Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Engelsrufer    23/04/2014    4 recensioni
Hans torna alla corte di Arendelle per scontare la sua pena. Un colpo di stato si verifica nel paese dell'Ovest durante la visita della famiglia reale di Arendelle. Sebbene il suo cuore gli dica il contrario, il principe non vuole immischiarsi: dopotutto odia la regina Elsa. Oppure no?
Salve a tutti! Premetto che la storia non è mia, è una meravigliosa fic spagnola che ho trovato su un sito straniero. L'autrice, Abby Lockhart1, mi ha permesso la traduzione. Per chiunque volesse leggere la storia originale, vi lascio il link: https://www.fanfiction.net/s/10212024/1/The-Price-of-Politics
Buona lettura! ^^
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                 Capitolo III
                                                                                 
L'Ovest

 

Jorgen condusse Anna e Kristoff a palazzo. Anna quasi inciampò in un tappeto perché non faceva altro che guardarsi intorno, ma fu salvata dal biondo. Sebbene fosse cresciuta in un palazzo, tanta bellezza la sbalordiva. Il principe li guidò fino alla sala del trono, dove li aspettava la regina.

«Sua altezza reale, il principe Jorgen.» annunciò il maggiordomo del palazzo. «Sua altezza reale, la principessa Anna di Arendelle. Sua eccellenza, sir Kristoff di Arendelle.»

Kristoff arrossì davanti a quel titolo e avanzò con Anna per avvicinarsi alla regina, seguiti da Jorgen. Una volta davanti a lei si inchinarono, e lei sorrise gentilmente. I suoi capelli erano lunghi quanto quelli di Elsa, castani e intrecciati in una complicata acconciatura.

Ciò che colpì maggiormente Anna furono i lineamenti della regina e il colore dei suoi occhi. «Wow!» esclamò, prima di ricevere il saluto dalla regina. «Somigli tantissimo a mio padre!»

I membri della corte che erano presenti guardarono la principessa con ammirazione. Nessuno aveva mai osato parlare così alla regina.

«Anna!» esclamò Kristoff, sorpreso da quella rapida dimostrazione di confidenza.

Lei alzò le spalle,confusa. «Cosa ho detto?»

Jorgen e la regina si misero a ridere.

«Certo.» disse la regina. «Elsa già me l'aveva accennato. Ricorda che tuo padre e mio padre erano fratelli, Anna.»

Anna ci pensò per qualche secondo e sorrise.

«Certo, ha senso.» disse la principessa.

La regina continuò a ridere. Fece un gesto al maggiordomo che fece uscire tutti i cortigiani dalla sali, lasciandoli soli.

«Benvenuti nel mio regno.» disse una volta rimasta sola con i suoi ospiti. «Spero che vi abbiano trattato con la gentilezza e la premura che meritate.» aggiunse, guardando suo fratello.

«Certo, vostra maestà.» disse Kristoff. «È stato un onore trovare il principe ad attenderci al porto»

La regina fece un rapido gesto al maggiordomo e immediatamente tre sedie furono collocate vicino al trono.

«Venite, prendete posto.» disse la regina con un tono rilassato e divertito. «Abbiamo tante cose di cui parlare, Anna. Per favore, raccontami di tua sorella Elsa.»

"Elsa!" pensò Anna.

«Maestà, mia sorella mi ha dato una lettera per voi.» disse Anna, prendendo la lettera di Elsa e consegnandogliela.

«Grazie, Anna.» disse la regina. «Non è necessaria tutta questa formalità. Siamo cugine, e spero che diventeremo amiche come lo siamo Elsa ed io. Puoi chiamarmi Leo.»

«Grazie, Leo.» disse Anna.

Kristoff ed Anna si sedettero e parlarono a lungo con Jorgen e Leo. Dopo un paio di ore il maggiordomo annunciò la cena.

«Che maldestra che sono.» disse la regina Leo. «Dovete essere affamati. Serge, per favore, accompagnali in sala da pranzo. Iniziate senza di me, vi raggiungo subito.» aggiunse, facendo un gesto a Jorgen.

