Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: Laly_94    23/04/2014    2 recensioni
Bonnie, Bonnie Sheeran è il mio nome…
Sì, mio papà è Ed Sheeran… il famoso cantante inglese dai capelli rossi che, a suo periodo, ha fatto impazzire un sacco di ragazze, peccato che solo una ragazza abbia fatto impazzire lui, la mia mamma, la mia bellissima mamma.
[...]… George, mio cugino, l’unico ragazzo che io abbia mai amato, per quello mi ritrovavo a vent’anni con una vita amorosa praticamente inesistente.
[questo è il continuo di un'altra FF sempre scritta da me, sempre su Ed, chiamata "The Story Of Us"]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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VII – Teardrops On My Guitar
She better hold him tight,
Give him all her love…
Look in those beautiful eyes
and know she's lucky…

Taylor Swift – Teradrops On My Guitar 
Tornai al piano di sopra finito di piangere un paio d’ore dopo, avevo deciso che avrei preso il computer perché in TV non c’era assolutamente niente.
Passando davanti alla camera chiusi gli occhi e passai velocemente chiudendomi in camera, i gemiti e le urla mi accolsero, le pareti tra le due stanze erano molto sottili, stavano ancora…
Chiusi gli occhi, respirai e, constatando che non potevo stare in camera mia per via del chiasso presi il computer e tornai in sala.
Una decina di minuti dopo la porta d’entrata si aprì, mamma e zia entrarono piene di borse e sorridenti.
-tesoro… perché sei qui sola? George dovrebbe essere a casa a quest’ora…- disse mia mamma.
-tranquilla George è a casa… è su con… Jesy…- pronunciai i loro nomi con molta fatica e molto dolore.
-oh… vai a chiedere se si ferma a cena… non accetto un no come risposta!- mi disse Zia…
-zia forse è meglio che vai tu… magari…-
-magari niente… alza il sederino Bons e vai a chiedere.- mi disse mia mamma.
Sbuffai e mi alzai dal divano, mi incamminai piano verso le scale, le salii lentamente, arrivata davanti alla camera mi fermai, non sentendo niente bussai.
-chi è?- sentii, mi dovetti schiarire la gola un paio di volte prima che fossi in grado di parlare.
-Bonnie.- risposi poi, pochi secondi e la porta si aprì poco facendomi vedere quanto bastava.
-ciao Bons… dimmi.- rispose con nonchalance.
-ehm… zia voleva chiedere a Jes se si fermava qui… non accetta un no come risposta.- dissi io piano guardando il pavimento, se lo avessi guardato in viso avrei pianto, mi era bastato intravedere il suo corpo nudo.
-certo si ferma… e si ferma anche a dormire.-
-questa è casa mia, non puoi…-
-scommetti che se chiedi dicono di sì?- stronzo sbruffone.
Sorrisi continuando a guardare il pavimento, poi me ne andai e scesi le scale andando in cucina dalle due.
-resta… e resta anche a dormire.-
-davvero?- disse Zia.
-Perfetto!- rispose mia mamma.
-già perfetto.- sussurrai, altre lacrime mi scesero, ma me ne andai in sala prima che potessero vedermi.
 
Preparai la tavola per cinque, all’ora di cena zia li andò a chiamare e scesero sorridenti, lui aveva i capelli scompigliati, lei legati, si sedettero al tavolo e iniziammo a mangiare.
-George ha insistito tanto per tenermi qui a dormire… grazie… siete molto gentili…- disse lei.
Aveva insistito… sì certo…
-io non ho fame… vado a letto.-
-ma come… piccola?- la sua voce mi distrusse ancora.
-ho un fottuto nome George, come io uso il tuo tu usa il mio per favore… Bonnie, mi chiamo Bonnie.- dissi e salii le scale dirigendomi in camera mia, chiusi la porta a chiave e mi sdraiai sul letto affondando in un mare di lacrime.
Sentii bussare, alla terza volta mi alzai e aprii, vedere il suo viso rilassato mi uccise.
-Bonnie…-
-ti prego George vattene…-
-sei bellissima stasera.- sorrisi.
-lo stai rifacendo… ma questa volta non mi lascio abbindolare da un bacio… ciao George.- feci per chiudere la porta ma lui la bloccò con il piede.
Io mi innervosii e mi sdraiai a letto, sentii la porta chiudersi, poi dei passi, era rimasto dentro…
-torna giù e mangia.- lo ignorai.
-ti prego…-
-vattene George…-
-ma che diavolo Bonnie…-
-finalmente hai capito che quello è il mio nome.-
-non ti dispiaceva quando ti chiamavo con le abbreviazioni.-
-vattene George… ti prego vattene…-
-ti prego… mi dispiace… ne avevo bisogno!- a quelle parole mi infuriai e mi voltai verso di lui urlandogli contro, fissandolo negli occhi.
-ne avevi bisogno? Potevi chiederlo a me e non a lei!-
-Bons tu non capisci…-
-no George, sei tu che non capisci. VATTENE- scandii bene l’ultima parola, dovette passare poco prima di vederlo girare i tacchi e andarsene.
 
Non credo che passò troppo tempo prima di risentire i loro gemiti provenire dall’altra parte.
Sorrisi e li ascoltai, piangendo, poi uscii dalla mia camera e andai in sala accendendo la TV.
 
Quanto ero stata immobile a fissare i pinguini alla TV e a piangere come un’idiota?
Minuti? Ore? Giorni forse?
-Bonnie… che hai?-
Probabilmente un’oretta.
-George vieni giù per favore.-
No, erano due ore, perché il documentario era quasi finito e durava due ore e un po’.
-Bonnie?- mi voltai verso la voce, la voce aveva un viso, il viso aveva un corpo, e quel corpo aveva un nome, solo che faceva troppo male anche solo pensarlo.
-niente.- risposi semplicemente piangendo tornando a fissare i pinguini.
-racconta balle a qualcun altro e non a me.- io sorrisi.
-questi pinguini mi commuovono sempre…- mi alzai dal divano e mi ci piazzai davanti, vicino a lui Jesy con una faccia preoccupata.
-sai che mi piace dei pinguini?- chiesi voltandomi verso Jesy.
-no.- rispose lei semplicemente, titubante forse.
-un pinguino perlustra tutta la spiaggia, mettendoci anche ore e giorni, per trovare il sassolino adatto, e quando l’ha trovato lo porta dalla pinguina che ama e glielo posa davanti alle zampe, se lei lo prende, staranno insieme per sempre. Senza tradimenti. Abbraccialo, Jesy, coccolalo, cullalo, curagli le ferite e sostienilo quando sta male, raccoglilo se cade, addossati un po’ delle sue sofferenze, non ce la farebbe a fare tutto da solo. Sappi che sei fortunata, se ti azzardi a farlo soffrire ti spezzo il collo Jesy, lo faccio, davvero, non scherzo… quando piange abbraccialo, non fare domande, non lo sopporta, preferisce la carne al pesce, ripetigli sempre quanto lo ami perché… non avrà più me.- mi voltai verso George.
-tra me e te è finita George Styles, per sempre.- risposi, ormai le figure mi risultavano sfuocate, piangevo e non riuscivo a smettere, forse anche George lo stava facendo, me ne andai lasciandoli lì, almeno avrebbero potuto scopare un’altra volta magari.
Uscii in pigiama, mi sedetti sul dondolo nella veranda e mi portai le gambe al petto, piangendo, soffrendo, pensando, scossa dalla fresca brezza di una calda notte di metà giugno.

Spazio Autrice

fatemi sapere che ne pensate lasciandomi una recensione! ;)
spero vi piaccia, Laly :3

  
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