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Autore: xCyanide    23/04/2014    3 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 19 - Di abbracci e chiarimenti. 

-Ho visto cosa hai continuato a fare, Frank - il respiro di Geràrd era ancora leggermente affannato mentre mi stringeva al proprio fianco, poggiando le labbra sulla pelle della mia fronte. -Perchè ha continuato a farti del male? Avresti dovuto parlarmene, io... avrei potuto fare qualcosa. Anche come amico, e basta.
-Non avresti potuto fare niente perché il motivo ero io - mormorai abbassando le palpebre così da non lasciargli vedere i miei occhi che passavano da lucidi per la beatitudine a lucidi per la tristezza che sicuramente avremmo affrontato in quel discorso molto controverso.

Sentii lentamente le se dita magrissime che carezzavano pianissimo la mia colonna vertebrale tramite la pelle, prima di arrivare alle fossette di Venere appena sopra le mie natiche sode. Era un suo vano tentativo di calmarmi per affrontare quel discorso così delicato.
Geràrd ovviamente non voleva che mi sfregiassi in quel modo le braccia, ma io proprio non potevo farci niente. C'erano giorni in cui, semplicemente guardandomi allo specchio sentivo che niente stava andando come volevo davvero.
Ero stato una delusione per tutti: i miei genitori, che desideravano un figlio normale, Geezie, che voleva un fidanzato che lo appoggiasse, Brian, che in qualche modo avevo monopolizzato per i miei scopi.
Ero un essere infimo e subdolo, l'unica cosa che desideravo ardentemente era di morire.
Ma in quel momento, stretto tra le braccia del mio ragazzo, in qualche modo a me sconosciuto riuscii ad andare sopra a tutto questo per poter parlare e aprirmi, come ad accontentare la muta richiesta celata nello sguardo confuso di Geràrd. Le sue iridi erano chiarissime in quel momento dato che il sole entrava prepotente dalla finestra che avevo nella camera e rifletteva nei suoi occhi di smeraldo. La parte felina di lui, quella probabilmente più sicura e confidente con il proprio corpo, si mascherò dietro quel colore indefinito che stava prepotentemente mangiando la pupilla stretta. Il giallo predominò sul blu e sul verde e semplicemente capii.
Quella era casa mia. E nessuno mi avrebbe mai strappato da quello che era il bozzolo caldo che solo un suo piccolo sguardo creava attorno a me, lasciando tutti i problemi fuori. Mi sentivo maledettamente al sicuro, anche se erano occhi di predatore.
-Credo che la cosa che mi spingeva di più a farlo fosse il peso di averti mandato via malamente dalla mia vita, Geràrd - confessai in un fiato, mormorando quasi ogni parola come in una piccola preghiera di scuse davvero sentite. -E credo anche che sia più senso di colpa che altro. Ero talmente concentrato su me stesso che non mi sono reso conto che la persona a cui tengo di più al mondo aveva bisogno del mio aiuto, di me. Ti ho lasciato sgobbare per rimettere insieme i pezzi della mia inutile vita, ti ho lasciato versare lacrime amare in solitudine mentre mi leccavo le ferite in disparte. E tu non hai detto una parola per farmi rendere conto di che tipo di situazione avevo intorno - la pausa che seguì il mio discorso fu la cosa più assordante che avessi mai potuto sentire. I pensieri di Geezie erano palesi anche nell'aria, era pienamente convinto che la colpa fosse la sua e non la mia, che fosse stato lui a volere quella rottura. Quindi prima di ritrovarmi a discutere con l'uomo che mi stava facendo felice anche in quel silenzio rumoroso, presi di nuovo parola. -Mi sono tanto arrabbiato perché tu... tu non hai fatto parola di questo, hai lasciato che anche io ti mettessi i piedi in testa come fanno tutti, hai lasciato che ti schiacciassi come un moscerino e ti sei tenuto tutto dentro di nuovo. E guarda adesso come siamo ridotti. Il nostro è stato il più grande caso di egoismo e ipocrisia che io abbia mai visto, ma voglio anche dirti una cosa. Sono pronto a ricucire questa profonda ferita, sono pronto ad ascoltare qualcosa cosa la tua splendida mente voglia dirmi e sono pronto ad alzare il dito medio nei confronti di chiunque voglia farci del male - gli presi la mano con forza, intrecciando le nostre dita con tenerezza, come se combaciassero perfettamente. In realtà, a volte, avevo pensato che semplicemente fossero fatte per essere unite. -Sei con me?
Lui mi osservò con gli occhi lucidi sotto la luce splendente del sole e semplicemente si sporse per dare inizio a uno dei baci più teneri del mondo.
Si, ci stava.