Il principe si alzò e, insieme al maggiordomo Serge, li accompagnò in sala da pranzo. Una volta rimasta sola, la regina sorrise come una bambina con un giocattolo nuovo, e aprì la lettera di Elsa. Un paio di occhi la guardavano con intensità. Leo sentì lo sguardo su di sé e si voltò.

«Puoi rilassarti, Edvard.» disse Leo. «Leggerò solo questa lettera e poi andremo a mangiare.»

 

 

~~~~~~~~~~

 

 

Hans concluse il suo lavoro in maniera ordinata e impeccabile. Sapeva che se avesse giocato bene le sue carte, la sua carceriera lo avrebbe rimandato a casa più rapidamente di quanto aveva congelato Arendelle l'estate scorsa.

«Grazie, Hans.» disse Elsa quando il principe gli consegnò i rapporti che aveva sollecitato. Entrambi i regni che erano stati controllati da Hans erano tentati di unirsi a Weselton, e questo preoccupava la regina.

«Maestà?» chiese Hans, dubbioso, guardando il viso preoccupato della regina. Elsa annuì per mostrargli che stava ascoltando. «Vi darebbe fastidio se parlassi con loro?»

«Con chi?»

«Con i delegati di quei regni.» spiegò Hans. «Stanno commettendo un'ingiustizia. Io potrei convincerli che il duca è un...»

«Grazie, ma non è affatto necessario.» disse Elsa senza alzare lo sguardo dai documenti.

«Ma vostra maestà» insistette Hans «anche io ero presente quando Weselton mandò due dei suoi uomini a...provare a farvi del male.»

Elsa distolse lo sguardo dai documenti e fissò Hans. Non aveva mai parlato di quell'episodio con nessuno, nemmeno con Anna. E non voleva ricordare.

Quell'episodio nel suo palazzo di ghiaccio, dove gli uomini di Weselton la avevano attaccata con la chiara intenzione di ucciderla. E Hans la salvò. Certo, le cadde un lampadario di cristallo addosso, ma almeno Hans sviò la freccia che era destinata al suo petto, la riportò illesa ad Arendelle ed evitò che gli uomini del duca di Weselton la finissero mentre lei era incosciente.

Il solo ricordo di come dovette difendersi da quegli uomini e del lampadario che cadeva su di lei, le provocarono un brivido per tutto il corpo. Inoltre un dubbio la tormentava ogni volta che Anna o qualcun altro cacciava a colazione il tema di Hans.

«Hans, ho una domanda da farvi.» disse la regina, pensierosa. «Quella notte nel mio palazzo di ghiaccio...perche mi salvaste?»

Hans alzò un sopracciglio. Non si aspettava quella domanda.

«Voglio dire» continuò Elsa spiegando il suo dubbio «se gli uomini di Weselton mi avessero ucciso, voi avreste avuto il cammino libero per essere re sposandovi con mia sorella. E nessuno vi avrebbe incolpato della mia morte. Perché avete sviato quella freccia?»

«Sinceramente, vostra maestà, non lo so» rispose il principe, e dopo le rivolse un sorriso malvagio. «Avete ragione, sarebbe stata la via più facile. Forse non avevo programmato bene il mio piano.»

Elsa sbatté le palpebre, sorpresa. Si alzò.

«Vado a...a prendere un po' di aria fresca. Sono esausta per il lavoro» dichiarò, portandosi la mano alla fronte. «Torno subito.» e uscì precipitosamente dallo studio.

"Stupido, stupido Hans" pensò il principe vedendola allontanarsi. "Faccio un passo avanti e due indietro per tornare a casa".

 

 

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La regina Leo restò sola nella sala del trono mentre leggeva la lettera di Elsa. Sorrise quando lesse il motivo della visita di Anna, e mandò a chiamare uno dei consiglieri.

«Si, vostra maestà?»

«Ho bisogno che redigiate un contratto di commercio con Arendelle.» disse Leo con serietà. «Lo voglio sulla mia scrivania questa sera per presentarlo alla principessa Anna.»

«Subito, vostra maestà.» disse il consigliere senza titubare.

Ejem...

Leo si voltò verso la porta, dove proveniva il rumore che aveva appena sentito.

