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Autore: i suoi occhi verdi    23/04/2014    2 recensioni
X:”Ehi, ma la smettete! C’è qualcuno qui che sta cercando di suicidarsi!”
Tutti e tre ci voltiamo di scatto zittendoci.
Il ragazzo che abbiamo davanti sembra avere la nostra età, ha un ciuffo castano e occhi scuri, abbastanza alto e muscoloso.
X:”Qualcuno vuole una pizza?” dice con una tranquillità assoluta masticandone una fetta.
“Ah, comunque io sono Federico e voi?”
“Tanto vale presentarci, io sono Leon”
“Violetta”
“Kate Moss”
Tutti ci giriamo verso la bionda sgranando gli occhi. Della serie “Ma questa da dove esce?!”
“Ma per voi comuni mortali sono Ludmilla Ferro.” Dice balbettando nervosamente, deve essersi accorta dei nostri sguardi.
“E’ stato un piacere!” dico correndo verso le scale, ma vengo subito fermata da Violetta.
“Dove pensi di andare?!” mi chiede fissandomi negli occhi.
“Dio quanto è bella. Cioè Dio quanto stringe.” Pensai correggendomi immediatamente.
Ma chi me l’ ha fatto fare?
Eh poi non è colpa mia. Dovevano proprio decidere di uccidersi oggi?
Però potevo evitare di scegliere proprio la “Casa dei suicidi” e la “Notte dei suicidi” per farla finita.
Guardo il cielo e noto diversi fuochi d’artificio. E’ mezzanotte. L’inizio di un nuovo anno.
Ispirata a non buttiamoci giu. LEONETTA E FEDEMILA.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Leon, Ludmilla, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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NON BUTTIAMOCI GIU’

Capitolo 1

Londra, 31 Dicembre 2014

Non so ancora cosa mi ha spinto a fare questo drastico passo. Cammino velocemente per paura di essere assalito dai dubbi. Salgo le scale due gradini alla volta per fare più in fretta. La colpa e l’angoscia mi tormentano da anni ormai. Non posso più farcela. Ed è questo il motivo per cui sono salito fin qui, nella notte di Capodanno, attrezzato di scala e un pacchetto di sigarette: voglio farla finita. Finalmente raggiungo il tetto, l’aria gelida mi scompiglia i capelli e mi fa rabbrividire. Mi stringo ancora di più nel cappotto per riscaldarmi, o forse per farmi coraggio. Prendo la scala, che non fatto fatica a trasportare fin qui, a differenza dei miei pensieri che sembrano macigni. L’appoggio in modo tale da creare un passaggio tra il parapendio e il vuoto. Comincio a fare qualche passo incerto sui pioli, che tremano sotto il mio piede. Prendo una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e l’accendo.
“Questa sarà l’ultima sigaretta che fumerò in vita mia” prometto mentalmente mentre l’odore di tabacco che esce dalla mia bocca mi entra nei polmoni, regalandomi un attimo di pace.
Chiudo gli occhi e allargo le braccia. Se non fossi in questa situazione direi che sto imitando Titanic. Sorrido e una consapevolezza mi avvolge. E’ ora. Guardo l’ orologio, mancano solamente 10 minuti a mezzanotte. Respiro profondamente e…
“Scusa! Ne hai ancora per molto?”
Mi volto di scatto alquanto imbarazzato e i miei occhi incontrano quelli nocciola da cerbiatto della ragazza che ha parlato. La osservo attentamente: i capelli mossi con le punte bionde le ricadono sulle spalle, circondata da una sciarpa rossa. Il suo naso è dello stesso colore, probabilmente per il freddo. La figura davanti a me è esile e alta, indossa un paio di tacchi e un lungo giubbotto ricopre quello che sembra un vestito da sera.
Rimango incantato da quelle labbra che si muovono come per parlare, ma io non sento alcun suono. Credo di essere rimasto imprigionato in una bolla, ma tranquilli ci pensa lei a scoppiarla.
“Devo prendere il numerino o cosa? Oh, mi senti?”
“C-cosa??” balbetto sorpreso.
“Si, beh, siamo qui per lo stesso motivo, no?”
“Ehm, credo proprio di si..” le rispondo timidamente grattandomi la testa.
“Comunque io sono Violetta, Violetta Castillo” dice lei allungando la mano verso di me.
“Leon, Leon Vargas”
Mi sorride, non è uno di quei sorrisi forzati che si fanno quando non conosci qualcuno ma vuoi sembrare cortese, no, uno di quei sorrisi sinceri che ti scaldano il cuore.
“SPOSTATEVI TUTTI!” grida una ragazza bionda “abbastanza” infuriata.
Comincia a correre come una pazza verso la morte certa, ma con un movimento fulmineo la trattengo rovinando a terra insieme a lei.
“LASCIAMI, LASCIAMI! BASTA! VOGLIO BUTTARMI DI SOTTO!”
“MA TI VUOI CALMARE?” ribatte Violetta irrittata “MI SPACCHI I TIMPANI!” dice massaggiandosi le orecchie.
“AH! FANTASTICO! ABBIAMO UNA BAMBOLINA QUI!
“Ragazze smettetela.”
“MA BAMBOLINA A CHI?! MA TI SEI VISTA? SEMBRI APPENA USCITA DA UN NIGHT CLUB!”
In effetti quello che dice Violetta è vero. Calze a rete, minigonna, tacchi a spillo e pelliccia bianca fanno proprio pensare a qualche locale.
X:”Ehi, ma la smettete! C’è qualcuno qui che sta cercando di suicidarsi!”
Tutti e tre ci voltiamo di scatto zittendoci.
Il ragazzo che abbiamo davanti sembra avere la nostra età, ha un ciuffo castano e occhi scuri, abbastanza alto e muscoloso.
X:”Qualcuno vuole una pizza?” dice con una tranquillità assoluta masticandone una fetta.
“Ah, comunque io sono Federico e voi?”
“Tanto vale presentarci, io sono Leon”
“Violetta”
“Kate Moss”
Tutti ci giriamo verso la bionda sgranando gli occhi. Della serie “Ma questa da dove esce?!”
“Ma per poi comuni mortali sono Ludmilla Ferro.” Dice balbettando nervosamente, deve essersi accorta dei mostri sguardi.
“E’ stato un piacere!” dico correndo verso le scale, ma vengo subito fermata da Violetta.
“Dove pensi di andare?!” mi chiede fissandomi negli occhi.
“Dio quanto è bella. Cioè Dio quanto stringe.” Pensai correggendomi immediatamente.
Ma chi me l’ ha fatto fare?
Eh poi non è colpa mia. Dovevano proprio decidere di uccidersi oggi?
Però potevo evitare di scegliere proprio la “Casa dei suicidi” e la “Notte dei suicidi” per farla finita.
Guardo il cielo e noto diversi fuochi d’artificio. E’ mezzanotte. L’inizio di un nuovo anno.
 

 
HEILA BELLA GENTE.
Sono tornata con questa nuova storia Leonettosa e Fedemillosa (?) tratta del libro e film “NON BUTTIAMOCI GIU”.
E’ da parecchio che mi vagava per la testa questa storia è l’ho buttata giù. Fatemi sapere cosa ne pensate e siate crudeli. Voglio capire se ho scritto una stronzata oppure no. <3
XOXO LA VOSTRA PAZZA.
  
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