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Autore: Fantfree    23/04/2014    2 recensioni
In fondo all'oceano, sono tutti molto curiosi di sapere come sarà l'erede del re. Ma, purtroppo, si viene a scoprire che il piccolo tritone ha un'inusuale coda rossa che fa allarmare tutti. Grazie all'oracolo marino, tutti si riappacificano, anche se la sua coda è sintomo di un destino del tutto nuovo e molto, molto speciale. Il piccolo Skiidro, infatti, arriverà a conoscere addirittura una bambina umana, ma la sorte che divide i due li separerà per molto tempo... Fino a che...
(Quasi tutta la storia si svolge quando i personaggi sono grandi, quindi, non vi allarmate!)
*********
Dal capitolo 1:
" Non ci sono persone con le ali? "
" Ci sono gli angeli, ma io non ne ho mai visti. "
" Qualcuno lo ha fatto? "
" Non molti. Non si fanno vedere spesso. Ma quando compaiono, sono molto buoni e sono capaci di fare tantissime cose. Realizzano anche i desideri delle persone. "
...
" Sai, Shana, un giorno mi piacerebbe vedere Sydney. "
" Prova a chiedere agli angeli. Magari loro esaudiranno il tuo desiderio. "
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 1- Dal caos nasce una stella
10 anni prima...

<< Maestà! >> Gridò l'arciduca tutto indaffarato. Si vedeva che anche lui era proprio emozionato.
<< Arciduca! >> Ripetè il re. << Oggi è il grande giorno! Spero proprio che sia maschio... >>
<< Anch'io... >> Disse l'arciduca tutto trepidante. L'attesa era alquanto snervante.
Fuori dal palazzo si era già radunata una folla si curiosi e di giornalisti, pronti ad immortalare il nuovo arrivato. Chiunque stava aspettando da ore il degno erede del re.
Soprattutto il sovrano che continuava ad andare avanti ed indietro, impaziente di vedere il nuovo arrivato.
La folla ormai stava diventando sempre più numerosa.
<< E pensare che un giorno sarà lui il nuovo sovrano... >>
<< Speriamo proprio che sia un maschio. >> Rispose l'arciduca sorridendo.
Al di fuori del palazzo ormai c'era un fragore così potente da impedire ai due uomini di poter parlare normalmente. Entrambi dovettero alzare la voce svariate volte per capirsi l'un l'altro.
Poi, accadde: la nutrice uscì dalla stanza con un piccolo fagotto che dormiva traquillo.
<< Allora, è maschio o femmina? >> Domandò il re.
La balia abbassò lo sguardo, molto addolorata. 
<< Allora? >> Ribattè l'arciduca.
<< Non sarà mica...? >> Domandò il sovrano, pensando al peggio.
A quel punto, la donna rispose: << No, no. >> A quel punto alzò lo sguardo: << Sua madre è morta prima di vedere questo piccolo pargolo. >>
A quelle parole, sia il re che l'arciduca vennero presi da un'enorme dolore.
<< Mi ha chiesto di non abbandonarlo. >>
<< Perchè? >> Domandò il re afflitto dalla tristezza.
La donna si avvicinò a loro. Le uniche parole che disse furono: << Arciduca, Maestà. >> Detto questo, scrollò i panni dal neonato.
I due, alla vista insolita si ritrassero. 
Il bebè non aveva delle squame azzurre o verdi, ma rosse, un colore assolutamente inaspettato.
<< M-ma... >> Disse l'arciduca prendendolo in braccio.
<< Sembra sanissimo. >> Rispose la nutrice.
<< Che cosa volete fare, arciduca? >> Domandò il re.
<< Lo porterò dall'oracolo marino. Ecco cosa farò. >> Rispose.
<< Arciduca! Come farete a nasconderlo dalla folla? >>
<< No. Loro devono sapere. >> Rispose. Il sovrano non potè fare niente per fermare il vero padre del neonato, padre del suo nuovo erede.