«Siete sicura di quello che state facendo, maestà?» disse una donna in piedi vicino al consigliere.

«Questo è tutto, Albert.» disse la regina. «Redigete il documento e portatemelo appena è pronto, per favore. Adesso lasciatemi sola con madame Hilda.»

Albert uscì dalla sala del trono. Leo si voltò verso la guardia che stava dietro il trono, tra le ombre.

«Anche tu, Edvard» disse la regina a voce bassa. La guardia si inchinò e uscì.

Madame Hilda entrò nella sala del trono. Era una donna anziana un po' indebolita dal tempo, come Gerda, ma non possedeva neanche un pizzico della dolcezza della servitrice di Elsa. La donna, come l'aveva descritta la regina di Arendelle precedentemente, sembrava costantemente aver ingoiato un rospo, o che stesse assaporando qualcosa di disgustoso. I suoi occhi azzurri erano freddi e senza sentimento.

«A che cosa vi riferite, madame?» domandò la regina. «State mettendo in discussione le mie decisioni?»

«Vostra maestà, siete sicura che comprometterci con Arendelle sia la migliore scelta politica per il nostro regno?» disse madame Hilda. «Non credete che siano migliori le promesse di oro di Weselton e la sua alleanza?»

«Vi ricordo, madame, che Weselton non ci ha mai aiutato nei periodi di crisi.» spiegò Leo. «Quando regnava mio padre si rifiutò di inviare aiuti per l'incidente nelle miniere. Inoltre il duca di Weselton non è fidato come alleato per la politica estera» aggiunse. «Mi hanno detto che durante l'incoronazione della regina di Arendelle mandò due suoi soldati ad assassinarla.»

«Per fermare l'inverno eterno al quale ci aveva condannati la regina Elsa. Ci avrebbe fatto un favore.»

«Non dobbiamo fidarci di Weselton.» disse la regina Leo. «Vuole allearsi con noi solo per avere abbastanza forze per attaccare Arendelle.»

«Vi ricordo che la regina di Arendelle è maledetta.» disse madame Hilda e trasformò il suo viso in un sorriso inquietante. «Esattamente come voi.»

Leo alzò il sopracciglio.

«Come vi permettete di parlarmi così?» esclamò la regina, alzandosi di scatto.

«Abbassate la voce, signorina.» esclamò a sua volta la tutrice. «Vi ricordo che dovete portare rispetto davanti ai più anziani.»

«Non vi permetto di parlarmi così!» disse la regina alzando ancora di più la voce. Nonostante la sua rabbia nessun oggetto cominciò a volare, come accadeva un tempo. «E vi ricordo che anche se voi siete stata la mia tutrice, adesso sono io la regina.»

«Andiamo, vostra maestà» disse ironicamente madame Hilda «vedo che avete migliorato notevolmente il vostro autocontrollo. Tre anni fa avreste fatto volare tutto per aria. Quasi non si nota la vostra...anormalità

«Basta.» disse la regina, infastidita. «Un'altra parola sul mio dono, o su quello di mia cugina Elsa, e vi prometto che ne pagherete le conseguenze, non importa chi siete.»

Madame Hilda la guardò, furiosa.

«Voi sapete che questa non è la scelta migliore per il nostro paese.» disse madame Hilda. «Se vostro fratello fosse re non commetterebbe questo errore.»

La regina Leo era stanca di discutere.

«Beh mi dispiace, madame, ma la regina sono io, e questa è la mia decisione.» rispose bruscamente la regina. «Non tradiremo Arendelle per l'offerta di oro del duca di Weselton. E l'opzione migliore per il nostro regno è continuare gli scambi con Arendelle. Questo è quanto.»

Madame Hilda abbandonò il tono sarcastico e respirò profondamente.

«Come ordinate, maestà.» disse. Si inchinò e uscì dalla sala del trono.

Leo si lasciò cadere sul trono. Proprio in quel momento entrò Kristoff, seguito dalla guardia personale della regina.

«Sir Kristoff» disse la regina sorpresa di vederlo «che cosa ci fate qui?»

«Vi chiedo perdono, vostra maestà» disse il biondo. «Sono andato in bagno e devo essermi perso.»

«Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a questa scena.» disse la regina, mentre faceva un segno alla sua guardia personale, Edvard, affinché la seguisse. «Mi concedereste l'onore di prestarmi il vostro braccio per accompagnarmi in sala da pranzo?»

«Certamente, vostra maestà.» disse Kristoff offrendole il braccio.

La regina camminò lentamente appoggiandosi al biondo. Kristoff ricordò che Anna gli aveva raccontato che la regina alcuni mesi prima aveva avuto un incidente e si era spezzata la gamba, e non si era ancora ripresa del tutto.

«Maestà» disse Kristoff «se non sono indiscreto vorrei chiedervi...»

«Madame Hilda era la mia tutrice» disse Leo, intuendo la domanda di Kristoff. «Mia e di mio fratello Jorgen. Anche se in verità ha sempre preferito lui. Mio padre era malato da anni, e la nominò reggente del regno nel caso quando fosse morto io fossi stata ancora minorenne. Ma quando mio padre morì avevo appena compiuto la maggiore età, e fui subito incoronata. Non ho avuto bisogno di lei come reggente, e questo sembra infastidirla.»

«Oh.» disse Kristoff. «Voi siete più grande di Elsa.»

Leo annuì.

«Madame Hilda ha parlato di un'...anormalità.» disse Kristoff.

Per la prima volta la regina apparve insicura.

«Non credo si stesse riferendo alla vostra gamba ferita. Si tratta di qualcosa simile ai poteri di Elsa, vero?»

Leo si sentì smascherata.

La regina deglutì. «Qualcosa di simile.»

«Perdonatemi, maestà» disse Kristoff, afflitto. «Non dovete darmi nessuna spiegazione.»

Leo sorrise, sollevata.

«Grazie Kristoff.» disse la regina. «Ve lo confiderò, a te e ad Anna. E non preoccuparti. Elsa già conosce il mio segreto.»

 

 

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Elsa uscì dallo studio ed entrò nella sala dove si trovava il ritratto di suo padre. Dopo avergli dato uno sguardo, si diresse verso il balcone. Aprì le finestre per prendere aria. Una volta fuori, respirò.

"Tranquilla Elsa, va tutto bene." disse a sé stessa, sforzandosi di non congelare il balcone. Non poteva credere al comportamento di Hans.

Una parte di lei le diceva che era logico. "È normale, Elsa. Sei ingenua, come Anna. Già sai che le persone non cambiano. Cosa ti ha fatto pensare che Hans fosse cambiato? Il suo discorso in cui aveva detto quanto era dispiaciuto? Già sai che Hans è un attore eccellente. Ha ingannato te, Anna e tutta Arendelle l'ultima volta che è stato qui".

Elsa si allontanò i capelli sciolti dal viso.

"È solo una tregua, nient'altro. Se giochiamo bene le nostre carte, presto usciremo da questa situazione."

 

 

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Quando la cena terminò, il maggiordomo accompagnò Anna e Kristoff alla loro camere. Entrambe erano accoglienti, e si trovavano una accanto all'altra.

«Questa sera vi delizieremo con uno spettacolo dell'Opera Reale.» disse il maggiordomo sistemando gli effetti personali di Anna nella sua stanza. «Ovviamente grazie al principe Jorgen, poiché la cantante principale è la sua promessa sposa.»

Anna non poté evitare di sorridere.

«La regina lascerà sposare suo fratello con una plebea per amore?» esclamò Anna. «Che romantico!»

Il maggiordomo annuì e dopo un breve inchino uscì dalla stanza in silenzio.

Kristoff sorrise.

«Elsa non farebbe lo stesso per te?» disse Kristoff pensieroso. «Voglio dire, già lo sta facendo, concedendomi la sua fiducia.»

Anna sorrise.

«Certo.» disse la principessa. «Elsa già ti vede come parte della famiglia.»

Alcuni colpi alla porta interruppero la conversazione.

«Avanti.» disse Anna. Una donna anziana aprì la porta. Kristoff la riconobbe: era la donna con la quale la regina Leo stava discutendo poco prima.

«Mi dispiace interrompervi.» disse la donna. «Sono madame Hilda, tutrice della regina e del principe. Voglio avvertirvi riguardo la regina»

 

 

