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Autore: Queila    22/04/2014    4 recensioni
Dal testo: "Doveva intuirlo dal tempo che quella giornata d’inizio Aprile sarebbe stata un disastro: cominciò con un ombrello rotto e finì con il volto rigato dalle lacrime, lui che non aveva mai pianto, versò in quel giorno di primavera calde lacrime che sapevano di sale e di speranza."
Buona lettura ^^
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa al contest “Circoli e Salotti” organizzato da WhatHasHappened
 
CAMBIAMENTO
 
Si era svegliato di soprassalto, come se qualcuno lo avesse scosso all’improvviso.
Guardò fuori dalla finestra e un cielo uggioso lo attendeva oltre il vetro.
La pioggia lo aveva sempre reso triste ma quel giorno, dietro quel cielo grigio e coperto, prercepiva una malinconia mai provata prima.
Doveva intuirlo dal tempo che quella giornata d’inizio Aprile sarebbe stata un disastro: cominciò con un ombrello rotto e finì con il volto rigato dalle lacrime, lui che non aveva mai pianto, versò in quel giorno di primavera calde lacrime che sapevano di sale e di speranza.
 
Uscito dall’ufficio, un’ora prima del previsto, la pioggia aveva smesso di scendere copiosa e un pallido sole primaverile faceva capolino dalle ultime nuvole che ancora sostavano in cielo, testimoni del maltempo che si era abbattuto su Roma poche ore prima.
Marco, col sorriso sulle labbra e convinto che la giornata potesse solo migliorare, buttò nel secchio dell’immondizia l’ombrello inutilizzabile e si avviò verso la fermata dell’autobus che lo avrebbe riportato a casa.
La scena che gli si presentò davanti una volta aperta la camera che condivideva con la moglie, rimase impressa nei ricordi del ragazzo per molto tempo, ma fu questa scena che lo cambiò, o meglio, fu la visione del corpo della moglie avvinghiato a quello del suo migliore amico, a rendere Marco consapevole di sé stesso e a spingerlo al cambiamento.
In quel momento una voragine si fece largo facendo sprofondare il suo cuore in un buco nero e Marco vacillò per un secondo.
Da quanto tempo andava avanti quella storia?
E perché il ragazzo non si era mai avuto sentori di quella relazione?
I due amanti, accorti del terzo incomodo piombato in camera all’improvviso, non poterono far altro che giustificarsi e inventar scuse sul momento, discorsi del tutto inutili poiché la mente di Marco, annebbiata dal tradimento, non riusciva a comprendere una parola; il giovane era troppo concentrato sul vuoto che stava avanzando dentro di lui, per prestare attenzione alle parole che i due gli rivolgevano.
Con gli occhi vacui e senza curarsi dei due ancora nudi sdraiati in quello che prima era il suo letto, uscì dall’appartamento come vi era entrato: senza dire una parola e facendo il minimo rumore.
Non sapeva dove andare, ma sentiva la necessità di allontanarsi da quella casa che aveva comprato grazie a un impiego che non lo soddisfaceva, ma che aveva accettato per provvedere alla moglie e per costruirsi una famiglia.
Si erano sposati giovani lui e Beatrice, troppo giovani, avevano vent’anni e lui era riuscito a trovare subito lavoro, ora ne aveva venticinque e tutti i suoi sacrifici non erano valsi a nulla.
Niente moglie, niente miglior amico e con un impiego che lo rendeva nervoso e che non gli piaceva per niente…
Vagò per il centro di Roma per ore, forse giorni, guardando la gente che gli passava a fianco senza sfiorarlo, cercava di concentrarsi sulle loro facce e indovinare i loro problemi, rifletteva sulla vita di sconosciuti per dimenticarsi, anche solo per pochi secondi, della sua, riempiva con il peso dei dispiaceri altrui il vuoto che gli si era formato in petto.
Arrivò, senza neanche accorgersene, su una terrazza, nei pressi del Campidoglio; da lì la vista sulla città eterna era da mozzare il fiato.
Cos’erano i suoi problemi in confronto a tanti anni di storia? Quanto contava lui se paragonato alle migliaia di persone che avevano respirato, sognato e gioito tra le vie della città?
Con un sospiro il ragazzo cercò di allontanare questi pensieri che lo rendevano ancora più depresso.
Il sole non era più alto in cielo, ma stava per morire tra i palazzi…
Che cosa avrebbe fatto ora?
Divorzio.
Fu il suo primo pensiero.
Lasciare il lavoro.
Fu il secondo.
Quella luce eterea che andava morendo gli dava l’impressione che queste erano le due sole soluzioni… in realtà erano cose che voleva fare da qualche tempo: era incastrato in un impiego che odiava e intrappolato in un matrimonio organizzato troppo precocemente. Avrebbe dovuto aspettare per sposarsi e, il ricordo di Beatrice e di Paolo stretti l’uno all’altra che gli rimbalzava nella mente da ore, ne era la prova: aveva detto il fatidico sì troppo in fretta e senza pensarci a fondo.
L’ultimo raggio di sole andò a sparire all’orizzonte e un lieve vento scompigliò i capelli al giovane, facendolo sorridere.
Il primo vento primaverile si stava alzando… Marco ricordò di quando a sette anni correva per i prati puntellati dal rosso dei papaveri, sfidando il vento. Correva a occhi chiusi senza pensare, correva desiderando di diventare libero come l’aria che attraversare con il corpo.
E dopo anni capì finalmente che quel bambino spensierato era cioè che doveva diventare, decise di esaudire il suo desiderio infantile; lì, immerso nella fioca luce romana, abbagliato dallo splendore del panorama, decise di darsi una seconda opportunità, decise di diventare come il vento primaverile e di nascere di nuovo.
Si sentì libero per la prima volta in vita sua e senza neanche accorgersene cominciò a piangere.
Calde lacrime di liberazione gli rigarono il viso, mentre Roma, immersa nel silenzio, restava a guardare.
 
  
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