23/04/2014
1 recensioniSi può davvero chiamare vendetta?
Non sai come sia successo, non sai come dopo anni in cui li hai visti competere, anni in cui sei stata sempre schierata da una parte, sempre quella giusta, sempre quella di Harry, adesso sei qui.
Non capisci come, dopo aver amato l’Eroe del mondo magico, tu sia potuta finire in questa situazione, con lui, a guardarlo senza vederne un mostro. Non capisci e forse nemmeno vuoi farlo, la risposta sai già che non ti piacerebbe.
Sei in un pub della Londra babbana, con Draco Malfoy, perché nonstante le sue ritrosie non può farsi vedere in giro con te, e la cosa peggiore è che non ti interessa di questa indifferenza. Non ti interessa di lui. Ma sai già come terminerai questa serata, come ne hai già terminate altre prima.
Ogni tanto pensi che quel diario ti abbia resa folle davvero, altre pensi solo che sia colpa di quel cuore spezzato che non riesce a ricomporsi. Harry se n’è andato. Non ha sopportato la pressione, ha lasciato l’Inghilterra e non te l’ha nemmeno detto, ha lasciato a Ron il compito, il codardo.
Quindi adesso sei qui. Perché mentre cercavi Harry fra la folla, sapendo che non l’avresti trovato, hai visto dei capelli biondi inconfondibili. Sono passati anni dai tempi della scuola, anni dagli insulti, dall’odio che vi divideva. Non è stato cancellato niente, ma lui cerca la trasgressione da un matrimonio troppo perfetto e tu non lo sai cosa cerchi, forse la vendetta. Vi siete incontrati, vi siete guardati, e per un solo, singolo istante tutto è stato dimenticato e la decisone presa.
Il peggior nemico, quello che è sempre arrivato dopo, quello che era lì, ma sempre un passo indietro. Anche a te è arrivato dopo, ma è arrivato, e questo forse ad Harry farebbe male, se mai lo scoprisse. Forse.
E adesso sei qui. E fai l’amore – l’amore? - con lui, lo senti dentro di te, lo senti piano, forte, rude, dolce. Lo senti e lo guardi: quei muscoli delineati e tesi, che si muovono ritmicamente. Li senti e li paragoni ad altri muscoli. E vorresti urlare, e urli. Perché ti piace, perché vorresti piangere. Perché è perfetto, perché è tutto sbagliato. E lo guardi, gli guardi le mani, il collo, il petto; gli baci gli occhi, le labbra, lo mordi. Fai qualsasi cosa con lui, ma non gli guardi gli occhi. Perché urleresti. Perché sono occhi sbagliati. Dovrebbero essere verdi, ma non lo sono.
Non pensavi fosse una vendetta quando hai cominciato, non lo sai nemmeno ora. Non sai se gli farebbe male, non vuoi saperlo, anche di questa risposta hai paura; quello che sai, Ginny, è che ogni volta fa' più male solo a te.
Sei in un pub della Londra babbana, con Draco Malfoy, perché nonstante le sue ritrosie non può farsi vedere in giro con te, e la cosa peggiore è che non ti interessa di questa indifferenza. Non ti interessa di lui. Ma sai già come terminerai questa serata, come ne hai già terminate altre prima.
Ogni tanto pensi che quel diario ti abbia resa folle davvero, altre pensi solo che sia colpa di quel cuore spezzato che non riesce a ricomporsi. Harry se n’è andato. Non ha sopportato la pressione, ha lasciato l’Inghilterra e non te l’ha nemmeno detto, ha lasciato a Ron il compito, il codardo.
Quindi adesso sei qui. Perché mentre cercavi Harry fra la folla, sapendo che non l’avresti trovato, hai visto dei capelli biondi inconfondibili. Sono passati anni dai tempi della scuola, anni dagli insulti, dall’odio che vi divideva. Non è stato cancellato niente, ma lui cerca la trasgressione da un matrimonio troppo perfetto e tu non lo sai cosa cerchi, forse la vendetta. Vi siete incontrati, vi siete guardati, e per un solo, singolo istante tutto è stato dimenticato e la decisone presa.
Il peggior nemico, quello che è sempre arrivato dopo, quello che era lì, ma sempre un passo indietro. Anche a te è arrivato dopo, ma è arrivato, e questo forse ad Harry farebbe male, se mai lo scoprisse. Forse.
E adesso sei qui. E fai l’amore – l’amore? - con lui, lo senti dentro di te, lo senti piano, forte, rude, dolce. Lo senti e lo guardi: quei muscoli delineati e tesi, che si muovono ritmicamente. Li senti e li paragoni ad altri muscoli. E vorresti urlare, e urli. Perché ti piace, perché vorresti piangere. Perché è perfetto, perché è tutto sbagliato. E lo guardi, gli guardi le mani, il collo, il petto; gli baci gli occhi, le labbra, lo mordi. Fai qualsasi cosa con lui, ma non gli guardi gli occhi. Perché urleresti. Perché sono occhi sbagliati. Dovrebbero essere verdi, ma non lo sono.
Non pensavi fosse una vendetta quando hai cominciato, non lo sai nemmeno ora. Non sai se gli farebbe male, non vuoi saperlo, anche di questa risposta hai paura; quello che sai, Ginny, è che ogni volta fa' più male solo a te.