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Elsa tornò nello studio, fingendo che non fosse successo niente. Hans si alzò, ma la regina gli fece un gesto affinché non si scomodasse.

«Vostra maestà» disse Hans «permettetemi di chiedervi perdono per le mie parole. Non... Non so cosa mi è passato per la testa.»

«Non dovete scusarvi per la vostra sincerità, Hans.» disse Elsa recuperando il suo tono freddo. «Se permettete, abbiamo ancora molto lavoro da svolgere.»

«Però...» voleva scusarsi Hans, ma fu interrotto da Elsa che alzò una mano.

«Non vi confondete, altezza.» disse Elsa con il suo sguardo fisso sui documenti. «Ricordate che questa è solo una tregua affinché usciate il prima possibile dalla mia vita.»

«Tutto chiaro.» disse Hans.

Hans lo capì. La regina lo odiava tanto quanto lui odiava la sua famiglia e, come lui, contava i giorni che mancavano per liberarsi di quello stupido accordo.

"Tregua, Hans. Per tornare a casa il prima possibile." Guardò la regina. Non poteva credere che fosse la stessa ragazza spaventata che avevano circondato nel suo palazzo di ghiaccio appena qualche mese prima.

 

Hans si coprì gli occhi con le mani per proteggerli dai proiettili di ghiaccio che volavano dappertutto. Sentì alcuni colpi trapassare la stoffa del cappotto, ma nessuno si incuneò nella sua pelle. Quando il rumore violento e i colpi furono cessati, vide la giovane regina stesa a terra, sotto una struttura di ghiaccio che poco prima era stato un lampadario.

Hans e i soldati si avvicinarono alla ragazza. Una delle guardie del duca di Weselton si avvicinò e puntò una freccia al cuore della regina.

«Dobbiamo fermare questo inverno.» disse la guardia, pronto a sparare.

«No!» esclamò Hans, facendo un gesto ad un suo soldato affinché lo disarmasse. «Non sono stato chiari i miei ordini? Ho detto che alla regina non deve essere fatto del male.»

Il resto dei soldati rimosse le schegge di ghiaccio che si trovavano sul corpo della regina e verificarono il suo stato.

«Sta bene, è solo svenuta.» disse uno dei soldati.

«Non potete pensare seriamente di lasciarla libera!» esclamò l'altra guardia del duca. «Avete visto come ci ha attaccati. È pericolosa.»

«No, non la lasceremo libera.» disse Hans e le guardie sorrisero. «Ma non le faremo del male. La riporteremo ad Arendelle. Là le chiederemo di fermare l'inverno.»

I soldati mormoravano tra loro mentre una guardia consegnò ad Hans un mantello, con il quale coprì il corpo della regina. Non sapeva se ne avesse bisogno, ma era così fredda che decise di coprirla. La prese tra le braccia, sorpreso da quanto fosse leggera. Senza aggiungere una parola si diresse verso le scale, deciso a portarla via da quel castello di ghiaccio e a riportarla ad Arendelle.

Elsa restò incosciente durante tutto il tragitto. Un paio di volte appoggiò la testa sul petto del principe e sospirò.

Quando arrivarono ad Arendelle il duca di Weselton non era per niente contento.

«Come avete potuto riportare qui quella...mostruosità?» esclamò il duca.

Hans ebbe voglia di colpirlo, ma si trattenne. Aveva tre buone ragioni per non farlo. Prima, aveva bisogno dell'appoggio del duca per compiere il suo piano malvagio. Seconda, non poteva mostrare di parteggiare per la regina, altrimenti gli altri delegati si sarebbero messi contro di lui. Terza, Elsa era ancora tra le sue braccia, la testa dolcemente appoggiata sulla sua spalla.

«Abbiate pazienza, duca.» disse Hans. «Sua maestà è incosciente. Starà in una cella, attentamente controllata e vigilata. Quando si sveglierà farò di tutto per farla sciogliere il suo sortilegio.»

«Sarà meglio per voi, principe Hans» disse il duca, e si voltò verso le due guardie. «Andiamocene, inutili ...»

