Una vita lunga un sospiro

Scendo dalla macchina e dopo essermi chiuso la portiera alle spalle mi appoggio contro il cofano in sua attesa. Nel prendere una moneta dalla tasca dei pantaloni, un raggio di Sole illumina la fede di platino che porto al dito. Lascio andare la moneta e mi porto la mano davanti al viso. Le fedi di platino le ha volute lei, non le piace l’oro giallo, e devo dire che anch’io le preferisco.

Lisa è una persona magnifica, l’amo con tutto me stesso, non c’è un’altra donna al mondo che potrebbe sostituirla nel mio cuore e nella mia vita. La sua spensieratezza nei confronti della vita è stata la cosa che più mi ha colpito in lei. Il suo non volersi mai abbattere davanti alle difficoltà, ma affrontarle con coraggio e con forza di volontà. L’essere più forte di quanto anche lei stessa non si creda. Il giorno in cui ha accettato di sposarmi è stato il più felice delle mia vita.

L’amo. L’amo come non sono capace di dire.

Guardo il cancello da cui dovrebbe uscire tra pochi minuti.

Amo Lisa ed amo anche lui.

In lui amo il suo sguardo dolce pieno di fiducia, i suoi morbidi capelli biondi più lisci della seta, i suoi occhi azzurri come il cielo più terso. Amo il suo corrermi incontro a braccia aperte ogni volta che mi vede, amo il suo cercare il mio sguardo prima di fare qualsiasi cosa per avere la mia approvazione, amo la sua pelle morbida così delicata che basta un abbraccio un poco più stretto per segnarla.

Eppure, nonostante questo mio amore così puro e assoluto sono considerato un mostro. Non sarei mai in grado di fargli del male; per il timore del suo allontanamento da me non gli ho neanche mai confessato i miei sentimenti: da anni mi limito ad amarlo nel buio e nel silenzio del mio cuore.

Non so come sia accaduto. Il giorno prima era solo qualcuno facente parte della mia vita, forse, addirittura, in maniera marginale; e il giorno dopo mi sono ritrovato a bramare il momento in cui l’avrei potuto vedere, a desiderare con tutta l’anima la sua mano stretta alla mia.

Ma se la gente venisse a sapere di questo mio amore? Da brava persona, ottimo vicino di casa e marito devoto diverrei un mostro, un abomino della natura. E questa definizione mi fa così ridere... dire abominio della natura implica negare l’esistenza di quel Dio davanti cui mi sono unito in matrimonio con Lisa, quel Dio creatore di tutto ciò che esiste sulla Terra e quindi... anche di me. Anch’io sono un figlio di Dio, è lui che mi ha fatto in questo modo: con questo volto, con questo corpo, con questo cuore, con questa anima e con questi desideri. Dire che io sono sbagliato è disconoscere l’infallibilità di Dio.

Continuerò ad amarlo e a vegliare su di lui, perché sia felice e perché la sua vita sia costellata solo di cose meravigliose. Impedirò a chiunque di fargli del male. Anche a me stesso, se un giorno questo mio amore platonico non dovesse più bastarmi.

La campanella che segna la fine delle lezioni è suonata da pochi secondi e già uno sciame di ragazzi e ragazze è fuori dalla scuola. C’è chi si avvia da solo verso casa e chi è stato venuto a prendere dai genitori; oppure dai parenti, come nel caso del mio piccolo Gabriele.

Gabriele come l’arcangelo, e i suoi genitori non potevano scegliere nome più adatto per un bambino angelico come lui. Eccolo lì, col suo zaino sulle spalle, troppo pesante per un bambino di soli otto anni. Mi vede e mi corre incontro, gli occhi brillanti di felicità.

"Zio Stefano!!"