarlo Zayn improvvisando un gioco di ruolo, ti sta bene se tu fai James? Così la smetti di odiarlo senza un valido motivo” sputai tutto d’un fiato.
“Ehi, Cece, calma – mi suggerì Zayn, dall’altro capo del telefono, a Los Angeles – chi è James? E perché hai aggredito Luke in quel modo? Insomma, lo fai sempre, ma questa volta mi sei sembrata più agguerrita”
Sbuffai, guardando male Luke e tirando un calcio ad un sassolino, che finì su una delle quattro ruote del mini van.
“Ehi! Cece! Questo costa un sacco di soldi, fa’ attenzione!” mi gridò dietro Connor.
“Datti una calmata, Connor” urlai di rimando.
“Passami Zayn” disse Luke.
E così feci, incrociando le braccia al petto, ascoltando la loro conversazione.
“James e Connor sono due sfigati che ci stanno dando un passaggio” disse,probabilmente rispondendo alla domanda di Zayn, riguardo l’identità di Connor e James, appunto.
“Vuoi sapere che è successo al mio pick – up? Lo vuoi sapere sul serio?” continuò.
Così afferrai l’iPhone, prima che Luke si addentrasse in un’invettiva contro di noi lunga due ore e mezza. O forse di più.
“Quant’è noioso Hemmings, eh Zayn?” gli dissi.
Sentii la risata adorabile di Malik, e sorrisi di rimando.
“Non farlo impazzire, piccola, mi raccomando”
“Semmai è il contrario, Zayn”
“Lo so che vi adorate – sostenne – adesso devo andare, Liam sta bruciando qualcosa in cucina, promettimi che ti comporterai bene con Luke”
“Ma certo – gli concessi alla fine – Hemmings è come un cane, no? Abbaia ma non morde”
Zayn rise, ed io feci lo stesso, mentre Luke mi guardava stranito.
“Giusto piccola, ci sentiamo domani”
“A domani”
Chiusi la chiamata e mi fermai per un secondo a pensare al rapporto magico che avevano Zayn e Liam: vivevano insieme da quattro mesi e stavano insieme da un anno, ma non si erano ancora stancati li uni degli altri. Loro erano il mio prototipo di coppia, volevo che io ed il mio compagno, in un futuro molto ma davvero molto prossimo, fossimo esattamente così. Nulla di più e nulla di meno, degli Zayn e Liam versione etero.
“Cece? A che diavolo stai pensando con quella faccia da scema?”
Raccolsi tutto il mio autocontrollo per non tirargli un pugno e mi morsi la lingua, per evitare che qualche cattiveria sul suo conto uscisse dalla mia bocca.
“Che sei noioso, noioso e ancora noioso”
Così lui mi strinse le spalle in un abbraccio dolce, camminando verso il mini van.
“Nah, lo so che ti piaccio, lo sento dentro” sostenne, con un ghigno sulle labbra, adornate dal suo piercing che lui definiva il suo “portafortuna”.
 
 
 
 
 
“Ci fermiamo qui?” chiese Tris.
Mi ero appisolata su Ashton, in mezzo ad un mare di cuscini colorati, sospettavo fosse opera di Brad, il meno etero sessuale di tutti quanti, insieme a Tristan,ovviamente.
“Ma dove siamo?” chiesi, massaggiandomi gli occhi ed appoggiando la guancia sul petto di Ash.
“Siamo tornati alla civiltà, bimba” m’informò James.
“Civiltà? Ma che diavolo?”
“Guarda – disse, scostando la tenda – siamo al confine con il Messico, quasi a Tijuana”
“Wow” dissi.
“Ci sgranchiamo le gambe?” disse Connor, sorridendo.
Così Ashton annuì ed insieme ci alzammo. Quando mettemmo piede fuori dal mini van, mi sembrò di essere uscita da uno di quei film americani, in cui i diciannove mila amici si mettono in viaggio per il mondo.
“Ma dove siamo?” domandai.
“In Bassa California – mi disse James, affiancandomi – o Baja California, come preferisci”
“È spagnolo?”
“Sì, señorita”
Scoppiai a ridere, così James mi guardò stranito, senza però trattenere un sorriso.
“Che hai da ridere? Ho fatto spagnolo per ben tre anni di medie!”
“E poi che è successo?”
Gli chiesi, mentre c’incamminavamo verso un ristorante.
“Poi sono andato al liceo, e lì la musica è cambiata”
“In che senso?” mi feci curiosa.
“Nel senso che..”
“Che ne dite di questo?” disse Luke indicando un ristorante a caso.
“Dico che è perfetto” rispose Connor.
Entrammo nel ristornate ed un uomo sulla quarantina palesemente ispanico venne ad accoglierci.
“Bienvenidos!” urlò.
“Bienvenidos anche a vosotros! - improvvisò Ash, facendo ridere tutti quanti – che avete da ridere?”
“Dare il benvenuto a qualcuno che vive e lavora qui, non ti sembra da stupidi?” gli chiarii.
Ed Ashton mi fece il verso, perché era maturo, lui.
“Siete inglesi? Americani?”
“Americani, ed anche lei lo è” disse Tris.
“Non ci pensare nemmeno, ragazzo, io sono messicano di nascita” difese il suo onore, l’ispanico.
“Che è in America” tentò nuovamente Tristan.
Ma prima che l’ispanico potesse replicare, Luke li interruppe.
“La vostra lezione di geografia sta diventando davvero interessante, ma io avrei fame”
“Ed anche io, dov’è il cibo?” gli fece eco Brad, facendomi sorridere.
Bradley mi faceva sempre sorridere.
“Siete nel posto giusto, muchachos, questo è il ristorante migliore di Ensenada!” esultò.
“E cos’è Ensenada?” chiesi, perplessa, facendo ridere Connor.
“È la città in cui ci troviamo” mi mise al corrente Mr. Occhi Azzurri.
“Eres messicano anche tu..?” chiese l’ispanico, senza sapere il suo nome.
“James – lo mise al corrente, scuotendo poi la testa – no, no, non sono messicano”
Ma sembrava perso nei suoi pensieri, cos’ è che lo legava a quella terra? Volevo assolutamente scoprirlo. Feci per avvicinarmi a lui, ma Tristan mi mise un braccio intorno alle spalle, frapponendosi tra me e lui.
Bien James, bien, io sono Josè e prometto di farvi divertire!  - esultò – avete scelto la serata giusta, stasera si balla e ci si diverte! Spero vi piaccia la Tequila!”.
 