Hans sospirò e scese nelle prigioni, seguito dai suoi soldati. Poggiò Elsa su un letto di una squallida cella e la coprì con il mantello. «Questo è tutto, cavalieri.» disse Hans. «Grazie per l'aiuto.»

I soldati si ritirarono e Hans osservò Elsa che dormiva per alcuni secondi.

"È un peccato che una donna cosi bella debba morire." pensò Hans. "Che spreco."

E uscì dalla cella, chiudendo la porta dietro di sé.               

 

Gerda interruppe il silenzio portando un vassoio con un paio di tazze, una teiera, biscotti, zucchero e latte.

«Vostra maestà, vostra altezza.» disse Gerda lasciando il vassoio sul tavolo e inchinandosi.

«Grazie, Gerda.» disse Elsa sorridendo e tornando a volgere gli occhi verso i documenti.

Il gesto non passò inosservato ad Hans. Il principe si alzò e si avvicinò al vassoio.

«Come prendete il te, vostra maestà?» domandò.

Elsa lo guardò dubbiosa per alcuni secondi.

«Solo con del latte» disse lei.

Elsa servì il tè ad Elsa e dopo se ne versò una tazza, con molto zucchero. Avvicinò entrambe le tazze al tavolo da lavoro, poggiò il te accanto alla regina e il piatto di biscotti tra tutti e due.

«Grazie.» sussurrò Elsa, sorridendo prima di prenderne un sorso.

Hans pensò di essere disposto a versare del te alla regina di nuovo solo per rivedere quel sorriso fugace.

«Non dovete ringraziare, maestà.» disse Hans prendendo posto e sorseggiando il suo tè.

Elsa non rispose. Prese piuma e pergamena e iniziò a scrivere.

Hans, che aveva già terminato la sua parte di lavoro, si rilassò bevendo il suo tè e mangiando biscotti. Quando Elsa allungò il braccio cercando il suo tè, Hans guardò attentamente il viso della regina.

Era molto bella. Il principe non poteva distogliere lo sguardo dalla vista del suo viso concentrato. Quando pensava le si formava una piccola riga sulla fronte.

"Smetti di guardarla, cosa diavolo stai facendo, Hans?" diceva la sua voce interiore. "Tu odi questa donna e anche lei ti odia. Sei qui solo per la tregua. La tregua. Per andare a casa."

 

 

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«Avvertirci di cosa?» disse Anna, allarmata. Non sapeva perché, ma quella donna non le piaceva per niente.

«Riguardo la regina Leo» disse madame Hilda. «Alla vostra regina non conviene commerciare con lei.»

«Perché dite questo?» domandò Anna, senza capire.

Perché una domestica del castello andava nella stanza di due stranieri che non conosceva a parlare male della sua regina?

«Non dovete fidarvi della regina Leo. È solo un essere malvagio che porta una maledizione da quando è nata... E poi non è la legittima erede al trono. Suo fratello Jorgen dovrebbe essere re.»

«Leo è più grande di suo fratello.» disse Anna.

«Ma è una donna.» aggiunse madame Hilda.

«Questo non significa niente.» disse Anna, iniziando ad infastidirsi.

«Bene, vedo che già vi ha intrappolati nella sua rete. La regina Leo nasconde un oscuro segreto, che può far del male ai suoi cari, e quindi anche ai suoi alleati. Io vi ho avvisato.»

Senza aggiungere altro, madame Hilda uscì dalla stanza, lasciando sconcertati i due ospiti della regina.

«Pfff.» esclamò Anna, incrociando le braccia infastidita. «Riesci a crederci?»

Kristoff non proferì parola e Anna lo guardò, confusa.

«Sai qualcosa?» domandò la principessa.

«In verità...» cominciò Kristoff. «Prima della cena mi sono perso e per sbaglio ho ascoltato una conversazione che non dovevo ascoltare.» Il biondo le raccontò quello che aveva sentito e quello che gli aveva detto la regina.

«Quindi vuoi dirmi che anche Leo ha poteri di ghiaccio come Elsa?» disse Anna emozionata. «È questo l'oscuro segreto

«No, non credo si tratti di poteri di ghiaccio.» disse Kristoff. «Ma qualcosa di simile. Madame Hilda l'ha chiamato anormalità