La reazione della gente, non fu delle migliori. Ma all'arciduca non importava. Voleva sapere che cosa avesse suo figlio, il futuro erede al trono.
Nuotò con una tale velocità da essere quasi irraggiungibile e quando vide la vetta dell'oracolo marino, non si fermò. La paura poteva anche aspettare.
Nuotò, nuotò fino a raggiungere la superficie, dove la donna lo stava aspettando.
<< Voi mi aspettavate? >> Domandò lui.
<< Nessun tritone è così coraggioso da raggiungere la superficie, visti questi tempi. Voi mi sembrate un padre disperato. >>
Con un certo orrore, notò che l'oracolo aveva quelle che si chiamavano gambe al posto di una coda per nuotare.
<< Che cosa siete voi? >> Domandò lui molto sorpreso.
<< Un oracolo. Sarei umana, ma conosco molto bene il mare come nessuno qui. >>
A quelle parole, l'arciduca obiettò: << Umana? Credevo che non esistessero. >>
<< Esistono eccome. >> Sorrise. << Ma voi non uscite mai dall'oceano, dai vostri territori. Per questo gli uomini vi considerano delle leggende e voi, considerate delle leggende loro. >>
<< Quindi esistono? >> Domandò stupefatto.
<< Sì, certo. >> Rispose la donna.
<< Voi quindi siete una donna comune? >> 
<< No, no. >> Rispose. << Un giorno mi fu affidato il controllo delle sfere terrestri. >>
<< Sfere terrestri? >> Domandò l'arciduca confuso.
<< Litosfera, la sfera dove abitano gli uomini. Idrosfera, la sfera dove abita il popolo marino. L'atmosfera, dove vivono altri popoli. Biosfera, quella che ci accomuna tutti: la sfera della vita. >>
<< Atmosfera? >> Domandò l'arciduca.
<< Sfera dell'aria. >>
<< Chi vive nell'atmosfera? >>
<< Un popolo a voi sconosciuto. >> Sorrise. << Io fui incaricata di essere il contatto fra i tre popoli, la protettrice. >>
<< Che popolo è? >>
<< Troppe domande, arciduca. >> Rispose lei. << E se non sbaglio, vi state già dimenticando la ragione per cui siete giunto fino a qui. >> Indicò il piccolo. << Siete molto curioso, così lo sarà anche il vostro piccolo. Ha un'area molto positiva e ribelle. >>
<< Ma è sano? >> Domandò lui.
<< Vi preoccupate per via della sua coda? Ascoltate bene ciò che vi dico: vostro figlio ha un dono, un dono molto prezioso che va coltivato. >>
<< Quale sarebbe? >>
<< Il dono di avere una mente curiosa e coraggiosa. Sarà un ottimo sovrano, ma voi dovrete educarlo a dare il massimo. >>
<< Sarà fatto. Ma perchè queste scaglie rosse? >>
L'oracolo si voltò verso la palma: << Caro mio, credo che sia per via del suo destino. >>
<< Che cos'ha il suo destino che non va? >>
<< Il nostro destino è legato al nostro carattere. Lui avrà un destino speciale e diverso. Vedrà cose nuove. >>
<< Diventerà un ottimo sovrano. >> Rispose il tritone sorridendo.
<< Il piccolo è maschio. >> Disse sorridendo. << La sorte è dalla vostra parte. >> Si voltò verso il tritone: << Dovrete dargli un nome. >>
L'arciduca sorrise. Che nome avrebbe dato al futuro sovrano?

10 anni dopo...

<< Papà, papà! >> Urlò il piccolo principe sorridendo.
<< Ciao, Skiidro. >> L'arciduca si avvicinò a lui a braccia aperte. Era da tempo che non lo vedeva.
