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Autore: harry_s_cat    23/04/2014    12 recensioni
Ellen, una giovane ragazza, sua madre, una donna che l'ha ferita e la parola ADDIO.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La parola ADDIO.
 
 
Ogni giorno nel mondo miliardi di persone si dicono addio, good bye, adieu ma Ellen proprio non riusciva ad accettarlo.
Sua madre aveva deciso di chiudere tutti i rapporti, quei pochi ormai rimasti, che già erano quasi inesistenti.
Lei in realtà voleva bene a sua madre, la amava come ogni figlia ama la donna che le ha donato la vita, anche se le aveva fatto più male che bene.
Grazie a lei, ha dei segni indelebili sul corpo, che porterà sempre con sé, dei quali non potrà mai togliersi il ricordo e l'immagine che ha nella mente.
Ellen aveva iniziato ad ingrassare quando aveva appena deciso di trasferirsi da suo padre, quando iniziava a minacciare la madre dicendole:
-Basta! Io non ce la faccio più! Vado da mio padre! - .
Quando prese la decisione definitiva e decise di trasferirsi effettivamente con il suo grande amore, la sua gatta.
Era rimasta l'unica cosa a fermarla, non riusciva a stare tranquilla sapendo quell'affascinante animale nelle mani di sua madre, senza conoscere cosa le facesse.
Iniziarono a non sentirsi più perché la filosofia della donna era:
- Tu sei mia figlia e tu devi cercarmi -, logicamente la giovane adolescente non riusciva ad essere coerente a dodici anni, anche se era già più matura di quello che avrebbe dovuto essere.
Iniziò a patire l'anoressia nervosa, il nervoso e lo stress provocati dal rapporto con la madre le fecero perdere quasi venti chili nel giro di un anno scolastico, riportando sul suo corpo tanti bruttissimi segni, smagliature, pelle flaccida... ma le ferite più profonde che le aveva inflitto erano quelle cicatrici invisibili che Ellen si vedeva su tutto il corpo.
Si ricorda di ogni singolo punto dove venne picchiata, ricordando per ogni caso immagini confuse, ma allo stesso tempo nitide che le rifanno vivere tutte le emozioni provate, che ricordava alla perfezione.
Tutte le volte che ci ripensava, veniva invasa dai brividi, le immagini dell'accaduto le passavano davanti come un fastidiosissimo flash-back, che invece di ricordare eventi belli, emozionanti e che uno cerca di non dimenticare mai, per lei erano come un'altra coltellata dritta al cuore.
Col passare dei mesi Ellen aveva iniziato a "vivere" cercando di dimenticarsi di avere una madre, la sua figura non le mancava perché la nonna c'era sempre stata.
Ogni volta che la madre si faceva sentire, quasi sempre con un messaggio, scritto tutto abbreviato, incomprensibile persino per una ragazza che scrive in tal modo, nel cui testo c'erano parole, tante parole, sempre troppe e ognuna di esse era un battito perso, per il povero cuore di Ellen, già tanto sofferente, che poteva decidere di fermarsi da un momento all'altro.
Dopo cercava di farsi forza, di non dirlo a nessuno perché sembrava avessero tutti pena per lei.
Lei non sopportava il fatto di far pena, lei era una persona strana di sicuro, con una corazza tutta sua. Quando doveva proteggersi, iniziava a trattare male le persone che le stavano vicine, facendole anche stare male, per poi sentirsi in colpa e stare peggio di prima, cercando di farsi perdonare.
Ellen era una persona forte, determinata, perché se una cosa la voleva veramente faceva di tutto per riuscire ad ottenerla, ma allo stesso tempo molto riflessiva, che si pentiva di dire sempre di "no", per paura di non poter riuscire a farlo.
La giovane ragazza non viveva una vita come tutte le coetanee, ma si rinchiudeva in se stessa, nella sua bolla, che si era creata proprio a causa di sua madre.
Quelle poche persone che erano riuscite ad entrarci senza rompere quella sottile protezione, lo avevano fatto con molta calma e Ellen doveva conoscerle bene prima di allungare loro il suo esile braccio e stringerle forte a sé.
La bolla se la immaginava come una pellicola sottilissima, ma indistruttibile pur sapendo che solo vedere sua madre la mandava in frantumi, in modo che lei potesse costruirsi una fortezza di mattoni intorno.
Questo accadeva, perché lei si chiedeva sempre:
-Come si fa a dire addio a una figlia?- , e iniziava a mettersi nei panni di una madre che ama veramente il piccolo che ha dato alla luce.
Le sue riflessioni vertevano sempre sull' amore, il legame indissolubile che si crea tra quel piccolo esserino che vive dentro te per nove mesi, cui è una felicità indescrivibile vedere per la prima volta il suo piccolo volto da cucciolo, vedere le somiglianze con i parenti, che molto spesso sono inventate. Non capiva come poteva accadere che una madre decidesse di comportarsi così, se lei solo immaginando di avere un figlio, l'ama in un modo indescrivibile.
Col passare degli anni le persone che l'hanno ferita furono molte, tutte si aggiungevano in minuscolo, scritto piccolo, nella lista che aveva fatto quando sua mamma le disse addio, ma tutti questi nomi non apparivano a colpo d'occhio come quella scritta "MAMMA" in stampatello maiuscolo, rosso, sottolineato.
Ellen lo scrisse come se non volesse dimenticare il male che le aveva fatto, non poteva dimenticarlo altrimenti non avrebbe mai smesso di soffrire per causa sua, perché lei l'amava, l'amava da morire e niente poteva spegnere il suo amore e la voglia di tornare ad avere una Madre.



 

I’m the author.
 
Ciau! E' la prima one-shot che scrivo, l'ho scritta per togliermi un peso, so che non è niente di speciale e non ne vado fiera. Spero solo che a qualcuno possa piacere.
Lasciate delle recensioni così posso sapere cosa ne pensate e se devo cancellarla o meno.
Baci.
Harry’s Cat.
 

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