Il biondo ricordò come quella parola avesse infastidito la regina. Anche Anna si infastidì, perché ciò comportava automaticamente che anche i poteri di Elsa fossero un'anormalità. «E se ha ragione, e fare scambi con questo regno è un errore?» concluse Kristoff.

Anna chiuse gli occhi. Ricordava che sua sorella le aveva detto che poteva fidarsi di Leo. Qualsiasi cosa fosse successa.

Scosse la testa.

«No, Kristoff. Elsa si fida di lei. Altrimenti non mi avrebbe mandato qui.»

Kristoff dovette accettare che la principessa aveva ragione. Se Elsa avesse avuto il minimo dubbio sulla fedeltà di Leo, non avrebbe mai mandato la sorella a fare scambi con lei. Per quanto Elsa si preoccupasse di Arendelle non avrebbe mai messo in pericolo la vita di Anna.

La principessa si alzò.

«Dove vai?» chiese il biondo.

«A cercare la regina.» disse Anna, uscendo dalla stanza con passo deciso. «Voglio parlare con lei. Voglio scoprire che genere di poteri possiede.»

 

 

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«Non credo che sia una buona idea, Anna.» disse Kristoff. «Non puoi andare e iniziare a farle domande, ricorda che Elsa si sente a disagio quando le fanno domande sui suoi poteri.»

Anna lo ignorò.

«Per favore, Kristoff.» disse Anna. «Elsa è un...caso speciale. Non tutte le regine con poteri si comportano allo stesso modo.»

Kristoff sbuffò.

«Adesso sei un'esperta di regine con poteri?» Prima che lei potesse rispondere, tra i corridoi del palazzo, i due giovani incontrarono il principe Jorgen.

«Buona sera, miei cari ospiti.» disse Jorgen con un sorriso. «State apprezzando la vostra permanenza qui?»

«Si, certo.» disse Anna. «Jorgen, dove si trova tua sorella? Vogliamo parlare con lei e non riusciamo a trovarla.»

«Dovrebbe essere nella sua stanza a riposare.» disse il principe indicandosi la gamba. «Alla fine del corridoio, l'ultima porta sulla destra. La sua guardia personale, Edvard, è in piedi accanto alla porta.»

«Grazie, Jorgen.» disse sorridendo. Si voltò verso il biondo. «Forza, andiamo.»

«Non dimenticate lo spettacolo, tra due ore nella sala del trono.» disse Jorgen con un gran sorriso.

Anna seguì le indicazioni del principe e si trovò davanti alla porta della stanza della regina. In piedi c'era una guardia, con uno sguardo serio.

«Vogliamo parlare con la regina Leo. Possiamo entrare?» domandò Anna con un sorriso. La guardia cancellò la sua espressione severa e sorrise. Si fece di lato e bussò un paio di volte alla porta.

«Avanti.» disse una voce.

«Maestà» disse la guardia aprendo la porta della stanza e lasciandoli passare, «i vostri ospiti desiderano vedervi.»

Kristoff ed Anna entrarono e videro la regina distesa sul letto, con vari cuscini poggiati sotto la sua schiena e sotto la gamba sinistra. Edvard entrò nella stanza e si mise accanto alla regina.

«Vostra maestà» disse Kristoff imbarazzato dalla vista della regina con la gamba ferita, «non volevamo importunarvi.»

«Non vi preoccupate. Qualsiasi cosa per voi. Spero che vi stanno trattando bene nel mio palazzo.»

Kristoff annuì e guardò Anna, domandandosi come potevano affrontare l'argomento.

«Leo, Kristoff mi ha raccontato una cosa.» cominciò Anna. «Da quello che ho capito, hai dei poteri come mia sorella Elsa.»

A Kristoff sembrò che Anna fosse stata troppo avventata, ma la regina non la pensava così, perché sorrise. Anna e Kristoff le raccontarono quanto era accaduto con madame Hilda.

«È così. Anche io ho dei poteri come Elsa. Sono diversi, ma simili ai suoi.» disse la regina dopo alcuni secondi di silenzio. «Obbediscono al mio volere, ma a volte perdo il controllo, quando sono particolarmente emozionata o turbata.»

«Anche ad Elsa succedeva lo stesso.» confermò Anna. «Che genere di poteri sono?»