<< Sono tornato dalla campagna per i piccoli principi. Credo di essere pronto. Ma è vero che un giorno sarò re? >>
<< Sì, Skiidro. Governerai tutto l'oceano. >>
<< Forte! >> Rispose il piccolo con gli occhi illuminati. << Il re vuole conoscermi? >>
<< Eh, certo che ti vuole conoscere, che domande! È da tempo che non ti vede! >> Rispose l'arciduca con gli occhi illuminati dalla gioia di rivedere il figlio.
<< Mi ci porti tu, papà? Non è vero? >>
Come negarglielo? Eppure in quel momento l'arciduca aveva davvero tanto da fare. Avrebbe voluto davvero tanto portarlo, ma aveva così tanti impegni. Doveva approvvigionare gli ippocampi, controllare gli eserciti, consultare le previsioni delle correnti, parlare con importanti persone. No, purtroppo quello non era affatto il momento giusto.
<< No, piccolo mio. Non posso. >>
<< Ma come? Io credevo che tu... >>
<< Ho tanto da fare... >> Si avvicinò a lui. << Quando sarai re capirai. >>
<< Essere re è molto difficile? >>
<< Come qualsiasi lavoro. Ma è quello che ti dà più onori. >>
Skiidro sorride. << Beh, fa niente. >> Rispose. << Ci posso andare da solo? >>
A quella domanda, l'arciduca guardò fuori preoccupato. “ Lo terranno d'occhio.” Pensò.
<< Certo, ti indico la strada molto volentieri. Ma fai attenzione. Lassù è notte. >>
<< Cosa vuol dire lassù, papà? >> Domandò il piccolo curiosissimo di sapere.
<< Ah, niente, niente. >> Sorrise. << Non vorrai far aspettare il re? >>
<< No, no, certo che no! >>
<< Allora vai, mio piccolo principe, il re ti aspetta! >>
A quelle parole, ancora un po' confuso da quello che il padre gli aveva appena riferito, il piccolo tritone si diresse a grandi falcate di pinna verso l'uscita.
<< Non cacciarti in qualche brutto guaio! >>
<< Io? Sono un principe, papà. Ricordi? >>
L'arciduca sorrise, facendo un piccolo gesto con la sua mano, congedando il figlio. Lo guardò allontanarsi e sparire nell'oceano per qualche secondo, ma poi riprese a fare le sue dure mansioni da arciduca. Il regno aveva sempre bisogno di lui.
Il piccolo nuotava libero e curiosissimo di scoprire il mondo circostante.
“E così questo è il mio futuro regno...” Pensò osservando attorno a sé i coralli. “Certo, però, sembra molto più buio di quanto mi immaginassi.” Sorrise. “Una bella visita al nord del pianeta farebbe cambiare idea a questi coralli di non emettere alcun tipo di luce. Lì sì che si illuminavano le increspature dell'acqua anche di notte! Avevano mille colori che cambiavano costantemente. Qui, non si vede nulla.”
Osservò come le bolle salissero verso la superficie ed estasiato, cominciò a seguirle. Il re? Poteva attendere qualche minuto il suo arrivo? Aveva appena fatto un lunghissimo viaggio in un mondo che si chiamava “Emisfero settentrionale”. Strano regno! Lì l'oceano aveva tutt'altra acqua, anche se doveva ammetterlo: tutta quella vastità di regni sia freddi che caldi formavano un grande, grandissimo mondo fatto d'acqua. Perchè non c'era nulla al di fuori dell'oceano. O almeno così credeva. “Se supero la barriera mi disintegro.” Pensava. Non aveva mai messo la testa fuori dall'acqua, guardando incuriosito come le bolle la passassero sparendo. Chissà quale altro mondo si nascondeva là fuori, chissà che cosa c'era. 
“Il cielo.” Gli avevano detto.
“Ma che cos'è il cielo?”
“Un'infinita distesa blu che cambia colore di giorno e di notte.”
Lui, però, non lo aveva mai visto. Gli avevano detto che una volta osservato, ne sarebbe rimasto davvero ammaliato, così ammaliato da cambiare per sempre. Nessun tritone o sirena osava avventurarsi al di fuori della superficie dell'acqua e se lo faceva era per un valido motivo.
