Pettegolezzi

TOKIHA MAI & OKUZAKI AKIRA

«Mi dispiace averti incomodata tanto.»

   La sua voce, tremula per l’emozione e l’imbarazzo, indusse Mai a sorridere non poco. «Non pensarlo nemmeno» la rassicurò, iniziando ad annodarle l’obi attorno alla vita. «Diventeremo sorelle, quindi è normale ch’io ti aiuti.»

   Il viso di Akira, a quelle parole, andò letteralmente a fuoco e la kunoichi faticò a tenere le braccia alzate per facilitarle il lavoro. Era la sera del Tamayura, ed era la prima volta che la ragazzina poteva indossare uno yukata femminile; ragion per cui aveva dovuto chiedere aiuto a Mai. E già quasi si pentiva di averlo fatto.

   «N-Non dire cose che non stanno né in cielo né in terra!» la redarguì con tono aspro, quello che solitamente usava quando Takumi la faceva arrossire dicendo cose inappropriate con la massima naturalezza.

   Mai rise, divertita dalla sua espressione riflessa sulla superficie dello specchio davanti al quale stava avvenendo la vestizione. «E’ troppo stretto, così?»

   «No, va bene, grazie» rispose Akira, osservando il lavoro fatto dalla sua senpai e riuscendo a calmare i battiti del cuore.

   «Ti sta davvero bene» considerò la maggiore, rimettendosi in piedi dopo aver passato in ginocchio i precedenti minuti per fissarle l’obi a dovere. «Passiamo all’acconciatura?»

   «C-Come?» balbettò la moretta, voltandosi a guardarla.

   «Beh,» iniziò a spiegarle l’altra con fare ovvio, «senza un’acconciatura adatta, una donna in kimono perde circa metà del suo fascino e della sua eleganza.»

   Akira la fissò stupita. «Davvero?» Tornò a volgere lo sguardo alla propria immagine nello specchio. «Seriamente, non credo di possedere neanche un briciolo dell’uno o dell’altra» sentenziò con scettica, quanto sentita, modestia.

   «E’ quello che credi tu» sospirò Mai, alzando gli occhi azzurri al cielo. «Ma, se permetti, non credo che ci sia qualcuno di più sexy ed elegante di una kunoichi» continuò, ottenendo così di mandarla di nuovo nel panico mentre le scioglieva i capelli senza più chiederle il permesso.

   «T-Te l’ho già detto: non dire cose che…» tartagliò la minore, stranita per il doversi mostrare in quelle condizioni a qualcun altro.

   «…non stanno né in cielo né in terra?» interruppe allora la sua protesta Miss Ottantasette Centimetri, prendendo la spazzola ed iniziando il proprio lavoro. «Sai, Akira-kun? Nonostante tu abbia soltanto quattordici anni, dovresti avere più fiducia nella tua femminilità; ma credo che sia anche per via della tua umiltà che Takumi ti adora» aggiunse soddisfatta, alzandole sulla nuca i lunghi crini scuri ed iniziando a fissarli con dei fermagli a forma di farfalla. «Dopotutto, ognuna ha l’uomo che si merita.»

   Seppur nuovamente paonazza in viso, questa volta Akira non protestò; tuttavia non poté fare a meno di domandarsi se fosse proprio a causa dell’atteggiamento a volte rozzo e sfacciato della sua… futura sorella, che a quest’ultima era capitato un ragazzo dallo sguardo impudente come Yuuichi Tate. Ciò che però la trattenne dall’esprimere questo pensiero ad alta voce, fu la consapevolezza di essere terribilmente più mascolina e brutale di Mai, il più delle volte. E, di nuovo, Akira si chiese se non fosse questa la ragione per cui il destino aveva deciso di mettere sulla sua strada un disastro ambulante – nonché un ragazzo vergognosamente sincero più del dovuto – come Takumi.