«Posso...muovere gli oggetti con la mente.» disse la regina.

Per dimostrarlo fece un movimento con il braccio e un libro che si trovava nella libreria, dalla parte opposta della camera, fluttuò allegramente nelle sue mani.»

«Fantastico.» disse Anna, sorpresa.

«A nessuno piacerebbe essermi accanto quando perdo il controllo, perché gli oggetti che mi circondano iniziano a volare come impazziti.» continuò la regina. «Pensa se perdessi il controllo in una stanza piena di coltelli...»

«Maestà» la interruppe Kristoff «avete detto che Elsa conosce il vostro segreto.»

«Sì.» disse Leo. «Il giorno del funerale del re e della regina di Arendelle ero in una stanza del castello, ancora in lutto per mio padre, e feci volare molti oggetti. Elsa lo scoprì e mi raccontò dei suoi poteri. Entrambe promettemmo di non parlarne con nessuno.» aggiunse guardando il viso sconvolto di Anna. «E Anna, Elsa mi ha raccontato che grazie a te riesce a controllare meglio i suoi poteri. E anche io ci riesco con i miei. Ho sempre creduto che i miei poteri fossero una maledizione. Dopo aver conosciuto tua sorella ho scoperto che posso utilizzarli anche per fare del bene.»

Anna cambiò il suo volto in un sorriso.

«Leo, perché madame Hilda ti odia?» domandò Anna.

«Per una ragione molto semplice. Voleva che mio fratello diventasse il re.»

Anna avvampò.

«Sembra detestarti.» aggiunse la principessa. «Ed essere in grado di fare qualsiasi cosa contro di te.»

Leo annuì.

«Oh» disse la regina, come se si fosse appena resa conto di qualcosa. I suoi occhi sembravano preoccupati. Guardò indietro e ed emise un sospiro di tranquillità vedendo che Edvard era ancora dietro di lei.

«Vostra maestà?» bussò alla porta Albert, uno dei consiglieri. «Posso entrare?»

«Entra, Albert.» disse la regina. L'espressione preoccupata svanì velocemente come quando era apparsa.

L'uomo le consegnò un foglio e si ritirò. Leo lo lesse e lo passò ad Anna. «Questa è la bozza del trattato di commercio che voglio fare con Arendelle. Leggilo attentamente e firma se sei d'accordo.»

Anna prese il documento, le mani che tremavano. «Tranquilla, Anna.» disse la regina intuendo i pensieri della principessa. «Se hai dubbi sul firmarlo oppure no, portalo ad Arendelle e consegnalo ad Elsa. E non temere di deluderla. È orgogliosa di te.» aggiunse.

Anna sorrise e conservò il documento. Il maggiordomo Serge entrò per annunciare che entro poco sarebbe iniziato lo spettacolo. Kristoff ed Anna seguirono il maggiordomo, mentre la regina si alzava aiutata dalla guardia.

«Edvard, voglio che qualcuno dei miei uomini sia sempre vicino a madame Hilda e controlli tutti i suoi movimenti.» disse la regina a bassa voce. «Temo che stia tramando qualcosa. Manda anche altri uomini a controllare i delegati del duca di Weselton, con discrezione. Qualsiasi informazione fammela arrivare durante lo spettacolo. Dopo la funzione, conduci i miei ospiti nel mio studio, ho bisogno di parlare con loro.»

Edvard si inchinò e le offrì il suo braccio per accompagnarla alla sala del trono.


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Salve a tutti!
Lo so, non ho scuse, vi chiedo perdono per tutto il tempo che ho fatto passare! Sono stata impegnatissima con la scuola, purtroppo gli ultimi mesi sono i più importanti.
Ringrazio infinitamente Amberly_1 Starfighter per aver recensito, e tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite, e anche quelli che l'hanno semplicemente letta. 
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, mi sono divertita tantissimo a tradurlo. Cercherò di aggiornare il prima possibile! ;)
E buona pasqua, anche se in ritardo! 
Un bacio a tutti. Nives


 

  
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