“Non voglio sfigurarmi.” Pensava.
Così il piccolo tritone nuotò verso la superficie, cercando di rimanere sempre ad una distanza di sicurezza. Che cosa ci fosse là fuori, non era problema suo.
Per un istante, per un solo istante, si lasciò andare, facendo una doppia capovolta all'indietro. Che cosa poteva esserci di migliore che svagarsi un po' prima di risolvere le brutte situazioni? Il re non lo convinceva affatto. Ora era solo, tutto solo, libero di fare moltissime cose.
E così le due capovolte divennero una danza sfrenata e frenetica di una gioia incontenibile. Skiidro era un'esplosione di felicità incontenibile, libero per un'istante da tutto e da tutti. Certo, diventare re lo avrebbe allettato molto ma adesso era piccolo. Le responsabilità le doveva dimenticare. Almeno in quel momento.
Mentre proseguiva felice per la sua strada, urtò con il braccio qualcosa di viscido. Non poteva essere una roccia, nemmeno un'alga, lì era nell'oceano aperto.
Si voltò di scatto, per vedere che cosa ci fosse dietro di lui, ma non notò niente di strano.
“Eppure...” Disse. Proseguì per la sua strada ripresosi dal suo momento di gloria, per tornare ad essere il principe perfetto che tutti si aspettavano.
Ma la sua corsa fu subito fermata da qualcosa di scuro e molto, molto opprimente: “Dove scappi, bocconcino?”
“Chi sei?” Domandò lui sentendosi già allarmato.
“Sono solo un grosso squalo. Fidati, non ti farò nulla.”
“Beh, grazie, perchè io devo proprio andare.”
Lo squalo gli si piazzò davanti. Fu lì che lo vide. Era enorme e minaccioso ed i suoi occhi non promettevano proprio niente di buono.
“Ehi, bocconcino, dove scappi?”
“Io non sto scappando, sto solo dicendo che devo andare.”
“Ma il tuo aspetto mi dice tutt'altro...”
“Per esempio?”
“Sei un ottimo bocconcino appetitoso. Non mi scappare, ti strappo la pelle a brandelli per gustarti bene piano piano. Farà solo un po' male...”
A quelle parole, un lampo di orrore si insinuò nei bellissimi occhi blu del piccolo principe. Qualcosa gli diceva che doveva scappare.
Prese un gran bel respiro e... Mosse la sua grossa pinna più veloce che poteva, in un lampo fu molto, molto lontano.
“No, bocconcino, vieni qui! Voi tritoni siete i pezzi più prelibati sulla lista degli squali! Non mi farò scappare un'occasione così!” Gridò lo squalo. 
Il piccolo tritone continuò a nuotare, ma in pochi secondi lo squalo riuscì a recuperare terreno.
“Arrenditi! Non mi puoi sfuggire!”
Skiidro pensò ad una tattica di fuga, ma la sua mente era troppo annebbiata dal panico. “Che cosa devo fare? Che cosa devo fare?” Pensava freneticamente, senza trovare una risposta.
Ad un tratto, eccola lì la soluzione: una piccola isoletta che si espandeva anche in superficie. “No.” Si disse. “Troppo rischioso.”
Dopotutto, quale altra scelta aveva? Morire mangiato da uno squalo o disintegrato dalla superficie?
“Non finirò la mia esistenza mangiato da uno squalo!” Pensò. Aveva preso la sua decisione. Chiuse gli occhi e sperò che tutto andasse bene. Ancora un ultimo colpo di pinna... Ed in men che non si dica fu fuori dall'acqua, sano e salvo.
<< Non sono morto? >> Si domandò incredulo. << Non sono morto! >> Ripetè più forte.
“Vieni qui, piccolo spuntino!” Gridava lo squalo, senza poter fare molto.
Ma Skiidro non si sarebbe mosso da lì finchè lo squalo non se ne fosse davvero andato.