Quando scendemmo al piano di sotto accompagnati da Bri e Mikey, mi resi conto di quello che stava accadendo finalmente nella mia vita. Avevo l'amore, avevo l'amicizia e, se Donna e Donald ci fossero riusciti, avrei avuto anche una famiglia che mi appoggiava in tutto.
Perché credere che fossi strano solo per la persona con cui avevo deciso di condividere la mia vita? Non era un ragionamento al quale arrivavo, al quale sinceramente non volevo nemmeno arrivare. Capirlo avrebbe significato diventare come loro, dei mostri.
E per quanto io mi sentissi già un mostro per quello che avevo fatto a Geràrd, era un altro modo di sentirsi qualcosa che non si voleva assolutamente diventare. Avrei fatto di tutto per farmi perdonare da quell'angelo, che in quel momento teneva saldamente la mia mano come a dimostrazione che si, stavamo insieme e ne eravamo fieri.
Una volta entrati in cucina la scena che mi trovai davanti era tra le più tragicomiche che avessi mai visto, dato che tutto quello in cui avevo sperato ardentemente stava proprio accadendo sotto i miei occhi sorpresi.
C'erano sedie ribaltate, come a mettere in evidenza la rabbia che provava mio padre -perchè era sicuro fosse stato lui-, una tazza rotta in terra, che invece secondo il mio immaginario era opera di mia madre, e i loro corpi sfiniti davanti al tavolo, con gli occhi pieni di lacrime in un pianto che in quel momento mi riempii di gioia.
Era strano provare felicità per il pianto di altre persone, un pianto straziante che in qualsiasi momento avrebbe fatto a pezzi il mio animo empatico, ma dopo tutti i dolori che avevo provato, le delusioni, quello che mi ero fatto per sparire dal mondo, ne valeva la pena assolutamente.
Volevo delle scuse e in qualche modo le avrei avute per forza. Avrei lottato per farli inginocchiare e per farmi chiedere il perdono. Non sapevano che quello che c'era nella mia mente mi aveva portato più volte a pensare seriamente alla morte, non sapevano niente di me, eppure si divertivano a giudicare e a dirmi che non valevo niente, che facevo schifo.
Gliel'avrei fatta pagare e cosa c'è di più forte contro la violenza se non l'amore?
Semplicemente, attraversai la stanza a grandi falcate e sotto gli occhi sconcertati del mio uomo e dei miei amici strinsi in un forte abbraccio i miei genitori, i loro corpi tremanti e scossi da profondi singhiozzi.
Il senso di colpa colava lungo le pareti di quella stanza, tutto sapeva di amarezza, di dispiacere, si poteva avvertire con forza l'odore della rabbia verso se stessi e il sapore delle pesanti lacrime.
Potevo sentire il dolore che stavano provando, rendendosi conto di quello che mi avevano fatto.
In quel momento, non volli nemmeno sapere che tipo di stregoneria aveva usato Donna, come aveva fatto capire loro che tutta quella situazione era ridicola, che potevamo limitarci ad essere una famiglia perfettamente imperfetta e portare avanti il nostro amore in quel modo incongruente ma giusto.
Sentii le braccia dei miei genitori stringermi dopo tanto tempo, con una disperazione e un affetto che non sembravo possibile.
Tutto intorno a me poteva anche sparire.

Da quel giorno la mia vita fu solo una splendida discesa verso la felicità. Niente più rapide, rocce appuntite, alta marea. Solo un fiumiciattolo calmo, piatto e luminoso.
E decisamente, quello che da lì a qualche anno sarebbe arrivato avrebbe reso tutto migliore.


xCyanide's Corner
Ho quasi un mese di ritardo ma ho un motivo fondato: mi è partito il pc. Completamente. Ho perso tutto quanto e quindi ho dovuto riscrivere tutto da capo senza gli appunti e non immaginate quanto io abbia pianto! Mi dispiace, ho perso anche altre idee e delle parti di un mio diario e ci stiamo mettendo in moto per riuscire a recuperare almeno le cose più recenti. Comunque, ci ho guadagnato un pc nuovo e alla fin fine son felice. Da adesso in poi proverò ad essere spedita - pensate almeno che se fossi andata realmente come dovevo andare a quest'ora la ff sarebbe già finita. Spero che mi perdoniate e spero che continuiate a seguire comunque questa storiella. Vi voglio bene e grazie per la pazienza!
Alla prossima,

xCyanide

  
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