 
 
 
 
*E furono le ultime parole famose, perché dopo la cena a base di empanadas, nachos e sangria, era arrivato il turno della tequila sale e limone, ed i bicchierini vuoti non si contavano più sul bancone. Eravamo solo sette,  ma probabilmente avevamo bevuto sette shottini a testa, quella sera.
“Siete pronti ragazzi? – urlò Luke, alzandosi in piedi sulla panca su cui era seduto in mezzo  a Tris e Con – al nostro viaggio insieme!”
Brindammo con i bicchierini, sul tavolo ormai pienamente bagnato dei residui di tequila per tutti i brindisi che avevamo già fatto.
“Arriba! Abajo! Al centro! Pa dentro!” ed avevamo perso anche Brad.
Buttammo giù tutto d’un sorso l’ennesimo shottino e ridemmo come dei cretini, forse esagerai un po’, dato che finii addosso a James.
“Scusami!” urlai, ridendo.
“No, tranquilla Cece” mi disse lui, sorridendo dolcemente.
Così sorrisi anche io, e ci guardammo per qualche istante.
“Allora muchachos, ve ne porto un altro giro?” disse Josè.
“Claro!” urlò Ash.
Ma che cazzo avevano da urlare, tutti quanti? Compresa me?
“Potreste diventare i miei clienti migliori, amigos!”
E sparì.
“Da muchachos ad amigos – dissi succhiando la mia fetta di limone – si fa in fretta qui nella Bassa California”
“Certo che si fa in fretta, piccola” disse Tristan, avvicinandosi un po’ a me, con il suo fiato alcolico.
“Stammi lontano Tristan, stasera non ti bacerei neanche dopo aver disinfettato personalmente la tua bocca, con tutto quello che hai ingerito” dissi, mettendogli una mano davanti al viso.
James scoppiò a ridere, ed io mi voltai verso di lui. Ma Josè torno con il nostro giro di shottini, ed Ash fece gli onori di casa.
“Ok amigos, pronti a bailar?”
“Bailar?” ripetè Connor, perplesso.
E mentre Con faceva quella domanda, sentimmo le note di una canzone latina invadere tutto il locale e delle urla ispaniche esplodere. Luke ed Ash si fecero prendere dall’anima festaiola del momento e balzarono sul tavolo. Ben presto coinvolsero anche Brad e Connor, mentre Tristan e James venivano acchiappati da due ragazze abbronzate.
“Ehi, Cece, vieni qui!” urlò Luke, facendomi salire sul tavolo con loro.
Ridemmo e ballammo tantissimo, trangugiando shottini di tequila e diventando l’anima della festa.
“Se qui si fa così ogni sera, io mi trasferisco!” disse Ash.
“Ed io ti seguo!” fece Brad.
Risi ancora, e poi vidi James chiacchierare con Tristan ed aguzzai le orecchie.
“Ma dove te ne vai, McVey? Una panterona spagnola ti ha messo gli occhi, ed anche le mani, addosso e tu scappi? Vieni qui e non rompere i coglioni!”
Tristan Evans era un coglione.
“Sta’zitto, coglione”
Come non detto, James McVey aveva capito tutto. Lo vidi camminare verso l’uscita, così saltai giù dal tavolo ed ignorai i richiami di Luke e Connor, andando verso di lui.
“Ma dove vai?” gli chiesi, ridendo, ubriaca persa.
Lui si lasciò sfuggire un sorriso, ed io lo guardai: la sua canottiera grigia era sporca di tequila, i suoi occhi erano iniettati di rosso e le mani in tasca.
“Da nessuna parte”
“Balliamo?”
Lui annuì ed iniziamo a ballare, facendo i cretini, ridendo ed ordinando tequila su tequila.
“Ci sei?” mi chiese, al sesto shottino.
“Ci sono!”
“A Cecilia e James – alzò il bicchierino, facendolo scontrare contro il mio – due impavidi bevitori di tequila!”
Scoppiai a ridere e buttai giù anche quello, aggrappandomi poi alla sua canottiera e trovandomi con le sue labbra a pochi centimetri di distanza dalle mie. Gli stampai un bacio sulla bocca salata, aspra come il limone e travolgente come la tequila che avevamo bevuto insieme. Dopodiché lui sussurrò delle parole sulle mie labbra che ancora oggi fatico a ricordare, ne sentii solo due:
“Cuore selvaggio”.







#highopes
ciaaaao a tutte ragazze :-)
come state? io benissimo fjdhsf
oggi sono diventata maggiorenneeeeeeee
è il mio compleanno e faccio diciott'anni, yay per me!
ok, parliamo del capitolo adesso..
che ne pensate? vi è piaciuto?
non so, fatemi sapere, vi amo da morire e grazie per le sei recensioni <3
  
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