Aspettò, aspettò ed aspettò, finchè finalmente la belva non scomparve da dove era venuta: l'oceano.
Il piccolo tritone, ancora preso dalla paura, non si mosse e cercò di restare su quell'isoletta ancora per un po'. Strinse la sabbia fra le sue mani palmate osservando come ricadesse veloce sul terreno e come si appiccicasse alla sua pelle. Non aveva mai provato una situazione simile in vita sua.
Sorrise e si mise a testa in su. La sorpresa fu la grande, grandissima volta celeste. Quella con tutte le stelle e la luna. 
<< Quindi questo è il cielo? >> Domandò. << Non è così male! >>
Chiuse gli occhi e si addormentò, dimenticandosi quello che doveva fare.

<< Dov'è, dov'è? >> Domandò il re infuriato.
<< Maestà, l'ho lasciato andare da solo. Credevo fosse responsabile. >>
<< Una creatura di soli dieci anni è responsabile? Ma non mi dite! È una facile preda per gli squali! >> Gridò Sua Maestà preoccupatissimo.
<< Ma... >>
<< Mandate subito le guardie a cercarlo! Non lascerò che il mio erede finisca ucciso da qualsiasi cosa voi vogliate che sia. >>
<< Ed io non voglio perdere mio figlio. Che incosciente che sono stato! D'ora in poi non ci scapperà più! >>

Il mare continuava a frugare incessante sul bagnasciuga trasportando dietro di sé una grande quantità di sabbia.
Skiidro sorrise, riprendendosi dall'accaduto. Si stirò ben bene, poi si svegliò del tutto. Osservò ancora una volta le stelle che adesso sembravano aver cambiato colore, mentre uno strano bagliore si stava diffondendo da lontano...
“Cos'è?” Si domandò. Sapeva che non era quello il momento, ma pensò anche che magari quella sarebbe stata l'ultima volta della sua vita a vedere una cosa simile. “Voglio andare a vederlo!”
Strisciando sulla sabbia, riuscì finalmente a raggiungere l'acqua e a riuscire finalmente a lavarsi le mani. Chiuse gli occhi e si tuffò nuovamente in acqua, felice di essere ancora vivo.
<< Devo seguirlo! >> Si disse sorridendo.
E così cominciò a nuotare senza sosta, dimenticandosi di essere un principe. Lui in quel momento erra solo un esploratore del nuovo mondo, del mondo che stava sopra l'acqua. Un mondo sconosciuto ma affascinante.
Ma mentre nuotava, la sua attenzione fu attirata da tutt'altro. C'era qualcosa di strano sopra l'acqua, qualcosa che galleggiava, qualcosa di grosso.
In quel momento decise di cambiare obiettivo, il cielo poteva anche aspettare.
Si diresse verso lo strano oggetto senza alcuna paura e si mise esattamente sotto, toccandolo con la mano. Niente: non stava succedendo proprio niente. Domandarsi cosa fosse era proprio scontato. Lui avrebbe voluto sapere di più su quella strana cosa galleggiante.
Decise quindi di andare ad osservarla dalla superficie, forse era proprio lì che avrebbe trovato altre risposte. Fu proprio quello che fece. Non ebbe paura, perchè il suo intuito gli diceva che non c'era niente da temere in quell'enorme oggetto misterioso.
Giunto in superficie, si accorse che il grosso oggetto nascondeva tutta la sua parte proprio rivolgendola al cielo. Non seppe dire di che cosa si trattasse ma vide che era bianco ed argenteo.
Senza alcun timore, si avvicinò per guardare meglio, senza però toccare niente questa volta.
Il suo intuito gli disse di aspettare e così fece. Rimase lì ad osservare meravigliato dal misterioso oggetto galleggiante.
Ad un certo punto, apparve qualcosa, anzi, qualcuno. Skiidro strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco l'immagine, ma quello che notò fu il volto di una bambina. 
“Una bambina?” Si domandò sorpreso. Come era possibile che una bambina potesse vivere fuori dall'acqua? Si avvicinò, cercando di non farsi notare. La osservò meglio da vicino. Non aveva la coda. Eppure riusciva a stare in posizione eretta. Perchè? Come faceva?
Ammaliato, si avvicinò ancora di più, rischiando di essere scoperto. Chi era quella bambina e soprattutto, che cos'era? Non era una sirena?
Il silenzio fu interrotto da una voce candida, proveniente da qualcosa sopra di lui: << Ehi tu. >>
Skiidro guardò in alto e vide che la bambina lo stava guardando: era stato scoperto. Fece per andarsene, ma lei lo bloccò: << No, ti prego, non andartene! >> Disse lei a bassa voce. << Non farò rumore, lo prometto! I miei credono che io sia a dormire, ma non riesco a prendere sonno. Io sono Shana. Tu mi capisci, vero? >>
Il piccolo tritone la guardò meravigliato: aveva i capelli lunghi e biondissimi, quasi bianchi, a contrario dei suoi neri, mentre i suoi occhi erano blu scuri. La sua pelle era piena di lentiggini molto chiare, quasi impercettibili. 
<< I-io sì. >> Rispose lui sottovoce.
<< Come ti chiami? >> Domandò la bambina incuriosita.
<< Skiidro. >>
<< Che cosa sei? Sei una sirena, per caso? Una giovane sirena? I miei dicono che le sirene non esistono, ma io so che non è così. >>
<< No. >> Rispose. << Io sono un piccolo tritone. Perchè io sono un maschio. >> Rispose arrossendo. << E tu che cosa sei? >>
<< Io sono una bambina. Niente di più. >> Sorrise. << Sono in vacanza con i miei genitori. E tu? >>
<< Ah, io sono scappato da uno squalo. >> 
<< Uno squalo? Era minaccioso? >>
<< Moltissimo. >>
<< Ti ha morso le pinne? >> Domandò preoccupata. 
<< No, per fortuna non mi ha fatto niente. >> Sorrise. << Quindi tu sai che io ho le pinne. Tu invece? Come fai a stare su? >>
<< In piedi, vorrai dire? Ho le gambe. >> Rispose lei sorridendo. << Vedi. Sono queste. >> Disse sollevando la gamba destra. << E servono per camminare. >>
<< Camminare? >> Domandò lui sorpreso.
<< Sì, ti faccio vedere come si fa. Prima un piede e poi l'altro. È così che ci si sposta. >> 
<< Io invece nuoto. >> Si inabissò. << Così. >> Disse quando emerse. 
<< Che bello che dev'essere avere la coda! >>
<< A me non dispiacerebbe provare quelle. >>
<< Le gambe? >> Sorrise. << In acqua puoi fare molte cose. Puoi fluttuare, puoi fare le bolle, puoi fare davvero un sacco di cose che non ti immagini! >>
<< Non si fanno lì dove abiti tu? >>
<< Dovresti avere le ali. >>
<< Ali? >> Domandò confuso.
<< Sì, servono per volare. Come quel gabbiano laggiù. >> Disse indicando un uccello che stava volando.
<< Non ci sono persone con le ali? >>
<< Ci sono gli angeli, ma io non ne ho mai visti. >>
<< Qualcuno lo ha fatto? >>
<< Non molti. Non si fanno vedere spesso. Ma quando compaiono, sono molto buoni e sono capaci di fare tantissime cose. Realizzano anche i desideri delle persone. >> Sorrise. << Io ho chiesto agli angeli un giorno di avere un cane e mi fu regalato. >>
<< Forte! >> Disse. << Ma che cos'è un cane? >>
La bambina rise. << Si vede che tu non ne sai molto di questo mondo! >>
<< Io so tutto dell'oceano! >>
<< Così tanto? >> Sorrise. << Ma sai anche dei fiumi, dei laghi e delle montagne? >>
Skiidro rimase in silenzio. In effetti non aveva mai sentito parlare di certe cose in vita sua. << No. >> Rispose. << Che cosa sono? >>
<< La vedi quell'isoletta laggiù? >>
<< Vuoi dire quella dove ho dormito stanotte? >>
<< Proprio quella. >> Sorrise. << Bene, ora immaginati delle terre mooolto più grandi e più alte. Poi immaginati dell'acqua dolce che vi scorre sopra. Quelli sono i fiumi. Mentre la terra alta si chiama montagna. >>
<< Capito. E tu dove vivi? >>
<< In una città. >> 
<< Città? >> Domandò lui confuso. 
<< Dove abitano le persone. >>
<< Vuoi dire che non vivete su questo coso? >>
<< Noi non abitiamo sulla nave. Noi abitiamo in una grande città. E ha pure un nome. >>
<< Date i nomi alle città? >>
<< Ad ogni cosa. Io abito a Sydney, comunque. >>
<< Sai, Shana, un giorno mi piacerebbe vedere Sydney. >>
<< Prova a chiedere agli angeli. Magari loro esaudiranno il tuo desiderio. >>
<< Già. >> Rispose Skiidro annebbiandosi. << Al momento ho altro a cui pensare. >>
<< Per esempio? >>
<< Mio padre mi sta cercando. Non posso mancare. >>
<< Credo che anche io debba tornare a dormire. >> Rispose sorridendo. << Però, un giorno vorrei poterti rivedere per sapere qualcosa di più sul tuo meraviglioso mondo. >>
<< Anch'io vorrei sapere di più sul tuo. >> Sorrise. << Quando l'acqua ripeterà di nuovo gli intervalli di buio-luce a periodi uguali. >>
<< Vuoi dire all'equinozio di primavera? >>
<< Che cos'è? >>
<< Quando il giorno e la notte si equivalgono. >> Sorrise. << Toh, guarda, c'è l'alba. Il sole sta sorgendo. >>
<< Il sole? >> Domandò il piccolo tritone.
<< Sht! >> Lo incitò Shana. << Osserva! >>
I due cominciarono a guardare l'immensa palla infuocata distaccarsi dal mare lentamente.
Entrambi esclamarono dallo stupore, come se fosse davvero la prima volta. 
<< Quello è il sole? È la causa della luce nel nostro regno? >> Domandò Skiidro. << E, oh, il cielo ha cambiato colore! >> Disse lui stupito.
<< Questo accade tutte le volte che il sole sorge. Compie un giro e poi torna giù, lasciando di nuovo il posto alla luna ed alle stelle. Poi torna. >> Sorrise. << Convincerò i miei a tornare all'equinozio di primavera e manterrò il segreto, ma tu promettimi che verrai! >>
<< Te lo prometto. >> Rispose lui sorridendo. << Ciao. >> Disse cordialmente.
<< Ciao. >> Rispose lei felice.
Con un colpo di coda, il piccolo tritone era già sparito nel più profondo blu.
Skiidro sorrise. Non sapeva che la superficie nascondeva tali meraviglie. E poi, la vista di quella strana creatura lo aveva fatto ricredere su che cosa fosse il mondo. Voleva davvero essere un sovrano?
Capì che doveva allontanarsi da quella barca il più possibile, perchè lo stavano cercando.
Infatti, dopo poco tempo si imbattè proprio nelle guardie di suo padre, preoccupate per lui.
<< Ti rendi conto di che cosa ci hai fatto passare, Skiidro? >> Domandò l'arciduca preoccupato.
<< Ma è stato un pescecane! Mi ha assalito! >> Si giustificò lui, cercando di mantenere il segreto su Shana.
<< Ti credo, figlio mio. >> Lo abbracciò forte. << Ma per la tua sicurezza non ti lasceremo andare mai più! >> Disse l'arciduca indicando delle guardie. << Ti terrò sempre sotto la mia protezione e quella del re, non potrai più scappare! >>
“Oh, no!” Pensò il piccolo principe. Come avrebbe mai potuto mantenere la promessa fatta a Shana?
  
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